giovedì 19 luglio 2012

La ricerca malata dell'Assoluto


Propongo come lettura spirituale per questo caldo giovedi 19 luglio un articolo che traggo da "Civiltà Cattolica" del 17 aprile 2010. Si tratta di un testo profondo, semplice e attualissimo, come vedrete.


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LA LUSSURIA(*),
UNA RICERCA MALATA DELL’ASSOLUTO
                                                             
                                                                                 GIOVANNI CUCCI S.I.

Caratteristiche della lussuria
 La lussuria viene designata anche con il termine di «fornicazione» che, secondo Isidoro,
deriverebbe da fornix, una costruzione ad arco dove usavano fermarsi le prostitute; con lo
stesso termine Cassiano traduce la parola greca porneia presente in Mt 5,32 e 19,9 e in san
Paolo, nel contesto dei vizi propri dell'uomo carnale (Rm 1,24-32; 13,13; 1 Cor 6,9; Gal
5,19-21 ecc.).
E' san Gregorio Magno a introdurre il termine «lussuria», indicando con essa un
comportamento disordinato, sregolato, non specificamente sessuale anche se attinente al
corpo, come l'eccesso nei cibi e nel bere.
Questo vizio è strettamente legato a ciò che la morale cattolica indica con il termine di
«concupiscenza», intendendo una tendenza disordinata, propria di una realtà che ha smarrito
il suo fine proprio e con esso anche la giusta proporzione e il senso della misura. Già da tale
premessa si può notare la differenza tra la lussuria e l'amore, come nota Blackburn:
«L'amore persegue l'amore dell'altro con autocontrollo, cura, ragione e pazienza. La
lussuria cerca soltanto la propria gratificazione,  a capofitto, insofferente a qualsiasi
controllo, incurante della ragione. L'amore prospera col dialogo a lume di candela. La
lussuria si realizza indifferentemente in un portone o in un taxi, e il suo lessico è costituito
da grugniti e suoni animaleschi. L'amore è una singolarità: esiste solamente l'Altro, adorato,
l'unica stella intorno alla quale gravita l'innamorato. La lussuria prende quello che capita.
Gli innamorati si fissano dritto negli occhi. La lussuria guarda sfuggente, architettando
raggiri, stratagemmi, seduzione, cogliendo al volo ogni opportunità. L'amore cresce con la
conoscenza e il tempo, con il corteggiamento, la verità e la fiducia.
La lussuria è una scia di indumenti nel corridoio, una mischia fra giocatori di rugby.
L'amore dura, la lussuria nausea».
La lussuria era ben nota anche alla riflessione filosofica classica. Aristotele la designa con i
termini di «incontinenza» e «licenziosità», comportamenti opposti alla virtù della
temperanza, del dominio di sé, e paragona il lussurioso a un bambino che è diventato ribelle
all'autorità; allo stesso modo il lussurioso si mostra refrattario all'insegnamento della
ragione: «Tutti converranno che a buon diritto l'incontinenza è biasimevole, giacché ci è
insita non in quanto siamo uomini, ma in quanto animali. Pertanto, godere di tali sensazioni
e amarle sopra ogni cosa è bestiale». Cicerone a sua volta valuta l'amore sfrenato come una
forma di follia, di smarrimento della ragione e, perciò, della misura e dell'ordine, una perdita
della dignità della persona, un aborrimento generale, di sé e dell'altro; però, a differenza
delle altre forme di follia, questa è volontaria.
La Bibbia riconosce nella lussuria anzitutto una forma di idolatria, perché associata alla
prostituzione sacra e ai riti della fertilità propri dei culti dei popoli circostanti; per questo
viene anche simboleggiata dalla donna straniera (Prv 7,6-27). Accanto a ciò emerge pure la considerazione della lussuria come ricerca sfrenata del piacere, incapace di sottostare alla
retta ragione, e in questi termini sarà ripresa nella teologia scolastica. Si tratta di un vizio
capitale perché conduce allo smarrimento del senso della misura e del limite e richiede,
come una droga, dosi sempre più massicce, fino alla totale rovina: «Non ti abbandonare alla
tua passione, perché il tuo vigore non venga abbattuto come un toro; divorerà le tue foglie e
tu perderai i tuoi frutti, e ti ridurrà come un legno secco Una passione malvagia rovina chi la
possiede e lo fa oggetto di scherno per i nemici» (Sir 6,2 4; cfr 18,3 1). Per questo il
comportamento erotico tende a spostarsi sempre più sul versante della perversione,  una
forma di odio erotizzato e distruttivo.
San Tommaso considera questo vizio una forma di malattia della mente: a monte del
comportamento proprio della lussuria si trova infatti una precedente deliberazione della
ragione, e non è mai un semplice atto della sensibilità emotiva: «Proprio nell'atto della
lussuria la ragione non può deliberare, ma ha potuto deliberare prima, quando ha dato il suo
consenso all'atto, e perciò gli è imputato come peccato». Come ha riconosciuto la maggior
parte degli autori che hanno studiato la dinamica di questo vizio, la posta in gioco è in sede
di valutazione: nella lussuria, almeno nel suo momento iniziale, sono la ragione e la volontà
a comandare alla sensibilità e ad indirizzarla verso ciò che si ritiene essere il bene.
Che la lussuria presenti questo tipo di «impazzimento coltivato deliberatamente» si può
vedere nell'episodio di Davide e Betsabea (cfr 2 Sam 11-12): appesantito dall'ozio, Davide
cade senza avvedersene nella brama del piacere, il che apre a sua volta la strada a peccati
sempre più gravi come la corruzione, la menzogna, il tradimento, la viltà , l'assassinio... Egli
smarrisce non solo la continenza ma il rispetto verso la donna altrui, l'onestà e la sua dignità
di sovrano e di uomo.
Il brano mostra anche con una certa ironia come Davide rimanga perfettamente capace di
valutare la gravità delle azioni commesse quando, ascoltando la parabola di Natan, le vede
compiute dagli altri, senza rendersi conto che in tal modo condanna se stesso: «"Chi ha fatto
questo è degno di morte"[...]  Allora Natan disse a Davide: "Tu sei quell'uomo"» (cfr 2 Sam
12,5.7).
La lussuria, vizio della mente
Alla luce delle considerazioni sin qui svolte si può dire che il vizio della lussuria, a prima
vista proprio della sfera biologica, presenti caratteristiche soprattutto culturali.  La lussuria è
infatti legata essenzialmente alla fantasia e all'immaginazione, trovando stimoli e
suggestioni nei mezzi di comunicazione: televisione, romanzi, riviste, film. Gli stessi
comportamenti tradizionalmente legati a tale vizio confermano la sua indole propriamente
culturale. Si pensi alla celebre descrizione letteraria del personaggio di Don Giovanni: egli
mette in atto le sue seduzioni con un criterio strettamente intellettuale e non sembra succube
di passioni o sentimenti particolari. L’unica cosa che lo interessi veramente è accrescere la
propria «collezione» di donne. Significativa è al riguardo una celebre declamazione del
«catalogo» di Don Giovanni, compiuta dal servo Leporello.
Quello che colpisce in tale descrizione è la totale assenza di passione e di umanità: la
lussuria viene qui presentata come una specie di catena di montaggio della libidine, ciò che
importa è la quantità e la velocità di produzione delle conquiste, subito dissolte nella
dimenticanza. Come in una forma di coazione a ripetere, tutto risulta completamente anonimo, l'unica caratteristica degna di nota è «che porti la gonnella». Questa predilezione
per il numero mostra come alla base della lussuria non si trovi affatto l'eros, ma piuttosto un
gretto calcolo, come nota acutamente Mathieu: «Non c'è dubbio che la smania di seduzione
di Don Giovanni sia più cerebrale che sensuale. Lo stesso catalogo delle conquiste lo
dimostra [ ...]. Esso fa pensare che la tentazione diabolica sia di natura intellettuale».
«Purché porti la gonnella» è di fatto una manifestazione di feticismo, una modalità di
valutazione e comportamento interamente rivolta a ciò che la psichiatria chiamerebbe
«l'oggetto parziale», caratteristico della perversione, sintomo di uno sviluppo bloccato della
personalità, incapace di coinvolgersi e di incontrare la persona nella sua totalità, in una
relazione alla pari. Il rapporto tra lussuria e immaginazione diviene ancora più evidente
qualora si prendano in considerazione i disturbi da dipendenza da internet. Qui l'immagine,
e soprattutto la sua rielaborazione fantastica, finiscono per assorbire completamente la
mente del «navigatore», fino a spegnere del tutto, non solo il desiderio sessuale, ma ogni
altro tipo di interesse e attività: «La più immediata ed evidente conseguenza della
pornodipendenza è il calo drastico della tensione sessuale, sia per gli uomini sia per le
donne e per gli uomini una insorgente impotenza parziale o totale. La pornodipendenza
modifica in modo negativo tutti gli aspetti della vita di un individuo: rapporti di lavoro,
capacità di applicazione e attenzione al proprio lavoro, applicazione allo studio, rapporti di
amicizia e di amore, progressiva sfiducia in se stessi [ ...], condizionamento a guardare i
potenziali partner soltanto ed esclusivamente come oggetti pornografici».
La pornografia rivela grandi paure nell'ambito affettivo, perché conduce alla fuga dalle
difficoltà legate a una relazione reale e stabile e a rifugiarsi in una fantasia irreale ma
rassicurante. Ma questo surrogato di potere e di evasione viene pagato a un prezzo
altissimo; il pornodipendente finisce per crearsi un mondo alternativo a quello in cui vive e
a rifugiarsi sempre più in esso, non sopportando il peso e la responsabilità della vita reale:
«Se utilizzate in maniera cosciente, le fantasie sessuali possono creare un anti-ordine, una
sorta di evasione, e un piccolo spazio verso il quale possiamo scappare, specialmente
quando le fantasie fannocrollare le distinzioni nette e opprimenti fra attivo e passivo,
maschile e femminile, dominante e sottomesso».
Nell'uomo, l'organo sessuale per eccellenza è il cervello, il suo universo culturale; in tale
sede trovano la loro radice i comportamenti devastanti della lussuria, una cosa d'altronde
ben nota alla tradizione filosofica: «L’appetito che gli uomini chiamano concupiscenza, e la
frustrazione che ad esso è relativa, è un piacere sensuale, ma non solo quello [ ...], ma un
piacere o gioia della mente consistente nell'immaginazione del potere di piacere, che essi
posseggono in tanta misura».
La lussuria è dunque il vizio della quantità, non del piacere, della compulsione, non
dell'amore, dell'atto, non del corpo; parlare dunque di «paralisi della mente», ad opera della
passione, può essere forse appropriato per l'ira ,  ma non per la lussuria. Ci può essere
certamente una passione irrefrenabile, ma questo sarà semmai proprio di una caduta
occasionale, non del ripetersi continuo di un atto, fino a diventare vizio, come nella lussuria.
Si potrà avvertire la passione per una persona, ma in tal caso essa avrà piuttosto i connotati
dell'innamoramento e dell'interesse personale il che, di nuovo, è ben diverso dalla
«collezione anonima» del lussurioso, che cerca il piacere, non una specifica persona, subito
dimenticata. Questa ripetizione compulsiva mostra tuttavia ben presto la ritrosia dei sensi ad essere coinvolti nelle macchinazioni della mente: basti pensare al numero di prodotti
reclamizzati per mantenere viva a tutti i costi la carica erotica.
Una ricerca malata dell'Assoluto
Il fatto che la lussuria non cessi con l'arrivo della «pace dei sensi», senile o virtuale come
nelle dipendenze da internet, mostra il carattere spirituale di questo vizio, vizio intellettuale,
di fantasia e immaginazione perché malato di assoluto. Don Giovanni nelle sue peripezie
cerca la bellezza assoluta, totale, perfetta, eterna, senza riuscire mai a trovarla. Egli si illude
di rinchiudere ogni cosa nel numero: il numero del catalogo delle sue conquiste rispecchia la
sua visione del mondo: il «due più due fa quattro»  è anche il suo modo di vedere la vita,
all'insegna del materialismo.
J. Bosch aveva colto molto bene questo elemento spirituale, raffigurando in maniera strana
questo vizio, mediante un'arpa dimenticata dagli amanti, un dettaglio apparentemente
secondario, che il pittore pone tuttavia al centro della scena, come a mettere in evidenza in
questo smarrimento la deriva più grave della lussuria. Un autore commenta così questo
dettaglio: «Che significa tale abbandono? Semplicemente che i protagonisti del quadro,
presi come sono dal loro gioco "terreno", non hanno tempo per volgere almeno un pensiero
al cielo, cioè a quell'amore divino che è la forza motrice di tutte le cose e di cui l'arpa,
appunto, è lo strumento per cantarne le lodi [ ...].
La lussuria, infatti, è il vizio che caratterizza chi, rinnegando Dio, fa del corpo umano l'idolo
a cui rendere un esclusivo omaggio. In un certo senso, il suo peccato di fondo è l'uso
distorto di quell'amore che, secondo Dante, muove il sole e le altre stelle».
Questa richiesta di assoluto si nota anche nella tendenza a idealizzare la sessualità e a
rivolgere all'altro richieste eccessive, non accettandone la finitezza. Una sessualità
promiscua e discontinua, oltre a rendere più difficile la conoscenza dell'altro, passa con
facilità agli estremi, ugualmente irreali, dell'idealizzazione e della svalutazione. E' una
conseguenza della cultura detta del narcisismo, in cui l'essere umano vorrebbe mettersi al
posto di Dio, credendosi il centro dell'universo: «I rapporti personali sono diventati sempre
più rischiosi, essenzialmente perché non offrono più alcuna garanzia di stabilità. Uomini e
donne avanzano reciprocamente richieste esagerate e se a tali richieste non corrisponde una
risposta adeguata si abbandonano a sentimenti irrazionali di odio e astio».
Nella lussuria si è smarrita la «decorazione», rappresentata dall'arpa; in altre parole
l'elemento culturale, simbolico, spirituale e religioso, cioè quanto di umano si trova nella
sessualità. Chi cade in questo vizio si ritrova solo con le sue fantasie, incapace di incontrare
l'altro: «Il lussurioso è una candela che consuma se stessa. Il suo vero pascolo lo trova nel
dominio senza confini dell'immaginazione. Non a caso perciò la lussuria è il vizio
dominante dei poeti [ ...]. E, sempre non a caso, sono stati in primo luogo i poeti a dargli,
come dire?, una patente di nobiltà, facendone quasi una specie di fiore perverso
dell'erotismo».
Conseguenze della lussuria
La lussuria è di sua natura distruttiva, anzitutto perché nega la realtà, poiché il suo mondo è
l'immaginazione, un mondo falso e superficiale, che spinge a fuggire l'intimità, la
manifestazione dei sentimenti e della tenerezza. Ciò che viene distrutto, in particolare, è la fiducia nell'altro, la verità di un rapporto, il desiderio di coinvolgersi: una delle ferite più
gravi e difficili da rimarginare in seguito a una delusione d'amore è proprio la capacità di
dare fiducia, costituendo una pesante ipoteca circa una eventuale progettualità futura.
Una delle conseguenze più frequenti della promiscuità sessuale e dei rapporti occasionali,
senza impegno di alcun genere, è la difficoltà a vivere relazioni durature, a credere alla
fedeltà e alla fiducia, sperimentando una condizione di instabilità generale. Tutto ciò
introduce un senso di precarietà che diventa pericolosamente destabilizzante, anzitutto
interiormente, poiché per vivere è indispensabile un minimo di stabilità, «una fede
nell'ordine», per riprendere un'espressione di  P. Berger. Questo senso di precarietà  si
perpetua nel corso delle età successive, tendendo a mantenere la persona in una sorta di
adolescenza prolungata (la cosiddetta «sindrome di Peter Pan»), che può arrivare fino alla
vecchiaia, dove però l'insorgere dell'età, il trascorrere degli anni e lo sfiorire dell'aspetto
fisico, specie per le donne, fanno drammaticamente prendere consapevolezza dell'irrealtà di
tale prospettiva; e poiché si invecchia come si è vissuti, mancando altri valori e interessi, o
più semplicemente la capacità di un impegno duraturo, quest'ultima fase della vita rischia di
trasformarsi in una squallida solitudine senza speranza.
Per Freud la perversione è una malattia che rende tristi e infelici coloro che ne sono affetti, e
la sua proposta terapeutica non è mai stata orientata a vivere la sessualità senza regole e
controllo,
e nemmeno a esaltare un'impostazione di vita libertina . La sua analisi della perversione è
straordinariamente simile alla situazione di chi ha enfatizzato il desiderio e le aspettative
sessuali, come avviene, ad esempio, nella ninfomania: «Molti ninfomani sono incapaci di
trovare soddisfazione emotiva dal sesso. L’incessante aumento del loro desiderio sessuale
può risultare da una forma di disturbo cerebrale, psicosi, abuso di sostanze, o ad acting out
dovuti a qualche problema emotivo» . Di nuovo, alla base di tali comportamenti si ritrova
una dinamica essenzialmente cerebrale.
Questo era il senso dell'espressione paolina della mente carnale, propria di chi «corre dietro
alle proprie immaginazioni»(Col 2,18); è la caratteristica di chi non può capire il linguaggio
dello spirito, divenuto come un idioma sconosciuto, che prende per farneticazione, senza
accorgersi che è proprio lui che sta farneticando:  «Certamente tra tutti i danni provocati
all'anima dalla lussuria il più grave appare quello che investe la più nobile delle sue facoltà,
la ragione, che a causa della veemenza dei desideri, degli affetti e dei piaceri connessi a
questo vizio perde il ruolo di dominio e di controllo sulle attività umane che le spettano di
diritto [ ...]. Il danno è enorme: l'asservimento della ragione alla carne fa precipitare l'uomo
in una condizione animale e gli impedisce di conoscere e di raggiungere quel bene da cui
dipende la sua salvezza. Una lunga tradizione, prima pagana e poi cristiana, ha spesso
insistito sui danni che l'attività sessuale procura all'esercizio della ragione elaborando un
modello ideale di sapiente capace in nome dei piaceri dell'intelligenza di rinunciare a quelli
della carne».
La riflessione filosofica e religiosa ha insistito  sulla necessità di un’educazione morale,
spirituale e affettiva alla sessualità, da viversi  all'interno di un contesto stabile e unitario
come la famiglia; e questo non solo per garantire la stabilità economica e sociale, ma anche
perché c'è in gioco qualcosa di essenziale per lo sviluppo della persona umana: basti pensare
alla gravità dei problemi mostrati qualora venisse  a mancare questa stabilità affettiva,
soprattutto nei primissimi anni di vita del bambino. Senza amore, un bambino non potrebbe
vivere; un ambiente all'insegna della stabilità e dell'affetto lo rassicura e gli consente di sbocciare alla vita; senza ordine, fiducia e stabilità non sarebbe possibile lo sviluppo di una
vita umana: «Di fatto, gli psicologi dell'infanzia ci dicono che non può esservi maturazione
psicologica se, all’inizio del processo di socializzazione, non c'è la fede nell'ordine [ ...]. Il
ruolo che un genitore si assume non è soltanto quello di rappresentare l'ordine di questa o
quella società, bensì l'ordine in sé, l'ordine che regge l'universo e che ci persuade alla fiducia
nella realtà».
Quando questo non avviene, rimane nel bambino e in seguito nell'adulto un'ansia diffusa, un
senso di precarietà, che si manifesta nella difficoltà a dare fiducia, a coinvolgersi, insieme a
malesseri di tipo fisiologico come frigidità, depressioni, instabilità nell'umore, tentativi di
compensazione e di cura di vario tipo (psicofarmaci, droghe, alcool, fumo, terapie
psichiatriche), incapacità di innamorarsi, e soprattutto una grande paura di amare: «Verso la
fine dell'adolescenza molte ragazze hanno già avuto esperienze di amori infelici e sono ben
consapevoli che l'amore può non essere sinonimo di stabilità [ ...]. Così una dichiara: "Ciò
che voglio fare adesso è trovare una carriera che mi piaccia... se mi sposo o vivo con
qualcuno che mi piace e poi mi lascia, non avrò di  che preoccuparmi perché sarò
completamente indipendente". Eppure, come molte altre intervistate, anche lei riprende i
temi dell'idillio e della sessualità: 'Voglio avere un rapporto ideale con qualcuno. Credo che
voglio qualcuno che mi ami e si prenda cura di me tanto quanto io"». Nonostante le
delusioni subite, al fondo rimane comunque un desiderio di pienezza, di completezza e di
totalità che richiede il coinvolgimento dell'intera persona.
Rimedi alla lussuria
Si è visto come la conversione della lussuria debba passare essenzialmente per la mente,
essa richiede cioè una conversione dei criteri della vita, delle relazioni, degli affetti, degli
interessi.
Si può qui ritrovare una conferma ulteriore dell'importanza di un lavoro capillare su di sé,
individuando le modalità con cui si nutrono la mente e lo spirito. Senza un'adeguata
conoscenza di sé e un profondo desiderio di cambiare, diventa difficile fronteggiare la
lussuria. Essa infatti, risiedendo nella mente, diventa un'idea fissa che ossessiona, anche
quando la carne non è più in grado di accompagnarla: «Più di qualunque altro vizio, la
lussuria può essere vinta soltanto estirpandone le radici. E' inutile affannarsi con secchi a
buttare fuori dalla nave che sta affondando l'acqua, mentre essa è piena di buchi: l'unica
cosa da fare è tappare i buchi. La nostra vita, soprattutto oggi, è fatta di un continuo
assorbire stimoli di lussuria» . Ciò significa anzitutto saper riconoscere che cosa si stava
veramente cercando nella molteplicità di avventure  occorse: «La dipendenza è
probabilmente l'unica malattia che è necessario capire per poter guarire».
Questo percorso, per poter essere svolto in maniera efficace, richiede anche un'adeguata vita
spirituale. Se la lussuria risulta essere una ricerca distorta di assoluto, non può venire
contrastata in maniera efficace se non offrendole quanto stava velatamente chiedendo. E’
questo l'aspetto decisivo. I padri spirituali, riprendendo il Vangelo, mettevano in guardia
colui che vuole cambiare vita: se il cuore è vuoto, può cadere in vizi peggiori (cfr  Lc
11,2426). Da qui l'invito di Cassiano a nutrire bene lo spirito, mediante la preghiera, la
meditazione della Parola di Dio, l'esercizio della carità. In tal modo si troveranno energia e
motivazioni per disintossicarsi e divenire signori del proprio corpo: «Come molto spesso, è
utile a coloro che soffrono di una determinata malattia non mostrare a essi neppure i cibi che farebbero loro male, onde evitare di far nascere in
loro un desiderio che sarebbe fatale, così la calma e la solitudine sono molto utili  per
combattere queste malattie particolari, affinché lo spirito malato, senza più essere disturbato
da molte immagini, possa giungere a una visione interiore più pura e sradicare più
facilmente il fuoco pestilenziale della concupiscenza».
Un altro aiuto importante è dato dalla presenza di relazioni sane, capaci di esprimere la
bontà, la donazione di sé, la tenerezza, l'attenzione all'altro, tutti atteggiamenti antitetici alla
lussuria.
E’ l'interesse affettuoso verso l'altro, visto nella sua unicità speciale, a costituire la
differenza fondamentale tra lussuria e amore: «Uno dei migliori test di amore autentico è
quanto uno si senta affezionato verso l'altro partner dopo il rapporto e prima che sia tornata
la passione sessuale.
Un  test ancora migliore è se l'amore rimane forte anche quando il rapporto sessuale è
impossibile per un lungo periodo di tempo, come quando il coniuge è ammalato [ ...]. Come
la stella polare, cui il navigatore fa costantemente riferimento, l'amore è saldo di fronte agli
ostacoli. Questo perché è unione di persone, non di corpi. L’invecchiamento, la mancanza di
bellezza esteriore, la malattia o le calamità non diminuiscono l'amore quando le sue
fondamenta affettive rimangono intatte. La lussuria è egocentrica, capricciosa, instabile.
L’amore è permanente, stabile e altruistico. La lussuria usa il corpo di altri per soddisfare il
suo appetito per il piacere. L'amore dà tutto se stesso, corpo e anima, per rendere l'altro
felice».
La nostalgia profonda di pienezza, presente nel cuore di ogni uomo che ha amato, dice che
questo cambiamento di mentalità è sempre possibile. Si pensi, ad esempio, alle situazioni di
grande fragilità e sofferenza, proprie del contesto terapeutico; esse spesso rivelano, con
sorpresa dello stesso terapista, l'emergere inaspettato di un essere capace di esprimere il
meglio di sé dal punto di vista affettivo e relazionale: «Come accade che il feticista, per
esempio, che delle donne amava solo i piedi e le scarpe, a un certo punto arriva a desiderare
una donna anche al di sopra delle caviglie? Questa conversione etica è il piccolo miracolo
della cura analitica [ ...]. Questa conversione può essere spiegata in un solo modo: se non
soffre eccessivamente, ogni essere umano tende a essere spontaneamente etico, ovvero a
curarsi degli altri come soggetti [ ...]. La psicoanalisi e altre teorie hanno fatto bene a
ricordare che in ogni soggetto - foss'anche un santo - si annidano egoismo, odio, invidia [ ...]
Ma è anche vero il contrario, ossia che persino in  una canaglia c'è qualcosa di etico, un
qualche interesse per gli altri non come semplici strumenti delle proprie soddisfazioni».
La sessualità vissuta all'interno di una relazione capace di esprimere più tenerezza affettuosa
che erotismo sfrenato consente di ritornare sulle ferite del passato e di rimarginarle: la via
della guarigione, come la tenerezza, è sempre possibile per chi la cerca con sincerità,
disposto a giocarsi per essa e a sottomettersi alle sue leggi.
Perché l'amore, come la bellezza, ha bisogno della custodia della legge.
Riassumendo:
Cosa è la “lussuria” ?
1. La lussuria  deriva da “lusso” che significa “eccesso”, “sovrabbondanza”. Nell’elenco dei
vizi capitali occupa il terzo posto. Dopo la superbia e l’avarizia, viene subito la lussuria. Nella mentalità moderna per lussuria si intende riferirsi alla ricerca disordinata e sregolata
dei piaceri della carne, in particolare nella sfera della sessualità.
2. La lussuria è un “vizio” che comporta l’uso irrazionale di potenzialità iscritte nell’essere
umano. E’ un agire capriccioso e sfrenato in contrasto con la finalità propria, e, usare in
modo intemperante e sregolato la stessa potenzialità, disgiunta di ogni senso di misura e di
responsabilità.
3. La lussuria –  al contrario dell’amore “casto”, proteso sempre al bene dell’altro – cerca
soltanto la propria gratificazione, a capofitto, insofferente a qualsiasi controllo, incurante
della ragione.
4. L’amore cresce con una conoscenza reciproca sempre più profonda nella verità e nella
fiducia vicendevole.  Al contrario, la lussuria prende quello che capita con raggiri,
stratagemmi, seduzioni, cogliendo al volo ogni opportunità.  L’amore dura, la lussuria
nausea.
5. Aristotele, pensatore pagano, designa la lussuria come “incontinenza” e “licenziosità” – in
opposizione alla virtù della temperanza, del dominio di sé… L’incontinenza è biasimevole
in quanto ci abbassa al livello di animali. “Pertanto –  afferma Aristotele – godere di tali
sensazioni disordinate e amarle sopra ogni cosa è bestiale”.
6. Cicerone – altro pensatore pagano – considera l’amore sfrenato “irresponsabile” – come una
forma di follia, di smarrimento della ragione e, perciò, della misura e dell’ordine, una
perdita della dignità della persona.
7. Secondo la Bibbia, la lussuria è una forma di idolatria. E’ vista come una ricerca sfrenata del
piacere, come un comportamento irrazionale. Fa perdere il senso della misura e del limite.
Esige, come una droga, dosi sempre più massicce, fino alla totale autodistruzione. Il
comportamento erotico porta alla perversione della mente e si manifesta in gesti distruttivi.
8. S. Tommaso, pensatore cristiano, considera la lussuria una malattia della mente. A monte
dei comportamenti lussuriosi ci sta una libera decisione della ragione. E’ paradossale che la
ragione stessa decida della sua autodistruzione, in quanto decide di compiere atti irrazionali
(contro la ragione). E’ la ragione che autorizza a compiere un atto che nel suo compiersi è
irrazionale. La lussuria è un tipo di “impazzimento” coltivato deliberatamente.
9. La lussuria è legata essenzialmente alla fantasia e immaginazione, è, perciò, favorita e
sollecitata da suggestioni e stimoli che vengono dai mezzi di  comunicazione: televisione,
cellulare, riviste, film. La lussuria è come una specie di catena di montaggio della libidine…
Terribile e disastrosa è la dipendenza da internet… La porno dipendenza modifica tutti gli
aspetti della vita di un individuo… si può arrivare al punto di guardare solo in vista di
potenziali partner esclusivamente come oggetti pornografici.
10. La pornografia, quando si impossessa di una persona, le impedisce relazioni vere e stabili.
E’ un surrogato di alienazione – che si paga a un prezzo altissimo. Il porno dipendente si
costruisce un mondo alternativo a quello reale e si rifugia in esso intollerante della
responsabilità della vita reale.
11. L’organo sessuale per eccellenza è il cervello, è il cervello la sede dei comportamenti
devastanti della lussuria. Tutto parte dall’immaginazione, assecondata dalla volontà e dalla
ragione. Nell’ira si può parlare di “paralisi della ragione”, ma non nella lussuria, conseguenza di atti deliberati dalla ragione. (Decido con la ragione di partecipare a un
“festino” che si conclude in una vera e propria orgia). Si parte con la ragione, ma poi
“nell’atto” si rifiuta la ragione, sarebbe di disturbo nel rimproverarci l’irrazionalità del
comportamento.
12. La lussuria non porta mai alla pace. Essa nasconde una ricerca di assoluto – che non riesce a
trovare. La lussuria è il vizio che caratterizza chi, rinnegando Dio, fa del proprio corpo
l’idolo a cui rendere un esclusivo omaggio.
13. Questa richiesta di assoluto si nota anche nella tendenza a idealizzare la sessualità e a
pretendere dall’altro richieste sproporzionate dove l’essere umano è collocato al posto di
Dio. Il lussurioso è una candela che consuma se stessa. Il suo vero pascolo lo trova nel
dominio senza confini dell’immaginazione.
14. Sono nefaste le  conseguenze della lussuria. La lussuria è di sua natura distruttiva, nega la
realtà, vive in un mondo falso e superficiale di fantasie… C’è vuoto di fiducia e di
verità…La persona lussuriosa rimane in una permanente adolescenzialità,  si invecchia come
si è vissuti, senza valori, senza ideali, senza interessi profondi… E’ pericoloso e deleterio
enfatizzare desideri e aspettative sessuali, come paradisi artificiali, come valori assoluti –
che impediscono la comprensione del linguaggio dello spirito, divenuto come un idioma
sconosciuto…
15. Il più grave danno provocato dalla lussuria è l’oscuramento della ragione, sbilanciata dalla
veemenza di questo vizio, che annulla il suo ruolo di dominio e di controllo. La
sottomissione della ragione alla carne fa precipitare l’uomo in una condizione animale e gli
impedisce di raggiungere quel bene da cui dipende la sua salvezza. E’ devastante il danno
che l’attività incontrollata e irresponsabile sessuale procura all’esercizio della ragione.
16. E’ indispensabile un’educazione morale, spirituale, affettiva alla sessualità, da viversi
all’interno della famiglia, è in gioco lo sviluppo equilibrato della persona umana.
17. Ci sono rimedi alla  lussuria. Senza una adeguata conoscenza di sé e un profondo desiderio
di cambiare, diventa difficile fronteggiare la lussuria. Essa può essere  vinta estirpando le
radici. Prendere le distanze dagli stimoli della lussuria. Richiede anche una seria vita
spirituale. Se la lussuria è ricerca distorta di assoluto, può essere contrastata offrendo quanto
stava velatamente cercando in modo sbagliato. E’ questo l’aspetto decisivo.
18. Bisogna nutrire lo spirito, mediante la preghiera, la meditazione della Parola di Dio,
l’esercizio della carità. E’ questo il modo per disintossicarsi e divenire signori del proprio
corpo. Evitare le occasioni e le seduzioni del mondo per non essere distolti da un nuovo
modo di impostare la vita.
19. Coltivare relazioni sane, capaci di irradiare bontà, verità, amore sincero. Tutti atteggiamenti
antitetici alla lussuria. La lussuria usa il corpo degli altri per soddisfare il suo appetito per
il piacere. L’amore dà tutto se stesso, corpo e anima, per rendere felice l’altro.
a  cura di D. Mario

* * *
(*):  Sulla lussuria vedi anche in questo blog i post seguenti:
07 Lug 2012
Potremmo, perciò, ricomporre questa esperienza umana secondo tre livelli coordinati, che la lussuria invece scardina e deforma. Il primo è quello del sesso nella sua fisicità e biologicità: appetitus ad mulierem est bonum ...

19 Gen 2011
La sapienza dei padri della Chiesa fin dai primi secoli ha saputo distinguere tra alcuni peccati gravissimi - passibili di «scomunica» e di una lunga penitenza pubblica prima della riammissione nella comunità cristiana: ...