mercoledì 21 settembre 2016

Kiko Arguello: Annotazioni nn. 505 e 506.



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C'è un dopo? La morte e la speranza 

(Andrea Galli) «Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini». Queste parole di san Paolo, scrive il cardinale Camillo Ruini nel suo libro C'è un dopo? La morte e la speranza (Mondadori, pagine 200, euro 19), «esprimono l' acuta consapevolezza che un cristianesimo puramente intramondano ha ben poco valore, anzi è privo di senso». È, quella delle «cose ultime», la verità su cui il messaggio cristiano sta in piedi o cade. Ormai da alcuni anni Ruini, dopo l' abbandono degli incarichi istituzionali, è tornato alla sua prima passione: a battere quelle erano state le sue piste di ricerca durante la docenza presso lo studio teologico interdiocesano di Reggio Emilia, negli anni 70 e 80. Tra queste, gli argomenti a sostegno dell' esistenza di Dio e l' escatologia, nel dialogo tra fede e ragione: i due poli estremi, l' alfa e l' omega della teologia. 
Nel suo ultimo lavoro (di cui qui a fianco pubblichiamo un estratto, preso dall' introduzione), nel corso di tredici capitoli pensati per un pubblico non solo di addetti ai lavori, Ruini si sofferma dapprima sul tema della morte: come viene interpretata dalle grandi religioni, come è stata affrontata nell' antichità e nel corso della cultura occidentale, fino all' attualità. Fino a quella posizione verso cui oggi sembrano convergere, paradossalmente, le neuroscienze nella loro declinazione più accreditata e una certa sapienza pop (l' autore si confronta a tal proposito con due figure: Tiziano Terzani e di Steve Jobs): l'«alternativa naturalistica», ovvero l' idea che l' uomo destinato sia semplicemente a dissolversi nel grembo di una natura madre o matrigna. 
La seconda parte del testo è invece dedicata alla risposta cristiana allo scandalo della morte, a come si è chiarita nei secoli la dottrina della Chiesa sulla risurrezione, sul giudizio particolare e quello universale, sulla visione beatifica di Dio, sul purgatorio e l' inferno, fino al mistero della salvezza dei bambini morti senza battesimo. L' odierno silenzio della predicazione sui "novissimi", a cui Ruini fa cenno nell' introduzione, è l' esito di diversi fattori, tra cui un particolare travaglio teologico. Alla fine degli anni 50 del secolo scorso Hans Urs von Balthasar definiva l' escatologia un «focolaio di disordini» in seno alla teologia contemporanea. 
Di fatto, dopo alcuni secoli di relativa tranquillità, l' escatologia era oggetto di una riscoperta che si sarebbe rivelata tumultuosa e problematica: dall' accusa alla Chiesa di aver contraffatto l' attesa della salvezza imminente e dell' uomo e del mondo, il maranatha, il "Vieni Signore" degli inizi, trasformandola in salvezza dell' anima; alla ripresa del tema della speranza e della liberazione cristiane ma in senso politico; agli effetti della «svolta antropologica», con la sottolineatura della libertà dell' uomo a discapito però della libertà di Dio. Di fronte a ciò Ruini cerca di ricomporre un quadro di insieme, con una scrittura precisa, mostrando come la verità sulla vita eterna che la Chiesa offre all' uomo non solo si è affinata nel tempo e nelle controversie, non solo oggi non teme «un esame attento e onesto delle sue ragioni», ma soprattutto è un abisso di luce che rappresenta la più grande delle consolazioni.