martedì 9 dicembre 2014

A braccia aperte


Il 12 dicembre messa del Papa a San Pietro per la Vergine di Guadalupe. 
L'Osservatore Romano

Il prossimo 12 dicembre, festa di Nostra Signora di Guadalupe, Papa Francesco presiederà la concelebrazione eucaristica nella basilica di San Pietro in onore della patrona dell’America latina, affidando alla sua intercessione l’evangelizzazione e la promozione umana dei popoli del continente, per i quali invocherà pace, giustizia e unità. Ne dà notizia un comunicato della Pontificia commissione per l’America latina, che sottolinea come quel giorno la preghiera mariana unirà il centro della cattolicità alla basilica santuario di Città del Messico e a tutti i luoghi che, dall’Alaska alla Terra del fuoco, sono accomunati dalla devozione alla Vergine di Guadalupe.

La messa, che avrà inizio alle 18, sarà preceduta, a partire dalle 16.45, dall’ingresso in basilica delle bandiere di tutti i Paesi del continente, dall’omaggio all’immagine della patrona, dalla successiva recita del “rosario guadalupano” e da una preghiera di Avvento accompagnata da canti della tradizione popolare latinoamericana. La celebrazione sarà accompagnata dai canti della Misa criolla del compositore argentino Ariel Ramírez, la cui esecuzione sarà diretta dal figlio, Facundo Ramírez, con il suo gruppo musicale argentino, Patricia Sosa come invitata e la collaborazione del coro romano Musica Nuova. È significativo come esattamente cinquant’anni fa Ariel Ramírez presentò a Paolo VI la sua opera appena composta. La presenza di questo gruppo musicale è stata resa possibile grazie alla collaborazione della presidenza argentina.
Anche Benedetto XVI commemorò questa solennità liturgica nel 2011 con la celebrazione eucaristica nella basilica vaticana. Da parte sua, Papa Francesco ha sempre mostrato una devozione molto profonda per la Vergine di Guadalupe. Le rivolse il suo «saluto di figlio» in occasione della visita ad limina dei vescovi messicani nello scorso maggio, invitando i presuli a custodirla come il loro più «prezioso tesoro». E alla vigilia della festa nel 2013 sottolineò come quella «donna meticcia» apparsa a Juan Diego, con vesti «piene di simboli della cultura indigena», fosse la Vergine Maria, che «sta accanto ai suoi figli, accompagna come madre premurosa il loro cammino, condivide le gioie e le speranze, le sofferenze e le angosce del popolo di Dio, del quale sono chiamati a far parte tutti i popoli della terra». Papa Francesco proseguì ricordando che l’apparizione «fu un segno profetico di un abbraccio, l’abbraccio di Maria a tutti gli abitanti delle vaste terre americane, a quanti erano già lì e a quanti sarebbero arrivati in seguito. Questo abbraccio di Maria indicò il cammino che sempre ha caratterizzato l’America: essere una terra dove possono convivere popoli diversi, una terra capace di rispettare la vita umana in tutte le sue fasi, dal grembo materno fino alla vecchiaia, capace di accogliere gli emigranti come pure i popoli e i poveri e gli emarginati di tutte le epoche. L’America è una terra generosa». Per questo il Papa incoraggiò «tutti gli abitanti del continente americano a tenere le braccia aperte come la Vergine Maria, con amore e con tenerezza». 
Va ricordato, infine, che in occasione del pellegrinaggio che si svolse nella basilica santuario di Guadalupe dal 9 al 12 novembre 2013, con la presenza di più di 90 vescovi di tutto il continente e centinaia di altri partecipanti, Francesco inviò alla patrona un ramo di rose d’oro che fu deposto ai piedi della sua immagine. 
La messa del 12 dicembre sarà seguita il giorno dopo da un “evento guadalupano” organizzato dalla Pontificia Commissione per l’America latina nell’auditorium dell’Augustinianum, per studiare più approfonditamente le apparizioni e il significato del messaggio di Nostra Signora di Guadalupe nella storia dei popoli americani e di fronte alle sfide del mondo attuale. L’incontro, nel quale si succederanno un video, canti, conferenze, dialoghi e preghiere, sarà presentato da padre Eduardo Chàvez, direttore dell’istituto superiore di studi guadalupani. È attesa la partecipazione di superiori e officiali dei dicasteri della Curia romana, di delegati di Governo e membri del corpo diplomatico dei diversi Paesi del continente, di sacerdoti, religiosi e religiose latinoamericani che prestano servizio o compiono i loro studi a Roma, come anche degli immigrati residenti nell’Urbe per motivi familiari e di lavoro.
La partecipazione alla messa non è riservata solo ai latinoamericani, ma è aperta a tutti i romani e ai pellegrini. I biglietti di ingresso potranno essere richiesti anticipatamente alla Prefettura della Casa Pontificia. La celebrazione presieduta da Papa Francesco verrà trasmessa attraverso la televisione in numerosi Paesi del continente.
Ritmi dalla pampa
La Misa criolla è un tentativo di sintesi tra musica sacra, popolare e folklorica: risale al 1963, quando il compositore argentino Ariel Ramírez, affascinato dalla musica dei gauchos e dei creoli, cercò di conciliare il sentimento religioso con l’elemento folklorico e di comunicare la gioia di pregare di una specifica cultura senza indulgere nell’esotismo ma «dando a ogni sequenza un elemento di originalità». Nella Misa criolla l’organico è composto da solisti, coro e orchestra, ed è caratterizzato da strumenti tipici della tradizione popolare latinoamericana. Nel Kyrie d’apertura vengono utilizzati i ritmi creoli della vidala e della baguala; la vivacità del carnavalito serve invece a esprimere la gioia del Gloria, introdotto da un assolo di charango che apre la strada a un andamento travolgente. Nel Credo la linea melodica, poggiata sul popolare ritmo andino della chacarera trunca, assume un carattere più drammatico. Per il Sanctus si ricorre invece ai ritmi boliviani del Carnaval de Cochabamba, prima di tornare nella pampa argentina per l’Agnus Dei finale.