CAMMINO NEOCATECUMENALE
CONVIVENZA DI INIZIO CORSO
Porto S. Giorgio, 28 settembre – 1° ottobre 2023
GIOVEDI’ 28 settembre
- Arrivo e sistemazione negli alberghi
- Avviso che la convivenza inizia la mattina dopo, portando la Bibbia
VENERDI’ 29 settembre
- Sveglia e colazione abbondante
- Nella Tenda con la Bibbia
CONVIVENZA DI INIZIO CORSO
Porto S. Giorgio, 28 settembre – 1° ottobre 2023
GIOVEDI’ 28 settembre
- Arrivo e sistemazione negli alberghi
- Avviso che la convivenza inizia la mattina dopo, portando la Bibbia
VENERDI’ 29 settembre
- Sveglia e colazione abbondante
- Nella Tenda con la Bibbia
Kiko
- Preghiera iniziale
Signore, ti ringraziamo per questa convivenza, per il tuo amore. Mandaci il
tuo Santo Spirito che renda testimonianza al nostro spirito della tua presenza
e del tuo amore per noi: ci dia forza e coraggio per fare la tua volontà.
- Accoglienza alla convivenza
Bene fratelli, veniamo contenti di quello che Dio ha fatto a Lisbona: tanti
giovani che si sono messi a disposizione di servire la Chiesa. Penso che la
maggioranza di voi è stata presente e avete visto il miracolo che Dio ha fatto: quasi
2.000 ragazzi si sono alzati per il seminario e 1.500 ragazze per la missione e la vita
consacrata.
Ci hanno raccontato che il sindaco, al quale l’incontro è molto piaciuto,
quando ho chiesto vocazioni, ha detto: “Adesso si alzeranno 3 o 4 ragazzi”, e quando
ha visto quel fiume di giovani era così stupefatto che ripeteva: “Questo è incredibile,
se non si vede non si può credere!”. Era veramente stupito.
Tanti avete detto che l’incontro è stato fantastico. Già la presentazione di 114
nazioni ci faceva capire quello che Dio sta operando con il Cammino
Neocatecumenale: ci ha messo già nell’allegria perché ci faceva vedere quest’opera
nella storia, nonostante che siamo tutti poveri e peccatori.
La polizia ha detto che eravamo circa in 100.000 e sono rimasti meravigliati
dell’incontro e del comportamento dei nostri giovani.
Carmen e io, insieme a D. Francesco Cuppini, siamo andati a Lisbona dopo la
catechesi ai Martiri Canadesi a Roma, nel novembre del 1968.
Il parroco della Pegna di França, D. Giao do Brito, che ci aveva conosciuto a
Madrid, nell’Istituto Leone XIII, dove ci avevano invitato a parlare del
Catecumenato, ci ha chiamato per andare nella sua parrocchia. Io, con Francesco
Cuppini, siamo andati a vivere nelle baracche della Curraleira, e Carmen è andata ad
abitare con delle monache. Ancora mi ricordo il terremoto del ‘69 a Lisbona.
Vi racconto una notizia che vi rallegrerà: mercoledì 27 settembre, nel 40o
anniversario della morte di D. Dino Torreggiani, nella cattedrale di Reggio-Emilia si
è conclusa la fase diocesana della beatificazione e canonizzazione del servo di Dio
D. Dino. Mi ha conosciuto ad Avila ed è rimasto così impressionato della mia
predicazione che mi ha detto: “Devi venire a Roma”. Lui aveva fondato i Servi della
Chiesa, un Istituto per la pastorale delle persone che lavorano nel circo, zingari,
migranti ed altri...
Era molto buono. Un giorno mi ha detto: “Ho chiesto a Dio che tutte le grazie
che aveva destinato a me, le desse a te”. Quando siamo venuti a Roma ci ha portato
a Napoli, per affidare la nostra missione alla Vergine di Pompei. Guardando il quadro
della Madonna ha detto: “San Domenico sei tu, e Carmen è Santa Caterina da Siena”.
Dopo abbiamo visto come l’8 di maggio, che è la festa della Madonna di Pompei, è
stata una data importante per il Cammino: la prima volta che il Papa San Paolo VI ci
ha ricevuto era l’8 di maggio del 1974, e forse ricordate anche il concerto nel Lincoln
Center di New York: l’unico giorno libero era l’8 di maggio.
Dio sta operando con noi miracoli grandissimi, come a Lisbona per la Giornata
Mondiale della Gioventù, dove abbiamo visto tanti giovani fantastici. È interessante
capire quello che dice S. Paolo: Dio vi dia lo spirito di discernimento per comprendere
la grandezza e la bellezza, la profondità della chiamata; dove ci sta chiamando il
Signore e la missione che ci affida. Se venite imborghesiti, annoiati..., tutto questo
dovete lasciarlo qua, perché il Signore ci chiama alla conversione. Ci attende un
mondo che sta andando avanti verso non si sa dove, e Dio ci affida una missione in
quest’anno e per questa missione è importantissimo prepararci.
In questa convivenza Dio ci darà dei doni come ha fatto sempre. Non è una
convivenza come le altre, ogni convivenza è diversa, anche perché noi siamo sempre
tutti tanto diversi. Pensate che qui qualche giorno fa abbiamo smistato 220 ragazzi in
120 seminari: non è possibile, sembrava un miracolo! E tutti i ragazzi erano contenti:
sono stati inviati a sorte per il Madagascar, per la Cina, ecc. Il Signore era qui presente
in una forma concreta, non potevamo negarlo. Qui era pieno di giovani, tutti contenti,
tutti in comunione, tutti disposti ad andare da qualunque parte. È inimmaginabile
questo!
In questa convivenza spero che il Signore dia a tutti la forza del suo Spirito.
Un carisma è una grazia, gratis data, un dono che il Signore dà ad alcune persone per
una missione che viene da Dio. È in Lui, Dio, è nel Padre, che c’è questo desiderio di
fare qualcosa e affida a noi questa missione. Perché a noi? A me, a voi? La affida a
noi. Cosa ci affida? Dare un aiuto alla nuova evangelizzazione nel mondo. Bisogna
rievangelizzare l’Europa, bisogna evangelizzare l’Asia; cominciando dalla Cina, poi
il Vietnam, il Laos, il Borneo, la Thailandia, l’India. Sono nazioni con miliardi di
uomini che non conoscono Gesù Cristo. La chiesa cattolica è una minoranza
piccolissima. Milioni di uomini che vivono in India e la chiesa è molto piccola. E
così la Cina!
Dio ci affida una missione, per questo ci sta preparando per poter
evangelizzare, perché abbiamo la missione di portare il Vangelo a tutti gli uomini.
“Andate nel mondo intero - a tutto l’universo - e annunziate il Vangelo ad ogni
creatura”, perché Cristo è morto per tutti. Per far questo bisogna creare delle comunità
cristiane che diano segni che il Padre ha inviato il Figlio.
Allora noi diciamo che c’è un segno che Cristo stesso indica: “Amatevi come
io vi ho amato” – ossia aldilà della morte. “Mostrate questo amore e siate uno, come
Io e il Padre siamo uno, e il mondo crederà”. Per arrivare a questo amore c’è bisogno
di un’iniziazione cristiana seria, graduale, ad imitazione della Santa Famiglia di
Nazareth.
PRESENTAZIONI
(...)
LODI – Festa dei SS Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele
Kiko: Ammonizione al canto invitatorio (salmo 94)
È importante che i canti, le preghiere che facciamo non restino attaccate alle
pareti ma le oltrepassino e siano portate davanti al Trono santo. L'altro giorno
leggevamo un midrash dei Hassidim: un rabbino molto santo, un profeta, era stato
eletto per presiedere la preghiera nella sinagoga. Arriva il giorno della
intronizzazione, giorno di festa nella sinagoga in cui lui doveva presiedere per la
prima volta il culto; e lui, fermo da vanti alla porta, non entrava, non entrava! Tutti
stanno in silenzio: ma che succede? È come se ci fosse lì davanti un angelo, un
pericolo, e il rabbino non voleva entrare nel tempio. “Ma che ti succede?”. Non
riuscivano a smuoverlo perché entrasse – “Ma che succede?” - e alla fine lui parla e
dice che non c’è posto lì dentro. Come non c’è posto? Lui vedeva la sinagoga piena,
piena, piena di preghiere: erano anni e anni che la gente andava lì a pregare, e tutte le
preghiere erano attaccate al muro; era tutto pieno di preghiere, perché mai le preghiere
erano salite al di là del tetto. Per dire come la gente pregava male, il rabbino dice che
non c’è spazio neanche quanto un ago perché lui possa dire una preghiera. Tornò a
casa e non entrò. La gente faceva un culto di routine, pregava, pregava, ma la
preghiera non oltre passava il tetto. C’è una preghiera che sale a Dio e c’è un’altra
preghiera che resta appiccicata alle pareti.
Questo è un midrash, un fatto raccontato come storico per spiegare al popolo
come stava facendo una preghiera di routine: facevano le Lodi, cantavano, pregavano,
e avanti con canti e preghiere, ma non servivano.
Siamo invitati tutti a vivere con totale intensità questo momento presente,
dimenticando un poco il passato e il futuro e vivendo l’oggi, quello che Dio ci offre.
Per questo cantiamo: “Se oggi”, perché c’è un oggi e non è facile vivere il momento
presente con questa attenzione. Cominciamo cantando, in questa marcia che sarà la
nostra celebrazione in cui il tempo si dilata enormemente o si accorcia, e possiamo
passare dall’inferno al Regno di Dio. In un istante possiamo entrare in un altro cosmo.
- Canto: “Se oggi ascoltate la mia voce”
- Preghiera del Presidente
- Ammonizione al salmo 50
Kiko
Cominciamo cantando il salmo 50: Dio stesso ha ispirato le parole che gli sono
gradite, al re Davide, che ha peccato profondamente e ha conosciuto nel fondo del
suo spirito, del suo animo, il pentimento. Ispirato dalla santità dello Spirito Santo,
Davide ha fatto questo salmo: “Pietà di me, o Dio”.
Vorrei dire che la figura di Davide è importantissima. Davide vede che Dio si
rivolta contro di lui, è arrabbiatissimo perché ha tradito, ha peccato profondamente.
Gli esegeti di Israele dicono: “Che differenza c’è tra Davide e noi? Davide dice una
sola volta ‘Ho peccato’ e immediatamente si presenta davanti a lui l’angelo della
misericordia; mentre noi diciamo tante volte ‘Ho peccato, ho peccato’ ma la nostra
vita non cambia e continuiamo a fare gli stessi peccati. Che differenza c’è?”. Sapete
quello che risponde Israele? Che Davide, quando Natan gli presenta la parabola
dell'uomo che aveva le pecore (sapete che Davide ha preso la moglie di un altro e lo
ha ucciso), immediatamente dice: “Ho peccato, fa’ di me quello che vuoi”, riconosce
nel suo cuore che Dio ha diritto a fare qualunque cosa con lui perché è stato veramente
un miserabile, un peccatore. È crollato ai suoi stessi occhi: è vero, dopo che Dio gli
aveva dato tutto lui, che aveva tantissime donne, è andato perfino a prendersi la
moglie di un altro.
Noi tante volte diciamo: “Sì, sì, ho peccato” perché vogliamo toglierci in quel
momento quella piccola macchia, quella scomodità che abbiamo per aver peccato,
cercando soltanto il nostro piacere, stare in pace. Ma del resto non ci importa niente!
Non vogliamo nessun problema, perché usiamo la religione al servizio del nostro star
bene. E dopo, quando abbiamo la religione e stiamo bene, immediatamente
allunghiamo anche la mano verso il peccato se il demonio ci promette un piacere, in
questa ingordigia che abbiamo. Ma speriamo che Dio ci protegga, perché dietro a noi
c'è una missione immensa che ci ha affidato, c'è tantissima gente che soffre.
Dicevo che Davide si rende subito conto, perché il profeta gli ha detto che sarà
castigato esattamente in quello che ha fatto agli altri, anche su questa terra: il figlio
di questo adulterio morirà, ecc. Ma anche il castigo, la correzione che Dio fa a Davide
è una prova del suo amore: Dio è veramente arrabbiato con lui perché lo ama e Davide
lo ha tradito! Ma Davide ha capito una cosa soltanto: che l'unica salvezza che ha è
umiliarsi - come dicevamo prima - saziarsi di umiliazioni, perché sa che Dio appena
vede una persona umiliata si commuove, vedendo - dice un Padre - Suo Figlio
umiliato, deriso. Ogni umiliato è Suo Figlio, anche se una persona non crede: un tizio
che è stato bastonato in un campo di concentramento, ogni uomo che è stato deriso,
insultato..., lì si sta avverando il mistero di Cristo perché Cristo ha assunto su di sé
tutta l'umiliazione umana, tutto il disprezzo. L'umiliazione è una sofferenza ancora
più grande di quella che hai se qualcuno ti mena; si può fare a pugni con un altro,
puoi cadere e farti del male: ti duole moltissimo, ma mai ti fa tanto male quanto quello
che senti quando ti umiliano, ti disprezzano.
C’è un passo bellissimo, quando Davide è perseguitato da Simei (della famiglia
di Saul) che gli dice: “Assassino!”. Davide sta scappando da Assalonne, come sapete.
Uno dei suoi compagni gli dice: “Vuoi che andiamo a uccidere quel cane morto che
ti sta maledicendo?” e Davide dice: “Che ho in comune con voi, figli di Zeruiah?”. È
la stessa cosa che dice Gesù a sua madre quando lei vuole che anticipi la sua ora; la
stessa cosa che dirà ai figli del tuono, quando vogliono che il fuoco consumi delle
persone. Davide vuole dire: “Mi volete rovinare!”, perché mentre gli altri non vedono
nulla, Davide capisce che adesso è una grazia per la sua salvezza ogni umiliazione
che gli arriva; perché ogni umiliazione che gli arriva viene contata a suo favore contro
il suo peccato, serve per perdonare i suoi peccati, per coprirli, perché rapidamente
venga il perdono. E quelli glielo vogliono risparmiare! “Che ho in comune con voi,
figli di Zeruiah? Non vedete che perfino mio figlio mi vuole uccidere? Non vedete
fino a che punto Dio è arrabbiato con me, che permette - perché Dio è causa prima di
tutto - che mio figlio mi voglia assassinare? Lasciate che mi maledica! Se Dio gli ha
detto ‘Maledici Davide’, forse vedendo che accetto l’umiliazione mi perdona, viene
rapidamente in mio aiuto”. E così sarà.
Davide ha capito tutto, ha capito il perché di quello che gli sta succedendo.
Tutto quello che accade nella nostra vita ha un senso, un perché. Per questo Dio dirà
di Davide: “Ecco un uomo secondo il mio cuore”.
Perché qui c’è bisogno soltanto di una cosa: l’umiltà, essere umili. Perché
l’umile accetta di soffrire, non mormora contro Dio. Perché a me non deve capitare
questo? Chi mi credo io? A te tutto ti deve andare bene? Così ragiona il superbo, non
l’umile. Dio ci dia l'umiltà. È un dono che nasce anche dalla fede e dalla conoscenza
perché l'umile è uno che conosce veramente; lo stolto, il superbo, non capisce niente.
Allora questo salmo 50 non si tratta di cantarlo così, distratti; ma che
veramente la nostra preghiera possa salire al cielo come sale il fumo. La facciamo nel
nome di Gesù Cristo. Cantiamo. Quando diciamo: “Pietà di me, o Dio”, diciamolo
veramente: siamo veramente peccatori, gente infedele.
- I salmo: Salmo 50
- Ammonizione al canto: “Davanti agli angeli”
Kiko
Cantiamo il salmo 138, “Davanti agli angeli, a Te voglio cantare...”. Dice che
il Signore guarda verso l’umile, e finisce dicendo: “Il Signore completerà in me la
opera sua”. Noi siamo un’opera sua, un miracolo, un prodigio che vuole mostrare al
mondo. A volte noi ci scandalizziamo che abbia scelto noi che siamo così, di una
materia così fragile, così debole. Ma Dio mostra la sua santità proprio nella nostra
malvagità, nei nostri peccati, nella nostra fragilità: mostra lì la sua santità.
Dico questo perché alcuni di noi nella nostra superbia non sopportiamo la
nostra debolezza, vorremmo che Dio, eleggendoci, ci desse una tempra diversa; ci
umilia moltissimo - nonostante siamo annunciatori del Vangelo, la gente ci
obbedisce, custodisce la nostra parola, nonostante i preti ci ascoltino, o i Vescovi, o
il Papa - ci umilia moltissimo contemplare la nostra debolezza. Il superbo non lo
sopporta, eppure così è rivelato: Dio ha voluto mettere un tesoro inestimabile in un
vaso di creta perché si veda che la sublimità di questo amore non viene da te. Beh, il
superbo non sopporta questo “non viene da te”; vuole essere lodato lui, essere messo
in luce lui e non la gloria divina. In qualche momento pensiamo che Dio può passare
con la sua gloria, io sono un vaso che si rompe e i cocci sono lì vicino, e l’opera di
Dio continua in questa nazione o in questa città o in queste parrocchie. E tu sei lì
frantumato. Questa elezione che Dio fa non dipende da noi, perché è la sua gloria
quello che salva, non la nostra gloria. Quando appoggiamo l’evangelizzazione su di
noi, ecco: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo” dice la Scrittura. Ogni persona
che è appoggiata su un uomo - la moglie si appoggia sul marito, il marito si appoggia
sull'amore dei figli, uno si appoggia sull'amicizia o su altre cose - sempre sperimenta
una maledizione profondissima.
Bene, fratelli, il Signore ci dia l’umiltà perché noi possiamo sempre
sconfiggere il demonio appoggiandoci nella conoscenza profonda di chi siamo noi.
Solo questo si aspetta Dio da noi, quello che abbiamo cantato fino ad ora: Dio non ha
voluto olocausti né sacrifici, ma un cuore contrito e umiliato. Un cuore umiliato è il
vero sacrificio a Dio. Molti di voi da molto tempo non sanno più cosa significhi essere
umiliato, umiliato, vessato, umiliato, sentirti profondamente umiliato, ultimo di tutti
quelli che sono qua. Quello è sacrificio a Dio, l’unico sacrificio che si attende da noi:
un cuore umiliato, un cuore contrito. Dice S. Paolo che avere fede significa
considerare gli altri superiori a te, e non come una cosa così carina, ma come una cosa
che ti nasce dal profondo. Considerare gli altri superiori a te! Solamente così noi
potremo essere veramente strumenti del Signore. Che Dio ci salvi dal considerarci
qualcuno.
“Il Signore guarda verso l’umile”, Dio dà la sua grazia all'umile, a questo cuore
umiliato, a chi ritiene veramente che non dovrebbe stare qui perché se la gente
conoscesse quello che lui è... Lui doveva stare in un altro posto, doveva stare in
galera; dovrebbe essere cacciato via di qua per tutte le volte che ha tradito Dio, per
quanto è malvagio, egoista, pretenzioso, altero, per quanto poco si sacrifica, per
quanto poco prega, per quanto poco ama: qui non dovrebbe stare! Soltanto un cuore
così, umiliato, è gradito a Dio. I monaci dicevano “Mettiti nell'inferno e confida nel
Signore e troverai quiete, profonda quiete”; cioè considera profondamente l'amore
immenso che Dio ha avuto per te, quanto tu sei cattivo, quanto lo hai tradito, e
considera che meriteresti l’inferno e non di stare qui. Allora se non sei nell’inferno
ringrazia il Signore che ti ha dato un tempo di grazia ancora per convertirti. Un
pagano che fosse seduto qui in mezzo a noi non capirebbe assolutamente nulla di
questo, ma pensate che Dio stesso si è abbassato fino a farsi peccato per tutti noi! Dio
guarda verso l'umile per dargli la sua grazia, per visitarlo, per dargli il suo Spirito.
Pensate che Dio si spoglierà di tutto, perché l'unica cosa che vuole da noi è di abitare
in noi. Lui sa che l'unica vera ricchezza è Lui stesso, la donazione totale di Se stesso.
E non trova posto nel nostro cuore pieno di desideri, di idoli. Che posto può trovare
Dio nel tuo cuore se tu lo hai già così pieno? Pieno di sessualità, o pieno di quella
donna, o del tuo lavoro; pieno di te stesso o della tua pigrizia, del tuo desiderio di
riposarti: non so di che cosa è pieno il tuo cuore. Dio cercherà di distoglierti da tutte
le cose, dall’amore della tua famiglia o dall'amore di non so chi per mettersi Lui nel
tuo cuore, perché solo quando il tuo cuore sia invaso da Lui e da Lui solo, troverà
quiete, pace! E starai qui contentissimo, sia che vada a passeggiare per il bosco, sia
che domani vada in macchina, sia che dopodomani debba andare in ufficio: avrai
quiete, pace. Avrai Lui. Avrai trovato Lui: hai trovato la perla preziosa, il tesoro
nascosto, hai trovato la Vita eterna.
“Ascolta Israele: amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la
tua anima, con tutte le tue forze”. Non so, forse riuscirai a fare questo quando sarai
vecchio, in un ospizio, abbandonato da tutti, solo: forse li, in quel giorno, il Signore
potrà trovare uno spazio per dire “Eccomi” e in quel giorno potrai passare alla felicità.
Sarà il giorno più felice della tua vita, avrai trovato Lui. Dio vorrebbe trovare qui
un’anima disposta, un cuore disposto ad accoglierlo per donarsi totalmente; Dio non
riserva per Sé nulla, si dona totalmente all'uomo, totalmente, fino alla morte, fino a
farsi peccato per noi, vuole entrare totalmente in te. Se no, non ti avrebbe portato qui!
Ma Dio che ti ha creato senza di te - come dice S. Agostino - non ti salverà senza di
te. Noi possiamo frustrare il disegno di elezione che è scritto eternamente su di noi?
Si, lo possiamo frustrare, se no non saremmo liberi. E potrei avere più grazie ancora
di quelle che ho avuto? Sì. Forse ho resistito, non so. Quello che, si, sappiamo è che
oggi siamo qua per misericordia divina seduti in questa stanza, e che Dio si vuole
donare a noi in questa celebrazione attraverso la preghiera, attraverso i canti,
attraverso il Sacramento. Allora cantiamo questo salmo.
- Canto: “Davanti agli angeli”
- II salmo letto
- III salmo cantato: “Acclamate al Signore”
- Lettura breve: Gen. 28, 12-13
- Canto alla Vergine: “Salve regina”
- Ammonizione alla lettura
Ascensión:
Proclamiamo ora la parola che il Signore ci ha ispirato. Proclameremo una
parola difficile ma molto importante dalla lettera agli Ebrei, un capitolo intero. Parla
del sacerdozio e del sacerdozio di Cristo, dei sacrifici antichi e del sacerdozio di
Cristo. Insieme a questo ci presenta Cristo come colui che ha compiuto il sacrificio
perfetto entrando nella croce. Questo capitolo, che è un po’ teologico, finisce
parlando dei pericoli dell’apostasia ed invitando i fratelli a perseverare. In questo
momento che sta vivendo il mondo, abbiamo visto che è provvidenziale presentare
questa Parola, del pericolo dell’apostasia. Oggi ci sono tante cose che sembrano
buone, sono leggi – quando una cosa è sostenuta da una legge sembra che sia buona
- e si presentano tanti pericoli per noi e per i nostri giovani per essere fedeli alla
chiamata che ha fatto il Signore, alla vocazione a cui il Signore ci ha chiamati
invitandoci a vivere la fede nel Cammino Neocatecumenale. Essere fedeli a ciò che
diceva prima Kiko: il Signore ci invita a manifestare la sua santità al mondo,
attraverso una comunità, dove si possano vedere questi segni, che sono l’amore tra i
fratelli al di là della morte e l’unità.
A questa chiamata, che il Signore ha fatto a noi ed ai fratelli, dobbiamo essere
fedeli affinché il Signore possa compiere in noi questa missione, di essere una luce
per il mondo. È importante per i catechisti e qui molti di voi siete catechisti. Molte
comunità che finiscono il cammino sono molto giovani e molti giovani sono
sottomessi a tante tentazioni e bisogna guidarli, essere attenti con queste comunità
che hanno finito il Cammino. Il Signore ci chiederà conto di quanto abbiamo fatto
nella missione per cui ci ha chiamato. Il Signore non ci ha chiamato a chissà quante
cose, ci ha chiamato a mostrare questo amore che veramente attrae i pagani, attira la
loro attenzione. Che si veda che ci amiamo. È importante, in questo giorno di
preghiera, esaminare se siamo fedeli alla volontà di Dio, a quello per cui ci ha
chiamati: essere santi in una comunità cristiana. Questo è la cosa più importante. Fare
un esame di coscienza attraverso questa scrutatio della Parola e vedere dove si trova
la nostra vita, vedere se siamo nella volontà di Dio, noi personalmente, noi come
comunità, se stiamo facendo la volontà di Dio che è l’unica cosa importante. Che ci
mostri il Signore quale è la sua volontà! Quando abbiamo problemi ed io non so che
fare, Kiko sempre mi dice: la volontà di Dio, il discernimento passa sempre per vedere
quale è la volontà di Dio in questa situazione.
In questa situazione del mondo in cui viviamo, qual è la volontà di Dio dove
tu ti trovi con la tua famiglia, con i problemi che hai: quale è la volontà di Dio? Per
non cadere nei pericoli, come avevano i giudei con l’ellenismo, di cadere nella
tentazione del mondo, assomigliare al mondo, per resistere, per poter continuare fino
alla fine facendo la volontà di Dio rimanendo fedeli alla sua chiamata, abbiamo
bisogno di questa convivenza che ci dia luce, che ci dica se ci troviamo nella volontà
di Dio: vedere seriamente la nostra vita, l’unico è il Signore e la sua volontà! Ricevere
le grazie per poter fare la sua volontà.
- Lettura: Eb 10, 1 – 39
[1] Avendo infatti la legge solo un'ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose, non ha il potere di condurre alla perfezione, per mezzo di quei sacrifici che si offrono continuamente di anno in anno, coloro che si accostano a Dio.
[2] Altrimenti non si sarebbe forse cessato di offrirli, dal momento che i fedeli, purificati una volta per tutte, non avrebbero ormai più alcuna coscienza dei peccati?
[3] Invece per mezzo di quei sacrifici si rinnova di anno in anno il ricordo dei peccati,
[4] poiché è impossibile eliminare i peccati con il sangue di tori e di capri.
[5] Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice:
Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato.
[6] Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
[7] Allora ho detto: Ecco, io vengo
- poiché di me sta scritto nel rotolo del libro -
per fare, o Dio, la tua volontà.
[8] Dopo aver detto prima non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose tutte che vengono offerte secondo la legge,
[9] soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Con ciò stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo.
[10] Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre.
[11] Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e ad offrire molte volte gli stessi sacrifici che non possono mai eliminare i peccati.
[12] Egli al contrario, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati una volta per sempre si è assiso alla destra di Dio,
[13] aspettando ormai solo che i suoi nemici vengano posti sotto i suoi piedi.
[14] Poiché con un'unica oblazione egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.
[15] Questo ce lo attesta anche lo Spirito Santo. Infatti, dopo aver detto:
[16] Questa è l'alleanza che io stipulerò con loro
dopo quei giorni, dice il Signore:
io porrò le mie leggi nei loro cuori
e le imprimerò nella loro mente,
[17] dice:
E non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro
iniquità.
[18] Ora, dove c'è il perdono di queste cose, non c'è più bisogno di offerta per il peccato.
[19] Avendo dunque, fratelli, piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù,
[20] per questa via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne;
[21] avendo noi un sacerdote grande sopra la casa di Dio,
[22] accostiamoci con cuore sincero nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura.
[23] Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso.
[24] Cerchiamo anche di stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone,
[25] senza disertare le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma invece esortandoci a vicenda; tanto più che potete vedere come il giorno si avvicina.
[26] Infatti, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati,
[27] ma soltanto una terribile attesa del giudizio e la vampa di un fuoco che dovrà divorare i ribelli.
[28] Quando qualcuno ha violato la legge di Mosè, viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni.
[29] Di quanto maggior castigo allora pensate che sarà ritenuto degno chi avrà calpestato il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue dell'alleanza dal quale è stato un giorno santificato e avrà disprezzato lo Spirito della grazia?
[30] Conosciamo infatti colui che ha detto: A me la vendetta! Io darò la retribuzione! E ancora: Il Signore giudicherà il suo popolo.
[31] È terribile cadere nelle mani del Dio vivente!
[32] Richiamate alla memoria quei primi giorni nei quali, dopo essere stati illuminati, avete dovuto sopportare una grande e penosa lotta,
[33] ora esposti pubblicamente a insulti e tribolazioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo.
[34] Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di esser spogliati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e più duraturi.
[35] Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa.
[36] Avete solo bisogno di costanza, perché dopo aver fatto la volontà di Dio possiate raggiungere la promessa.
[37] Ancora un poco, infatti, un poco appena,
e colui che deve venire, verrà e non tarderà.
[38] Il mio giusto vivrà mediante la fede;
ma se indietreggia, la mia anima non si compiace in lui.
[39] Noi però non siamo di quelli che indietreggiano a loro perdizione, bensì uomini di fede per la salvezza della nostra anima.
Kiko: Catechesi del Kerigma
Ecco alcuni brani della Lettera agli Ebrei, che è potentissima, che mi dà una
grande gioia. Sempre quando annunzio il kerigma dico: Non vi rendete conto, fratelli,
di dove sta Cristo adesso? Adesso Cristo sta nel cielo alla destra del Padre. E quando
si dice che sta alla destra del Padre vuol dire che sta facendo un ufficio sacerdotale
eterno e sta presentando al Padre le sue piaghe gloriose. Lui è l’essenza stessa di Dio,
la sua impronta, perché la sostanza divina si realizzi in noi, in me, in te. E qual è
questa sostanza? Quando annunziamo il kerigma diciamo che Dio ha mostrato in
Cristo crocifisso la sostanza stessa divina, che Dio ti ama fino alla morte. Questo è
Cristo crocifisso: Dio crocifisso per te, non solamente per l’umanità, per te, fino alla
morte totale!
Per questo sempre i cristiani hanno un crocifisso in cucina, in ufficio un
crocifisso, a scuola un crocifisso, nella camera da letto un crocifisso: il crocifisso!
Cristo crocifisso sta mostrando l’impronta della sostanza divina. La sostanza divina
è che Dio stesso è amore a noi in una maniera concreta, fino a dare la vita per noi.
Diciamo così che se tu ti neghi a che Cristo entri dentro di te, fai sì che Dio sia come
frustrato. Figuratevi che potremmo dire questo! Dio è perfetto in Sé, ma viene come
frustrato, l’opera che Dio ha fatto in Cristo viene come mancata, distrutta, perché ha
inviato Suo Figlio perché tu possa essere uno perfettamente in Lui. Abbiamo sempre
detto che l’amore di Dio è unitivo, sono tre persone diverse in un unico Dio e sono
perfettamente uno, perfettamente uno! Per questo la parola “perfetta” va unita
all’unità: sono perfettamente uno. “Padre, io in loro e tu in me perché siano
perfettamente uno e il mondo creda. Io dentro di loro e tu dentro di me perché solo
così sono perfettamente uno e il mondo possa aver accesso alla fede”. Questa è la
missione che Dio affida a noi, è il Vangelo, praticamente è il Vangelo: Siate
perfettamente uno. Che cosa ci divide? Che cosa ci separa? I giudizi? Che cosa ti
separa dalla moglie? Che cosa non accetti di tua moglie, che cosa non accetti di tuo
marito? Cosa non accetti di tua figlia, come vorresti che fosse? Ma perché non sei più
umile? Perché non ti consideri indegno di giudicare, se tu non hai diritto di stare qua,
dovresti stare in galera? Considerati l’ultimo e il peggiore di tutti: non giudicare. Non
giudicate, dice il Signore, non giudicate, siate umili, siate perfetti, siate umili. Oh
santa umiltà di Cristo, chi ti potrebbe trovare? Se non diventiamo umili è impossibile,
è impossibile! Allora Dio alzerà la mano dalla nostra testa e ci può abbandonare ai
nostri peccati.
Bene, Cristo crocifisso è questo amore che Dio stesso mostra, la Santissima
Trinità. Per questo dice Gesù nel testamento dell’ultima Cena: “Che siano uno, Padre,
come io e te siamo uno, perché il mondo creda, siano perfettamente uno e il mondo
crederà. Amatevi come io vi ho amato: in questo amore sapranno che siete miei
discepoli”. Amiamoci così, accettando che i difetti dell’altro tante volte ti
crocifiggano un po’. “Amatevi come io vi ho amato: in questo amore conosceranno
tutti che siete miei discepoli”, perché nessun uomo ha amato così come ha amato
Cristo, dando la sua vita per i suoi nemici. Oh, che parola grave: amare il nemico! E’
una parola che supera totalmente la nostra mente e la fa esplodere, e supera questa
creazione: l’amore al nemico che ti detesta, ti odia, ti vuole sopprimere. La cosa
normale e naturale è la sopravvivenza, scappare da chi ti vuole uccidere. Come è
possibile che il Signore abbia detto: “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro
che vi odiano, non li maledite, benediteli”. L’amore al nemico! Nel Cammino
diciamo che tante volte il nemico è il prossimo, tante volte è tuo marito o la moglie o
i figli, perché non sono come tu vorresti e questo ti distrugge in quanto hai proiettato
su di loro una forma di essere e vedi che non si comportano come tu vorresti, e questo
ti fa soffrire.
Perché ti fa soffrire? Per il tuo orgoglio, perché non rispetti che lui possa
sbagliare. Lo sbaglio di un figlio ti distrugge: perché? Hai un orgoglio così grande
che non permetti che tuo figlio possa sbagliare? Ecco, tutte queste cose che sapete
meglio di me. Amiamo malissimo, non abbiamo diritto di sporcare gli altri con la
nostra affettività, l’affettività è una forma di amare che passa dall’agape all’eros,
dicevano i greci. Cioè invece di amare l’altro volendo il bene dell’altro
dimenticandoti di te (agape), trasformiamo il nostro amore in un amore egoistico,
usiamo l’altro per il nostro piacere, per il nostro bene (eros): non abbiamo il diritto di
sporcare l’altro con la nostra affettività. Questo è molto profondo. Non rispettiamo
più la libertà dell’altro, con i suoi difetti, come l’ha fatto Dio, anche con la possibilità
di costruirsi peccando, mancando. Abbiamo difficoltà grandissima nell’amare l’altro
rispettandolo. Tante volte, stando con P. Mario 24 ore su 24, mi trovo a parlare con
violenza e dico: “Ma perché mi irrito così? Perché sono così violento con lui, che mi
ha fatto?”. Ho capito che sto cominciando a non accettare la sua lentezza, com’è:
perché non lo accetto? Perché non lo accetto così com’è? Vorrei che mi accettasse di
più, vuol dire che in questo momento sono stanco, vorrei più affetto e non lo trovo e
comincio a giudicare, e così costantemente. Allora, come si cura questo? Si cura
pregando: “Signore, hai ragione, sono un peccatore: perché mi irrito tanto? Perché
sono così violento? Signore, abbi pietà di me, abbi pietà di me”. Così vado e gli
chiedo perdono: “Scusami, Mario, stamattina ho gridato, sono uno stupido”. Ci
chiediamo perdono e tutto si rifà benissimo, senza dubbio. Bisogna anche accettare
la nostra imperfezione, che siamo tutti poveri. Ma quanto è difficile amare il nemico!
Lo dico anche per i miei nemici, è molto difficile.
Il Signore ha detto: “Amatevi come io vi ho amato. In questo amore
conosceranno che siete miei discepoli. E se siete perfettamente uno il mondo
crederà”. Allora, se noi mandiamo una missio ad gentes, credi che quei poveri fratelli
che sono pieni di difetti saranno perfettamente uno? Si criticano, si giudicano:
abbiamo fallito? A che gioco stiamo giocando? No, forse fanno una penitenziale e si
chiedono perdono: “Smettiamo di giudicarci!”. Guarda quel poveretto che la moglie
ha abbandonato, era un ingegnere e adesso vive per la strada con una coperta, è
distrutto vedendo che la moglie e i figli lo hanno abbandonato. E perché non è
successo a te? Perché non a te? Chi ti credi tu, meglio di quello? E hai visto
quell’altro, con il matrimonio distrutto? Guarda quell’altro, e quell’altro... guarda,
guarda intorno a te. E tu no? Ti credi migliore degli altri? Ti credi migliore di
qualcuno? Non è vero, siamo tutti dei poveracci.
Va bene, è difficilissimo amare il nemico ma non gettiamo la spugna, non ci
arrendiamo, confidiamo che se il Signore ha chiamato delle famiglie e le ha mandate
in missio ad gentes in un paese, questo va bene.
Oggi c’è una campagna sul sesso, in tutto il mondo, su questi bambini e
bambine: prostituzione infantile, sesso, sesso.
Che misericordioso è stato il Signore con noi! Fratelli, io vi dico: Dio vuole
che adesso noi andiamo a scrutare la Scrittura. Vi darò un testo dell’Epistola agli
Ebrei, leggete i paralleli. Pregare con la Scrittura significa che tu vai di passo in passo
e all’improvviso, quando meno te lo aspetti, in un passo, in una Parola, Dio ti parla
perché è contentissimo che ti sei fermato e dialoghi con lui attraverso la Scrittura.
Questa mattina io vi dico, alla luce di questa Parola, che Cristo è venuto per
togliere al demonio il potere che ha sulla morte e liberare tutti quelli che per la paura
che hanno della morte sono soggetti alla schiavitù del demonio. Ecco, noi diciamo
che l’uomo ha paura della morte perché si è separato da Dio e ha la morte dentro.
Solamente può essere curato e guarito se entra nel suo spirito la vita immortale, la
vittoria sulla morte. Questo è quello che vuole darci il Signore mediante lo Spirito
Santo, è un incontro, un tocco di sostanza, è lo Spirito di Cristo che rende
testimonianza al nostro spirito che siamo figli di Dio. Ma attenzione! Non c’è cosa
più grande che essere chiamati da Dio in Cristo a essere figli di Dio: com’è il
Primogenito, così siamo tutti i fratelli. Guardate il nostro fratello maggiore: Dio vuole
farci come Lui, assomigliarci a Lui. Allora non possiamo convertirci, né voi né io, se
non guardiamo a Cristo crocifisso e diciamo: “Sì, sì, è vero. Signore, io sono un
poveraccio, non so stendere le mie mani sulla Croce, non so mettere una mano qua e
l’altra lì, ma se tu vuoi farmi partecipe della Tua essenza, della Tua sostanza, donami
questo Spirito che mi permetta di salire con Cristo sulla Croce, che io possa amare
così”.
Ma salire sulla Croce non è una cosa orribile, abbiamo detto tante volte, è
orribile l’egoismo del denaro, del vizio, dell’alcolismo, della lussuria, della
menzogna: questo è orribile, non il fatto che Dio ti chiami in Cristo a donarti per la
salvezza degli uomini, al punto che tu accetti di castrarti, diciamo così, di essere casto
per amore agli uomini, al regno di Dio. Questo sì, è grande! Per questo non
disprezziamo i doni immensi che Dio ci sta dando attraverso il Cammino. Io sono qui
un poveraccio, ma anche tu: chi siamo noi? Eppure Dio ci sta dando cose grandiose,
immense, e viene con noi, accompagna la nostra parola, non la lascia vuota, ci
accompagna, ci aiuta.
Questa mattina dovremo tutti guardare Cristo crocifisso e desiderare di essere
cristiani, cristiani. Cominciamo ad amare il nemico che è tuo marito e chiedere
perdono. Cominciamo ad amare il nemico che è tua moglie e chiediamole perdono.
Cominciamo ad amare il fratello di comunità e chiediamogli perdono, cominciamo a
stendere le nostre mani sulla Croce, come dice l’anafora dell’Eucarestia: “Stese le
mani sulla Croce”.
Cominciamo ad essere cristiani! E Dio farà il miracolo che ci perseguitino, ci
crocifiggano e ci renderà somiglianti a Suo Figlio Crocifisso per salvare questa
umanità, perché abbiamo una città permanente nel cielo, siamo della Gerusalemme
celeste. Qui sulla terra le cose create, come abbiamo sentito, passeranno tutte, tutto
quello che vedete è vanità di vanità, tutto sarà passato per il fuoco. Noi aspettiamo le
cose che sono incrollabili, un cielo nuovo e una terra nuova dove abiterà la giustizia.
A questo siamo stati chiamati, una cosa bellissima!
Mi emoziona la grandiosità che Dio ha fatto, che l’uomo possa essere capace
di uccidere Dio. Siamo così liberi, da commettere un peccato infamante, terrificante,
maledetto, come uccidere lo stesso Dio in Cristo. Abbiamo ucciso Dio con il peccato
originale e portiamo questo peccato terribile, un peccato che abita nella nostra carne
di superbia, di orgoglio: vogliamo che le cose siano come io voglio e non accettiamo
umilmente che Dio diriga Lui la nostra vita come Lui vuole, con le malattie, con la
vecchiaia, con i pochi soldi... Lascia che Dio conduca, abbandoniamoci al Signore
pienamente, sapendo che esiste, che ci ama. E Dio ci riempirà della Sua gloria, della
Sua tenerezza e del Suo amore.
Il Signore ci ama ed è desideroso che noi ci fermiamo un momento questa
mattina e parliamo con Lui.
- Introduzione alla scrutatio Eb 10, 25
Come in tutte queste convivenze, in questo pomeriggio faremo un tempo di
preghiera con la Scrittura, sapendo che questa forma di preghiera con la Scrittura è
una cosa molto importante e assolutamente necessaria per un cristiano e, soprattutto,
per un catechista, un evangelizzatore, come siamo quasi tutti qui. Anche alle prime
comunità del cammino neocatecumenale Dio ha affidato loro una missione
importantissima nel mondo. Ci sta affidando una missione che il Signore va svelando
poco a poco e quanto più sarà importante quello che Dio ci dona tanto più ci saranno
difficoltà, contrarietà, persecuzioni, malintesi che sono assolutamente necessari per
la maturazione dell’albero della vita cristiana, come si può avvertire in tutta la
tradizione della Chiesa, di ogni cosa che Dio suscita per il bene della Chiesa. È così
profetato dal nostro Signore Gesù Cristo. Il pregare con la Scrittura è qualcosa di
stupendo in quanto quasi fino al Concilio Vaticano II la Scrittura era chiusa. Grazie a
Dio, a noi è toccato vivere in un momento nel quale possiamo avere la consolazione
delle Scritture, possiamo scoprire a poco a poco la bellezza della Parola e, soprattutto,
questo Libro racchiude veramente una persona attraverso la quale il Signore ci vuole
parlare. Non c'è lavoro più bello che scrutare le Scritture. Dio si compiace dell'amore
alla legge, dell’amore alla Torah. Invece di passare il nostro tempo libero in
distrazioni che non ti danno nulla, possiamo passarlo scrutando la Scrittura e trovare
veramente alimento, riposo nel fondo del nostro cuore. Sappiamo che dobbiamo
accostarci alla Scrittura in un ambiente di preghiera, c’è bisogno di un ambiente di
umiltà e di preghiera. Per questo nel tempo in cui scruteremo la Scrittura devi pregare
ogni venti minuti. Si incomincia pregando, in piedi, dritti, chiedendo al Signore che
ti aiuti interiormente e che ti permetta di accostarti con un cuore puro perché Dio
parlerà con te attraverso la Scrittura. Dopo, mentre scruti la Parola, di nuovo
interrompi - ogni quindici o venti minuti - in modo che sia un costante defluire di
parole e di dialogo con il Signore, in cui tu rispondi con una preghiera. Così è un
ambiente religioso, molto sacrale, dove la nube della Shekina di Dio discende su
questo popolo che è tutto immerso nella Scrittura Santa, nella sua Parola.
Allora, dovete andare con la Scrittura, scruteremo il testo della Lettera agli
Ebrei, capitolo 10, versetto 25:
“Non abbandonando il radunarsi assieme di noi come alcuni hanno
l'abitudine di fare, ma esortandoci a vicenda, tanto più che vedete approssimarsi il
giorno”.
Il versetto 25 ha una nota:
Il giorno del Signore. Questo versetto sembra supporre lotte e calamità che
venivano interpretate come preludi della venuta del Signore.
Il Presidente farà una preghiera chiedendo allo Spirito Santo che ci aiuti e
andremo a scrutare. Avete due ore, potete adesso andare a prendere un caffè, ma non
si parla, entriamo in un tempo di preghiera. Avete due ore di preghiera con la Scrittura,
tutti; due ore per stare con il Signore, con la Scrittura. Se la Scrittura non ti dice niente
ti metti in piedi e dici: “Signore, perché devi parlare con me se io non penso a te per
niente. Hai ragione, perché devi parlare con me che non sento nulla, che non ho voglia
di stare qua né di leggere la Scrittura né di niente?”. Fermati e umiliati! Come vi ho
sempre detto, questo Libro ha sette sigilli e solo un Agnello sgozzato può aprirli. Noi
cristiani siamo agnelli sgozzati, dobbiamo mettere il nostro collo per essere sgozzati.
Solamente l’Agnello sgozzato vince la Bestia che ha le zampe di orso e la bocca di
leone, l’Agnello sgozzato. Bisogna imparare a mettere il collo perché tuo marito te lo
tagli con la sua violenza, con la sua parola? Sì, se vuoi essere cristiano. O consideri
il cristianesimo un’assurdità? A voi è stata rivelata la verità in Cristo crocifisso:
l’avete rinnegata, l’avete espulsa da voi, non la vogliamo? Attenzione, dovrete
rendere conto a Dio delle cose che vi ha dato e che vi ha detto.
Dopo proclameremo il Vangelo di oggi, e alla luce del Vangelo sarete invitati
a entrare nella piscina del vostro Battesimo per lasciare nella tomba di Cristo, nella
morte di Cristo, la morte dell’uomo della superbia, dell’orgoglio, della pigrizia, della
sensualità, dell’avarizia di denaro. Ecco, il Signore ti chiederà: “Sei contento che sia
venuto a trovarti attraverso i catechisti?”. E’ importante questa convivenza, molto
importante: conviene che oggi tu lasci che Cristo penetri nella tua casa. “Lasciami
entrare dentro di te, perché Io e te insieme possiamo salvare l’umanità”. Diceva un
Padre: “Convertiti oggi e il mondo sarà redento”, convertiti tu oggi e il mondo intero
sarà redento. Da te, dalla tua conversione dipende la redenzione del mondo: è vero, è
molto vero questo. Tutto è possibile a chi crede. Cristo dice: “Senza di me non potete
fare nulla”, ma con Me tutto è possibile. E’ possibile fare quello che Dio vuole che
facciamo, non quello che noi vogliamo fare, quello che Dio vuole che facciamo
abbandonandoci alla Sua volontà.
Per favore, andiamo in silenzio, cercate un posto nel bosco, nella Yeshivà o
nella sala azzurra. Andiamo in silenzio.
Scrutiamo Ebrei 10, 25.
2 ore di preghiera con la Scrittura, scrutando Eb 10, 25 (nota Eb 10, 25+) (più il
tempo per andare e venire)
PENITENZIALE
Kiko:
- Prova del canto “Alla tua luce, Signore, vediamo la luce” (salmo 36)
Ecco, un canto nuovo: “Alla tua luce, Signore, vediamo la luce”
- Canto: “Alla tua luce”
Kiko:
Animo! Questa è una convivenza alla quale il Signore ci ha invitato per stare con
Lui. Abbiamo bisogno di ricaricare le nostre pile, veramente, di innamorarci di Cristo
perché lui ci manda al mondo a combattere. Coraggio, animo, approfittiamo per
cacciare da noi le opere del demonio e chiamare al nostro spirito lo Spirito del
Signore, Spirito di santità, di giustizia, di pace.
P. Mario:
Prima di iniziare dico una breve parola: sono scivolato due volte nella doccia
e mi si è spaccato qualcosa. Questa mattina col tutor che mi hanno messo avevo molto
male; ho tolto il tutor – perché a volte è opportuno e a volte no – e spero di poter
resistere con gli antidolorifici, e che il Signore mi aiuti ugualmente.
- Saluto e preghiera del Presidente
- Vangelo: Gv 1, 47-51
- Omelia (P. Mario)
Devo parlare da qua, Kiko, ho la gamba rotta. Spero che nonostante le mie
condizioni del corpo, lo Spirito Santo voglia ispirarmi una parola per tutti voi, per me
e per tutti noi in questa convivenza di inizio corso.
Già le ammonizioni che hanno fatto Kiko ed Ascensión questa mattina hanno
presentato che stiamo vivendo un momento molto importante per la situazione sia
della società in cui il Signore ci chiama a vivere, sia della Chiesa che tra poco si
radunerà per il Sinodo sulla sinodalità. Per questo, in vista di questo, l’anno scorso il
Signore mi ha ispirato questa catechesi – se potrò farla - sulla nuova epoca che Papa
Francesco ha annunciato ai Cardinali anni fa: “Siamo entrati non in una epoca nuova,
ma in una nuova epoca che va a cambiare tutto”. Domani leggerò il testo.
Una nuova epoca in cui sono apparsi molto inganni del demonio, cioè il
demonio è come scatenato per ingannare noi uomini. Parleremo di questa lotta, di
questa battaglia, alla luce del libro dell’Apocalisse perché esattamente il libro
dell’Apocalisse è stato scritto per sostenere le comunità dei cristiani in un mondo di
persecuzioni, che possono essere di sangue, possono essere di tanti tipi, ma
certamente gli ultimi anni del secolo scorso e inizio di questo, sono pieno di martiri
cristiani in molte nazioni. Sono stato contento quando ho visto che oggi celebriamo
la festa degli arcangeli, di Michele, Raffaele e Gabriele. Michele lo vediamo già
attuare nell’Antico Testamento, e anche Raffaele. Gabriele è colui che porta
l’annuncio alla Vergine Maria che arriva il Messia preparato da secoli dal Signore.
Sono contento perché il Vangelo che abbiamo proclamato parla dell’incontro di
Natanaele detto anche Bartolomeo: lo invitano a conoscere Gesù Cristo, e Gesù Cristo
dice: “Ecco un ebreo retto”, e dopo gli dice: “Ti ho visto sotto il fico”, che è segno
dell’iniziazione cristiana. Natanaele resta stupito: “Come fai a conoscermi prima di
avermi visto?”. Questo potremmo dirlo tutti, perché di tutti il Signore dice –
soprattutto per i grandi profeti ma anche per tutti: “Prima che tu nascessi Io ti ho visto,
ti ho conosciuto”. E tutti siamo venuti con una missione particolare, diversa,
complementare a quella degli altri, ma una missione per diventare membra del Corpo
di Cristo in questa generazione.
Quindi questa sorpresa è una sorpresa anche per tutti noi, se la crediamo,
perché Gesù dice: “Ti meravigli che ti ho detto che ti ho conosciuto? Vedrai cose
molto più grandi, vedrai scendere e salire gli angeli del cielo”. Noi che siamo stati
chiamati al Cammino già abbiamo visto cose ancora più grandi. Questo salire e
scendere dal cielo richiama il sogno di Giacobbe, al quale il Signore ha promesso
l’eredità del padre. E nel viaggio per andare a cercare sua moglie, gli appare il Signore
e vede una scala su cui degli angeli scendono e salgono. Lì costruirà una stele che si
chiamerà il santuario di Silo, dove il Signore gli promette di compiere le promesse
fatte ad Abramo e Isacco. Vedere i cieli aperti: quello che il Signore ha fatto
chiamandoci al Cammino, ci ha aperto il cielo; come a S. Stefano, che mentre lo
lapidano vede cieli aperti e Gesù Cristo in piedi vicino al Padre: questa visione di
Gesù Cristo lo sostiene nel martirio. È una creazione nuova che già predice la realtà
di tutti noi. L’apocalisse è esattamente vivere sulla terra, sostenere questo
combattimento tra il demonio e Gesù Cristo, e la Donna, la Chiesa, i seguaci di Gesù
Cristo, guardando al cielo.
In una lettura di questa mattina – ce ne erano 2 o 3 dell’Apocalisse - -si parlava
della grande battaglia di Michele arcangelo che abbatte Satana: abbatte il diavolo,
colui che divide; abbatte satana, colui che accusa i santi presso Dio. Gesù quando sta
per affrontare la passione sente una voce come un tuono, mentre dice: “La mia anima
è angosciata, triste” e invoca il Padre: “Padre, glorifica il tuo Figlio” e il Padre gli
risponde: “L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò”. Come in tutti noi, nella nostra
povertà, nella nostra debolezza Dio vuole manifestare la sua potenza e la sua gloria.
Quando Gesù sente questa voce, tutti dicono: è stato un tuono! Ma Gesù dice: No,
questa voce è per me dal Padre. Questo è il momento in cui sarà scacciato il demonio,
abbattuto il demonio sulla terra. E quando sarò innalzato attirerò tutti a me”. Questo
è quello che è raccontato in questo brano dell’Apocalisse perché il nemico di Dio,
della Chiesa, è il demonio, il nostro vero nemico è il demonio che dopo si incarna in
persone, in idee, in cultura, in filosofia, in politica, in economia, e ci tiene tutti schiavi
sotto il suo potere. Come diceva molte volte Carmen, la nostra vita è immersa in un
mistero che ci supera. Qui viviamo più o meno tranquilli, ma siamo chiamati a vivere
una vita che sfocia nella vita eterna, nell’eternità che già comincia adesso. E se siamo
diventati tempio dello Spirito Santo, è chiaro che il demonio ci combatte, ci
perseguita.
Ecco perché, fratelli, è molto importante questa celebrazione della vittoria di
Gesù Cristo che ha schiacciato la testa a satana, ci comunica costantemente il perdono
e ci infonde forza per il futuro, perché andiamo di tappa in tappa, di tensione in
tensione, per questo anno che sta per venire, che non sappiamo cosa ci riserverà. Può
succedere di tutto. In questi anni, non so se avete avuto presente quanti terremoti,
quanti vulcani, quante inondazioni ci sono state, e gente che rimane senza niente,
senza casa: “Ho perso tutto”. Per la tempesta di grandine a Milano i giornali hanno
scritto: “L’apocalisse, è arrivata l’apocalisse” e può arrivare da un momento all’altro.
Per questo siamo chiamati a stare aggrappati a Gesù Cristo, perché come dice
l’Apocalisse “questi vestiti di bianco sono coloro che hanno lavato le vesti nel sangue
dell’Agnello”.
Ho trovato questa lettura di Padre Pio di qualche giorno fa, che mi ha colpito.
Si rivolge – suppongo - a una suora o a un’anima molto vicina al Signore e le dice:
“Con ripetuti colpi di salutare scalpello e con diligente ripulitura, l’artista
divino - lo Spirito Santo - prepara le pietre con le quali costruire l’edificio eterno, -
membra del Corpo di Cristo, regno sacerdotale -. Così canta la nostra tenerissima
madre, la Chiesa cattolica, nell’inno dell’ufficio della dedicazione della Chiesa, e così
è veramente. - Se vi ricordate, questo inno dice esattamente: “Spirito Santo che
scolpisci le pietre del tempio di Dio”. - Giustamente si può affermare che ogni anima
destinata alla vita eterna è costituita per innalzare l’edificio eterno, il Corpo di Cristo.
Un muratore che vuole edificare una casa innanzitutto deve ripulire bene le pietre che
vuole usare per la costruzione, cosa che ottiene con colpi di martello e poi di scalpello.
- Quelli di martelli sono i colpi grossi, quelli di scalpello i colpi più fini ma più
penetranti. Allo stesso modo si comporta il Padre con le anime elette, che la somma
Sapienza e Provvidenza fin dall’eternità ha destinato a innalzare l’edificio eterno”. E
poi conclude: “Ma quali sono questi colpi di martello e di scalpello?”
Questo è importante per me, perché io adesso ho avuto non so se di martello o
scalpello ma con la caduta nella doccia qualche cosa sarà successo.
Dice P. Pio: “Sorella mia sono le ombre, i timori, le tentazioni, le afflizioni di
spirito, le notti buie, i tremori spirituali con qualche aroma di sofferenza e di
solitudine e anche di malessere fisico”.
Per questo tutti dobbiamo passare, o nella vecchiaia o nella malattia o nei
problemi con il marito, con i figli, con la moglie. Ma è importante che non li
interpretiamo come dice l’accusatore, il demonio che ci fa mormorare, ci fa ribellare,
ma che li vediamo con gli occhi di Dio, della fede, cioè che sono grazie, grazie!
Perché come dice un Padre, ci costringono a rientrare in noi stessi e dirigerci dal
fondo del nostro cuore direttamente a Dio, chiedendo il suo aiuto. E quando gridiamo
a lui con fede lui ci ascolta, ci consola e va aumentando l’intimità con lui.
Vi ho detto queste cose che sento, perché ne abbiamo proprio bisogno: il
Signore ci darà colpi di martello, ma non ci spaventiamo perchè questo fa parte
dell’iniziazione cristiana, anche finito il cammino, anche dopo aver fatto il
matrimonio spirituale. Dice Papa Benedetto XVI nell’Anno della fede: “La fede è un
cammino che finisce con la morte”. E il Curato d’Ars dice: “Finisce mezz’ora dopo,
quando muore anche il nostro orgoglio”.
Allora ecco la grazia di questo sacramento: il Signore ha voluto comunicare il
suo potere di Risorto agli apostoli, potere di perdonare i nostri peccati, confessandoli
con umiltà, confidando nel perdono. Il Signore perdona 70 volte 7, tutti i giorni,
confidando nella forza del suo Sangue che ci viene trasmesso da questo sacramento
che ci rigenera, questo rehem, questo seno che gesta fino alla maturità il nostro essere
interiore. Confessiamo a Lui, perché solo lui può rinforzarci e può darci le armi per
affrontare le guerre che ci attendono. Adesso, fiduciosi nella misericordia e
nell’amore di Dio, confessiamo i nostri peccati.
- Confesso
- Preghiera del Presidente conclusa dal Padre nostro
- Confessioni individuali
- Preghiera di rendimento di grazie conclusa dal Santo
- Pace
- Canto: “Per amore dei miei fratelli”
- Benedizione
- Conclusione della Penitenziale
- Canto: “Grazie a Jahwe”
PROIEZIONE DEI VIDEO
P. Mario: Presentiamo subito il video.
Bene, fratelli, abbiamo preparato anche una specie di aperitivo per il giorno di
domani, perché domani parleremo della luce che ci viene dal libro dell’Apocalisse
per aiutarci a comprendere i giorni in cui stiamo vivendo.
I primi anni, Kiko e Carmen – lo sanno le comunità che hanno finito il
Cammino – dicevano: “L’Apocalisse, sintetizzando, dice: Le cose vanno male,
andranno ancora peggio ma poi tornerà il Signore”. In questo video vediamo che il
male esiste, ma non esiste solo il male e domani sera nella catechesi daremo, con
l’aiuto del Signore, piccoli cenni alla luce dell’Apocalisse. Questo video è da
guardare cum grano salis, è un po’ una descrizione della situazione, è stato preparato
dal caro Giorgio Ricci in collaborazione con Marco Mirra per questa convivenza.
- Proiezione del video: “Le nuove religioni planetarie e l’intelligenza
artificiale”
Kiko
Adesso vediamo brevemente un video sull’apertura della Causa di
beatificazione di Carmen, il 4 dicembre 2022, che è stato un grande evento per la
storia del Cammino. E’ importante che tutti fratelli conoscano questo fatto. Carmen
è già Serva di Dio e la possiamo invocare e chiedere aiuto individualmente.
Poi vedremo un altro video sull’incontro vocazionale che abbiamo avuto a
Lisbona dopo la GMG con il Papa, che ci darà grande gioia per finire questo primo
giorno della nostra convivenza.
- Proiezione del video: “Apertura della Causa di beatificazione di Carmen”,
4 dicembre 2022
- Proiezione del video: “Incontro a Lisbona in occasione della GMG 2023”,
7 agosto 2023
Kiko:
Va bene? Buona cena e buona notte a tutti, domani alle 10 qui.
Dormite bene, animo ragazzi!