Di seguito il Vangelo di oggi, 16 luglio, lunedi della XV settimana del T.O., con un commento.
I Leviti trasportano l'Arca
In qualsiasi momento l'Arca, ossia la Torà, deve essere pronta ad essere trasportata, trasmessa.
La trasmissione però è compito nostro.
Siamo noi che ci dobbiamo preoccupare di portare fuori la Torà.
Ed a quel punto scopriremo una cosa straordinaria.
Non siamo noi a portare la Torà. È la Torà che porta noi.
I Maestri si sono cimentati sui calcoli circa il peso delle Tavole e dell'Arca nel loro complesso.
I Leviti addetti non avrebbero mai potuto sollevarla,
nemmeno raccogliendo tutte le loro forze.
Il midrash ci spiega che quando essi si apprestavano a sollevare l'Arca
degli angeli li affiancavano e li aiutavano.
Nonostante ciò essi non potevano esimersi dal partecipare allo sforzo.
Noi abbiamo l'obbligo di diffondere e portare la Torà
e di trasmetterla garantendo la sua esistenza.
Se faremo ciò, scopriremo presto che è la Torà che porta noi.
È lei che ci mantiene in vita come popolo e che ci garantisce continuità.
La trasmissione però è compito nostro.
Siamo noi che ci dobbiamo preoccupare di portare fuori la Torà.
Ed a quel punto scopriremo una cosa straordinaria.
Non siamo noi a portare la Torà. È la Torà che porta noi.
I Maestri si sono cimentati sui calcoli circa il peso delle Tavole e dell'Arca nel loro complesso.
I Leviti addetti non avrebbero mai potuto sollevarla,
nemmeno raccogliendo tutte le loro forze.
Il midrash ci spiega che quando essi si apprestavano a sollevare l'Arca
degli angeli li affiancavano e li aiutavano.
Nonostante ciò essi non potevano esimersi dal partecipare allo sforzo.
Noi abbiamo l'obbligo di diffondere e portare la Torà
e di trasmetterla garantendo la sua esistenza.
Se faremo ciò, scopriremo presto che è la Torà che porta noi.
È lei che ci mantiene in vita come popolo e che ci garantisce continuità.
Mt. 10, 34-41
Non
crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a
portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio
dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici
dell`uomo saranno quelli della sua casa.Chi ama il padre o la madre più
di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è
degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di
me.Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua
vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi
accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta
come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto
come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo
un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio
discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".
IL COMMENTO
I
Leviti portavano il peso della loro responsabilità. Erano addetti alla
Tenda della Riunione, il luogo ove era conservata l'Arca dell'Alleanza,
nucleo di quello che nel Tempio diverrà il Santo dei Santi. I Leviti
custodivano la Presenza di Dio, primizie del popolo per assicurare
assistenza al Signore. Avevano messo Dio al di sopra dei loro stessi
fratelli, della famiglia, di tutto; essi dissero dei propri genitori: "Non
li abbiamo mai visti; non portarono riguardo ai fratelli e non
conobbero i figli perché osservarono i Tuoi detti e preservarono il Tuo
patto, essi insegneranno i Tuoi statuti a Giacobbe e la Tua legge ad
Israele; portarono il profumo dinanzi a Te e l'olocausto sul Tuo altare.
O Signore, benedici i loro averi e gradisci l'opera delle loro mani,
ferisci i fianchi di coloro che sorgeranno contro di loro ed i nemici
loro, sì che non possano rialzarsi" (Dt). I
Leviti non avevano parte con il popolo. Loro parte ed eredità era il
Signore. La loro eredità, magnifica; la loro sorte, caduta su luoghi
deliziosi. La loro vita era tutta per l'Arca, per la Torah, per il cuore
stesso di Dio, da dove, nel giorno di Yom Kippur, il Sommo Sacerdote
gridando il Nome dell'Altissimo impetrava e otteneva il perdono per
tutto il Popolo. Il Santo dei Santi che la Croce di Cristo ha dischiuso
ad ogni uomo. Le viscere misericordiose di Dio accessibili a ciascuno di
noi. Per mezzo del corpo benedetto del Signore.
Il
Santo, il totalmente altro, Dio, s'è fatto uomo per salvare ogni uomo.
La Parola s'è fatta carne perchè ogni uomo possa tornare al Padre. La
Parola, come una spada, penetra sin nelle giunture più profonde di
ciascuno di noi, per separare, per dividere, per vagliare. Per
illuminare, per fare verità. Per strappare dal dominio della carne e
delle passioni, del peccato e della morte. Per liberare. La Pace che
annuncia il Signore apparendo ai discepoli è il frutto d'un
combattimento senza esclusioni di colpi. La divisione che ha lacerato le
carni del Signore, la spada che ha trapassato il cuore di Maria, sono
queste la nostra salvezza. La Parola di verità, la Parola crocifissa che
scioglie i legami morbosi, costruiti sui compromessi. Che spezza le
catene della dipendenza affettiva. Che rompe il muro sentimentale che
umilia l'orizzonte infinito della vita divina. La Sua Spada, la Parola
di fuoco, l'incontro di verità e misericordia a salvare le nostre vite.
Portare la Croce, il peso della responsabilità. La vita è seria, un cuore indiviso è la felicità.
L'amore al Signore, libero, e, in Lui, l'amore alle creature, anche le
più prossime. La libertà di vivere seriamente nelle croci di ogni
giorno, di portare sempre nel proprio corpo il morire di Gesù, perchè
anche la Sua resurrezione appaia nelle nostre esistenze. Il Signore vivo
in noi, novelli Leviti del Terzo Millennio. Portando l'Arca
dell'Alleanza Nuova ed Eterna che Gesù ha stabilito con l'umanità.
Piccoli, deboli, incompresi, rifiutati. Umiliati. Cristiani. Cristo.
Offrendo a chiunque ci incontri di amare e servire Cristo in noi,
nell'Arca che custodisce Cristo, la nostra vita, le nostre storie, che
custodiscono la Presenza misteriosa di Dio. Offrendo, dalla nostra
Croce, a tutti la ricompensa eterna. La
nostra vita, libera e unita al Signore, anche oggi, è un segno per ogni
uomo. Un segno di Cristo, del Cielo, del suo amore; e scoprire che,
assumendo ogni giorno la nostra storia, così come il Signore ce la dona,
portando l'Arca per la quale siamo stati eletti, "è la Torà che porta noi. È lei che ci mantiene in vita come popolo e che ci garantisce continuità".