Sappiamo tutti che è sempre difficile, qualche volta tanto difficile da sembrare impossibile, eppure la vita cristiana è essenzialmente questo: guardare sempre avanti, sempre, anche nei giorni più bui di questa vita. Soprattutto allora...
Il testo che propongo di seguito è tratto dalla "Vita di Antonio", di Atanasio di Alessandria.
«Dedichiamoci, o figli, alla pratica ascetica e non siamo negligenti. Abbiamo in questo il Signore come aiuto perché “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28). Per non essere negligenti, ci conviene meditare sulle parole dell’Apostolo: “Ogni giorno io affronto la morte” (1Cor 15,31). Se vivremo, come se dovessimo morire ogni giorno, non peccheremo. Il che significa che quando ogni giorno ci alziamo, non dobbiamo credere che vivremo fino alla sera e quando andiamo a letto non dobbiamo credere di alzarci. La nostra vita, per natura, è incerta e ogni giorno viene misurata dalla Provvidenza. Se ci disporremo così e se così ogni giorno vivremo, non peccheremo, né saremo presi dalla cupidigia di qualcosa. Con nessuno ci adireremo, non accumuleremo tesori sulla terra, ma ogni giorno, aspettando la morte, non possederemo niente e a tutti perdoneremo qualsiasi cosa. Non avremo concupiscenza di donna, né saremo dominati da piaceri osceni che anzi avverseremo come cose caduche, sempre lottando e avendo davanti agli occhi il giorno del giudizio. Infatti il timore grandissimo e il pericolo dei tormenti dissolvono sempre le lusinghe del piacere e rinsaldano l’anima che vacilla».
«Dunque, cominciamo e, presa la strada della virtù, protendiamoci sempre di più per raggiungere la meta (Fil 3,13). Nessuno si volga indietro, come la moglie di Lot (Gn 19,26), soprattutto perché il Signore ha detto: “Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno dei cieli” (Lc 9,62). Guardare indietro altro non vuoi dire che cambiare idea e pensare di nuovo alle cose del mondo. Sentendo parlare della virtù, non abbiate paura, né dovete temere il nome. Non è infatti lontana da noi, né si trova fuori di noi; l’opera è in noi stessi ed è facile realizzarla solo se noi vogliamo. I greci viaggiano, attraverso il mare, per apprendere le lettere; noi non abbiamo bisogno di muoverci per il regno dei cieli, né di attraversare il mare per la virtù. Il Signore ci ha già detto: “Il regno di Dio è in mezzo a voi!” (Lc 17,21). La virtù perciò ha bisogno soltanto della nostra volontà , dal momento che è in noi e da noi trae la sua origine. Infatti quella parte dell’anima che per natura è intelligente, è virtù e conserva la sua natura quando rimane così come è stata creata, cioè buona e retta. Per questo Giosuè, figlio di Nun, ammaestrando il popolo diceva: “Rivolgete il cuore verso il Signore, Dio d’Israele” (Gs 24,23) e Giovanni Battista: “Raddrizzate i suoi sentieri” (Mt 3,3). Quando l’anima è retta, la sua razionalità è come fu creata; se invece l’anima declina e svia dalla sua natura, allora si dice che l’anima è corrotta. Non si tratta di cosa difficile: se noi rimaniamo come siamo stati creati, saremo virtuosi, se invece ci abbandoniamo al male, saremo giudicati come cattivi. Se dovessimo uscire fuori di noi per conquistare la virtù, le difficoltà non mancherebbero. Ma poiché essa è in noi, guardiamoci dai cattivi pensieri e custodiamo l’anima che il Signore ci ha dato come in deposito affinché, rimanendo essa nello stato in cui l’ha foggiata, egli riconosca in noi la sua opera».
«Il nostro impegno sia quello di non essere schiavi dell’ira, di non essere posseduti dalla concupiscenza. Infatti è scritto: “L’ira dell’uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio” (Gc 1,20) e: “La concupiscenza concepisce e genera il peccato, e il peccato, quand’è consumato, produce la morte” (Gc 1,15). Scelto questo metodo di vita, dobbiamo vivere molto sobriamente. È scritto infatti: “Con ogni cura vigila sui cuore” (Pro 4,23).