mercoledì 26 settembre 2012

Il bagaglio degli apostoli


Di seguito il Vangelo di oggi, 26 settembre, mercoledi della XXV settimana del T.O., con un commento e un pensiero di sant'Agostino. In fondo al post una intervista a Florencio e Maria Fernanda, una coppia di coniugi appartenenti al Cammino Neocatecumenale in missione a Marsiglia. Sposati da 17 anni, hanno 9 figli, da tre mesi a 16 anni. 


Apparve così la fragilità d'una fronte
che si presentava con la sfrontatezza della propria superbia, 
e vinse la fronte che recava l'umiltà della croce di Cristo.
Sant'Agostino




Lc 9,1-6

In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. 
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». 
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.


IL COMMENTO

Il Regno dei Cieli è vicino, gli Apostoli ne sono gli ambasciatori. Un giapponese in Italia, ovunque vada, faccia quel che faccia, manifesta chiaramente la propria origine. È disegnata nei suoi occhi, l'annunciano le sue parole, la si intuisce dall’approccio alle cose della vita. Così è per gli Apostoli del Regno, ovunque giungano appare il Cielo. È impresso nelle loro vite, così diverse, così scandalose. Per questo non hanno bisogno di nulla che li accrediti, nessuna sicurezza. Sono d’impiccio bastone, sacca, pane, e denaro. Il bagaglio degli apostoli è quello di Davide dinanzi a Golia, solo cinque pietre, i cinque libri della Torah, la Parola che li ha costituiti e inviati, forza e potere su ogni demonio, medicina per ogni malattia. Le cinque piaghe di Cristo, la parola della Croce, che, come la spada di Davide, taglia la testa al gigante e distrugge gli inganni di satana.

Nella numerologia biblica cinque è il numero della Grazia: il quattro è il numero del mondo, e rappresenta la debolezza dell'uomo alla quale però si aggiunge la potenza di Dio, che fa proprio dell'impotenza umana lo strumento per manifestarsi pienamente. Annunciando il Vangelo, gli apostoli, piccoli e impotenti come Davide, lanciano la pietra che ha il potere di sottrarre il popolo al giogo di Satana. Con le piaghe della Croce aprono il cammino al Regno. Anche noi, deboli e inadatti come loro, siamo chiamati e inviati ad uscire in battaglia contro il principe di questo mondo. Il Signore ci da forza e potere per schiacciare la sua testa superba. Unica condizione, abbandonarci a Lui, senza portar nulla per il viaggio. Ma spesso, come il Popolo di Israele con le sue tragiche alleanze, preferiamo appoggiarci al potere di questo mondo. E ne restiamo schiavi. Per questo, come già con la razione quotidiana di manna nel deserto, ogni mattina ci attende l'unica tunica, resa candida nel sangue dell'Agnello, la misericordia che ci fa, per Grazia, cittadini del Regno. Così, rivestiti di Cristo, possiamo annunciare il suo Vangelo a chi ci è accanto e attende con ansia una Parola che lo guarisca. 



Sant'Agostino su Davide e Golia.

Questo è dunque l'uomo: tutto ciò che Dio gli comunica, il fatto che gli dà la sua grazia, su cui Davide riponeva la propria fiducia. Golia, viceversa, confidava in sé e nelle sue forze: era superbo, orgoglioso, sprezzante; fin dal principio ripose esclusivamente in se stesso la completa vittoria di tutto il suo popolo. E siccome ogni superbia comporta della sfrontatezza, ecco perché fu abbattuto da un sasso che gli andò dritto in fronte. Apparve così la fragilità d'una fronte che si presentava con la sfrontatezza della propria superbia, e vinse la fronte che recava l'umiltà della croce di Cristo.

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Florencio e Maria Fernanda sono una coppia di coniugi appartenenti al Cammino Neocatecumenale in missione a Marsiglia (Francia). Sposati da 17 anni, hanno nove figli, da tre mesi a 16 anni:
Perché avete deciso di andare in missione con i vostri figli?
In segno di gratitudine al Signore per quanto bene ha fatto nella nostra vita, Florencio aveva speso la vita come molti giovani, in ateismo e droghe, alla ricerca di un senso della vita, ma questo non lo era. Dopo un incidente d’auto in cui morirono in molti, tornò in chiesa. Anni dopo, durante una convivenza, abbiamo offerto di andare in missione, il Papa ci ha dato una croce e inviati come missionari a Marsiglia.
Come evangelizza una famiglia in uno dei paesi più sviluppati del mondo?
In Francia, ogni tre matrimoni, più di uno è divorziato, ci sono molte famiglie monoparentali e le famiglie, composto da bambini di padri diversi. E’ lo Stato che è responsabile per l’educazione dei bambini, proprio perché non c’è morale, lo Stato francese è d’impostazione laica, come mera ed unica possibilità di aiuti finanziari. La nostra missione qui è quello di presentare la famiglia con la nostra vita quotidiana, prendendo atto di ciò che il Papa ha visto,di evangelizzare, ricostruire ciò che non esiste in Europa: una famiglia tradizionale, con un padre e una madre con i bambini. Noi non facciamo molto, solo vivere e spendere la vita per questo paese.
Come ci si arriva?
Ci sono molti modi semplici. Facciamo c’è quello che io chiamo un contagio pastorale tra vicini di casa, compagni di scuola dei bambini … Quando ci chiedono, è quando diamo risposte sulle ragioni della nostra fede, ma senza imposizioni, perché si tratta di una società che sta cambiando e non vogliono sentire e tutto ciò che ha a che fare con la religione. C’è una povertà spirituale e umana molto grande, tornano alla Chiesa molto distrutte, senza volontà e autostima, anche se sono intellettuali o hanno un buon lavoro. La ricostruzione di Gesù Cristo procede a rilento. Credo che il Signore ci ha mandato a Marsiglia come una barriera contro le sette e Islam, e non fare proselitismo, ma solo a portare la nostra presenza.