lunedì 27 febbraio 2012

Converte nos, Deus, salutaris noster


Nel 2006 l'editrice Ancora pubblicava il libro da cui traggo le pagine dedicate al Lunedi della Prima settimana di Quaresima.Si tratta di un testo classico per il tempo di Quaresima e Pasqua che raccoglie le meditazioni svolte dall’allora cardinal Ratzinger per gli Esercizi spirituali tenuti al Papa e ai membri della Curia romana all’inizio della Quaresima 1983, arricchite da alcune riflessioni sul mistero di Cristo, la Chiesa e il sacerdozio.



 I SETTIMANA DI QUARESIMA - LUNEDÃŒ

 I


1. L'orazione di questo giorno (*) esprime con le sue prime parole il programma della Quaresima nella sua forma piùbreve e più chiara: "Converte nos, Deus, salutaris noster".
Questa preghiera corrisponde alle prime parole del Vangelo: "Convertitevi!" (Mc. 1, 15), ma cambia di proposito l'imperativo del detto di  Gesù in una preghiera dell'uomo debole, il quale sa di non potere realizzare la propria conversione da sè solo, con le sue sole forze. Cambiando l'imperativo in una preghiera, la Chiesa confessa che anche e particolarmente questo primo passo, la conversione, è una grazia: è sempre Iddio che ci previene.
 "Converte nos, Deus, salutaris noster": queste parole sono del Sal. 84,5 e trovano in Gesù la risposta: "Placa il tuo sdegno verso di noi". In Gesù Dio è tornato e ha dato la vita; il Lui si rallegra il suo popolo.
"Convertirsi" vuol dire: seguire Gesù, andare con Lui, sul Suo cammino. Ma insistiamo ancora sul fatto che Dio ci converte.  La conversione NON è una autorealizzazione dell'uomo, e l'uomo NON è l'architetto della propria vita. La conversione consiste essenzialmente in questa decisione, che l'uomo cessa di essere il suo proprio creatore, cessa di cercare soltanto se stesso e la sua autorealizzazione, ma accetta la sua dipendenza dal vero Creatore, dall'amore creativo: accetta che questa dipendenza sia la vera libertà e che invece la libertà dell'autonomia emancipatasi dal Creatore non sia libertà, ma illusione, inganno. Fondamentalmente esistono solo queste due possibilità di opzioni fondamentali: l'autorealizzazione, nella quale l'uomo cerca di creare se stesso, per possedere il suo essere completamente per sè, per avere la totalità della vita, esclusivamente per sè e da sè; dall'altra parte l'opzione della fede e dell'amore. Questa opzione è nello stesso tempo la decisione per la verità. Essendo creature, non lo siamo da noi stessi, non possiamo farci da noi stessi; soltanto se "perdiamo" la vita, possiamo guadagnarla. Queste opzioni corrispondono al contenuto delle parole "avere" e "essere". L'autorealizzazione vuole avere la vita, tutte le possibilità, le gioie, le bellezze della vita, poichè considera la vita come un possesso da difendere contro gli altri. La fede e l'amore non intendono il possesso. Sono l'opzione per la reciprocità dell'amore, per la maestà della verità. In nuce questa alternativa corrisponde alla scelta fondamentale tra morte e vita: una civiltà dell'avere è una civiltà della morte, di cose morte; solo una cultura dell'amore è anche una cultura della vita: "Chi vorrà salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la propria vita... la salverà" (Mc. 8, 35).
Possiamo anche dire che l'alternativa tra autorealizzazione e amore corrisponde all'alternativa delle tentazioni di Gesù: l'alternativa tra il potere terreno e la Croce, tra una redenzione consistente nel solo benessere e una redenzione che si apre e si affida all'infinità dell'amore divino. La scelta del potere esprime l'atteggiamento dell'uomo moderno: questi pensa che l'umanità non deve e non può aspettare l'aiuto di Dio. Sarebbe ormai tempo di prendere in mano propria la storia e il mondo. L'uomo stesso si sente capace di architettare un mondo libero, veramente umano. Ma nel frattempo intravediamo i risultati di questa creatività emancipata da Dio e così cominciamo a riscoprire la saggezza della Croce. La Croce esprime precisamente la fine dell'autonomia che aveva avuto inizio nel paradiso conle parole del serpente: "diventerete come Dio". La Croce esprime il primato della verità e dell'amore,più importanti persino della vita biologica. Anche oggi vale l'espressione: In hoc signo vinces; e,partendo da questa scelta, diveniamo buoni, entra la bontà di Dio nel mondo. E solo la bontà e la forza di Dio possono costruire il regno di Dio, che è anche il vero regno dell'uomo.
 "Converte nos, Deus, salutaris noster". Il rifiuto dell'autorealizzazione e il primato della grazia espressi in questa preghiera non intendono un quietismo,ma piuttosto una forza nuova e più profonda dell'attività umana. L'autorealizzazione travisa la vita, interpretandola come un possesso, e così diviene servizio della morte; la conversione è l'atto dell'opzione alla reciprocità dell'amore, la disponibilità a lasciarci formare dalla verità, per diventare "cooperatori della verità", cfr. 3Gv. 8). Conseguentemente la conversione è il vero realismo, che ci rende capaci per un lavoro realmente comune e umano. Mi sembra che qui si trovi molta materia per un esame di coscienza. "Convertirsi" vuol dire non cercare il proprio successo, non cercare il proprio prestigio, la propria posizione. "Conversione" significa: cessare di costruire la propria immagine, non lavorare per costruire un monumento di se stesso, che finisce spesso per divenire un falso Dio. "Convertirsi" vuol dire: accettare le sofferenze della verità. La conversione esige che non solo generalmente,ma giorno per giorno, nelle piccole cose, la verità, la fede, l'amore diventino più importanti della nostra vita biologica, del benessere, del successo, del prestigio e della tranquillità della nostra vita. Difatti successo, prestigio, tranquillità e comodità sono quei falsi dei che maggiormente impediscono la verità e il vero progresso nella vita personale e nella vita sociale. Accettando questa priorità della verità seguiamo il Signore, prendiamo la nostra croce e partecipiamo alla cultura dell'amore, che è la cultura della Croce.


2. Consideriamo brevemente le altre principali parole dell'orazione di oggi.
   a) In questa preghiera si trova la parola magica "progresso": "opus quadragesimale proficiat". Il vero progresso si realizza solo nel cammino di Gesù, e se seguiamo la sua direzione. Il cuore del progresso è il progresso dell'amore. E il cuore dell'amore è la Croce, il perdersi con Gesù.
   b) Vi troviamo inoltre la parola "opus quadragesimale". Il testo originale della preghiera parlava semplicemente del "ieiunium quadragesimale". Questo allargamento apportato nel nuovo Messale mi sembra opportuno. Il digiuno non è l'unico contenuto dell' "opus quadragesimale". Rimane pur vero che la disciplina, l'ascesi sono indispensabili per la vita umana, per il vero progresso - la disciplina dell'uomo intero, corpo e anima, come sottolinea l'orazione dopo la comunione:


"Sentiámus...subsídium mentis et córporis, ut, in utróque salváti, de cæléstis remédii plenitúdine gloriémur". 


Questa totalità della vita cristiana appartiene alla pienezza della salvezza.


II


Aggiungiamo ancora una breve osservazione riguardo al luogo della messa di oggi. L'antica liturgia romana aveva creato una liturgia della fede qui, in questa città, partendo dall'idea che, con l'arrivo di Pietro e di Paolo e in maniera definitiva con la distruzione del Tempio e il rifiuto del Signore da parte del suo popolo, Gerusalemme si fosse trasferita a Roma. La conseguenza è che anche la geografia della vita e della morte di Gesù si iscrive nelle strade e nella fisionomia spirituale di Roma. La Roma cristiana è intesa come una ricostruzione della Gerusalemme di Gesù dentro le mura di Roma; questo fatto contiene più di un ricordo del passato. Iscrivendo i lineamenti di Gerusalemme in questa città, si prepara qui a Roma e in questo mondo la Gerusalemme nuova, la nuova città, nella quale Dio abita. E ancora un'altra cosa vi è da aggiungere. Questa geografia interiore della città non è nè puro ricordo del passato, nè vuota anticipazione del futuro; essa descrive un cammino interiore, il cammino dalla Roma antica verso la Roma nuova, dalla città antica verso la nuova, il cammino della conversione, che va dal passato per l'amore crocifisso di Gesù verso il futuro. La città nuova comincia in questo cammino interiore, espresso nella rete dei cammini terreni di Gesù e della storia della salvezza.
Da questa visione appare l'importanza permanente della geografia spirituale insita nelle chiese "stazionali" della Quaresima. La connessione profonda tra i testi della liturgia e questi luoghi forma un insieme di logica esistenziale della fede, che segue Gesù dal deserto, attraverso la sua vita pubblica, fino alla Croce e alla Risurrezione.
La Statio di questo giorno è a San Pietro in Vincoli. Tre elementi sono importanti per l'interpretazione della liturgia odierna:


1. Quella Chiesa fu costruita accanto ad un tribunale romano. L'idea del tribunale, della giustizia è così presente in quella chiesa: l'uomo non sta in una libertà vuota, come pensa Sartre e come oggi pensano tanti. L'uomo è misurato da Dio, ha la sua origine in una idea divina, e la sua libertà corrisponde a questa idea. L'idea centrale di Dio per l'uomo è l'amore, e perciò l'uomo sarà giudicato secondo la misura dell'amore. Il tribunale esprime l'aspetto escatologico dell'imperativo "Convertimini"; lì l'annuncio della lettura e del Vangelo di questo giorno diventa quasi visibile. Quella chiesa è una predicazione visibile: il giudizio terreno diviene trasparente per la giustizia eterna, per il giudizio finale.


2. D'altra parte sappiamo che quella chiesa fu costruita dall'imperatrice Eudossia per custodire le catene di san Pietro rinvenute in Gerusalemme; la chiesa è quasi lo scrigno nobile di queste catene e custodisce una parte di Gerusalemme. Le catene rappresentano non solo la passione di san Pietro e la potenza di Dio, più forte del potere degli uomini: esse mostrano pure la tentazione del potere, il limite della giustizia umana; esse ci parlano di tutti i prigionieri del mondo, sofferenti a causa della verità; esse corrispondono alle parole del Vangelo: "Ero carcerato e siete venuti a trovarmi". Le catene sollecitano la domanda: "Siete venuti, venite a trovarmi in quelli che sono carcerati oggi per la giustizia e la fede? Siete pronti a sopportare l'ingiustizia umana per la giustizia divina?". Quella chiesa in questo giorno suggerisce la preghiera per la Chiesa perseguitata, per tutti i perseguitati a causa della giustizia.


3. La grandiosa figura di Mosè in questa chiesa sottolinea per noi questi aspetti, l'armonia dei due testamenti, l'armonia tra Legge e Vangelo, tra Mosè e Gesù.




III
 In questo quadro si deve interpretare la lettura (Lv. 19) e il Vangelo (Mt. 25). I due testi indicano il contenuto centrale della conversione, il punto da cui dipendono tutta la Legge e i Profeti - il comandamento dell'amore di Dio e del prossimo. Nell'armonia di questi due testi si vede infatti che la Legge e i Profeti sono nient'altro che l'esposizione delle implicazioni dell'amore.
Nel Nuovo Testamento siamo messi di fronte a questo nuovo fatto, che Dio stesso cioè realizza nel Figlio divenuto uomo il mandato: Dio fa del "lontano", di questa povera creatura che è l'uomo, il suo "prossimo": incarnandosi e morendo, lo assume nell'unità della sua persona e costruisce nella storia umana il corpo del suo Figlio - la Chiesa. Dio nel suo Figlio visita i carcerati, diviene forestiero, partecipa alla fame del mondo e sopporta la morte, nudo sulla Croce.
Così ritorniamo all'orazione. Convertirsi è seguire Gesù, convertirsi è amare, convertirsi è deporre l'autonomismo e aprirsi alla grazia; la legge e la grazia non sono opposte, dicono anzi fondamentalmente lo stesso. In questo senso preghiamo:


"Convérte nos, Deus, salutáris noster et mentes nostras cæléstibus ínstrue disciplínis".

Concedici di imparare non solo le scienze e le arti di questa vita terrena; insegnaci le vere scienze, le discipline della stessa vita, le discipline della santità, le discipline del cielo, della vita eterna. Nell'intenzione della Chiesa la Quaresima è destinata ad essere un cogente annunzio delle discipline celesti:

"Mentes nostras cæléstibus ínstrue disciplínis".


Così sia. 


* * *




(*): Di seguito riporto i testi del Messale di oggi.


I SETTIMANA DI QUARESIMA - LUNEDÌ
 

MESSALE
 
Antifona d'Ingresso   Sal 122,2-3
Come gli occhi dei servi
sono attenti ai cenni del padrone,
così i nostri occhi sono rivolti al Signore, nostro Dio,
finché abbia pietà di noi.
Pietà di noi, Signore, pietà di noi.
 
Sicut óculi servórum in mánibus
dominórum suórum,
ita óculi nostri ad Dóminum Deum nostrum,
donec misereátur nobis.
Miserére nobis, Dómine, miserére nobis.
 
Colletta
Convertici a te, o Padre, nostra salvezza, e formaci alla scuola della tua sapienza, perché l'impegno quaresimale lasci una traccia profonda nella nostra vita. Per il nostro Signore...
Convérte nos, Deus, salutáris noster, et, ut nobis opus quadragesimále profíciat, mentes nostras cæléstibus ínstrue disciplínis. Per Dóminum.
 

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura
   Lv 19, 1-2. 11-18
Giudica il tuo prossimo con giustizia.

Dal libro del Levìtico
Il Signore parlò a Mosè e disse:
«Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo.
Non ruberete né userete inganno o menzogna a danno del prossimo.
Non giurerete il falso servendovi del mio nome: profaneresti il nome del tuo Dio. Io sono il Signore.
Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; non tratterrai il salario del bracciante al tuo servizio fino al mattino dopo.
Non maledirai il sordo, né metterai inciampo davanti al cieco, ma temerai il tuo Dio. Io sono il Signore.
Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero né userai preferenze verso il potente: giudicherai il tuo prossimo con giustizia. Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo. Io sono il Signore.
Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai d’un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”».


Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 18
Le tue parole, Signore, sono spirito e vita.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Ti siano gradite le parole della mia bocca;
davanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia roccia e mio redentore.
  

Canto al Vangelo 
 2 Cor 6,2
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Ecco ora il momento favorevole,
ecco ora il giorno della salvezza!

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!


Vangelo
   Mt 25,31-46
Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».


Sulle Offerte

Accogli, Signore, queste offerte, segno della nostra devozione; perdonaci nella tua misericordia e trasformi tutta la nostra vita. Per Cristo nostro Signore.
Accépta tibi sit, Dómine, nostræ devotiónis oblátio, quæ et conversatiónem nostram, te operánte, sanctíficet, et indulgéntiam nobis tuæ propitiatiónis obtíneat. Per Christum.
 
Prefazio di Quaresima I
Il significato spirituale della Quaresima

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno.

Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia,
purificati nello spirito alla celebrazione della Pasqua,
perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa,
attingano ai misteri della redenzione
la pienezza della vita nuova
in Cristo tuo Figlio, nostro salvatore.

E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti,
cantiamo con voce incessante l'inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo ...
 
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre,
nos tibi semper et ubíque grátias ágere:
Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:
per Christum Dóminum nostrum.
 
Quia fidélibus tuis dignánter concédis
quotánnis paschália sacraménta in gáudio
purificátis méntibus exspectáre: ut, pietátis
offícia et ópera caritátis propénsius exsequéntes,
frequentatióne mysteriórum, quibus renáti sunt,
ad grátiæ filiórum plenitúdinem perducántur.
 
Et ídeo cum Angelis et Archángelis,
cum Thronis et Dominatiónibus,
cumque omni milítia cæléstis exércitus,
hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:
 
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
 

Comunione
   Mt 25, 40.34 

«In verità vi dico: ciò che avete fatto
a uno solo di questi miei fratelli più piccoli
l'avete fatto a me» , dice il Signore.
«Venite, benedetti dal Padre mio,
prendete possesso del regno preparato per voi
fin dall'inizio del mondo».
Amen dico vobis, quod uni ex mínimis meis fecístis,
mihi fecístis, dicit Dóminus:
Veníte, benedícti Patris mei,
possidéte parátum vobis regnum ab inítio sæculi.
 

Dopo la Comunione

La partecipazione a questo sacramento, Signore, ci sostenga nel corpo e nello spirito, perché, completamente rinnovati, possiamo gloriarci della pienezza del tuo dono. Per Cristo nostro Signore.
 
Sentiámus, Dómine, quæsumus, tui perceptióne sacraménti, subsídium mentis et córporis, ut, in utróque salváti, de cæléstis remédii plenitúdine gloriémur. Per Christum.