domenica 11 novembre 2012

I promessi sposi: istruzioni per l'uso

Promessi Sposi fiera matrimonio a Bari

Riporto da "Avvenire" di oggi, 11 novembre.

Riaffermare tra i giovani e gli adolescenti il valore del "pudore" e della "castità", come "i due valori più importanti per giungere alla maturità affettiva", in un clima culturale e sociale segnato da una diffusa "banalizzazione della sessualità". È uno dei punti degli "Orientamenti pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia" pubblicati dalla Cei, presentati oggi ad Assisi da mons. Enrico Solmi, vescovo di Parma e presidente della Commissione Episcopale per la famiglia e la vita.

"Gli adolescenti - si legge nel documento -, assediati da un clima generale fortemente erotizzato nella comunicazione, nella moda, nei modelli proposti, devono essere guidati ad acquisire un sano senso critico. In tale prospettiva, la comunità cristiana offre i giusti anticorpi nei confronti del consumismo dilagante e della spudoratezza, della banalizzazione e della superficialità, che inquinano affettività e coniugalità".

I vescovi indicano come "particolarmente importanti" per gli adolescenti e i giovani, in tale prospettiva, "le esperienze di condivisione nei gruppi parrocchiali, nelle associazioni, e nei movimenti, nel volontariato, nel servizio in ambito sociale e nei territori di missione".

"I due valori più importanti per giungere alla maturità affettiva sono quelli del pudore e della castità - si legge ancora negli Orientamenti -, di cui la vita all'interno della comunità cristiana deve favorire l'acquisizione. Il pudore riporta alla parte più intima e preziosa della persona, facendo comprendere che la sessualità non è solo ricerca del piacere, ma ricerca di una persona nella sua unicità e dignità".

Per i vescovi, "vanno sostenute, fin dai primi anni di vita, la scoperta e l'accoglienza della differenza sessuale e la bellezza della reciprocità fra il maschile e il femminile". "Il pudore - spiegano - custodisce e tutela i valori intimi e profondi della persona; non limita la sessualità, ma la protegge e l'accompagna verso un amore integrale e autenticamente umano". A tal fine, "occorre educare al pudore fin dalla fanciullezza".

Il testo Cei sottolinea quindi "il significato morale e pedagogico della castità", grazie alla quale "la sessualità è posta a servizio dei valori più alti a cui deve tendere", facendo sì che essa divenga "il mezzo di un amore umano autentico, quale poi si manifesterà compiutamente, secondo distinte modalità, nella vocazione matrimoniale o verginale". 
LE CONVIVENZE
"Non possiamo rassegnarci a un generale senso di impotenza di fronte al dilagare di un fenomeno che coinvolge sempre più persone verso le quali la comunità cristiana deve sviluppare una prudente attenzione pastorale". Lo scrivono i vescovi italiani, a proposito del sempre più alto numero di convivenze, negli "Orientamenti pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia". Dopo aver sottolineato che "oggi molte coppie si presentano a chiedere il matrimonio cristiano e a compiere il cammino di preparazione in una condizione di convivenza", i vescovi osservano che oggi si assiste a una specie di "paralisi del desiderio", "quasi che i grandi desideri restino come paralizzati senza riuscire a formulare un vero progetto di vita".

"Difficilmente si va a convivere avendo un progetto - spiegano -. Talvolta è una decisione determinata dalle circostanze, presa perché intimoriti dalle difficoltà. In altri casi non è una vera scelta, ma si è mossi da un'abitudine acquisita nel frequentarsi".  "Si cede talvolta alle distanze date dalla mobilità lavorativa - proseguono - o alla sensazione di inadeguatezza nel vivere ancora in casa con i propri genitori, nella fatica di trovarsi adulti ma praticamente incapaci di compiere un passo decisivo".

Secondo i vescovi, "la paura prende quindi il sopravvento sul desiderio. Da una parte si vorrebbe condividere la vita con la persona che si ama, dall'altra si ha paura di legarsi in modo definitivo". E rilevano che "ancora appare opportuno intensificare la comunione in un progetto che veda coinvolta la pastorale familiare, giovanile, catechistica, per analizzare il fenomeno e trovare nuove forme di iniziative comuni". 

NO AGLI ECCESSI NELLE CELEBRAZIONI DEI MATRIMONI
I vescovi dicono no agli eccessi e agli sperperi nella celebrazione dei matrimoni. "Oggi più che mai, occorre un profondo invito alla sobrietà nel vivere la preparazione dell'evento", si legge negli "Orientamenti". La celebrazione delle nozze, suggeriscono, può essere occasione per atti di "carità", "con gesti di condivisione verso i poveri e per mostrare attenzione alle necessità della comunità parrocchiale". Riguardo al luogo della celebrazione, sottolinea il documento presentato oggi ad Assisi da mons. Enrico Solmi, "il luogo normale delle nozze è la comunità della parrocchia nella quale i fidanzati sono inseriti e alla cui vita e missione prendono parte".      

COSTRUIRE LA FAMIGLIA RINOVA LA SOCIETA'
Solo "costruire la famiglia rinnova la società", in quanto la famiglia si pone come "cellula vivificante e risorsa feconda" che "partecipa alla vita della società per far crescere in umanità i suoi membri". È un altro passaggio degli Orientamenti. La famiglia, spiega il documento, "alimenta la coesione sociale e ne è l'autentica sorgente". "Educare all'amore e accompagnare nel percorso del fidanzamento sembrano, oggi, imprese particolarmente difficili, per alcuni, addirittura, improponibili, ritenendo che i mutamenti culturali e sociali siano tali da mettere radicalmente in discussione l'esistenza stessa dell'istituto del matrimonio", ha sottolineato - presentando il testo - monsignor Enrico Solmi. Nell'attuale contesto, ha aggiunto il presule, sembra "perdere valore la condizione del fidanzamento a favore di ormai diffuse forme di convivenza, prematrimoniali o permanenti o almeno 'finchè ci vogliamo bene'. Ed anche il percorso di educazione all'amore pare seguire questa deriva, a tutto vantaggio della pretesa di una neutra informazione che assicuri un esercizio della sessualità privo di rischi per sè e per gli altri". In questo contesto, l documento dei vescovi, ha concluso Solmi, è motivato dalla considerazione che "la comunità cristiana conosce bene queste posizioni e le scelte che ne derivano, ma riconosce ancor più e ribadisce il valore e la fiducia nella persona umana come essere educabile all'amore totale, unico, fedele e fecondo, come è l'amore degli sposi, attraverso un percorso progressivo e coinvolgente".

IL TESTO DEGLI ORIENTAMENTI (PDF)

Il commento che segue è di Alessandro Zaccuri.

Occorre tempo, per raccontare una storia d’amore. Un tempo lungo, come quello dei romanzi di una volta. E un tempo intenso, più simile a quello in cui viviamo oggi, così rapido e frammentato. O, meglio, che sarebbe frammentatissimo e rapidissimo, se il colpo d’occhio dell’amore non ci aiutasse a riconoscere una trama appassionante all’interno di quella che, altrimenti, sarebbe solo trita quotidianità. Si può ancora fare tutto questo? Si può ancora assaporare l’attesa nell’età dell’impazienza? E la castità, il pudore: c’è ancora posto, oggi, per parole tanto antiche?

Forse non si può più, verrebbe da rispondere, ma proprio per questo si deve. L’amore coniugale è, tra l’altro, una magnifica scuola di realismo. Insegna a riconoscere le difficoltà e ad affrontarle, impone di non arrendersi neppure quando ci si trova davanti a un imprevisto all’apparenza impossibile da superare. Ci si comporta così perché si sa che, altrimenti, non sarebbe amore, ma qualcos’altro. Un’emozione magari rispettabile, per carità. Un’infatuazione, un’avventura, una qualche forma di complicità. Esperienze che si consumano in fretta, che non chiedono tempo e, più che altro, non prevedono tempo. Qui e ora, finché dura. Poi si vedrà, si dice, anche se in effetti non si vede mai un bel niente. Si cambia, pronti per un altro giro. Senza rancore, mi raccomando. Senza prendersi – di nuovo – il tempo della disillusione.

Impresa grandiosa, l’amore. Impresa faticosa, tale da gettare nello sconforto più di un’anima eletta. Tanto vale iniziare subito a esercitarsi, dunque. Qui e ora, appunto, come suggeriscono i nuovi Orientamenti pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia, presentati ieri ad Assisi dalla Commissione episcopale per la famiglia e la vita. Non una collezione di precetti astratti o di petizioni di principio, ma una proposta che prende le mosse da un’analisi obiettiva del mondo com’è oggi. Non com’è diventato, attenzione. Una prospettiva del genere porterebbe a vagheggiare un passato che, bello o brutto che sia, è comunque perduto per sempre. L’amore no, l’amore guarda sempre al futuro. È una delle sue caratteristiche più facilmente riconoscibili, la più affascinante fra tutte le sue virtù.
Realismo, dunque. Gli Orientamenti non nascondono il fenomeno – sempre più diffuso – delle convivenze, non si sottraggono alla sfida costituita dalle unioni – anch’esse in rapida moltiplicazione – fra coniugi appartenenti a religioni diverse. E anche in tema di sessualità prendono atto con franchezza di una situazione che rischia di rendere inattuale la serietà della proposta cristiana. La quale, però, non smette per questo di essere meno seria, né meno urgente. Non è un caso che la pubblicazione del documento avvenga a pochi mesi di distanza dall’Incontro internazionale delle famiglie, nel corso del quale è stata ribadita la generatività tipica di ogni alleanza amorosa, quel patto continuamente rinnovato attraverso il quale la coppia si apre alla società e la costituisce.

Gli Orientamenti si rivolgono a tutti, e ai giovani in particolare, ai ragazzi disorientati e frettolosi (ma non è un male di oggi, se già Manzoni descriveva la «lieta furia» di Renzo innamorato) ai quali suona ormai estraneo il concetto stesso di fidanzamento. Espressione di straordinaria intensità, invece, nella quale si annida l’idea di trasmettersi l’un l’altro una fiducia capace di diventare fedeltà e di custodire quindi il tesoro fragile dell’amore nascente. Il tempo lungo inizia da qui, nell’intensità di momenti che hanno lo splendore assoluto degli inizi. Piaccia o non piaccia, non esiste altro modo per raccontare una storia d’amore. Quanto a noi adulti, se una colpa ci va imputata, probabilmente non è quella di una scarsa severità o di un’eccessiva condiscendenza. Il guaio è che le raccontiamo poco e male, le nostre storie d’amore. Anche noi, insomma, abbiamo bisogno di riprenderci – e di ritrovare – il tempo dello stupore.

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Di seguito l'articolo sul contributo dei Movimenti e delle Nuov e Comunità.