lunedì 27 ottobre 2014

Questi cattolici così seri...


Riporto dal blog di Pippo Corigliano.

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Per chi pensa che l'impegno per vivere da cattolici sia una cosa barbosa, allego questa fotografia.
Costanza ha scritto una prefazione spropositata al libro che ho fra le mani (Cartoline dal Paradiso è il titolo. Quello a destra sono io anche se sembro Dario Fo), ma pur di vendere qualche copia la trascrivo integrale qui sotto...

  
Per tutta la vita ho sperato di conoscere Pollyanna, l’eroina della mia infanzia, la ragazzina che sogna di ricevere una bambola, l’aspetta, la agogna, e quando scarta il sospirato pacchetto e ci trova dentro delle stampelle inviatele per sbaglio, invece che disperarsi si mette a pensare che in fondo, alla fin fine, il lato positivo c’è, ed è che le stampelle non le servono, perché le sue gambe funzionano. Avere un’amica come Pollyanna è fondamentale nella vita, dovrebbe essere un diritto non negoziabile dell’umanità. Ogni essere umano dovrebbe vedersi garantita per statuto la vicinanza di qualcuno che lo aiuti sempre a vedere il bene che è intrecciato al resto, tra le pieghe della vita, con i suoi fili chiari e scuri annodati, a volte inestricabili. Qualcuno che non perda la calma, che si metta lì ad aiutarti a sciogliere il nodo, che veda la direzione della storia, che sappia ridarti coraggio, qualcuno che sappia fare tutto questo per te non perché non veda la realtà, ma perché vede in controluce la storia guidata da Dio. Io questo amico, un amico vero, l’ho trovato. Si chiama Pippo Corigliano. Pippo non è una persona come tutti gli altri, lui vive con i piedi per terra ma lo sguardo fisso verso il cielo. D’altra parte lui lo ha detto. Anche lui, come san Filippo, preferisce il paradiso.
Per esempio, voi, immagino che siate persone normali come me, no? Se avete quattro buste della spesa e due o tre bambini per mano (si sa che ai genitori spuntano degli arti aggiuntivi in caso di necessità), e vi squilla il cellulare, e il semaforo pedonale è insistentemente arancione tendente al rosso e comincia a piovere, e per quanto siate dotati di superpoteri non riuscite proprio ad aprire l’ombrello e anche ad agguantare il telefono che si è vigliaccamente acquattato in fondo alla borsa, ecco, in quel momento può anche succedere che vi sfugga una piccola imprecazione. Non dico una parolaccia, ma un mannaggia-al-mondo quello sì. Un moto di impazienza, un impercettibile sbuffo. A me sì, succede. Succede di arrabbiarmi se le cose vanno storte, se qualcuno mi fa una prepotenza, se subisco un’ingiustizia.
A Pippo no. Lui trova sempre qualcosa di cui gioire in tutto quello che succede, anche lui come Pollyanna se cade dice “che bello, tanto dovevo scendere”.
Sembra aver capito il segreto della perfetta letizia di San Francesco, che trovava la gioia nell’accogliere la realtà docilmente, vedendo in ogni occasione la possibilità di fare la volontà di Dio. Ma quando dico letizia, dico proprio letizia. Io con Pippo non riesco a stare senza ridere per più di tre o quattro minuti consecutivi. Inventa proverbi a caso, storpia i nomi, prorompe in manifestazioni di genuino entusiasmo per le cose più ordinarie, tipo una bottiglietta d’acqua fresca o una sedia pronte per lui, quelle cose a cui noi tendiamo ad abituarci.
So che si imbarazzerà di questo panegirico, e cercherà di modificarlo, ma dovrà passare sul mio cadavere. Perché persone come lui rendono il mondo un posto più allegro, e non c’è niente di male a spargere la voce. I Pippi esistono!
Se qualcuno sbaglia, lui trova il modo di addossarsene la colpa senza dare troppo nell’occhio. Se qualcuno è insopportabile sarà l’unico a scovare l’unico, minuscolo, quasi invisibile tratto piacevole di quella persona. L’aspetto salvabile, ciò che lo rende amabile (ma solo a lui). Se qualcuno non sa fare una cosa, lui si affannerà a dire quanto sia bravo però a fare quell’altra, in fin dei conti. Perché il suo principio è: se non ne puoi parlare bene, non ne parlare. E se proprio devi criticare qualcuno, ti risponderà “allora comportiamoci bene io e te, e ci saranno due in meno che si comportano male”.
Ecco, queste cartoline dal Paradiso sono una meravigliosa, ostinata, divertentissima prova del fatto che è sempre possibile trovare la gioia. Perché la gioia non è un’emozione, ma una decisione del fondo dell’anima. E il motivo è che se Dio, Dio in persona, l’Onnipotente, è tuo Padre, cosa altro può farti disperare nella vita?
Diceva santa Bernadette che la fede è vedere Dio ovunque, e infatti la Madonna durante una delle apparizioni le insegnò che fare il segno della croce significa proprio questo: prendere su di sé la realtà, tutta intera, farsene carico senza rifiutare niente. E proprio questo è il pallino di Pippo: scovare gente che vive la fede in modo normale, che è felice nella sua vita ordinaria, che parla di Dio dirigendo aziende, impastando torte, visitando malati, cantando canzoni o scrivendo romanzi o pulendo pavimenti.
Ci è capitato di lavorare insieme per la tv, abbiamo girato dei documentari. Io continuavo a proporgli di intervistare suore e preti, e lui, sembrava lui il più giovane e il più fresco dei due, deciso come è a parlare soprattutto delle vite normali delle persone ordinarie, che rivelano Dio non con l’abito, ma con il sorriso o il modo di giocare a tennis o di cuocere la pizza.
Be’, anche io preferisco il paradiso, se è abitato da persone così.