lunedì 16 marzo 2015

Lettera a Dolce e Gabbana......

famiglia-arcobaleno-shutterstock_227021455


... Grazie per il vostro coraggio!

Cari Dolce e Gabbana,
Saluti dagli Stati Uniti. I sei firmatari di questa lettera sono stati tutti cresciuti da genitori gay o lesbiche. Cinque di noi sono donne e uno è un uomo bisessuale, che hanno tutti cresciuto i loro figli con partner del sesso opposto. Vogliamo ringraziarvi per aver dato voce a quanto abbiamo appreso dall’esperienza: ogni essere umano ha una mamma e un papà ed eliminare uno dei due dalla vita di un bambino significa privarlo della dignità, dell’umanità e dell’uguaglianza.
Sappiamo che i genitori gay possono essere amorevoli, dal momento che li abbiamo e ci hanno amati. Tuttavia, noi tutti abbiamo fatto esperienza diretta del duro contraccolpo che segue quando la visione dominante dei genitori gay, come universalmente positiva, viene messa in discussione. Sappiamo che sarete sottoposti a una pressione tremenda, specialmente ora che sia l’Italia sia gli Stati Uniti stanno cominciando a spingere affinché gli interessi per la difesa dei nostri diritti ad avere una madre e un padre siano censurati, al fine di soddisfare una potente lobby gay.
Nessuno riceve attacchi tanto feroci dalla lobby come coloro che appartengono alla comunità gay e metto in discussione le sue politiche: i figli delle coppie gay tanto quanto gli uomini gay che li difendono (come voi due).
Molto probabilmente tanti nella comunità internazionale proveranno a cancellare i vostri programmi, a censurare le vostre campagne pubblicitarie e a distruggere mediante il web la vostra reputazione. Ma avete dimostrato a voi stessi di essere estremamente coraggiosi. E ci avete ispirato mentre ci prepariamo tutti e sei a inviare lettere contro il matrimonio gay alla Corte Suprema degli Stati Uniti .
Vogliamo lodare il vostro coraggio e ringraziarvi per l’ispirazione che siete. Ma vi imploriamo anche di non arrendervi quando la reazione crescerà d’intensità. Se tornerete indietro e vi scuserete per quanto avete detto, renderete ancora più vulnerabili e discreditati i bambini che vivono nelle case gay. Per il nostro bene, così come per quello di tutti i bambini italiani, è importante che non vi scusiate né che vi arrendiate. Sostenente invece l’idea che tutti i bambini hanno bisogno di crescere uniti alle proprie madri e i propri padri. Si tratta di un diritto umano.
Se in qualsiasi modo possiamo aiutarvi, per favore, fatecelo sapere. Non siamo tutti cristiani ma vogliamo inviarvi la nostra benedizione, promettendovi che d’ora in poi saremo acquirenti di Dolce&Gabbana.
Heather Barwick, collaboratrice del FederalistRivka Edelman, coautrice of “Jephthah’s Daughters: Innocent Casualties in the War for Family Equality”Katy Faust, scrittrice di asktheBigotRobert Oscar Lopez, coautore di “Jephthah’s Daughters: Innocent Casualties in the War for Family Equality”Denise Shick, autrice di “My Daddy’s Secret”Dawn Stefanowicz, autrice di “Fuori dal buio: La mia vita con un padre gay”
Foto Gay Pride Roma da Shutterstock

Tempi


*
Elton John, i bambini di D&G e il cincillà della Vanoni
di Luigi Santambrogio

Una per tutti: Ornella Vanoni, ottant’anni e passa, rifatta dalla labbra agli zigomi. Ma sempre sulla breccia e le barricate dell’indignazione glamour. Confessa al Corriere l’ex cantante della mala: «Non so se bruciare il mio cappotto di cincillà Dolce & Gabbana o darlo al barbone Antonio in Centrale». Il formidabile dubbio le è venuto dopo aver letto le dichiarazioni di Stefano Dolce su famiglia, figli della provetta e matrimoni gay. Dubbio tardivo, dato quelle verità lo stilista le aveva dichiarate a Panorama addirittura la scorsa settimana, ma nessuno nel sciccoso ambiente gay friendly se l’era filate più di tanto. Ci voleva invece la furia di Elton John con il suo appello al boicottaggio per ridare fuoco a polveri ormai bagnate e turbare l’animo alla Vanoni. Che fare? Dare alle fiamme il vecchio cincillà, ma ancora di buona quotazione sul mercato dell’usato o farne dono al barbone Antonio? Domanda angosciosa e molto brechtiana, come appunto è l’Ornella malavitosa. Ma tant’è. 
Con la sua sortita a dare manforte agli amichetti del boicottaggio gay e etero-fecondarolo, la Vanonci informa che: a) lei possiede un cappotto  di cincillà uscita dalla sartoria di Dolce & Gabbana: roba che nuova valeva qualche migliaio di euro; b) ad Antonio, barbone designato per tanta carità pelosa, non è concesso avere idee, dunque gli si può dare di tutto, anche quegli oggetti che sono diventati repellenti alla signora perché marchiati con la lettera dell’infamia. Brecht non sarebbe d’accordo, ma poi, ve lo immaginate un clochard con addosso un cincillà? Sarà l’età, ma la signora Vanoni è certamente un tantino andata pure di testa. L’ex cantante è ormai la maschera di se stessa, filosofeggia con quattro idee da tre soldi. Il mondo che non con condivide le sue opinioni è come barbone Antonio: merita di vivere sotto i cartoni accampato in Centrale. Eppure, lei dice di essersi convertita a Gesù, frequenta la chiesa evangelica anche se non disdegna di del convegno annuale massonico del Grande Oriente d’Italia. Ha condiviso il suo amore prima con il regista Strehler, poi con Gino Paoli con quale ha pure condiviso qualche conto in Svizzera: anche lei risulta nella Falciani list e anche stavolta Brecht non sarebbe per niente d’accordo. 
Nel coro mondiale intonato da Elton John contro Gabbana, Ornella giunge in cattiva compagnia.L’idea del cincillà da buttare sul rogo la deve aver rubata a Courtney Love che ha espresso lo stesso proposito («Ho raccolto tutti i miei vestiti Dolce e Gabbana e li voglio bruciare. Non ho parole. Boicottiamo la bigotteria insensata»), mentre l’ex tennista milionaria e lesbica Martina Navratilova ha colto subito il lato commerciale della faccenda: «Bisognerà vedere», ha insinuato, «se queste sciocchezze faranno male al loro conto in banca». Tutti a condannare Domenico Dolce che ha avuto il coraggio di affrontare il pensiero unico con evidenze di fatti e di buon senso: «Sono gay, non posso avere un figlio, la vita ha un suo percorso naturale, ci sono cose che non vanno modificate. E una di queste è la famiglia». A seguire la frase incriminata: «Non mi convincono i figli della chimica, i bambini sintetici, gli uteri in affitto, semi scelti da un catalogo». Il capofila della campagna di boicottaggio, Elton John ha fatto sapere che indosserà più nulla di Dolce e Gabbana e ha invitato gli amichetti dello star system a fare altrettanto. Posizioni intolleranti e fasciste, gli ha replicato Gabbana invitando a suo volta a boicottare i dischi di Elton John. Comunque, una cosa è certa: D&G non sono della stessa pasta  Barilla (ricordate?), loro non si sono rimangiati nulla. Anzi, rilanciano: «forse perderemo qualche fan di Elton John, forse guadagneremo qualche mamma». 
Il resto è noia e finzione. Tra un boicottaggio e l’altro, un cincillà che brucia e t-shirt griffate chefiniscono nella spazzatura, la guerra in corso non ha nulla di nobile e drammatico, come sono la difesa dei diritti della vita e la venuta al mondo dei bambini. Verrebbe da mandare al diavolo questo mondo di miliardari che sfodera il suo orgoglio gay perché non ha più nulla di decente da esibire. Eppure, dalla Vanoni a Ricky Martin, padre surrogato e impotente, la polemica hollywoodiana e tutta mercantile su Dolce & Gabbana ha molto da dire e da scoprire. Su quella commedia degli inganni dove il genere non conta, dove l’embrione non è più il frutto di un rapporto d’amore, ma prodotto di tecno-manipolazione, dove il desiderio non ha limite se non quello provvisorio e mutevole della scienza. E dove per fare un matrimonio non ci vogliono una donna e un uomo e neppure mamma e papà per fare un figlio. Beh allora bisogna solo scegliere la tecnica migliore o la banca dei gameti capace di soddisfare anche i più eugeneticamente esigenti. In questo folle puzzle Frankenstein, tutti ci possono mettere il loro pezzettino biologico: come quella madre inglese che si è fatta impiantare nell’utero un embrione prodotto con lo sperma del figlio. Il bambino, che ora ha già sette mesi, è nei fatti figlio di suo fratello e di sua nonna. Mica poi tanto diverso dai «figli sintetici della chimica» ricordati da Dolce. 

Comprereste un cappotto usato da una mamma così? O uno sparato gay-fucsia e occhiali a pois verdi da un Elton John che in un attacco di paternità ordina due gemelli su misura da una donna in affitto? Il pensiero unico e anti umano che l’ideologia gender mira a imporre a tutti, vorrebbe che tutto ciò fosse accettato come “naturale” e che innaturale e deviante diventasse invece chi si oppone a questa delirante deriva totalitaria. Le avanguardie abitano il mondo dorato dello spettacolo e del vippaio fashion perché, si sa, la moda è ormai l’unica certezza rimasta ai sudditi consumatori. Contro Dolce e Gabbana la lobby dei ricchi e famosi agita lo spauracchio del boicottaggio e del no logo, contro tutti gli altri basta la legge Scalfarotto e l’accusa di omofobia, malattia considerata ormai più pericolosa del cancro.