giovedì 18 dicembre 2014

Benigni e i 10 comandamenti (3)

La tv dei miracoli, Papa Bergoglio e quella telefonata con Benigni

di Fabio Marchese Ragona
Dall'altro lato della cornetta c'è Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia che ha appena concluso una telefonata con Roberto Benigni, reduce dal «miracolo televisivo» dei Dieci Comandamenti seguito l'altra sera da dieci milioni 266 mila telespettatori con uno share del 38.32 per cento. «Roberto era molto commosso al telefono – racconta l'arcivescovo a capo del dicastero vaticano dedicato alla famiglia – mi ha detto che anche per lui si tratta di un miracolo di ascolto da parte della gente. Dice che chi lo ha incontrato per strada gli ha chiesto persino scherzando di battezzargli i figli e che sta ricevendo centinaia di chiamate di complimenti!». Tra queste centinaia di telefonate, si mormora nei sacri palazzi, ce ne sarebbe anche una speciale, quella di Papa Francesco che avrebbe alzato la cornetta per ringraziare l'attore toscano per l'attenzione rivolta a un tema così importante. Nonostante il Pontefice non segua quasi mai la tv e nonostante ad alcuni suoi stretti collaboratori non risulti che il Papa abbia chiamato Benigni («Il Santo Padre fa tante telefonate», spiegano sorridendo), un alto prelato molto informato sulla vicenda si sbilancia: «E' molto, molto probabile che Francesco l'abbia chiamato». In ogni caso il Vaticano sembra aver gradito lo spettacolo di Roberto Benigni; tra cardinali e vescovi il giudizio è più che positivo: «Un grande show, lui è bravissimo ed è stata ottima la scelta di occuparsi di un tema così bello vicino al Natale», spiega un influente cardinale di curia che chiede però di rimanere anonimo. «Forse - aggiunge il porporato italiano che ha seguito Benigni in tv - avrebbe potuto chiedere meno soldi per il compenso, considerato la grande crisi italiana».
«E' stata sicuramente un'iniziativa positiva e sottolineerei anche il coraggio di Benigni nel trattare un tema così delicato - aggiunge Giovanni Maria Vian, direttore de L'Osservatore Romano , il quotidiano della Santa Sede - il valore e la sensibilità di questo artista sono poi fuori discussione» dice.
Un artista che oggi, con lo spettacolo dedicato ai dieci comandamenti, ha stupito positivamente cardinali e vescovi, nonostante un passato da comico non proprio tenero con la Chiesa: nel lontano 1980 Roberto Benigni aveva dato scandalo al Festival di Sanremo dopo aver definito Giovanni Paolo II «Wojtylaccio» e nel 1983, dopo uno spettacolo a Reggio Emilia in cui aveva preso di mira proprio i comandamenti, l'artista era stato processato e condannato in primo grado per bestemmie e turpiloquio contro la Chiesa (fu poi definitivamente assolto). Stavolta si è avvalso della collaborazione di Paolo Ricca, teologo e pastore valdese, che ha incontrato più volte, leggendo i suoi libri e quelli del Cardinale Gianfranco Ravasi, insigne biblista. «Roberto è cresciuto molto in questi anni - spiega Monsignor Paglia - è maturata in lui la consapevolezza che la sua arte è segnata dalla responsabilità verso chi lo ascolta. Non è casuale – aggiunge l'arcivescovo – che dopo la Divina Commedia, Benigni abbia scelto anche i Dieci Comandamenti, come a voler toccare quelle corde originarie che scendono nel profondo. Con queste dieci parole, Roberto, ha come risposto ad un'attesa, l'attesa di parole in un mondo che non ne ha più. Insomma, cultura e fede possono fare un grande ascolto quando sono toccate con arte».
Il Giornale
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Paolo Ricca: Benigni e i Dieci comandamenti, una predicazione evangelica
NEV
(Intervista a cura di Luca Baratto) Nella prima delle due puntate su RAIUNO dedicate da Roberto Benigni ai Dieci comandamenti, il comico toscano ha pubblicamente indicato il teologo valdese Paolo Ricca, autore del volume “Le Dieci Parole. Le tavole della libertà e dell'amore” (ed. Morcelliana), come uno dei principali consulenti del suo spettacolo. A Paolo Ricca, professore emerito della Facoltà valdese di teologia, abbiamo chiesto di raccontarci com'è nata e come si è sviluppata questa collaborazione.Com'è nata questa esperienza di consulenza con Roberto Benigni?
E' tutto iniziato con una richiesta. Per la preparazione del suo spettacolo Benigni cercava il volume che ho scritto sui comandamenti ormai diversi anni fa e che riprendeva le conversazioni sul tema pronunciate nel programma “Uomini e profeti” di Radiotre. Fino a qualche mese fa il libro era esaurito, quindi Benigni lo ha chiesto direttamente a me e io gli ho volentieri consegnato la mia copia che ritengo gli sia stata utile perché nelle due puntate trasmesse da RAIUNO ho ritrovato dei concetti espressi nel volume. A questo primo contatto sono poi seguiti alcuni incontri ed è nata un'amicizia di cui sono davvero grato perché inattesa e inaspettata, con una persona autentica: Benigni, infatti, nella realtà non è diverso da come appare sullo schermo.
Come ha trovato le due trasmissioni andate in onda su RAIUNO?
Quel che Benigni ha detto su Dio e sui comandamenti è stata una vera e propria evangelizzazione. Non semplicemente, né principalmente una alfabetizzazione biblica per chiarirne il significato, ma una evangelizzazione: nel senso che Benigni è riuscito a mettere in luce i contenuti evangelici dei comandamenti, a far capire ai telespettatori che i comandamenti - tutti quanti, anche quelli che hanno forma negativa, di divieto - sono evangelo, buona notizia per l'umanità intera e per le singole persone. Lo ha fatto delineando le due coordinate interpretative principali della libertà e dell'amore, due concetti che sono presenti nel sottotitolo del mio libro “Le dieci parole di Dio. Le tavole della libertà e dell'amore” … solo che Benigni è riuscito a dirlo meglio! Credo che i comandamenti non siano mai stati annunciati in modo tanto efficace. Benigni ha fatto innamorare gli italiani dei comandamenti, rendendo loro un servizio che nessun teologo, pastore o funzionario ecclesiastico avrebbe mai potuto rendere. Utilizzando la leggerezza che gli è caratteristica, ha detto cose vere e profonde tanto che non avrei nulla di meglio da aggiungere, se non la sorpresa di verificare ancora una volta come Dio talvolta si serva di strumenti inattesi per far giungere la sua parola.
Il giudizio è quindi positivo.
Certamente, e ben oltre le aspettative. Credo sia davvero un unicum in Italia, in Europa e forse nel mondo, il fatto che un attore, un comico, un Premio Oscar si metta a parlare dei Dieci comandamenti a un pubblico di oltre 9 milioni di persone! Penso che Benigni sia da ringraziare per questa iniziativa che gli sarà certamente costata molta fatica, anche spirituale ed emotiva.
Passando dalle trasmissioni alla vita vissuta nella nostra società, qual è l'attualità dei Dieci comandamenti?
I comandamenti hanno un'attualità totale, non c'è briciola dei comandamenti che debba essere considerata superata. Anzi, sono molto più avanti di noi perché prefigurano un'umanità che noi stiamo ancora inseguendo da lontano! Se si vuole aggiungere qualcosa, bisognerebbe dire quel che già diceva Martin Lutero, e cioè che i cristiani hanno la responsabilità di immaginarne di nuovi, legati a temi come per esempio possono essere quelli della giustizia ecologica. Si può reinterpretare il “non uccidere” anche nel senso che non si deve uccidere l'ambiente. I comandamenti di Mosè rimangono però di grandissima attualità e sono il modello per ogni nuova questione che i cristiani ritengono di avanzare lungo le coordinate della libertà e dell'amore.