venerdì 5 agosto 2011

Trasfigurazione 1

Tempera all’uovo su tavola lignea telata e gessata cm 32x40 - stile etiopico












Tutte le chiese d'oriente e d'occidente celebrano domani 6 di agosto la festa della Trasfigurazione del Signore. Introdotta forse in Armenia all'inizio del IV secolo per cristianizzare una festa pagana della dea Afrodite, o più probabilmente nell'area siriaca alla fine del secolo successivo, la Trasfigurazione fu celebrata in principio per ricordare la dedicazione di una chiesa sorta sul monte Tabor.
Dall'oriente la festa della Trasfigurazione passò presto alla chiesa bizantina, dove prese il nome di «Metamorfosi del Salvatore». In occidente essa fu conosciuta dapprima nella Spagna mozarabica, per poi essere introdotta da Pietro il Venerabile nella liturgia cluniacense. Da Cluny e attraverso il monachesimo, dove fu profondamente valorizzata, essa trovò una collocazione stabile nella liturgia della chiesa occidentale soltanto con l'edizione del Messale Romano del 1570.
La festa odierna ricorda l'episodio biblico nel quale Gesù fu trasfigurato davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni e mostrò loro la sua gloria mentre conversava con Mosè ed Elia. Con essa la chiesa ricorda il compimento in Cristo di tutte le Scritture, personificate da Mosè ed Elia, e invita il credente a discernere le energie nascoste della resurrezione del Signore che già operano nella storia.
Nel Cristo trasfigurato, inoltre, è rivelata all'uomo la sua vocazione alla divinizzazione, e all'intero creato il suo destino di comunione con Dio nel Regno che ormai è vicinissimo.
A partire dall'anno 2000, su proposta del patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartholomeos I, la festa della Trasfigurazione è divenuta un giorno di particolare intercessione per l'unità dei cristiani.
TRACCE DI LETTURA
Ti sei trasfigurato sul monte, o Cristo Dio, mostrando ai tuoi discepoli la tua gloria, per quanto era a loro possibile. Fa' risplendere anche su di noi peccatori la tua luce eterna, per le preghiere della Madre di Dio; o datore di luce, gloria a te! Sul monte ti sei trasfigurato e i tuoi discepoli, nella misura in cui lo potevano, videro la tua gloria, o Cristo nostro Dio; affinché quando ti avrebbero visto crocifisso, capissero che la tua passione era volontaria e predicassero al mondo che tu sei veramente lo splendore del Padre.
Nella luce della gloria del tuo volto, o Signore, cammineremo in eterno
(Liturgia ortodossa, Tropario e Kontakion).
PREGHIERA
Dio della luce,
nel giorno della trasfigurazione luminosa
di tuo Figlio davanti ai discepoli,
tu hai fatto apparire Mosè ed Elia
per affermare il compimento delle Scritture
e la continuità della fede:
accordaci di contemplare questa luce
affinché anche noi siamo trasfigurati
a immagine di Cristo Gesù
benedetto nei secoli dei secoli.

Una promessa per l'umanità trasfigurata,
di Enzo Bianchi
“Ho visto una grande luce!”. Così, rientrando di corsa in casa la mattina del 6 agosto 1945, una giovane madre giapponese che abitava a un centinaio di chilometri da Hiroshima aveva esclamato abbracciando il suo figlioletto di dieci anni, Kenzaburo Oe, futuro premio Nobel per la letteratura. Aveva fatto la sua tragica comparsa all’orizzonte dell’umanità la bomba atomica. Luce di morte e di devastazione. Eppure il cristiano non può non collegare quella data (il 6 agosto) e quell’esperienza (“una grande luce”) alla festa della Trasfigurazione del Signore che proprio in quella data si celebra a partire dal IV secolo in Oriente e dall’XI in Occidente.
Così il Vangelo secondo Matteo descrive quell’evento indescrivibile: “Gesù fu trasfigurato (letteralmente: “cambiò d’aspetto”) davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni: il suo volto risplendette come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce” (Mt 17,2). In questa festa, quasi ignorata o celebrata distrattamente nell’euforia vacanziera che contagia anche molti cristiani, si contempla il volto del “Figlio dell’uomo” radioso di una luce destinata a tutto l’universo, all’umanità intera, perché è la luce della vita divina che in Cristo vuole raggiungere ogni creatura: una luce di vita e di comunione.
Eppure, fin dalla sua fissazione da parte dei monaci della Palestina, la scelta dell’inizio di agosto per questa commemorazione ha avuto anche un’altra coincidenza estremamente gravida di senso: in quegli stessi giorni, infatti, cade il 9 del mese di Av secondo il calendario ebraico, giorno di digiuno e di lutto in cui il popolo di Israele fa memoria della distruzione del primo e del secondo Tempio di Gerusalemme (avvenute rispettivamente nel 586 a.C. e nel 70 d.C.) e, a partire da lì, di tutte le altre tragedie che ne hanno contrassegnata la storia, come la cacciata dalla Spagna nel 1492, fino alla “catastrofe” massima, la shoah dello sterminio nazista del secolo scorso.
Così, nata per contemplare Cristo nuovo Tempio, non fatto da mani d’uomo, in coincidenza con la memoria della distruzione del Tempio costruito dall’uomo, nata per celebrare il destino di luce che attende ogni uomo, la Trasfigurazione ha finito per vedere il suo significato arricchirsi tragicamente del ricordo di una luce – che acceca l’umanità che ne è colpita e abbrutisce l’umanità che la scatena – e della commemorazione dell’annientamento del luogo e del popolo scelto da Dio per manifestarsi. Mentre i cristiani, nelle loro chiese inondate di luce, celebrano la gloria di Dio che rifulge sul volto di Cristo, gli ebrei, nelle sinagoghe semibuie per la fioca luce di un unico lume, leggono il libro delle Lamentazioni. E su tutti, lugubre e inquietante, grava l’ombra di un bagliore di morte, la nube luminosa di una luce sterminatrice. Paradosso sconvolgente: la luce di vita della Trasfigurazione, che proviene da Dio e annuncia il futuro del mondo in Cristo, contrasta con la luce di morte prodotta dall’uomo che minaccia il presente del mondo e ne compromette il domani. La Trasfigurazione ricorda la bellezza cui l’umanità e l’universo intero sono destinati, Hiroshima e la shoah testimoniano l’abbrutimento di cui l’uomo è capace; la Trasfigurazione evoca, concentrandola nel Cristo, la gloria cui è destinato il corpo umano, il cosmo stesso, Hiroshima e la shoah rivelano la capacità dell’uomo di sfigurare la carne umana, di deturpare il corpo e lo spirito, di devastare il cosmo.
Celebrare la Trasfigurazione per un cristiano significa allora anche un appello alla responsabilità e un’esortazione alla com-passione, alla dilatazione del cuore nei confronti dell’uomo sofferente. Non a caso, per i Vangeli, il Cristo che conosce la Trasfigurazione è quello che ha appena annunciato per la prima volta il destino di passione e morte che lo attende, lo sfiguramento che patirà da parte degli uomini (cf. Mt 16,21-23): di fronte al male, Gesù sceglie di esserne vittima piuttosto che ministro. La Trasfigurazione diviene così il sì di Dio al Figlio che accetta la via della radicale solidarietà con gli oppressi e le vittime della storia. Mistero della sofferenza, allora, quello racchiuso al cuore della stessa Trasfigurazione: essa trova nel dinamismo pasquale di morte-risurrezione, di sofferenza-vivificazione la propria logica.
Inoltre, se il 9 di Av evoca le sofferenze degli ebrei e Hiroshima ricorda le sofferenze degli uomini tutti, il Cristo (che è ebreo e lo è per sempre) è colui che raduna nel suo corpo di uomo, nella sua carne ebraica le sofferenze dell’umanità intera. E la sua Trasfigurazione diviene speranza universale per ogni sofferente, anzi, per la creazione tutta che geme nell’attesa della redenzione (cf. Rm 8,22). Ai cristiani spetta allora il compito di celebrare la Trasfigurazione sperando per tutti gli uomini; il fare memoria di questo evento della vita di Gesù è infatti la promessa che anche il nostro corpo di miseria e di peccato sarà trasformato, così da ristabilire in noi l’immagine piena di Dio. La Trasfigurazione è il pegno che Dio lavora per conformarci al suo Figlio, fino a renderci somiglianti a lui; è anche il pegno che tutto il nostro essere sarà trasfigurato, senza rotture con la nostra situazione umana: neanche le nostre passioni, i nostri sensi, i nostri affetti umani saranno distrutti ma trasfigurati attraverso una purificazione il cui protagonista è Dio. Vissuta in questa attesa, la Trasfigurazione diverrà una festa che già nell’oggi accende bagliori di speranza nei cuori e illumina le coscienze suscitando compassione, corresponsabilità, fraternità autentica.