mercoledì 15 maggio 2013

Quei «segni» in favore di Bergoglio

Il cardinale Schönborn


L'arcivescovo di Vienna  Christoph Schönborn ha affermato nei giorni scorsi di aver personalmente ricevuto due «segnali forti» sul fatto che il cardinale di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, era il prescelto per il trono di Pietro.


Il porporato austriaco, allievo di Joseph Ratzinger e lui stesso indicato tra i «papabili» all'ultimo conclave, ha parlato dell'elezione di Francesco a Londra, durante una conferenza tenuta davanti a cinquemila persone nella Royal Albert Hall, organizzata dalla vicina Holy Trinity Brompton church, dove viene celebrata anche la messa secondo il rito antico.


Schönborn ha detto che soltanto un intervento soprannaturale è in grado di spiegare la velocità con cui è stato eletto il porporato argentino, che non compariva tra i candidati considerati più probabili dagli analisti di cose vaticane.


L'arcivescovo di Vienna ha spiegato che la sera del 12 marzo, quando il conclave è iniziato, nessuno dei cardinali sapeva chi sarebbe stato eletto: «È stata una straordinaria esperienza dello Spirito Santo... Noi siamo stati guidati dallo Spirito Santo verso quest'uomo che era seduto nell'ultimo angolo della Cappella Sistina: quest'uomo è il prescelto».


Schönborn ha aggiunto: «Io ho ricevuto due forti segni: di uno posso parlare, dell'altro no perché è avvenuto nel conclave. Si tratta di veri segni attraverso i quali il Signore mi indicava: "è lui"». Il cardinale ha spiegato che subito dopo la messa «pro eligendo Pontifice», celebrata dai porporati in San Pietro la mattina del 12 marzo, ha incontrato una coppia di latinoamericani suoi amici.


«Li ho incontrati fuori dalla Basilica e ho chiesto loro: "Voi avete lo Spirito Santo, potete darmi un consiglio per il conclave che inizierà tra poche ore?". La donna mi ha sussurrato nell'orecchio: "Bergoglio", e questo mi ha molto colpito: se queste persone dicono "Bergoglio", questa è l'indicazione dello Spirito Santo».


Un secondo segnale per Schönborn è arrivato durante le ore del conclave, conclusosi nel tardo pomeriggio del giorno successivo, il 13 marzo. «Sono sicuro - ha detto il cardinale - che molti di noi hanno ricevuto segnali simili in conclave, perché altrimenti non sarebbe stato possibile arrivare all'elezione così velocemente».


Le parole dell'arcivescovo di Vienna aiutano a comprendere la dinamica di quanto avvenuto nella Sistina: a motivo della sua formazione - l'appartenenza alla nidiata di «Communio» - e dei suoi rapporti di amicizia, Schönborn veniva infatti considerato uno dei possibili elettori di «papabili» quali i cardinali Angelo Scola, arcivescovo di Milano, e Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione dei vescovi. Dal suo racconto sembra invece emergere che fin dalle prime votazioni il suo voto sia andato sul porporato argentino.
Tornielli

*
'Viva Francesco' come viva Pio IX?
di Angela Pellicciari


Pio IX, il papa dal più lungo pontificato della storia, il papa che ha assistito allo smantellamento pezzo a pezzo dello stato pontificio, il papa calunniato, disprezzato e irriso dalla stessa storiografia cattolica, Pio IX dicevo, durante il primo anno e mezzo di pontificato è circondato da straordinarie manifestazioni di pubblica esaltazione: «Ogni giorno corso, battimani, inni, serenate; tripudio quando il papa usciva, quando villeggiava, quando tornava»; popolani, nobili, borghesi, governanti italiani e stranieri, «protestanti, cattolici, turchi, ebrei», tutti a gridare: viva Pio IX. Così racconta lo storico contemporaneo Cesare Cantù.
Avendo a modello la carità di Cristo, Pio IX, subito dopo l´elezione al soglio di Pietro, concede un´amplissima amnistia estesa ai reati politici. Il che comporta che i rivoluzionari di tutte le risme sono messi in libertà in cambio di una dichiarazione che li impegna a non cospirare più contro lo Stato. Sono proprio i membri delle consorterie settarie che, una volta liberi, organizzano la pantomima del "Viva Pio IX", papa liberale. Così consiglia Mazzini nel 1846 scrivendo "Agli amici d´Italia": «Profittate della menoma concessione per riunire le masse simulando riconoscenza, quando ciò convenisse. Le feste, gli inni, gli attruppamenti, le relazioni moltiplicate fra uomini di ogni opinione, bastano per dar lo slancio alle idee, per infondere al popolo il sentimento della sua forza, e renderlo esigente». Curioso a dirsi, ma l´esplosione rivoluzionaria del 1848 è preparata a Roma da una «congiura adulatoria e festiva», per usare l´efficace espressione di Marco Minghetti, uno dei protagonisti del Risorgimento.
Succede che in pochissimo tempo cambia tutto e dal «Viva Pio IX» si passa al «Viva Pio IX solo» per finire con «Morte ai neri! Morte ai gesuiti!». Senza il Viva Pio IX «chi sa quando le moltitudini italiane si sarebbero per la prima volta agitate nell'entusiasmo della vita nazionale», scrive il triumviro toscano Giuseppe Montanelli. La pensano allo stesso modo Jemolo e Gramsci che individua «il capolavoro politico del Risorgimento» nell'essere i liberali riusciti «a suscitare la forza cattolico-liberale e a ottenere che lo stesso Pio IX si ponesse, sia pure per poco, sul terreno del liberalismo».
Cosa c'entra Mastai Ferretti con Bergoglio? C'entra. In un articolo comparso su Repubblica venerdì scorso, Alberto Statera ragiona su un libro di prossima pubblicazione (Vaticano Massone. Logge, denaro e poteri occulti: il lato segreto della Chiesa di Papa Francesco di Giacomo Galeazzi e Ferruccio Pinotti) e scrive: «i Gran Maestri delle tante massonerie italiane sembrano concordi nell´entusiasmo per l´avvento di Francesco. Uno per tutti: "Con Papa Francesco nulla sarà più come prima. Chiara la scelta di fraternità per una Chiesa del dialogo, non contaminata dalle logiche e dalle tentazioni del potere temporale". Firmato: Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia». Almeno dal punto di vista cattolico, e comunque lo si voglia interpretare, l´unanime appoggio a Francesco non è una buona notizia.