Stefano di Muret (*)
(+1124)
monaco
Il
Martirologio Romano ricorda oggi 8 febbraio Stefano di Muret, eremita e
testimone della semplicità e del radicalismo evangelici.Tutto ciò che sappiamo dei primi trent'anni della sua vita lo dobbiamo al suo biografo Stefano di Liciac. Secondo quest'ultimo, Stefano di Muret, nativo dell'Alvernia, si era recato nell'Italia meridionale a seguito del padre quando era ancora dodicenne. Fu probabilmente in tale occasione che venne a contatto con gruppi eremitici nei pressi di Benevento, rimanendo fortemente affascinato dal loro genere di vita.
Giunto attorno al 1076 ad Ambazac, sulla collina di Muret, nella regione di Limoges, Stefano si ritirò nella solitudine, e a poco a poco si raggrupparono attorno a lui altri amanti della quiete. In pochi anni, il bosco di Muret si riempì di piccole capanne, che diventarono in seguito un monastero d'impronta classica. Qui Stefano fu semplicemente un testimone fedele e autentico dell'Evangelo: a Muret egli accolse ogni giorno pellegrini, viandanti, visitatori di ogni specie, con misericordia e amore per tutti; ma accolse soprattutto i poveri, riconoscendo in essi la visita di Cristo, e i peccatori, verso i quali mostrò la forza della misericordia, infinitamente più grande della forza del peccato.
Stefano morì l'8 febbraio 1124, senza lasciare nulla di scritto. Ma a partire dai suoi insegnamenti orali i suoi discepoli redassero in seguito un'opera spirituale e una Regola.
Alla sua morte, i suoi compagni furono costretti a lasciare Muret per Grandmont, dove diedero vita all'Ordine grandmontano, ispirato alla testimonianza di Stefano, che influenzò in modo significativo la rinascita spirituale del XII secolo.
TRACCE DI LETTURA
Questo
era il pensiero del nostro padre Stefano: «Il peccatore che viene da
noi, se sente parole crudeli penserà che Dio è crudele e si attaccherà
ancor più alla sua iniquità. Darà invece ascolto più facilmente a chi
gli annunzia la salvezza dell'anima sua se prima avrà ricevuto quel che
gli è necessario per il corpo. Se quindi vanno serviti loro dei beni
spirituali perché si liberino dal loro errore, molto più vanno dati
loro dei beni temporali perché servano Cristo». E così si rivolgeva ai
peccatori, annunciando l'amore di Dio: «Fratello mio, non aver paura.
Tu non puoi vincere Dio al punto da aver più potere tu nel peccare che
lui nel perdonare. I tuoi peccati sono piccoli nel momento in cui ti
converti a Dio».
da Stefano di Muret, L'Evangelo e nient'altro
PREGHIERA
O Dio,
che hai condotto
il beato Stefano alla solitudine
per renderlo padre in Cristo
di molti figli spirituali
e per mostrare loro
con la parola e con l'esempio
la via che conduce alla patria celeste,
accorda a noi che su questa terra
abbiamo gustato il pane del cielo
di conoscere la via che porta a te,
per poter giungere al riposo senza fine.
Per Cristo nostro Signore.
che hai condotto
il beato Stefano alla solitudine
per renderlo padre in Cristo
di molti figli spirituali
e per mostrare loro
con la parola e con l'esempio
la via che conduce alla patria celeste,
accorda a noi che su questa terra
abbiamo gustato il pane del cielo
di conoscere la via che porta a te,
per poter giungere al riposo senza fine.
Per Cristo nostro Signore.
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(*): Per la lettura del Liber de Doctrina, redatto dai discepoli di Stefano di Muret, vedi in questo blog il post dal titolo "La capanna nel bosco", pubblicato il: