giovedì 4 dicembre 2014

La forza della fede salverà i cristiani



Inizio dell’Avvento a Betlemme. 

«Oggi la comunità latina e i francescani formano un tutt’uno. Tutto ciò che facciamo attualmente sarebbe impossibile senza il vostro aiuto. Voi fate parte dell’identità di questa città. Il clima si va deteriorando, ma dobbiamo resistere e non abbassare la guardia. La cosa sicura è che resteremo qui. I cristiani sono parte integrante della vocazione universale e irrevocabile di questa città»: parole di padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, rivolte alla comunità araba latina di Gerusalemme ritrovatasi sabato scorso presso la Custodia per lo scambio di auguri per l’inizio dell’Avvento. Il moukhtar (il capo della comunità) ha ricordato la difficile situazione dei cristiani in tutto il Vicino oriente e la necessità di un sostegno spirituale, morale e finanziario.
Nella sua risposta, padre Pizzaballa ha confermato l’impegno dei frati e la necessità di mantenere viva la speranza. E riguardo la situazione poco rassicurante dei cristiani che vivono in Iraq e in Siria, ha ricordato che «non saranno i piani strategici o gli aiuti finanziari a salvarci. Poiché siamo piccoli, dobbiamo essere ancora più forti. A salvarci saranno la preghiera e la forza della nostra fede».
Le celebrazioni per l’inizio dell’Avvento e per l’apertura dell’anno dedicato alla vita consacrata — come riferisce una cronaca pubblicata sul sito in rete della Custodia di Terra Santa — hanno riunito i cristiani a Gerusalemme e a Betlemme in un fine settimana liturgicamente molto ricco. I frati, in corteo insieme ai cristiani locali, si sono diretti verso Betlemme, attesi dal popolo in festa. Padre Pizzaballa è stato accolto prima dal sindaco, alla presenza dei bambini del «Terrasanta College», poi dal parroco della chiesa di Santa Caterina, sulle note del Te Deum. I frati hanno quindi pranzato con la comunità di Betlemme. Nella grotta della Natività, durante il canto del Magnificat, il celebrante ha incensato il luogo della nascita di Gesù e la mangiatoia. La luce della grotta è stata quindi portata in processione fino alla basilica per accendere la prima candela della corona d’Avvento.

Proprio per ricordare l’inizio dell’anno della vita consacrata, numerosi rappresentanti di ordini religiosi hanno concelebrato, domenica 30 novembre, la messa presieduta dal Custode. «Quest’anno è un’occasione unica per rinnovare i nostri impegni, in particolare durante il tempo d’Avvento in cui tutti siamo invitati a vivere una vita migliore», ha dichiarato una suora indiana che vive ad Aïn Karem. Un’altra ha ricordato l’importanza della sua consacrazione in Terra santa: «Siamo qui per servire la Chiesa, per mantenere la presenza di Cristo in questa terra dove Egli ha voluto nascere». E un religioso domenicano ha ribadito che «l’anno della vita consacrata ci invita a ritornare alla sorgente del nostro impegno. Oggi, la vita di Cristo, ricevuta al momento della nostra consacrazione, è da condividere con i fedeli e tutti gli abitanti di questo Paese. La nostra presenza qui è un invito alla testimonianza». La messa, celebrata in arabo, è stata l’occasione per padre Pizzaballa, custode di Terra santa, di ricordare la bellezza delle vocazioni nella Chiesa: «Tutti noi rappresentiamo diversi carismi. Una Chiesa senza tale diversità sarebbe impossibile ma, in questa diversità, ciò che unisce è l’amore di Dio e l’appartenenza a Cristo». Molti i giovani presenti. Al termine anche la testimonianza di una religiosa irachena in fuga dal “Califfato islamico”.
L'Osservatore Romano