venerdì 1 agosto 2014

L'Italia Antigay

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Il Correttore di Bozze   Tempi.it
Essendo ormai unanimemente additato come omofobo (e non abbisognando neanche di apposita legge per meritare cotale appellativo), il Correttore di bozze può modestamente permettersi di saltare senza scrupoli gli usuali preamboli politicamente corretti per concludere direttamente che la “mappa dell’odio omofobico” dell’Europa pubblicata ieri dal sito dell’Espresso è una ciofeca che non sta né in cielo né in terra.
Quando ci vuole ci vuole, sebbene lo stesso Correttore di bozze si duole un poco nel mentre che si appresta a rovinare un’operazione tutto sommato apprezzabile. Non capita spesso infatti – questo va riconosciuto all’autore del servizio Lorenzo Di Pietro e all’allegra ciurma dell’Espresso – di trovare «un sondaggio dell’Unione Europea» che consenta di tornare a scrivere per l’ennesima volta, tutte insieme e in un solo articolo così tante frasi fatte.
Il Correttore di bozze ne offrirà ora una rapida sventagliata a titolo di esempio (e di sintesi del servizio). Dunque, il «sondaggio» in questione «condanna senza appello il nostro Paese, relegato in fondo a tutte le classifiche quando si parla di libertà sessuale a scuola, sul posto di lavoro o al momento di accedere ai servizi», e ciò ovviamente «anche a causa di una classe politica tra le più arretrate in materia». Grazie allo stesso sondaggio «l’Europa delle libertà e dei diritti si scopre omofobica e transfobica» poiché entro i suoi confini «a troppi individui è negato il diritto di essere pienamente sé stessi» a causa di «discriminazione, paura e aggressioni».
E questo, in quanto a luoghi comuni, era solo l’antipasto. Il mai satollo giornalista dell’Espresso fa una vera scorpacciata di concetti prestampati, troppi per il Correttore di bozze. Tocca ricorrere alla super sintesi. Dunque, Di Pietro grazie al «sondaggio dell’Unione Europea» ha scoperto che: per le persone Lgbt «le difficoltà iniziano a scuola»; la nostra è «una società che non comprende e rifiuta le diversità»; l’omofobia è «un fenomeno che ha ancora molte ombre»; ci sono «tanti che, come conseguenza, scelgono di reprimere la propria identità in pubblico»; esiste «un’Europa a due velocità in tema di diritti», dove l’Italia è «fanalino di coda di tutte le classifiche sull’omofobia e la transfobia»; «ai politici italiani va la maglia nera di più omofobi d’Europa» e «se è vero che i politici sono lo specchio del paese, allora non è un caso che l’Italia sia tra quelli più intolleranti»; ma non solo a parole, anche in tema di aggressioni «l’Italia, tanto per (non) cambiare, è quella messa peggio». Eccetera eccetera.
D’accordo. Il Correttore di bozze immagina e comprende benissimo l’incontenibile gioia del redattore medio del rotocalco repubblicone quando questi si imbatte in un «sondaggio dell’Unione Europea» che gli permette di ammorbarci una volta ancora con la solfa che «l’Europa ci condanna» e «gli italiani odiano i gay». Però. Però tutto l’entusiasmo arcobaleno del mondo non dovrebbe impedire all’ottimo giornalista di informare esplicitamente i lettori di alcune antipatiche controindicazioni contenute nel «sondaggio dell’Unione Europea» medesimo.
Visto che l’Espresso non l’ha fatto, si pregia di farlo in sua vece quell’omofobo del Correttore di bozze (sono tutte cose verificabilissime presso le fonti originali, ovvero qui e qui):
1) innanzitutto il famoso sondaggio è stato condotto nel 2012, ovverosia due anni fa, e i relativi risultati sono stati pubblicati nel mese di maggio 2013, ovverosia quattordici mesi fa; magari sarebbe stato simpatico quanto meno specificarlo, anziché tirar fuori da chissà dove «un sondaggio dell’Unione Europea» guarda caso proprio adesso che in Italia si torna a dare battaglia per il ddl Scalfarotto (crociata in cui l’Espresso è capofila, come dimostrano questo articolo e quest’altro);
2) l’Espresso avverte meritoriamente che il sondaggio è «condotto su un campione di 93 mila persone Lgbt maggiorenni dei paesi membri» dell’Ue, ma a onor del vero la frase andrebbe completata con alcune altre amene curiosità riportate dagli autori della rilevazione, tipo che quest’ultima non consiste proprio in un «sondaggio», bensì in un questionario online elaborato in collaborazione con «relevant stakeholders and civil society organisations» e compilato nel cento per cento dei 93 mila casi «da persone Lgbt di età superiore ai 18 anni», che sono tutte «utenti di internet» ma soprattutto che «erano informate dell’indagine e hanno deciso di parteciparvi»;
3) di conseguenza, «siccome chi ha risposto doveva decidere di partecipare all’indagine, l’insieme dei dati raccolti rappresenta un campione auto-selezionato e non un campione casuale»;
4) per chi fingesse di non aver capito cosa significhino i punti 2 e 3, ecco che gli autori dello studio specificano esplicitamente che l’auto-selezione e la volontarietà dei compilatori di questionari online rischia ipso facto di «escludere persone meno motivate a partecipare» e perciò di «introdurre un potenziale di errore nei risultati»;
5) per non parlare del mai abbastanza vituperato digital divide, che in questo «sondaggio» ha discriminato gli omosessuali privi di connessione alla rete internet e dunque ha contribuito a intorbidire ulteriormente i risultati;
6) per garantire l’anonimato ai partecipanti, gli studiosi hanno dovuto annullare i controlli sugli indirizzi IP dei loro computer, di fatto permettendo l’invio di «multiple survey responses» (ancorché «indirettamente scoraggiate» dalla complessità del questionario stesso).
Insomma. Non c’è bisogno dell’acume di un Correttore di bozze per capire che non si tratta affatto di una “mappa dell’odio omofobico”, bensì più realisticamente di una “conferma di una certa opinione ottenuta grazie a un sondaggio di opionine riservato a persone dall’opinione ben definita”? E comunque, anche volendo passare sopra a tutto ciò, e volendo altresì ignorare studi molto più seri che dimostrano esattamente il contrario rispetto al «sondaggio dell’Unione Europea», al Correttore di bozze resterà sempre un’obiezione di fondo: non si fa una “mappa dell’odio omofobico” chiedendo ai gay quanto siano stronzi da 1 a 10 quegli omofobi dei correttori di bozze. Bisognerà pur tenere conto che i correttori di bozze fino a ieri mangiavano banane.
fonte: Tempi.it