mercoledì 8 giugno 2016

Contare, NON contarsi



Leggete tutti. A buon intenditor poche parole...
Di Don Luigi Giussani:
"Allora, la cosa più importante su cui costruire, su cui siamo costruiti, non è il senso religioso, ma è l'incontro con Cristo. Tutto l'ecumenismo di adesso, che poggia la sua argomentazione sul fatto che tutte le religioni sono simili, che tutte le espressioni religiose si equivalgono, che tutto l'affermarsi del cuore dell'uomo ha lo stesso valore, dimentica semplicemente che Dio è nato bambino, è nato come un uomo e che è seguendo questo uomo che si capisce cos'è il cuore, cos'è il senso religioso, cos'è la ragione, cos'è il destino, cos'è tutto. Ma la cosa impressionante è che, dopo quarant'anni, ci siano anche capi dei nostri gruppi che non capiscono queste cose. Sono cosi lontani dal comprenderle che, siccome debbono cercare di governare o di ordinare la massa di gente che costituisce la comunitá, la ordinano secondo i loro pensieri e soprattutto secondo i loro sentimenti e soprattutto secondo le loro preferenze, nel senso più bieco del termine; e cosi squassano e sconfiggono l'energia che è costata tanto a chi li ha preceduti cinque anni fa, dieci anni fa. Bisogna essere implacabili con questa gente, con chi sostituisce un proprio progetto al progetto che dice di avere incontrato, al progetto cristiano in nome del quale si muove. Bisogna essere intransigenti, non bisogna lasciar passare nessun equivoco"
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DA AREA POPOLARE
AD AREA SPOPOLATA
Non per godere delle disgrazie altrui, ché da romano a questo giro non posso proprio permettermelo, ma penso che non abbiamo abbastanza apprezzato (nel senso di 'dato il giusto prezzo') la polverizzazione di ‪#‎Ncd‬. A Roma (e a Latina) la Lorenzin non poggia il pied-à-terre programmato, ma soprattutto l'ineffabile Maurizio Lupi, che a Milano voleva fare il Sindaco, ad oggi non sa nemmeno se ci farà il consigliere comunale visto il crollo di preferenze; il che è clamoroso. Sono sicuramente più contento che i voti di Cl possano invece portare in Comune Luigi Amicone, se il centrodestra supererà lo scoglio del 19 giugno, e che vi abbiano comunque già portato il giovane Matteo Forte, che non conoscevo ma cheFrancesco Agnoli mi segnala come 'una bella notizia' (http://www.libertaepersona.org/wordpre…/…/una-bella-notizia/), e di lui mi fido. Anche a Napoli, zero eletti per Ncd in versione transgender. Con Massimo Gandolfini avevamo dato una sola, chiara indicazione di voto: non votate chi ha approvato le Unioni civili, che stanno già aprendo al mercato internazionale dei figli a portar via (dalla mamma) con l'utero in affitto. Avevamo detto che alle amministrative e al referendum di ottobre ce ne saremmo ricordati. Primo round vinto. Ora ‪#‎RenzistaisereNO
 Filippo Savarese

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Di seguito la risposta di Riccardo Cascioli, direttore de "La nuova bussola quotidiana", a Renzo Puccetti ed al suo tentativo di "spiegare" il buco nell'acqua di Adinolfi  "er prefisso"...


Caro Puccetti,
sicuramente ogni risultato può essere letto da diverse angolature, i numeri però restano impietosi. A Roma, con Adinolfi candidato sindaco e onnipresente su tv e giornali, e Amato capolista, il PdF non è arrivato a 8mila voti, lo 0,6%. Tanto per dare un'idea, a Roma c'era un'altra lista e un altro candidato sindaco che avevano un programma basato sui princìpi non negoziabili: Italia Cristiana con Fabrizio Verduchi. Su di loro non è mai stata scritta una riga, credo che a malapena qualcuno sapesse che ci fosse questa lista, nessuna associazione legata al Comitato Difendiamo i Nostri Figli l'ha supportato o ha mostrato un qualche minimo interesse per questa candidatura; non hanno neanche un loro giornale né qualcuno li ha mai intervistati o anche solo citati. Eppure hanno comunque raccolto più di 1500 voti. Al confronto è stato un trionfo.
Questo non toglie che qualcuno possa vedere nei voti raccolti dal PdF l'inizio di un cammino, ma il punto che vogliamo sottolineare è un altro. Quanti saranno stati i romani al Circo Massimo lo scorso 30 gennaio? 20, 30, 50, 100 volte più dei voti raccolti dal PdF. E lo stesso vale per i comuni andati al voto nelle altre parti d'Italia. Cosa significa questo? Anzitutto che non è vero che il popolo del Family Day nella sua globalità aspirava prima di tutto ad avere un partito di riferimento. E non è vero che il PdF è l'interprete politico unico di quella piazza. Ambedue sono i ritornelli che abbiamo sentito in questi mesi, clamorosamente smentiti dai risultati del voto. 
Può essere che nei prossimi anni il PdF cresca e diventi un grande partito, per quanto personalmente ne dubiti molto, ma intanto bisogna ripartire da querlla che era la domanda fondamentale delle persone presenti ai Family Day e di quelle che lo avrebbero voluto: contare, incidere sulle decisioni politiche. Contare, non contarsi. Contare. Questo non significa necessariamente fondare un partito o spingere leader di associazioni varie a entrare in Parlamento. Proprio gli esempi che hai fatto, a cui potremmo aggiungere almeno un'altra decina di nomi di personaggi del mondo pro-family e pro-life entrati in Parlamento dal Family Day del 2007 in poi, dimostrano che certi ingressi a Montecitorio e a palazzo Madama hanno grandi probabilità di trasformarsi in delusioni.
Nell'articolo di Zambrano si citavano altre esperienze europee dove si è riusciti a contare pur senza avere un partito proprio. Forse riflettere maggiormente su queste esperienze, collegarsi con loro, sarebbe utile visto anche che la battaglia non è solo italiana: è europea, anzi mondiale.
Il che non toglie che sia legittimo pensare di fondare un partito e di perseguire questa via, ma per favore smettiamola con la pretesa che questo sia l'interprete unico autorizzato del pensiero e delle aspettative del vero popolo della famiglia. 
 Riccardo Cascioli