Ci sono sempre motivi per non fare qualcosa:
la questione è solo se bisogna farla nonostante ciò.
D. Bonhoeffer, 8 giugno 1944
Un sabato Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Davanti a lui stava un idropico.
Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: “È lecito o no curare di sabato?”. Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.
Poi disse: “Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?”. E non potevano rispondere nulla a queste parole.
Un sabato Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Davanti a lui stava un idropico.
Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: “È lecito o no curare di sabato?”. Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.
Poi disse: “Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?”. E non potevano rispondere nulla a queste parole.
(Dal Vangelo secondo Luca 14, 1-6)
La misericordia, unica risposta ai mali dell'uomo, squarcia ogni velo d'ipocrisia e lascia senza parole. Quante volte ci ritroviamo così, come i farisei dinanzi al Signore e al suo amore, ammutoliti, schiacciati dai nostri ipocriti moralismi che ci tagliano la lingua.
Gesù ci fissa oggi diritto negli occhi, e punta al nostro cuore con una domanda che è un dardo infuocato: "è lecito amare?". Quale trappola abbiamo escogitato per non amare, per non fare del bene? In quale casella delle nostre alchimie legalistiche abbiamo relegato la suocera, il marito, il collega, con l'unico scopo di silenziare la coscienza e auto-giustificarci, per non umiliarci, chiedere perdono e avere misericordia?
La radice del problema è sempre nel cuore, per questo il pubblicano salito al Tempio a pregare si percuote il petto, riconoscendo che è lì l'origine dei suoi peccati e delle sue sofferenze. Nel parallelo di Matteo la domanda di Gesù è più articolata: "E' lecito di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?". E' evidente il paradosso: fare il male e togliere una vita non è mai lecito.
Ma Gesù, indignato e rattristato per la durezza del cuore dei farisei, vuole togliere il velo di menzogna che ha chiuso i loro occhi. E la stessa domanda giunge oggi al nostro cuore: perché è lì dove si decide di fare il bene o il male, se dare la vita oppure toglierla. E' nel cuore, nel segreto del nostro intimo che amiamo o disprezziamo, ci doniamo o ci chiudiamo; è nel cuore che violiamo il sabato, senza che nessuno possa vederci.
E' sempre lecito e doveroso amare, è sempre illecito fare il male e uccidere. Eppure compiamo l'illecito senza curaci della Legge e del Sabato, anzi; ingannati dal demonio ci convinciamo che il male sia bene, e non amare sia "lecito". Il cuore è lontano da Dio, il sabato è solo un pretesto per vivere nell'ipocrisia di una vita falsa e doppia, purtroppo accecata dall'illusione della pretesa giustizia esteriore derivante dal rispetto di codici e leggi, nel cui nome dimentichiamo la misericordia. L'ipocrisia dei farisei li condurrà a volere la morte di Gesù, a deciderla nel loro cuore, e proprio in giorno di sabato!
Ma Gesù, indignato e rattristato per la durezza del cuore dei farisei, vuole togliere il velo di menzogna che ha chiuso i loro occhi. E la stessa domanda giunge oggi al nostro cuore: perché è lì dove si decide di fare il bene o il male, se dare la vita oppure toglierla. E' nel cuore, nel segreto del nostro intimo che amiamo o disprezziamo, ci doniamo o ci chiudiamo; è nel cuore che violiamo il sabato, senza che nessuno possa vederci.
E' sempre lecito e doveroso amare, è sempre illecito fare il male e uccidere. Eppure compiamo l'illecito senza curaci della Legge e del Sabato, anzi; ingannati dal demonio ci convinciamo che il male sia bene, e non amare sia "lecito". Il cuore è lontano da Dio, il sabato è solo un pretesto per vivere nell'ipocrisia di una vita falsa e doppia, purtroppo accecata dall'illusione della pretesa giustizia esteriore derivante dal rispetto di codici e leggi, nel cui nome dimentichiamo la misericordia. L'ipocrisia dei farisei li condurrà a volere la morte di Gesù, a deciderla nel loro cuore, e proprio in giorno di sabato!
Gesù parla oggi al nostro cuore, laddove il suo amore vuol scendere per sanare. Se nel nostro cuore - e in giorno di sabato - siamo capaci e riteniamo lecito decidere di peccare, di uccidere con i giudizi, con le concupiscenze, con le passioni, come non potrebbe essere lecito amare, perdonare, sanare, salvare? Il paradosso con il quale oggi il Signore viene a visitarci per trarci fuori dalla trappola della menzogna e dell'ipocrisia che stringe il nostro cuore, ci indica dove dobbiamo guardare, dove inizia la vera conversione.
L'autentico compimento della Legge si realizza attraverso la circoncisione del cuore: i segni visibili nella carne, come le opere esibite per essere ammirati, possono costituire, sovente, l'alimento che rinforza e fa crescere l'uomo vecchio, incapace di ereditare la Vita Eterna e, peggio, di sbarrarne l'accesso ai più piccoli e ai più deboli.
L'autentico compimento della Legge si realizza attraverso la circoncisione del cuore: i segni visibili nella carne, come le opere esibite per essere ammirati, possono costituire, sovente, l'alimento che rinforza e fa crescere l'uomo vecchio, incapace di ereditare la Vita Eterna e, peggio, di sbarrarne l'accesso ai più piccoli e ai più deboli.
La libertà è un dono inestimabile, che scaturisce da un cuore "graziato". Chi non ha conosciuto la folle misericordia di Dio, la sua testarda tenerezza, è ancora schiavo della propria pretesa giustizia, altrimenti chiamata orgoglio; il suo cuore è indurito e si illude di compiere la volontà di Dio mettendo insieme un povero puzzle di regolette appena rispettate.
Gesù ci parla per farci finalmente tacere, perché è il silenzio che apre le porte alla libertà. Solo quando ci renderemo conto di non avere risposta perché presi in flagrante, Gesù potrà prenderci per mano, guarirci e inviarci in missione nella vita. Vibra oggi nel cuore, per liberarlo, la domanda di Gesù: "E' lecito?...." E' lecito mangiare i pani dell'offerta riservati ai sacerdoti? E' lecito prendere su di sé il peccato di una moglie adultera? E' lecito essere liberi al punto di non difendersi e offrirsi completamente al prossimo? E' lecito amare il peccatore, perdonare settanta volte sette, morire per amore di un nemico?
Nel Signore crocifisso è stato lecito, perché potessimo essere liberati, sciolti dalle catene dell'orgoglio per amare oltre la legge e la morte. Gesù amando e colmando di misericordia la legge fatta di prescrizioni si è attirato lo sguardo torvo di chi ha paura della verità. Amando oltre ogni legge si è giocato la vita, perché ciascuno di noi, fuori legge per natura, fosse riaccolto dall'Autore della legge: "Quando Gesù nelle sue parabole parla del pastore che va dietro alla pecorella smarrita, della donna che cerca la dracma, del padre che va incontro al figliol prodigo e lo abbraccia, queste non sono soltanto parole, ma costituiscono la spiegazione del suo stesso essere ed operare. Nella sua morte in croce si compie quel volgersi di Dio contro se stesso nel quale Egli si dona per rialzare l'uomo e salvarlo — amore, questo, nella sua forma più radicale" (Benedetto XVI, Deus Charitas Est, 12).
Gesù ci parla per farci finalmente tacere, perché è il silenzio che apre le porte alla libertà. Solo quando ci renderemo conto di non avere risposta perché presi in flagrante, Gesù potrà prenderci per mano, guarirci e inviarci in missione nella vita. Vibra oggi nel cuore, per liberarlo, la domanda di Gesù: "E' lecito?...." E' lecito mangiare i pani dell'offerta riservati ai sacerdoti? E' lecito prendere su di sé il peccato di una moglie adultera? E' lecito essere liberi al punto di non difendersi e offrirsi completamente al prossimo? E' lecito amare il peccatore, perdonare settanta volte sette, morire per amore di un nemico?
Nel Signore crocifisso è stato lecito, perché potessimo essere liberati, sciolti dalle catene dell'orgoglio per amare oltre la legge e la morte. Gesù amando e colmando di misericordia la legge fatta di prescrizioni si è attirato lo sguardo torvo di chi ha paura della verità. Amando oltre ogni legge si è giocato la vita, perché ciascuno di noi, fuori legge per natura, fosse riaccolto dall'Autore della legge: "Quando Gesù nelle sue parabole parla del pastore che va dietro alla pecorella smarrita, della donna che cerca la dracma, del padre che va incontro al figliol prodigo e lo abbraccia, queste non sono soltanto parole, ma costituiscono la spiegazione del suo stesso essere ed operare. Nella sua morte in croce si compie quel volgersi di Dio contro se stesso nel quale Egli si dona per rialzare l'uomo e salvarlo — amore, questo, nella sua forma più radicale" (Benedetto XVI, Deus Charitas Est, 12).