lunedì 4 luglio 2011

La Chiesa è Una.



Da "Avvenire" di ieri 3 luglio, a firma di Pier Giorgio Liverani.

Ma davvero esiste una Chiesa progressista? Perché, se così fosse, quante sarebbero le Chiese? Ce ne dovrebbe essere, logicamente, anche una conservatrice e magari una terza moderata. L'interrogativo è giustificato: il teologo Vito Mancuso commenta su "La Repubblica" (mercoledì 29) la nomina del cardinale Angelo Scola ad arcivescovo di Milano e dà per scontato che il "cattolicesimo democratico", vale a dire una legittima categoria politica, sia anche una categoria ecclesiale. Sullo schieramento giornalistico opposto e sia pure non esplicitamente e con altra ottica, ("Libero", stesso giorno) scrive cose analoghe. Per esempio: «Il Papa libera Milano, si chiude l'era Martini», un po' troppo «sociale» e meno «vicina a Gesù». Torniamo a Mancuso, secondo il quale con l'arrivo nella più grande diocesi d'Europa dell'attuale patriarca di Venezia «al cattolicesimo democratico non è rimasto più nulla, non un solo rappresentante dell'attuale gerarchia che lo rappresenti» (il bisticcio di parole non è mio). Anzi, mentre elegge Pisapia, Milano «diventa la capitale di un cattolicesimo conservatore» e il teologo si chiede addirittura «se questo sia davvero il volere dello Spirito Santo che ha sempre amato il pluralismo, visto che di Vangeli ne ha ispirati quattro, e non uno solo». Forse che uno è progressista, uno conservatore, uno moderato e uno non so, magari "responsabile"? Al contrario e di sicuro di Chiesa ce n'è "una, santa, cattolica e apostolica". E quell'"una" con tanto di virgola che la segue vuol significare "una sola", come nel latino una Ecclesia, unus Deus. In ogni caso, e teologia a parte, non si capisce in Mancuso il perché di questa preoccupazione "progressista", se lui stesso poche righe prima l'aveva scartata: «L'equilibrio mostrato da Scola da rettore dell'Università Lateranense e da Patriarca di Venezia e soprattutto la sua formazione intellettuale non giustificano questi timori». E allora? Allora, nella Chiesa il progresso è solo quello verso la santità e Mancuso, collocandosi così a cavallo tra il politico e il teologo, appare piuttosto come una sorta di chimera culturale: un inedito teopolitico.