domenica 12 giugno 2016

L’Italia internazionalizza la degradazione morale

Commissioni Affari costituzionali ed Esteri della Camera

http://www.corrispondenzaromana.it/
(di Tommaso Scandroglio) Il 25 maggio scorso le Commissioni Affari costituzionali ed Esteri della Camera hanno approvato, con un solo voto contrario, la Risoluzione n.7-00988 che impegna l’Italia nei consessi internazionali a diffondere la pratica della contraccezione e dell’aborto, nonché a sostenere la cosiddetta teoria del gender.
Infatti nel testo della Risoluzione si può leggere che le Commissioni «impegnano il Governo in occasione dei prossimi appuntamenti internazionali a promuovere e rafforzare la tutela dei diritti e della salute sessuali e riproduttivi, la parità di genere, i diritti umani delle donne e delle ragazze e il loro empowermnent in tutti i settori, al fine di favorire le condizioni per una vita autodeterminata, sana, produttiva; ad affrontare le cause strutturali della discriminazione basata sul genere e a promuovere le condizioni che favoriscono la trasformazione nelle relazioni di genere per renderle egualitarie».
Gli appuntamenti internazionali a cui si fa cenno sono soprattutto i G7 – in primis quello appena concluso in Giappone – che vedono riuniti i grandi della Terra. In queste occasioni quindi il governo italiano dovrà «promuovere e rafforzare la tutela dei diritti e della salute sessuali e riproduttivi» della donna, perifrasi che, come è noto, a livello internazionale significa né più né meno che contraccezione, aborto e sterilizzazione. Tanto per rimarcare che la vita nascente non deve essere accolta in ogni caso, bensì solo se la donna lo vuole ecco che si specifica che occorre «favorire le condizioni per una vita autodeterminata» e «garantire il pieno rispetto per l’autonomia del corpo delle donne il loro diritto ad averne il controllo e decidere liberamente e responsabilmente riguardo alla propria sessualità».
L’altro obiettivo è la promozione della gender theory che insegna, tra le altre cose, che il sesso biologico può essere differente dall’identità psicologica (“identità di genere”, come ama definirla l’ideologia gender), cioè che se Tizio è maschio non necessariamente deve percepirsi come maschio, ma può sentirsi femmina. Questo in sintesi sono i concetti che si adombrano dietro espressioni come “identità di genere”, “discriminazione basata sul genere” e “relazioni di genere”. La parola “genere” ha sostituito la parola “sesso” nel vocabolario del militante omosessualista.
La Risoluzione poi guarda anche al tema della cooperazione per quei paesi che sono in via di sviluppo. Al tal fine, richiamando l’Appello finale della Conferenza dei parlamentari del G7 di Berlino 2015, il governo si impegna a destinare «almeno il 10 per cento dei fondi per promuovere la salute e i diritti sessuali e riproduttivi, la parità di genere, i diritti umani delle donne e delle ragazze e il loro empowermnent». Quindi il 10% dei fondi stanziati dai paesi aderenti al G7 andranno a finanziare su un primo fronte aborti, uso dei preservativi e sterilizzazioni forzate e dall’altro ad esempio la stampa di libri da usare nelle scuole che promuovano l’omosessualità, il transessualismo e i “matrimoni” gay.
«Diritti sessuali e riproduttivi» e «tutela dell’identità di genere» ovviamente non sono espressioni coniate dall’Italia, bensì in primis dall’ONU. Ad esempio se andiamo a prendere i Millennium goals, i 17 nuovi Obiettivi i quali dovranno essere raggiunti a livello mondiale entro il 2030, troviamo due paragrafi intitolati Parità di genere e Vita sana. In quest’ultimo si fa esplicito riferimento ai diritti sessuali e riproduttivi. L’Italia segue a ruota e in modo prono obbedisce al mainstream imposto dall’alto. (Tommaso Scandroglio)
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La diffusione della pillola del giorno dopo, in Francia e in Italia
pillola del giorno dopo
(di Lupo Glori) Da oggi, le studentesse delle medie e dei licei francesi avranno libero e completo accesso alla cosiddetta “pillola del giorno dopo” direttamente tra i banchi di scuola. Il 28 maggio è stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale un decreto con cui il ministro della Salute Marisol Touraine autorizza le ragazze a richiedere la pillola senza doversi sottoporre ad alcun colloquio psicologico. L’obiettivo del provvedimento – ha sottolineato il ministro della Salute – è quello di «diffondere di più questo tipo di prevenzione».
Cade dunque, con tale folle ed ideologico decreto, l’ultimo “scoglio” rappresentato dal necessario incontro preventivo con l’infermiera/e, cosicché da questo momento le giovanissime studentesse non avranno più la “scocciatura” di dover giustificare la loro richiesta all’infermeria scolastica. Alla base di tale decisione vi è il fine dichiarato dal Ministero della Salute francese di rendere la pillola il più accessibile possibile, in quanto troppo spesso, a parere del ministro, il colloquio presso l’infermeria scolastica «rischiava di “intimidire” le ragazze e dunque di rendere nei fatti meno facilmente accessibile la pillola anticoncezionale. L’aiuto psicologico verrà comunque offerto (…) ma senza che sia obbligatorio».
Se in Francia il farmaco viene distribuito per legge tra i banchi di scuola, anche in Italia è boom di pillola del giorno dopo tra i giovanissimi. Nel nostro paese, ad un anno di distanza dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della determina dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), che ha consentito alle donne di acquistare in farmacia come semplice “farmaco da banco” senza il bisogno di dover presentare la ricetta medica, EllaOne, la pillola a base di ulipristal acetato, 30mg, l’azienda farmaceutica Hra Pharma ha infatti annunciato di aver decuplicato le vendite diventando leader di mercato.
Alberto Aiuto, General manager di HRA Pharma Italia – come si legge suwww.quotidianosanita.it – ha infatti diffuso una nota in cui ha dichiarato la propria soddisfazione per i sorprendenti “risultati” raggiunti: «Come Direttore Generale di una società impegnata nell’innovazione nella Health Care per le donne sottolineo ancora una volta l’importanza della decisione dell’Europa e dell’Italia di avere facilitato l’accesso a questa metodica contraccettiva. Ad un anno di distanza i dati di vendita ci indicano che la scelta della donna, del farmacista e del medico si è orientata su un’opzione farmacologica per la contraccezione d’emergenza in grado di ridurre più efficacemente il rischio di una gravidanza indesiderata. EllaOne® oggi è leader di mercato: dai dati è emerso che nell’anno precedente alla determina Aifa, da maggio 2014 ad aprile 2015, EllaOne rappresentava il 6,8% del mercato della contraccezione d’emergenza, nell’anno successivo ha raggiunto il 53,8% con punte di oltre il 70% in alcune Regioni, con una crescita percentuale, per l’intero territorio nazionale, del 686,7. Va anche evidenziato – ha concluso – che il trend di vendite della contraccezione di emergenza è rimasto sostanzialmente stabile con una media di 365mila confezioni annue vendute dal 2008 al 2015».
Dati confermati dal sito web www.direttanews.it che ha riportato come da quando EllaOne, ultimamente ribattezzata “la pillola del lunedì”, è diventato un farmaco da banco, «solo nella provincia di Pordenone, da una media di una richiesta a settimana per ogni farmacia, si è passati a circa una decina di richieste».
Un vertiginoso e drammatico aumento riscontrabile soprattutto tra le ragazzine fra i 15 e i 17 anni, testimoniato da una farmacista locale che ha raccontato: «Noi farmacisti non possiamo scegliere di essere obiettori di coscienza. Ci sono diverse pillole che si possono acquistare da noi, il massimo che facciamo è richiedere un documento d’identità, noi non ci possiamo in nessun modo rifiutare. Se non si è nel periodo fertile si potrebbe evitare di assumerla, molte donne però l’assumono ugualmente perché non voglio rischiare».
La farmacista chiarisce gli effetti dannosi sull’organismo derivanti dall’assunzione di tale farmaco: «Questi sono ormoni, analoghi agli ormoni da noi prodotti, solo che sono in quantità eccezionali ed alterano il sistema. Nel senso che se tu sei nel periodo fertile, e quindi si produce più progesterone e invece questi sono inibitori, bloccano la produzione. Il progesterone se c’è la fecondazione, aiuta ad annidare la cellula uovo sulla parete dell’utero, allora se tu lo blocchi è chiaro che non si annida e cade. Questo medicinale lo si può prendere entro cinque giorni perché ritarda questo attecchimento».
Alla EllaOne, disponibile come farmaco da banco da un anno, lo scorso 4 marzo 2016 si è aggiunto anche il farmaco analogo Norlevo, anch’esso declassato dall’Aifa a medicinale cosiddetto “sop”, ossia senza obbligo di prescrizione medica, in ottemperanza ad una direttiva europea volta ad allineare l’Italia agli altri paesi membri dell’Unione. Grazie a tale “diktat” della UE tutte le ragazze maggiorenni hanno oggi l’imbarazzo della scelta per abortire. I farmaci EllaOne e Norlevo spacciati per pillole anticoncezionali sono infatti nella realtà farmaci abortivi a tutti gli effetti. Lo ha spiegato chiaramente a tempi.it il ginecologo e bioeticista Angelo Francesco Filardo, affermando: «È una presa in giro e lo sa bene chi è del mestiere: a cosa servirebbe frenare l’ovulazione dopo che il rapporto è già avvenuto e ovuli e spermatozoi si sono già incontrati? A nulla. È quindi evidente che la pillola funziona diversamente».
Il ginecologo sottolinea come sul tema vi sia una enorme disinformazione volta a maschere i reali effetti nocivi di tali farmaci: «La pillola dei 5 giorni dopo è della famiglia della Ru486. Entrambe modulano il recettore del progesterone, l’ormone che serve all’embrione per annidarsi nell’utero. La EllaOne è quindi abortiva, perché impedisce all’embrione di vivere. Purtroppo c’è una disinformazione favorita anche dalle società italiane di ginecologia, dai medici e dagli scienziati che tacciono davanti alle menzogne antiscientifiche elargite dai media, con articoli pieni di menzogne scritti pure da studiosi e medici».
Infine Filardo mette in guardia rispetto agli spaventosi e ancora poco conosciuti rischi ai quali vanno incontro le donne che fanno un uso ripetuto della pillola: «Sono gli stessi che può avere la Ru486. Non li si conoscono ancora tutti, ma sappiamo che la pillola abortiva ha già fatto 32 morti di cui siamo a conoscenza: il che non esclude l’esistenza di altre vittime. Ulteriori danni si verificheranno se la pillola abortiva dei 5 giorni viene spacciata per contraccettiva. Non immagino poi cosa possa accadere al fisico di una donna che la assuma ripetutamente dopo ogni rapporto. Oltre a incorrere in effetti collaterali spaventosi come quelli della Ru486, potrebbe provocare più aborti successivi alla stessa donna, alterandone la fisiologia in modo brutale». (Lupo Glori)