lunedì 12 novembre 2012

Il ritorno dei chierici


CITTA’ DEL VATICANO - Proprio mentre si conclude il secondo processo per lo scandalo dei Vatileaks, la fuga dei documenti riservati dal palazzo apostolico, l’ex vice direttore dell’Osservatore Romano, Gianfranco Svidercoschi, autore di una quindicina di libri sulla vita della Chiesa, dà alle stampe una analisi al vetriolo sulle distorsioni esistenti all’interno della curia. 

«Un altro fronte critico per il pontificato ratzingeriano è costituito da una curia sempre più arroccata su se stessa, sempre più accentratrice, sempre più alla ribalta per una serie impressionante di scandali, veri o creati apposta. Vatileaks è stato solo l’ultimo ma, per quello che ne è uscito fuori, ha avuto un effetto mediatico devastante. Accuse e contro accuse, lettere minatorie piene di veleni, veline telecomandate» annota l’autore nel libro «Il ritorno dei chierici, emergenza Chiesa tra clericalismo e Concilio», pubblicato dalle Edizioni Dehoniane, 9 euro, 140 pagine.

E così se da una parte il cattolicesimo sta vivendo una profonda crisi di fede, dall’altra non mancano problemi a livello di strutture, di linguaggio e di rapporti con la modernità. La riflessione di Svidercoschi - che in passato ha collaborato anche con Giovanni Paolo II per la stesura di Dono e Mistero - parte dal cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II, l’evento che cambiò il volto della Chiesa facendola entrare nella modernità. Durante le sessioni conciliari approvati documenti pilastro che introdussero cambiamenti radicali sul piano teologico, come per esempio la Lumen Gentium, la costituzione dogmatica sul popolo di Dio, relativa al rapporto tra i laici e le gerarchie ecclesiastiche.

Un testo che, salvo qualche aspetto, sembra essersi stemperato con il tempo: «Non tutti i punti sono stati attuati. Di certo non la Chiesa popolo di Dio visto che è ancora una Chiesa clericale in mano a una gerarchia clericale, e perciò i carismi fanno una gran fatica ad emergere, e i laici, e soprattutto le donne, incontrano continui ostacoli nel vedersi riconosciuto un ruolo effettivo nella missione». Per l’autore cattolico la Chiesa sembrerebbe «condizionata nei suoi stessi elementi basilari dal clericalismo, da un uso del potere funzionale a un monopolio pressoché esclusivo dei chierici».

Tuttavia, va detto, proprio una Chiesa così nel corso dei secoli seppe ad attraversare lo scontro con l’Islam, le guerre di successione in Europa, la Rivoluzione Francese, i conflitti con figlie e figliastri della cultura dell’immanenza, dal Lumi in giù. Fino ad arrivare ai giorni nostri. La conclusione di Svidercoschi è che col passare del tempo il sistema «avrebbe avuto bisogno di correzioni, di aggiustamenti e soprattutto di un bagno purificatore». Il futuro potrà presentarsi meno complicato se la Chiesa saprà estirpare dai suoi tessuti il clericalismo che «rappresenta ancora oggi un modo di pensare e di vivere». Esiste «una mentalità clericale talmente penetrata nell’identità di molti preti da esserne diventata una seconda natura. C’è una cultura clericale, ci sono comportamenti e atteggiamenti clericali che poi si traducono in una visione gerarchica e via via autoritaria della missione della Chiesa e della sua presenza nel mondo. Cosa fare? «Basterebbe riprendere il cammino tracciato dal Concilio per cogliere il nuovo che Dio incessantemente propone».