lunedì 30 maggio 2022

La dottrina della triplice concupiscenza

 Commento al Vangelo di oggi, 30 maggio 2022, lunedi della VII settimana di Pasqua

Monizione al canto: "Vieni Spirito Creatore" (Inno dei Vespri dalla Ascensione alla Pentecoste) Musica di Kiko Arguello

Attualizzazioni

 

sabato 28 maggio 2022

ANDATE ED ANNUNZIATE AI MIEI FRATELLI...

 COMMENTO AI TESTI LITURGICI DELLA ASCENSIONE AL CIELO DI N.S. GESU' CRISTO

MONIZIONE AL CANTO: "ANDATE ED ANNUNZIATE AI MIMEI FRATELLI..." (Mt 28, 16-20) Musica di Kiko Arguello

venerdì 27 maggio 2022

LA TRISTEZZA DI FRATE LEONE

 COMMENTO AL VANGELO DEL GIORNO

LA SIMILITUDINE DEL PARTO...
LA TRISTEZZA DI FRATE LEONE

giovedì 26 maggio 2022

L' ALGORITMO DELLA FEDE

 COMMENTO AL VANGELO DI OGGI, 26 MAGGIO 2022

ANCORA UN POCO E MI VEDRETE......

ATTUALIZZAZIONI

 

domenica 22 maggio 2022

MISTICA OGGETTIVA

 COMMENTO AI TESTI DELLA LITURGIA DI OGGI, VI DOMENICA DI PASQUA - ANNO "C"


 

sabato 21 maggio 2022

CUOR DI LEONE E ALI DI FARFALLA

 COMMENTO AL VANGELO DI OGGI: Gv 15,18-21.

LA DIALETTICA CHIESA-MONDO. L' ESEMPIO DELLA MOGLIE DI LOT LA PROFEZIA DEL PAPA EMERITO IL CASO DELL'ARCIVESCOVO DI SAN FRANCISCO E DELLO SPEAKER DELLA CAMERA DEGLI USA...

venerdì 20 maggio 2022

CANTO: "CHE MI BACI" (Ct. 1, 2ss)

 CANTO: "CHE MI BACI" (Ct. 1, 2ss)

Musica di Kiko Arguello

FORTE COME LA MORTE.

 COMMENTO AL VANGELO DELLA MESSA DI OGGI: Gv 15,12-17:

"Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri".
SPUNTI DALLA PRIMA LETTURA: IL CONCILIO DI GERUSALEMME
Parole dal Messaggio del Santo Padre Francesco ai partecipanti al Convegno Internazionale “Adamo, dove sei”? La questione antropologica oggi in occasione del 50° anniversario di fondazione dell’Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana

giovedì 19 maggio 2022

DILETTO OSSESSIVO-COMPULSIVO

 COMMENTO AL VANGELO DELLA MESSA DEL GIORNO,

IN PARTICOLARE: Gv 15,9: "Rimanete nel mio amore".
ATTUALIZZAZIONI

martedì 17 maggio 2022

lunedì 16 maggio 2022

lunedì 9 maggio 2022

I BACINI DI DIO...

 COMMENTO AL VANGELO DELLA MESSA DEL GIORNO

LA CATECHESI DEI 3 ALTARI..
ATTUALIZZAZIONI

domenica 8 maggio 2022

IL SIGNORE E' IL MIO PASTORE?

 COMMENTO AL VANGELO DI OGGI, 8 MAGGIO, IV DOMENICA DI PASQUA (DEL BUON PASTORE)

ATTUALIZZAZIONI

sabato 7 maggio 2022

LA CHIESA!

 COMMENTO AI TESTI DELLA LITURGIA DEL GIORNO

LA COMUNIONE AL CORPO E AL SANGUE DI CRISTO.
ATTUALIZZAZIONI...



Allego al video questo testo del padre Predicatore della Casa Pontificia...

2010-08-27- Fabriano, Relazione alla 61a Settimana Liturgica Nazionale, di S. Em. Rev.ma Card. Raniero Cantalamessa, ofmcapp
L’Eucaristia e la koinonia ecclesiale
In questa seconda parte del mio intervento parlerò della dimensione orizzontale della comunione eucaristica, la comunione con il corpo di Cristo che è la Chiesa e, in senso diverso, con tutti gli uomini.
Il corpo di Cristo che è la Chiesa, scrive Agostino, si è formato a somiglianza del pane eucaristico; è passato attraverso le stesse vicissitudini: i suoi membri erano prima distinti e separati, come lo erano i diversi chicchi di grano sulle colline; sono stati mietuti, cioè riuniti dalla parola, macinati dai digiuni e dalle penitenze, impastati con acqua nel battesimo, cotti al fuoco dello Spirito Santo e sono diventati un unico corpo, come i chicchi di grano diventano un unico pane e gli acini di uva un unico vino[12]. Un inno della festa del Santissimo corpo e sangue di Cristo ha raccolto questa visione:
Frumento di Cristo noi siamo
cresciuto nel sole di Dio,
nell’acqua del fonte impastati,
segnati dal crisma divino.
In pane trasformaci, o Padre,
per il sacramento di pace:
un Pane, uno Spirito, un Corpo,
la Chiesa una-santa, o Signore.
Il pane eucaristico realizza dunque l’unità delle membra di Cristo tra di loro, significandola. Anche in questo, il sacramento significando causat. Nella comunione, dice la Lumen gentium, “l’unità del popolo di Dio è adeguatamente espressa e mirabilmente prodotta”[13]. In altre parole, ciò che i segni del pane e del vino esprimono sul piano visibile e materiale – l’unità di più chicchi di frumento e di una molteplicità di acini d’uva –, il sacramento lo realizza sul piano interiore e spirituale.
“Lo realizza”: non però da solo, automaticamente, ma con il nostro impegno. In questo senso si può dire che l’Eucaristia è “profezia” di comunione: nel senso che spinge ad essa, ne proclama le esigenze. Io non posso più disinteressarmi del fratello nell’accostarmi all’Eucaristia; non posso rifiutarlo, senza rifiutare Cristo stesso e staccarmi, io, dall’unità. Il Cristo che viene a me, nella comunione, è lo stesso Cristo indiviso che va anche al fratello che è accanto a me; egli, per così dire, ci lega gli uni agli altri, nel momento in cui ci lega tutti a sé. Qui risiede, forse, il significato profondo di quella frase che si legge talvolta negli scritti del Nuovo Testamento e dei primi secoli della Chiesa: “Uniti nella frazione del pane” (cf At 2, 42). Un paradosso: uniti nel dividere (“frazione” significa divisione!): noi siamo uniti nel dividere, meglio nel condividere, lo stesso pane!
All’interno della Messa, la comunione è il momento che più di tutti mette in luce la fondamentale unità di tutti i membri del popolo di Dio. In questo senso, oltre che profezia, essa è anche epifania di comunione. “L’Eucaristia crea comunione ed educa alla comunione”[14] Fino a quel momento prevale la distinzione dei ministeri: nella liturgia della parola il sacerdote rappresenta la Chiesa docente e l’assemblea la Chiesa discente; nella consacrazione appare la distinzione tra il sacerdozio ministeriale e quello universale di tutti i fedeli dal momento che solo il primo agisce in persona Christi. Nella comunione, al contrario, prevale ciò che accomuna tutti i credenti. L’Eucaristia che riceve il vescovo o il papa è esattamente la stessa che riceve l’ultimo dei battezzati.
Vediamo come si potrebbe esprimere più chiaramente nelle nostre eucaristie questa esigenza di comunione. Tocco un punto delicato, la comunione sotto le due specie. Non intendo sollevare nessuna polemica o contestazione; solo richiamare il pensiero e la novità del concilio che, su questo punto, rischiano di rimanere disattesi. Il concilio Vaticano II ha reintrodotto la possibilità della comunione sotto le due specie. Dice:
“Fermi restando i principi dottrinali stabiliti dal concilio di Trento, la comunione sotto le due specie si può concedere sia ai chierici e religiosi sia ai laici, in casi determinati dalla Sede Apostolica e secondo il giudizio del vescovo” [15].
La comunione sotto le due specie non solo è permessa, ma anche incoraggiata, con delle motivazioni teologiche fortissime. Nella istruzione per l’applicazione delle norme del concilio, Eucharisticum mysterium, si dice:
“La santa comunione esprime con maggiore pienezza la sua forma di segno, se viene fatta sotto le due specie. Risulta infatti più evidente il segno del banchetto eucaristico e si esprime più chiaramente la volontà divina di ratificare la nuova ed eterna alleanza nel sangue del Signore, ed è più intuitivo il rapporto tra il banchetto eucaristico e il convito escatologico del regno del Padre” [16].
Il nuovo Messale elenca ben quattordici casi in cui è permesso dare la comunione al calice ai presenti. Ad essi, molte conferenze episcopali ne hanno aggiunti altri. Si deve dire che, su questo punto, l’attuazione pratica della riforma liturgica non è andata al di là delle norme fissate dall’autorità ecclesiastica, come in altri casi, ma ne è rimasta al di qua. Non dico che si debba o si possa distribuire la comunione sotto le due specie a ogni Messa (anche se questo resta il traguardo ultimo e auspicabile), ma che almeno lo si faccia nei casi in cui è consentito dalle disposizioni stesse del magistero.
Non adduciamo con troppa facilità il principio della “naturale concomitanza”, secondo cui dove c’è un corpo vivo, lì c’è anche, di conseguenza, il suo sangue e che perciò il sangue di Cristo è già contenuto nel corpo di Cristo. Preso rigorosamente, con questo principio si viene a dire che la specie del vino è superflua nell’Eucaristia e Gesù poteva fare a meno di consacrare anche il calice. Il principio aristotelico della naturale concomitanza fa a pugni con l’idea biblica di segno che è alla base della nostra teologia sacramentaria. L’Eucaristia non l’ha istituita Aristotele, ma Gesù Cristo, ed è con le categorie di Cristo che bisogna spiegarla, anche se i concetti aristotelici hanno avuto il merito di aiutare a formulare il mistero, in un certo contesto culturale e preservarlo da errori.
L’Eucaristia, oltre che sacrificio, è anche un “sacrum convivium”, un banchetto, ma come può esprimere l’idea di banchetto se in essa si offre solo da mangiare e non da bere, o si offre da bere ad alcuni e non a tutti? Per lo stesso motivo si dovrebbe evitare, almeno come prassi sistematica, di distribuire ai fedeli le ostie consacrate in precedenza e prelevate dal tabernacolo. Questo fa pensare inevitabilmente a un banchetto in cui alcuni consumano le vivande preparate per l’occasione e altri vivande riscaldate o tirate fuori dal frigorifero. Il momento per eccellenza dell’uguaglianza di tutti i membri del popolo di Dio non dovrebbe trasformarsi mai in atto che discrimina.
A poco, tuttavia, gioverebbe rendere più frequente la comunione sotto le due specie, se ad essa non si affiancasse una catechesi atta a mettere in luce il significato del sangue di Cristo e a suscitarne un vivo desiderio nei fedeli. In mancanza di questa catechesi, i laici mostrano talvolta di preferire essi stessi la comunione con la sola specie del pane, per la gioia di poter tenere un attimo l’ostia nella mano.
E’ importante, non solo dal punto di vista teologico, ma anche da quello pastorale, tornare a valorizzare di più, nel contesto del mistero eucaristico, l’elemento del sangue. Perché Gesù ha voluto nascondere il suo sangue proprio nel segno del vino? Che cosa rappresenta il vino per gli uomini? Rappresenta la gioia, la festa; non rappresenta tanto l’utile (come il pane), quanto il dilettevole. Un salmo dice che “il vino allieta il cuore dell’uomo e il pane sostiene il suo vigore” (Sal 104,15). Il vino rappresenta, nella vita, la poesia e il colore; è come la danza rispetto al semplice camminare, o il giocare rispetto al lavorare, o il cantare rispetto al semplice parlare[17].
Se Gesù avesse scelto per l’Eucaristia pane e acqua, avrebbe inculcato solo la santificazione della sofferenza (“pane e acqua” sono infatti sinonimo di digiuno, di austerità e di penitenza). Scegliendo pane e vino, ha voluto rendere possibile anche la santificazione della gioia. Gesù nel deserto moltiplicò i pani per soddisfare la fame della gente, ma a Cana non “moltiplicò” il vino per soddisfare la sete della gente (c’erano ben sei giare di acqua a disposizione!), ma per la gioia e la festa dei commensali.
Ma come è possibile che lo stesso segno rappresenti, in quanto sangue, la sofferenza e la morte e, in quanto vino, la gioia? Non si escludono a vicenda queste due cose? No, se pensiamo al sacrificio fatto per amore, come fu quello di Cristo. Il vino, che la Bibbia chiama spesso “il sangue dell’uva”, ricorda il misterioso rapporto che esiste, nell’esperienza umana, tra amore e sacrificio. “Non si vive in amore senza dolore”[18].
L’Eucaristia rivela così, ancora una volta, la sua straordinaria presa sulla vita. La Gaudium et spes del Vaticano II inizia dicendo: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” [19]. Nulla -possiamo aggiungere- vi è di genuinamente umano che non trovi un’eco nell’Eucaristia! In essa viene raccolto e presentato a Dio, nello stesso tempo, tutto il dolore e tutta la gioia dell’umanità: il dolore nella realtà del sangue, la gioia nel suo corrispettivo simbolico del vino.

CANTO: "INNO ALLA CARITA'" (1COR. 13, 1-13)

 CANTO: "INNO ALLA CARITA'" (1COR. 13, 1-13)

Musica di Kiko Arguello

mercoledì 4 maggio 2022