lunedì 7 novembre 2016

Marrakech: una opportunità per il Sud del mondo

Risultati immagini per cop 22 marrakech


Al via a Marrakech, in Marocco, la “Cop22”, la Conferenza internazionale sul clima organizzata dalle Nazioni Unite. Sono attesi rappresentanti di 196 Paesi tra cui 30 capi di Stato, oltre ad operatori del settore e organizzazioni non governative. Fino al 18 novembre dovranno discutere i dettagli dell’accordo sul clima, firmato a Parigi lo scorso anno ed entrato in vigore venerdì scorso, che prevede di contenere l’aumento della temperatura del pianeta entro i due gradi centigradi rispetto al livello preindustriale. Michele Raviart ne ha parlato con il dott. Tebaldo Vinciguerra, officiale del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace:

R. – L’Accordo di Parigi è un testo molto generale; molte cose vanno ancora definite, ed è proprio sul "come" che si rifletterà in questi giorni a Marrakech. Gli organizzatori della "Cop22" – il governo marocchino, il Paese ospite – sta gestendo una situazione dove un centinaio di Paesi è membro della Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici e ha ratificato un accordo in vigore. Gli altri Paesi, anche loro più o meno un centinaio, sono sì membri della Convenzione quadro dell’Onu, ma non hanno ratificato l’accordo. Una grande sfida è dunque quella di poter lavorare a due velocità senza perdere i pezzi, senza lasciare nulla per strada.
D. – L’Accordo di Parigi prevede di contenere l’emissione di CO2 di due gradi rispetto al livello preindustriale: quali sono le possibili strategie per arrivare a quest’obiettivo?
R. – Il meccanismo previsto è quello delle "Ndc" – “Contributi determinati a livello nazionale” – che ciascun Paese si propone di mettere nel paiolo comune. Sono misure che concernono le evoluzione tecnologiche, modifiche nei trasporti, diminuzione della deforestazione oppure progressi di forestazione: tutta una serie di misure che i Paesi presentano di loro iniziativa. È importante realizzare che non c’è una ricetta né un formato unico per queste "Ndc": le domande sono come fare in modo che le "Ndc" vengano realizzate, ma anche standardizzate tra i Paesi; ma anche che si possa il prima possibile andare via via verso obiettivi più ambiziosi.
D. – Anche perché si parla di 100 miliardi di dollari necessari per implementare questo programma e sono contributi volontari…
R. – Sono contributi volontari; anche qui non è chiaro come verranno misurati, chi dovrà pagarli e che cosa entrerà in conto veramente in questi contributi. Stiamo andando a posizioni che vanno dalla semplice riduzione del debito a investimenti privati, erogazioni di fondi pubblici, trasferimento tecnologico… Ovviamente, Paesi più ricchi, più industrializzati, Paesi in via di sviluppo hanno delle posizioni un po’ divergenti sull’origine di quei fondi.
D. – A Marrakech ci saranno anche centinaia di Ong: qual è il ruolo della società civile in questa Conferenza?
R. – Il ruolo delle Ong è un poco di pungolo: sono qui per stimolare i lavori a Marrakesh, come il resto dell’anno hanno stimolato i loro governi in casa, con manifestazioni ma anche una serie di eventi laterali, conferenze e seminari, per animare la riflessione intorno a certi argomenti. Per esempio, proporranno di riflettere sulla gestione dei suoli, sulla fertilità della terra, sull’agricoltura. Si attende anche una certa spinta etico-morale: è qui dove entrano in gioco le religioni.
D. – In questo quadro, qual è il ruolo della Santa Sede e qual è ancora il ruolo dell'Enciclica Laudato si’?
R. – La Santa Sede accompagna con interesse e benevolenza i lavori. Il contributo della Santa Sede durante la "Cop21" a Parigi è stato molto basato sugli insegnamenti della Laudato si’: non tanto l’interesse per le questioni tecniche – quanti gradi, da dove viene il finanziamento – ma piuttosto la dimensione etica, la dimensione di giustizia sociale. Questo impegno che sta a cuore della Santa Sede e che per esempio si concretizza in una giusta transizione dei lavoratori: cioè che non ci sia una semplice distruzione di lavoro nei settori più inquinanti, ma anche una creazione di lavoro in altri settori. La preoccupazione per la solidarietà e la giustizia intergenerazionale: anche qui, quale mondo lasceremo alle prossime generazioni. La Laudato si’ sicuramente resta un fattore di ispirazione molto forte per i governi, per la società civile e anche per il mondo privato. Si vede come molte aziende, anche grandi multinazionali, si sono sentite provocate dalla Laudato si’. Dunque, sicuramente l’impatto dell’Enciclica dura ancora molto tempo.

***

Domani, come ha ricordato anche Papa Francesco all’Angelus, comincerà a Marrakech, in Marocco, la “Cop22”, la Conferenza internazionale sul clima, dove si comincerà a discutere di come attuare l’accordo di Parigi siglato l’anno scorso. E proprio ai partecipanti all’incontro, dal 13.mo Forum Internazionale per l'Informazione ambientale organizzato dall’associazione Onlus Greenaccord a Frosinone, è stato lanciato un appello, per il rispetto dei diritti umani e una crescita economica che vada a considerare gli ecosistemi. Ascoltiamo Andrea Masullo, direttore scientifico di Greenaccord.

R. – Tutti guardiamo alla prossima Cop di Marrakech, che è la prima Cop con l’Accordo di Parigi che è entrato in vigore. Questa attesa, però, solleva anche tante preoccupazioni, perché questo Accordo non è ancora un accordo indefinito. La cosa che è stata apprezzata nel nostro Forum è che intorno a questa nuova "scatola", attualmente pressoché vuota, si sta muovendo veramente il mondo della finanza, il mondo dell’economia, i governi: quindi, per la prima volta, vediamo un qualcosa che possa somigliare a un unico popolo preoccupato di una casa comune. Cominciamo a vedere le prime tracce di un disegno di responsabilità globale di fronte ad un problema globale. Che questo non resti soltanto una speranza: questo è il messaggio che parte da questo incontro.
D. – Ma cosa ne verrà fuori da questo incontro a Marrakech secondo lei?
R. – Consideriamo che c’è un nuovo Accordo, attualmente abbastanza vuoto di meccanismi: quindi il lavoro grosso è il lavoro iniziale per cominciare a definire i meccanismi e le strutture perché questo Accordo – un po’ più indefinito negli obiettivi – serva effettivamente a ridurre le concentrazioni di gas serra in atmosfera, perché questo è il problema! Oggi siamo arrivati al record di 400 parti per milioni, che già è un qualcosa di insostenibile. Quindi, da Marrakech ci aspettiamo i primi meccanismi, ci aspettiamo i primi accordi per gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo e soprattutto ci aspettiamo i criteri per valutare questi impegni, perché non diventino – come spesso è stato nella Cooperazione - più opportunità per le imprese del Nord del mondo che opportunità e sostegno per i Paesi in via di sviluppo.
E nel forum, che ha visto la presenza di oltre 100 giornalisti provenienti da tutto il mondo, è stata sottolineata l’importanza di ridurre l’emissione di Co2, di circa il 40 per cento entro il 2030. Filo conduttore di questo incontro è stato il tema "Sentinelle del Creato". Ascoltiamo il commento dell’arcivescovo di Frosinone mons. Ambrogio Spreafico:
R. – Anzitutto io credo che significa avere uno sguardo sul Creato. Noi abbiamo uno sguardo troppo corto: vediamo noi stessi, vediamo le persone che ci circondano… Ma quanto è difficile guardare noi nel Creato! Guardare noi nel mondo, in quello che ci circonda; concepirci non come esseri individuali, separati, ma come esseri che hanno connessioni non solo con gli altri uomini e donne, ma anche con tutti gli esseri viventi. Io credo che questa coscienza sia molto rara. Ci volveva l’Enciclica di Papa Francesco per riabituarci a questa concezione di noi stessi nel mondo: io credo che sia una cosa molto importante questa.
D. – In che modo la Chiesa può aiutare all’educazione sulla salvaguardia del Creato, soprattutto riguardo alle nuove generazioni?
R. – Io credo che la Chiesa possa fare molto, perché qui si tratta veramente di cultura, di abitudine a vedere le cose. Per esempio: nella mia diocesi, ho chiesto lo scorso anno agli alunni e agli insegnanti di religione di trattare questo tema nelle loro lezioni; certo non tutto l’anno, ma comunque di trattare questo tema… Io credo che noi possiamo fare molto! Abbiamo tanti canali, abbiamo una connessione di reti, abbiamo oratori: quanto possiamo fare per aiutare i piccoli, i giovani a crescere con questa mentalità di questo sguardo verso il resto delle creature che ci circondano.
RV