Riporto da "Libero" di oggi, 26 luglio 2012, a firma di Antonio Socci.
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Era il giugno 1988, mancavano solo pochi mesi al crollo definitivo dell’Impero sovietico, ma già c’erano tutti i segni del fallimento del terribile esperimento comunista.
A un convegno a Leningrado il cardinale Carlo Maria Martini disse: ogni volta che “si è rifiutato Dio, se ne è perso o sminuito il senso o lo si è presentato in modo scorretto, ci si è incamminati verso forme più o meno larvate di decadenza dell’uomo e della stessa convivenza sociale”.
Il comunismo era stato imposto proprio con questa certezza: l’eliminazione di Dio come premessa per il regno dell’umanità, del benessere e della felicità.
Sappiamo com’è andata a finire. Cancellato Dio è stato distrutto l’uomo. Perché “se Dio non c’è tutto è permesso” (Dostoevskij).
Mi chiedo: non sta accadendo la stessa cosa in Europa? Non si addicono oggi al nostro continente quelle parole che il cardinale Martini pronunciò a Leningrado alla vigilia del crollo del comunismo?
L’Unione europea – che per tanti versi, diceva Vladimir Bukovskij, somiglia all’Unione sovietica – si è costituita proprio, attorno al 2000, estromettendo i popoli europei dalla decisione sul loro futuro e rinnegando sia le “radici cristiane” (cancellate dal progetto di Costituzione europea), sia le origini spirituali del progetto europeista.
Infatti De Gasperi, Adenauer e Schumann, sessant’anni fa, pensarono e vollero la comunità europea sulle basi culturali cristiane, per combattere i totalitarismi e per mettere fine alle guerre che avevano devastato il continente.
Ma appena la tecnocrazia si è impossessata del progetto europeista è ricominciata la guerra.
Stavolta fatta non più con i cannoni, ma una guerra economica, che sta provocando distruzioni e drammi umani paragonabili a quelle delle guerre reali.
Fra l’altro si tratta pure di una tecnocrazia incapace, avendo imposto una folle unione monetaria senza banca di riferimento e senza stato. Così adesso siamo alla frutta. Anzi, alla grappa.
L’Europa è devastata dalla speculazione, l’unione è diventata disunione, dilaga la miseria e la paura del futuro. Faticosamente la famiglia resta una delle poche cellule di coesione, ma è aggredita da ogni parte.
In compenso abbiamo i matrimoni gay, i crocifissi sono banditi dai luoghi pubblici e dai cuori, la finanza che ha provocato la crisi spadroneggia, i milioni di bambini cancellati dall’aborto di stato sono stati rimpiazzati da colossali ondate di immigrazione e la vuota ideologia politically correct domina incontrastata nel nulla di un continente dimentico della sua anima.
In questo smarrimento generale purtroppo manca la voce profetica di Giovanni Paolo II. Era lui che fin dall’inizio del suo pontificato – proprio contro i totalitarismi e le loro guerre – aveva proclamato l’unità cristiana dell’Europa dall’Atlantico agli Urali.
Quando il suo annuncio profetico si è realizzato, con il crollo del Muro di Berlino, però, è stata imposta un’altra Europa, senza cristianesimo, senza Dio, con poca libertà e con nuovi muri. Uno altissimo si sta erigendo in questi giorni fra Nord Europa e Sud mediterraneo.
Così ora non abbiamo più una casa europea, non abbiamo più una patria perché è stata espropriata della sua sovranità e non abbiamo più nemmeno una moneta.
Non abbiamo (in tutta Europa) leadership politiche all’altezza della situazione, ma piccoli apprendisti stregoni che ci portano nel baratro.
Perché almeno la Chiesa non fa sentire la sua voce? Niente più richiamo alle “radici cristiane” dell’Europa e alla sua missione? Niente più esortazione alla solidarietà tra i popoli?
Niente più monito contro gli egoismi nazionali? E’ stato dimenticato il magistero di Giovanni Paolo II?
Durante la prima guerra mondiale solo la voce del Papa Benedetto XV si alzò a denunciare l’ “inutile strage”. Nel corso della seconda Pio XII fu il grande faro luminoso nella notte dell’orrore.
Oggi è in corso la terza guerra mondiale e per la prima volta sembra non vi sia più una luce a cui guardare. Perciò il popolo dei semplici, in questa estate d’ansia, affolla Medjugorje, Fatima e Lourdes.