martedì 2 aprile 2013

Scola: "Non dimentichiamoci di Dio"

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 Papa Francesco ci aiuta a camminare insieme a Gesù: è quanto affermato dal cardinale Angelo Scola in una Messa celebrata, stamani, in San Pietro (vedi infra per il testo dell'omelia). L’arcivescovo di Milano guida un pellegrinaggio a Roma di 10 mila fedeli della diocesi ambrosiana, iniziato ieri per concludersi mercoledì. Tanti i giovani degli oratori milanesi – circa 6 mila - che, assieme agli altri fedeli, saranno presenti domani all’udienza generale di Papa Francesco. Il servizio di Alessandro Gisotti:

La gioia di essere in pellegrinaggio a Roma, alla Tomba degli Apostoli, e di essere tra i primi a poter incontrare il nuovo Papa. E’ l’esperienza che stanno vivendo 10 mila fedeli milanesi, la maggior parte giovani, accompagnati dal loro pastore, il cardinale Angelo Scola. Un sentimento che proprio l’arcivescovo di Milano ha manifestato, stamani, nella Messa ai pellegrini nella Basilica Petrina:

“Potere essere tra i primi a incontrare di persona, essere vicini, pieni di affetto al nuovo Papa Francesco, che tanta eco di stupore sta suscitando in tutto il mondo e anche in noi, evidentemente, perché aiuta soprattutto noi abitanti dell’Europa un po’ stanca, a rialzare un pochino la testa dal nostro ombelico e a camminare insieme a Gesù”.
Stare insieme a Gesù, ha detto, è ciò che di più bello possa accaderci. Ecco qual è, specie in questo tempo di Pasqua, il compito di ogni cristiano: cercare l’incontro con il Signore. Un’esortazione che il cardinale Scola ha rivolto a tutti, giovani e adulti:

“Dobbiamo stare attaccati a Gesù, ricco in misericordia, origine di speranza. Noi non abbiamo altro da dire al mondo, se non questo grande annuncio, questa parola, che ogni realtà – come diceva il grande poeta Jacopone da Todi – annuncia: tutto dice Gesù”.

Fonte: Radio Vaticana

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Uscirà nei prossimi giorni il nuovo libro del cardinale Angelo Scola dal titolo: “Non dimentichiamoci di Dio. Libertà di fedi, di culture e politica”, edito da Rizzoli. Per l’arcivescovo di Milano, che parte dal centenario dell’Editto di Milano, è necessario uno Stato che non interpreti la sua laicità come “distacco” dalle fedi, ma apra spazi in cui ciascun soggetto, personale e sociale, possa portare il proprio contributo al bene comune.
LIBERTÀ RELIGIOSA. Come scrive il cardinale Scola in un brano anticipato da Avvenire «nelle nostre società occidentali il proliferare delle libertà esterne, periferiche sembra accompagnarsi a un progressivo restringimento delle profonda libertà interiore. In questo contesto una concezione integrale della libertà religiosa ha importanti implicazioni sociali e politiche. Infatti da un lato limita la pretesa che la dimensione socio-politica diventi l’orizzonte esclusivo della persona umana, dall’altro suggerisce la valorizzazione di un protagonismo tipico della società civile di cui nessuno Stato democratico può fare a meno».
COMUNICAZIONE E BENE COMUNE. Nel mondo di oggi, dove manca «un codice universale di intesa» tra le tante «concezioni del mondo diverse e contrastanti», è necessario «ripartire dal principio di comunicazione, da intendersi nel senso più forte, come un fondamentale “mettere in comune” ed “essere in comune”. (…) Proprio per la sua natura profonda, tale comunicazione non può mai essere presa come un dato scontato, ma va considerata come il frutto di una scelta, per quanto implicita. Si può perciò certamente parlare in proposito di un bene della comunicazione che rappresenta anche il fatto politico primario. In effetti, e malgrado l’abbondanza di voci che sostengono il contrario, per una vita in società occorre comunque un’idea di bene attorno alla quale tutti possano riconoscersi».
PRESUNTA NEUTRALITÀ. Ma «per comunicare occorre riconoscere l’altro come interlocutore a piano titolo, senza discriminazione, con giustizia, affinché il politico sia davvero l’ambito in cui i “molti” possono contribuire responsabilmente al bene comune. Ecco perché non convince la presunta neutralità di concezioni e di scelte politiche che escludono ogni riferimento religioso dallo spazio pubblico: l’esito di questo orientamento, infatti, non è un pensiero pratico comune, bensì un minimo comune denominatore rispetto al quale le differenze culturali subiscono una privatizzazione estraniante. È veramente pubblico, e perciò autenticamente aconfessionale, solo quello spazio che scommette sulla libertà dei cittadini, credenti e non credenti e che rende possibile il “raccontarsi” cioè l’intraprendere l’opera di esprimere il significato della propria esperienza, secondo una logica, come insegna Ricoeur, di reciproco seppur laborioso, riconoscimento».

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Pellegrinaggio dell’arcidiocesi di Milano a Roma

1 – 3 aprile 2013

Per professare la fede sulla tomba degli Apostoli

per continuare a vivere il dono della Visita di Papa Benedetto XVI

per ascoltare e pregare con Papa Francesco

 

Basilica di San Pietro

Roma, 2 aprile 2013


Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo Cardinale Angelo Scola

 

III giorno dell’Ottava di Pasqua

Martedì in Albis

At 3,25-4,10; Sal 117; 1Cor 1,4-9; Mt 28,8-15


Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano




1. «Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù» (Epistola, 1Cor 1,4): le parole dell’Apostolo Paolo dicono meglio di ogni altra parola i motivi profondi del nostro essere venuti in pellegrinaggio fino a Roma, fino alla tomba dell’Apostolo Pietro. È la gratitudine infatti, che ci ha condotto insieme qui questa mattina.

2. Perché possiamo essere grati? Cari ragazzi, quando celebriamo l’Eucaristia ascoltiamo parole che, anche se di primo acchito ci possono sembrare un po’ difficili, dicono fino in fondo la verità della vita. Perciò è necessario essere attenti e tentare di impararle e di comprenderle. Oggi, all’inizio della Santa Messa abbiamo detto che il cristiano è colui che «nella professione della fede ha ricevuto la vita eterna» (All’inizio dell’Assemblea liturgica). Perché chi professa la fede, chi dice: “Gesù io credo in Te”, riceve la vita eterna? E cosa è la vita eterna? Non è forse qualcosa di troppo lontano per voi che siete all’inizio del cammino della vita?
Nell’espressione “Vita eterna” voi capite subito che sono in gioco due cose: la vita, ciò che di più prezioso abbiamo, e il per sempre. Con le due parole “vita eterna” la Chiesa dice che l’uomo nasce per essere definitivamente felice. Nessun male, nessun dolore, nessuna sofferenza potranno prevalere sulla felicità che Gesù ci dona e che sarà piena un giorno quando vivremo per sempre insieme a Lui.
La fede, essere cristiani, è proprio cominciare vivere con Lui; è aver presente ogni giorno l’invito del Vangelo: «Non temete» (Vangelo, Mt 28,10). Chi è amico di Gesù, chi dice di sì all’amicizia che Egli ci offre gratuitamente, vive senza paura: sa di non essere mai da solo.
Di questo sono testimoni tanti uomini e donne lungo i secoli: a cominciare di Pietro, la cui tomba oggi visitiamo in pellegrinaggio. Pietro, il pescatore, che per paura aveva tradito Gesù, è stato perdonato, accolto e inviato dal Risorto per confermare i suoi fratelli nella fede. Pietro ci dice che tutto il nostro male e tutte le nostre paure non sono nulla nei confronti dell’amore di Gesù, della Sua amicizia. Per questo possiamo dire con Pietro: “Credo, Signore”.

3. Lasciatemi, ora, rivolgere per un momento a tutti gli adulti che ci accompagnano e sono qui, come voi, pellegrini della fede.
La Provvidenza, che guidò Papa Benedetto a Milano per la Visita Pastorale alla Diocesi in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, ci ha condotto fino a Roma per ringraziare il Papa per tale immenso dono. Quello di Milano è stato – lo abbiamo spesso ricordato – «un evento atteso a lungo e preparato con cura, che ha sorpreso tutti per la sua dirompente novità» (Lettera Pastorale Alla scoperta del Dio vicino). E Dio continua a sorprendere il Suo popolo per accompagnarlo ad  una sempre più decisa professione di fede e ad una consegna totale della vita. Così in queste ultime settimane ci ha regalato Papa Francesco e noi, pellegrini ambrosiani, abbiamo la grazia di poterlo incontrare all’inizio del suo ministero petrino per dirgli il nostro affetto e il nostro desiderio di seguirlo e di essere confermati da lui nella fede apostolica.

4. Nella lettura degli Atti abbiamo ascoltato che i capi, gli anziani, gli scribi e i sacerdoti hanno domandato a Pietro e agli altri apostoli: «Con quale potere o in quale nome voi avete fatto questo?» (Lettura, At 4,7). È una domanda che dobbiamo farci oggi noi, cristiani del Terzo Millennio: in cosa consiste e da dove nasce il nostro contributo per il bene del mondo? «nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti» (Lettura, At 4,10). Non abbiamo altro da dire al mondo che Gesù Cristo, morto e risorto: Egli è la misericordia del Padre e, quindi, la speranza certa per tutti gli uomini. Egli è la nostra unica ricchezza. A Lui vogliamo consegnare tutta la nostra vita perché il mondo possa conoscerLo ed amarLo e, così, ricevere fin da ora la vita eterna. Amen.