In un libro le sante del mensile «donne chiesa mondo».
Ventitré incontri. Pubblichiamo la prefazione al libro «Donne & moderne. Storie di sante» (Bologna, Edizioni Dehoniane, 2014, pagine 130, euro 12,50): ventitré ritratti — da Petronilla a Francesca Cabrini — proposti dalle firme del mensile dell’Osservatore Romano «donne chiesa mondo», curato da Ritanna Armeni e Lucetta Scaraffia.
(Ritanna Armeni) Nelle pagine che seguono troverete i profili di oltre venti sante apparsi su «donne, chiesa, mondo», inserto mensile dell’Osservatore Romano. Studiose e studiosi, scrittrici e scrittori, storici e storiche, giornalisti e giornaliste, credenti e laici, tutti nomi di indubbio prestigio, raccontano la vita di una santa con cui hanno avuto un rapporto speciale di conoscenza, di fede, di studio. I profili mettono in rilievo le loro differenza e peculiarità, il loro particolare rapporto con la fede.Ne emerge un affresco straordinario e inaspettato. Questi ritratti liberi nello stile, nei toni e nella scrittura rompono, infatti, molti dei luoghi comuni che hanno afflitto la storia delle donne — e, quindi, anche delle sante — ricollocandole come protagoniste nella storia della Chiesa e rettificando qualche ingiustizia compiuta nei loro confronti. A cominciare dal riconoscimento della loro venerabilità.
I casi di santità femminile infatti, anche se numerosi — oltre 1500, più di quanti ne possa contenere un calendario — sono tuttavia una minoranza rispetto agli oltre 9000 casi di santità maschile. Con qualche certezza, che per molto tempo essa ha subito la forza negativa dello stereotipo.
La santità femminile è apparsa legata a una funzione di servizio, sia pure sublime, a un’obbedienza priva di consapevolezza, a un’abnegazione assoluta e naturale. Oppure solo alla concretezza del rapporto con i corpi, al lavoro umile e quotidiano. Raccontando le sante spesso si sono valorizzate qualità e virtù importanti scartandone altre, altrettanto rilevanti, e sicuramente presenti nella loro vita e nel loro carattere, come il coraggio, la sapienza, la libertà.
I ritratti qui pubblicati operano uno scarto, mostrano volti inediti, portano alla luce quelle virtù che finora non sono state completamente visibili. Le sante non appaiono più, come spesso si sono volute presentare, protagoniste di un mondo antico, rappresentanti di virtù incapaci di far presa sul mondo di oggi, ma come interpreti importanti della modernità. Emerge, in modo possente, la loro sapienza, la capacità di donare alla Chiesa amore e intelletto, di dare stimoli al rinnovamento della dottrina, di inventare nuove modalità di espressione della fede.
Affiora, in questi profili, una sapienza diversa che, del resto, la Chiesa ha riconosciuto dando a quattro di loro il titolo raro e solenne di «dottore»: Teresa di Lisieux a cui Giovanni Paolo II ha riconosciuto «la scienza di un amore divino»; Ildegarda di Bingen che — ha detto Benedetto XVI — «nella sua volontà di totale appartenenza al Signore, sa coinvolgere le sue non comuni doti umane, la sua acuta intelligenza e la sua capacità di penetrazione delle realtà celesti»; Teresa d’Avila la cui dottrina — ha affermato Paolo VI — «risplende dei carismi della verità, della conformità con la fede cattolica, dell’utilità per l’erudizione delle anime»; Caterina da Siena di cui, sempre Paolo VI, ha elogiato «la sapienza infusa, cioè la lucida, profonda ed inebriante assimilazione delle verità divine e dei misteri della fede contenuti nei libri sacri dell’Antico e del Nuovo Testamento».
Accanto a loro troviamo la saggezza semplice di Elisabetta, donna comune e straordinaria cui, in tarda età, fu donata una gravidanza e che, consapevole della grazia ricevuta e piena di gratitudine, si allontanò dal mondo per meglio accoglierla.
Donne sapienti, donne sagge, quindi, ma anche donne libere. Di una libertà specialissima che non subisce condizionamenti perché direttamente espressione della volontà divina, e che, quindi, supera i luoghi comuni, è capace di grandi battaglie ed è vissuta spesso in modo potente e grandioso.
È espressione piena di questa libertà Chiara, che, scardinando i poteri e le gerarchie, pretese di essere povera, si batté contro una Chiesa corrotta senza smettere neppure un attimo di appartenervi e costruì per la sua fede una strada autonoma che anche i Pontefici dovettero riconoscere. Come molte protagoniste di questo volume, non si lasciò imporre l’obbedienza, se mai la scelse, tornò ai principi del Vangelo anche a costo di scontrarsi con la gerarchia.
Chiara ha coraggio, ma non è un’eccezione. Molte sante mostrano nella loro vita e nella loro fede un’audacia inaspettata in donne giovani e umili, in monache spesso di origine sociale modesta.
Ne è un esempio Giovanna d’Arco, la fanciulla guerriera, che seppe andare oltre al destino riservato a una donna, capace di esercitare la sua libertà in grandi imprese e di viverla in modo talmente estremo da entrare, figlia della Chiesa, nel mito di una intera nazione.
È ancora esempio di ardire straordinario Bakhita, la santa africana il cui coraggio nella schiavitù ha qualcosa di soprannaturale, o Rosa, che nessuno riuscì a fermare nella sua predicazione nelle strade di Viterbo contro l’imperatore e la deriva eretica.
È propria di molte di queste figure, infine, l’autonomia, la meno riconosciuta delle qualità della santità femminile che pure, a una lettura della loro vita non condizionata dal pregiudizio, appare forte e indiscutibile.
La fede che esse vivono non si adegua meccanicamente ai modelli dominanti tanto meno quando questi si identificano con il potere. Le sante ne rimangono estranee, la loro fede è quasi sempre fondata su un distacco, la comprensione non è mai disgiunta da intelligenza e critica. Santa Caterina aiuta la Chiesa, ma ne comprende a pieno gli errori e li condanna. Vuole diventare «un altro Cristo attraverso l’unione a lui nell’Amore».
Di queste donne che sono diventate sante, infine, è stata spesso elogiata l’umiltà. Non si è messo in rilievo che tuttavia non hanno temuto lo scandalo che, spesso, la loro santità ha provocato. E non si è messo in adeguato risalto che molte sono state delle anticipatrici: Martina ha praticato l’accoglienza cristiana prima di Francesco. Come non è stato valutato fino in fondo lo straordinario potere spirituale che hanno esercitato su chi ha creduto in loro. Rita ha un tale potenza da diventare «santa delle cause impossibili». Lei può anche dove tutto fallisce.
Coraggio, libertà, autonomia sono virtù moderne, che le donne di oggi cercano di esercitare in una sintesi difficile, ma non impossibile, con l’amore, la cura, la gioia di essere se stesse. Non meraviglia che in questi ultimi anni le biografie, i romanzi e persino i libri per bambini sulle storie delle sante siano tornati negli scaffali delle librerie; che un mondo intellettuale cattolico e laico le abbia scoperte di nuovo e, soprattutto, stia rileggendo la loro vita in modo diverso. Né meraviglia che molte sante siano diventate un modello anche per le non credenti che in loro ritrovano la capacità di vivere una esistenza completa, liberata dai pesi delle consuetudini e delle personali schiavitù.
La raccolta che presentiamo in questo volume assume, infine, una particolare importanza oggi, nel momento in cui la Chiesa di Francesco intende valorizzare il ruolo femminile. La Chiesa è «femminile», ha detto il Pontefice in una delle sue prime esternazioni e ha aggiunto che «una Chiesa senza le donne è come il Collegio Apostolico senza Maria» e che ruolo della donna nella Chiesa «non è soltanto la maternità». La donna, infatti, non è solo «la mamma di famiglia» e non è neanche «la chierichetta, la presidente della Caritas». È colei che aiuta la Chiesa «a crescere».
Da qui la necessità più volte ripetuta di andare avanti, di una «teologia della donna», di una rivisitazione della dottrina, della fede, della scienza di Dio alla luce dei versetti della Genesi «Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò» (Genesi, 1, 27).
Se per la Chiesa di Francesco Dio si esprime anche attraverso la donna, il suo essere, la sua identità e la sua diversità, la vita delle sante, la sua rilettura, acquista un nuovo senso, un nuovo rilievo, una nuova luce. Possono essere, più che nel passato, modelli di una fede mite e trionfante, che sa calarsi nella modernità e insieme trascenderla e migliorarla.
L'Osservatore Romano