Riporto da "Libero" di oggi, 20 ottobre, a firma di Antonio Socci.
Nebbia e tenebre fitte attorno ai cattolici in questi giorni. Proviamo allora a fare un po’ di chiarezza. In queste ore c’era una vera notizia, importante, che riguardava la Chiesa: la proclamazione dell’Anno della fede fatta da Benedetto XVI.
Ebbene, è stata alquanto snobbata dai mass media, impegnati com’erano a farsi regalare un titolo di politica (contro il governo) dalla piccola e confusa conventicola di Todi.
Che rischia di farsi abbindolare dai media e di farsi usare come foglia di fico per progetti di potere altrui.
Così la grande notizia (sull’Anno della fede), è stata oscurata dalla piccola sceneggiata di Todi (dove va ricordato solo il bellissimo discorso di Bagnasco, disatteso da Bonanni e dal resto della compagnia).
Non solo. Per i cattolici c’erano altre due notizie più importanti di Todi, anch’esse passate in cavalleria.
Primo: la profanazione della chiesa di Roma durante le violenze di sabato, che risulta un inedito. Molti semplici cristiani mi hanno scritto, feriti nell’anima, dicendo che l’atto sacrilego della profanazione di quella chiesa (del crocifisso e della statua della Madonna) rende necessaria quantomeno una solenne messa riparatoria.
Penso anche io che si dovrebbe annunciarla pubblicamente e celebrarla in quella stessa chiesetta violata (a due passi dal Laterano, dal Colosseo e da San Pietro).
Oltre a ciò occorre che i cattolici abbiano finalmente un giudizio chiaro su una mala pianta ideologica che in Italia (e solo in Italia) da decenni dà frutti di odio e (nelle frange estreme) di violenza: l’hanno sperimentata i nostri padri nell’immediato dopoguerra, l’abbiamo sperimentato noi dopo il ’68 e ora lo sperimentano i nostri figli.
C’è poco da stupirsi. E’ sempre quella. C’è sempre la stessa bandiera che svolazza, anche se oggi sembra raggruppare pure giovanotti meno politicizzati, più nichilisti che rivoluzionari. Tuttavia usati in un alveo velleitariamente rivoluzionario che ha una continuità ideologica col passato.
L’odio ideologico del resto è sempre uguale, al di là della sommossa di sabato: cambiano solo – di decennio in decennio – i “nemici” politici contro cui scagliarsi e certi contenuti e slogan. Ma contro la Chiesa l’odio non cambia mai.
Il secondo fatto, ben più importante di Todi, ma anch’esso snobbato dai media è l’ennesimo martirio, nelle Filippine, di un missionario italiano, padre Fausto Tentorio.
Questo sacerdote del Pime era, laggiù nelle Filippine, un segno dell’amore di Cristo per tutti gli uomini, a partire dai più abbandonati e oppressi. E, come al solito, è stato fatto fuori.
Sono duemila anni che va così. E triste che i media e il nostro mondo intellettuale lo dimentichino e non perdano occasione per trascinare la Chiesa (sempre martire) sul banco degli imputati.
Chi annuncia Cristo è costretto in partenza a mettere in conto l’odio del mondo, la violenza e pure il martirio: questo dovrebbe far capire pure ai “carbonari” di Todi che quando invece i pifferai del mondo ti suonano la serenata e di coprono di elogi significa che non stai seguendo il Signore, ma stai servendo “lorsignori”.
Infatti padre Fausto, in una sorta di testamento spirituale, aveva scritto di “essere riconoscente a Dio per il grande dono della vocazione missionaria” e di essere “cosciente che essa comporta la possibilità di trovarmi coinvolto in situazioni di grave rischio per la mia salute ed incolumità personale, a causa di epidemie, rapimenti, assalti e guerre, fino all’eventualità di una morte violenta. Tutto accetto con fiducia dalle mani di Dio, e offro la mia vita per Cristo e la diffusione del suo Regno”.
Questi sono gli uomini (e nella Chiesa ce ne sono tantissimi) da guardare e da ammirare. Quelli di cui i media si disinteressano.
Non gli idoli fabbricati dai media: lo dico anche per certi cattolici che nei giorni scorsi hanno idolatrato Steve Jobs, ma che neanche si sono accorti del martirio di padre Fausto (si commuovono per l’I-Phone, i poverini…).
I missionari del Pime concludono il loro comunicato sulla morte di padre Fausto così: “Infine vogliamo pregare per la conversione dell’uccisore e degli eventuali mandanti, perché aprano il cuore al Signore: Egli non vuole che i peccatori periscano, ma che si convertano e abbiano la vita eterna”.
Questo – cari signori e cari compagni – è il mondo nuovo che tutti sognano e che alcuni credono di ottenere sfasciando le città e la testa del prossimo.
Questi uomini e donne di Dio capaci di dare la vita per amore e di perdonare sono l’alba dell’unico mondo davvero nuovo e davvero felice.
I cattolici devono capire – anche perché papa Ratzinger lo ripete da sempre – che non è dalla politica, né dall’economia che può venire la salvezza e la felicità : è solo dall’amore. Cioè da Gesù Cristo e dalla vita nuova che egli suscita in chi lo segue.
Da questo punto di vista era assurdo che a Todi partecipassero dei movimenti ecclesiali la cui missione è prettamente evangelizzatrice. Infatti l’azione politica – cosa ben diversa – deve avere altri soggetti, sennò tutte le cose che sono state insegnate sulla laicità dal Concilio vanno a ramengo.
Dunque è stato molto significativo e saggio che non fosse presente a Todi un movimento ecclesiale come “Comunione e l.iberazione”.
Mentre trovo inspiegabile che abbia partecipato l’Azione Cattolica: cos’ha a che fare con la Confartigianato e con i proclami di Bonanni sul governo?
L’Azione Cattolica non aveva fatto la “scelta religiosa”? La distinzione dei piani di Maritain – ripetuta fino alla noia dal professor Lazzati – non ha insegnato proprio niente a costoro?
Devo dire che mi ha stupito negativamente pure la partecipazione a Todi di un mio caro amico, Salvatore Martinez (nella foto), responsabile nazionale del “Rinnovamento nello Spirito”, uno splendido movimento ecclesiale che non ha a che fare direttamente con la politica (Martinez fra l’altro è fra i consultori del papa).
Il mio amico Martinez per ingenuità si è trovato coinvolto in una parata che è risultata un’operazione di politica politicante. E sempre per ingenuità ieri ha rilasciato un’intervista al “Corriere” il cui titolo contro il governo deve averlo davvero amareggiato, perché forzava le sue dichiarazioni.
Ma voglio considerare le cose che Martinez ha effettivamente detto. Ha parlato di etica, di “coscienza sociale erronea” e ha aggiunto: “proponiamo un rilancio di quell’idealismo cristiano dal quale discendono le buone prassi”.
Ma allora mi chiedo (e chiedo a Martinez): non era più serio che a Todi, con questo tipo di preoccupazioni etiche, si prendessero di petto – per esempio – una piaga sociale come l’evasione fiscale o errori “politico-sindacali” perduranti e disastrosi come le pensioni a 50 anni, invece di puntare banalmente il dito sul solito Berlusconi (cosa facilissima, ma parziale e ipocrita)?
Sarebbe stato giusto, prezioso e morale, perché questi sono i problemi che restano anche quando sarà spazzato via Berlusconi.
Infine colpisce la ristrettezza di orizzonti di Todi. Al di là di una sparata contro l’attuale governo nient’altro: della condizione dei cristiani nel mondo, uno scandalo che grida al cospetto di Dio, nulla si è letto.
Eppure siamo a pochi giorni da un ennesimo massacro, quello in Egitto, dove i cristiani, adesso, dopo essere stati martirizzati vengono pure colpevolizzati dalle menzogne del potere che sono state fatte proprie perfino da Obama, come spiegano gli articoli di Bernardo Cervellera su Asianews.
Potranno esserci dei cristiani che, tristemente, abboccano alle lusinghe delle sirene e dei poteri mondani, ma la Chiesa e i suoi figli non abboccheranno mai: “Molti tentano la Chiesa” scriveva già s. Ambrogio “ma nessun ‘incantesimo’ le potrà nuocere. Non hanno alcuna efficacia gli incantatori, là dove ogni giorno risuona il cantico di Cristo. Ella ha già il suo incantatore: è il Signore Gesù per opera del quale ha potuto rendere inefficaci gli incantesimi degli incantatori e i veleni dei serpenti”.