lunedì 1 dicembre 2014

Papa Francesco - Patriarca Bartolomeo I. Dichiarazione Congiunta

Papa Francesco - Patriarca Bartolomeo I. Dichiarazione Congiunta: "Esprimiamo la nostra comune preoccupazione per la situazione in Iraq, in Siria e in tutto il Medio Oriente. (...) Riconosciamo l’importanza anche della promozione di un dialogo costruttivo con l’Islam, basato sul mutuo rispetto e sull’amicizia (...)  Preghiamo per la pace in Ucraina, un Paese con un’antica tradizione cristiana"

[Text: Italiano, Français, English, Español, Português]
 
Noi, Papa Francesco e il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, esprimiamo la nostra profonda gratitudine a Dio per il dono di questo nuovo incontro che ci consente, in presenza dei membri del Santo Sinodo, del clero e dei fedeli del Patriarcato Ecumenico, di celebrare insieme la festa di Sant’Andrea, il primo chiamato ed il fratello dell’Apostolo Pietro. Il nostro ricordo degli Apostoli, che proclamarono la buona novella del Vangelo al mondo, attraverso la loro predicazione e la testimonianza del martirio, rafforza in noi il desiderio di continuare a camminare insieme al fine di superare, con amore e fiducia, gli ostacoli che ci dividono.
In occasione dell’incontro a Gerusalemme dello scorso maggio, nel quale abbiamo ricordato lo storico abbraccio tra i nostri venerabili predecessori Papa Paolo VI ed il Patriarca Ecumenico Atenagora, abbiamo firmato una dichiarazione congiunta. Oggi, nella felice occasione di un ulteriore fraterno incontro, vogliamo riaffermare insieme le nostre comuni intenzioni e preoccupazioni. 
Esprimiamo la nostra sincera e ferma intenzione, in obbedienza alla volontà di nostro Signore Gesù Cristo, di intensificare i nostri sforzi per la promozione della piena unità tra tutti i cristiani e soprattutto tra cattolici e ortodossi. Vogliamo inoltre sostenere il dialogo teologico promosso dalla Commissione Mista Internazionale, che, istituita esattamente trentacinque anni fa dal Patriarca Ecumenico Dimitrios e da Papa Giovanni Paolo II qui al Fanar, sta trattando attualmente le questioni più difficili che hanno segnato la storia della nostra divisione e che richiedono uno studio attento e approfondito. A tal fine, assicuriamo la nostra fervente preghiera come Pastori della Chiesa, chiedendo ai fedeli di unirsi a noi nella comune invocazione che «tutti siano una sola cosa … perché il mondo creda» (Gv  17,21). 
Esprimiamo la nostra comune preoccupazione per la situazione in Iraq, in Siria e in tutto il Medio Oriente. Siamo uniti nel desiderio di pace e di stabilità e nella volontà di promuovere la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo e la riconciliazione. Riconoscendo gli sforzi già fatti per offrire assistenza alla regione, ci appelliamo al contempo a tutti coloro che hanno la responsabilità del destino dei popoli affinché intensifichino il loro impegno per le comunità che soffrono e consentano loro, comprese quelle cristiane, di rimanere nella loro terra natia. Non possiamo rassegnarci a un Medio Oriente senza i cristiani, che lì hanno professato il nome di Gesù per duemila anni. Molti nostri fratelli e sorelle sono perseguitati e sono stati costretti con la violenza a lasciare le loro case. Sembra addirittura che si sia perduto il valore della vita umana e che la persona umana non abbia più importanza e possa essere sacrificata ad altri interessi. E tutto questo, tragicamente, incontra l’indifferenza di molti. Come San Paolo ci ricorda: «Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui» (1 Cor 12,26). Questa è la legge della vita cristiana e in questo senso noi possiamo dire che c’è anche un ecumenismo della sofferenza. Come il sangue dei martiri è stato seme di forza e di fertilità per la Chiesa, così anche la condivisione delle sofferenze quotidiane può essere uno strumento efficace di unità. La terribile situazione dei cristiani e di tutti coloro che soffrono in Medio Oriente richiede non solo una costante preghiera, ma anche una risposta appropriata da parte della comunità internazionale. 
Le grandi sfide che ha di fronte il mondo nella situazione attuale, richiedono la solidarietà di tutte le persone di buona volontà. Pertanto, riconosciamo l’importanza anche della promozione di un dialogo costruttivo con l’Islam, basato sul mutuo rispetto e sull’amicizia. Ispirati da comuni valori e rafforzati da un genuino sentimento fraterno, musulmani e cristiani sono chiamati a lavorare insieme per amore della giustizia, della pace e del rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona, specialmente nelle regioni dove essi, un tempo, vissero per secoli in una coesistenza pacifica e adesso soffrono insieme tragicamente per gli orrori della guerra. Inoltre, come leader cristiani, esortiamo tutti i leader religiosi a proseguire e a rafforzare il dialogo interreligioso e a compiere ogni sforzo per costruire una cultura di pace e di solidarietà fra le persone e fra i popoli.
Ricordiamo anche tutti i popoli che soffrono a causa della guerra. In particolare, preghiamo per la pace in Ucraina, un Paese con un’antica tradizione cristiana, e facciamo appello alle parti coinvolte nel conflitto a ricercare il cammino del dialogo e del rispetto del diritto internazionale per mettere fine al conflitto e permettere a tutti gli Ucraini di vivere in armonia.  
I nostri pensieri sono rivolti a tutti i fedeli delle nostre Chiese nel mondo, che salutiamo, affidandoli a Cristo nostro Salvatore, perché possano essere testimoni instancabili dell’amore di Dio. Innalziamo la nostra fervente preghiera a Dio affinché conceda il dono della pace, nell’amore e nell’unità, a tutta la famiglia umana.
 «Il Signore della pace vi dia la pace sempre e in ogni modo. Il Signore sia con tutti voi» (2 Ts 3,16).
Al Fanar, 30 novembre
FRANCESE
Nous, le Pape François et le Patriarche oecuménique Bartholomée Ier, exprimons notre profonde gratitude à Dieu pour le don de cette nouvelle rencontre qu’il nous accorde, en présence des membres du Saint Synode, du clergé et des fidèles du Patriarcat oecuménique, de célébrer ensemble la fête de saint André, le premier appelé et le frère de l’Apôtre Pierre. Faire mémoire des Apôtres, qui proclamèrent la bonne nouvelle de l’Évangile au monde, renforce en nous le désir de continuer à cheminer ensemble dans le but de dépasser, avec amour et confiance, les obstacles qui nous divisent. 
Lors de la rencontre à Jérusalem de mai dernier, au cours de laquelle nous avons rappelé l’accolade historique entre nos vénérables prédécesseurs, le Pape Paul VI et le Patriarche oecuménique Athenagoras, nous avons signé une déclaration conjointe. Aujourd’hui, en l’heureuse occasion d’une nouvelle rencontre fraternelle, nous voulons réaffirmer ensemble nos intentions et nos préoccupations communes. 
Nous exprimons notre sincère et ferme intention, dans l’obéissance à la volonté de Notre Seigneur Jésus Christ, d’intensifier nos efforts pour la promotion de la pleine unité entre tous les chrétiens et surtout entre catholiques et orthodoxes. Nous voulons de plus, soutenir le dialogue théologique promu par la Commission mixte internationale, qui, instituée il y a exactement 35 ans par le Patriarche oecuménique Dimitrios et par le Pape Jean-Paul II, ici, au Phanar, traite actuellement les questions plus difficiles qui ont marqué l’histoire de nos divisions et qui demandent une étude attentive et approfondie. Dans ce but, nous assurons de notre prière fervente comme Pasteurs de l’Église, demandant aux fidèles de s’unir à nous dans l’invocation commune que « tous soient un… afin que le monde croie » (Jn 17, 21). 
Nous exprimons notre préoccupation commune pour la situation en Irak, en Syrie et dans tout le Moyen-Orient. Nous sommes unis dans le désir de paix et de stabilité et dans la volonté de promouvoir la résolution des conflits par le dialogue et la réconciliation. Reconnaissant les efforts déjà faits pour offrir une assistance à la région, nous en appelons en même temps à tous ceux qui ont la responsabilité du destin des peuples afin qu’ils intensifient leur engagement pour les communautés qui souffrent et leur permettent, y compris aux communautés chrétiennes, de rester sur leur terre natale. Nous ne pouvons pas nous résigner à un Moyen-Orient sans les chrétiens qui y ont professé le nom de Jésus pendant deux mille ans. Beaucoup de nos frères et de nos soeurs sont persécutés et ont été contraints par la violence à laisser leur maisons. Il semble vraiment que la valeur de la vie humaine se soit perdue et que la personne humaine n’aie plus d’importance et puisse être sacrifiée à d’autres intérêts. Et tout cela, tragiquement, rencontre l’indifférence de beaucoup. Comme nous le rappelle saint Paul : « Un membre souffre-t-il ? tous les membres souffrent avec lui. Un membre est-il à l’honneur ? tous les membre se réjouissent avec lui » (1 Co 12, 26). C’est la loi de la vie chrétienne et en ce sens nous pouvons dire qu’il y a aussi un oecuménisme de la souffrance. Comme le sang des martyrs a été semence de force et de fécondité pour l’Église, ainsi le partage des souffrances quotidiennes peut être aussi un instrument efficace d’unité. La terrible situation des chrétiens et de tous ceux qui souffrent au Moyen-Orient demande non seulement une prière constante, mais aussi une réponse appropriée de la part de la communauté internationale. 
Les grands défis que le monde a devant lui dans la situation actuelle demandent la solidarité de toutes les personnes de bonne volonté. Nous reconnaissons donc aussi l’importance de la promotion d’un dialogue constructif avec l’Islam, basé sur le respect mutuel et sur l’amitié. Inspirés par des valeurs communes et affermis par un authentique sentiment fraternel, musulmans et chrétiens sont appelés à travailler ensemble par amour de la justice, de la paix et du respect de la dignité et des droits de chaque personne, spécialement dans les régions où euxmêmes, un temps, vécurent pendant des siècles dans une coexistence pacifique et maintenant souffrent ensemble tragiquement des horreurs de la guerre. De plus, comme leaders chrétiens, nous exhortons tous les leaders religieux à poursuivre et à renforcer le dialogue interreligieux et à accomplir tout effort pour construire une culture de paix et de solidarité entre les personnes et entre les peuples. 
Nous nous souvenons aussi de tous les peuples qui souffrent à cause de la guerre. En particulier, nous prions pour la paix en Ukraine, un pays d’antique tradition chrétienne, et nous lançons un appel aux parties engagées dans le conflit à rechercher le chemin du dialogue et du respect du droit international pour mettre fin au conflit et permettre à tous les Ukrainiens de vivre en harmonie. 
Nos pensées sont tournées vers tous les fidèles de nos Églises dans le monde, que nous saluons, les confiant au Christ notre Sauveur, afin qu’ils puissent être des témoins infatigables de l’amour de Dieu. Nous faisons monter notre prière fervente vers Dieu pour qu’il accorde le don de la paix, dans l’amour et dans l’unité, à toute la famille humaine. « Que le Seigneur de la paix vous donne lui-même la paix en tout temps et de toute manière. Que le Seigneur soit avec vous tous » (2 Th 3, 16). 
Du Phanar, le 30 novembre 2014. 
INGLESE
We, Pope Francis and Ecumenical Patriarch Bartholomew I, express our profound gratitude to God for the gift of this new encounter enabling us, in the presence of the members of the Holy Synod, the clergy and the faithful of the Ecumenical Patriarchate, to celebrate together the feast of Saint Andrew, the first–called and brother of the Apostle Peter. Our remembrance of the Apostles, who proclaimed the good news of the Gospel to the world through their preaching and their witness of martyrdom, strengthens in us the aspiration to continue to walk together in order to overcome, in love and in truth, the obstacles that divide us.
On the occasion of our meeting in Jerusalem last May, in which we remembered the historical embrace of our venerable predecessors Pope Paul VI and the Ecumenical Patriarch Athenagoras, we signed a joint declaration. Today on the happy occasion of this further fraternal encounter, we wish to re–affirm together our shared intentions and concerns.
We express our sincere and firm resolution, in obedience to the will of our Lord Jesus Christ, to intensify our efforts to promote the full unity of all Christians, and above all between Catholics and Orthodox. As well, we intend to support the theological dialogue promoted by the Joint International Commission, instituted exactly thirty–five years ago by the Ecumenical Patriarch Dimitrios and Pope John Paul II here at the Phanar, and which is currently dealing with the most difficult questions that have marked the history of our division and that require careful and detailed study. To this end, we offer the assurance of our fervent prayer as Pastors of the Church, asking our faithful to join us in praying “that all may be one, that the world may believe” (Jn 17:21).
We express our common concern for the current situation in Iraq, Syria and the whole Middle East. We are united in the desire for peace and stability and in the will to promote the resolution of conflicts through dialogue and reconciliation. While recognizing the efforts already being made to offer assistance to the region, at the same time, we call on all those who bear responsibility for the destiny of peoples to deepen their commitment to suffering communities, and to enable them, including the Christian ones, to remain in their native land. We cannot resign ourselves to a Middle East without Christians, who have professed the name of Jesus there for two thousand years. Many of our brothers and sisters are being persecuted and have been forced violently from their homes. It even seems that the value of human life has been lost, that the human person no longer matters and may be sacrificed to other interests. And, tragically, all this is met by the indifference of many.  As Saint Paul reminds us, “If one member suffers, all suffer together; if one member is honoured, all rejoice together” (1 Cor 12:26). This is the law of the Christian life, and in this sense we can say that there is also an ecumenism of suffering. Just as the blood of the martyrs was a seed of strength and fertility for the Church, so too the sharing of daily sufferings can become an effective instrument of unity. The terrible situation of Christians and all those who are suffering in the Middle East calls not only for our constant prayer, but also for an appropriate response on the part of the international community.
The grave challenges facing the world in the present situation require the solidarity of all people of good will, and so we also recognize the importance of promoting a constructive dialogue with Islam based on mutual respect and friendship. Inspired by common values and strengthened by genuine fraternal sentiments, Muslims and Christians are called to work together for the sake of justice, peace and respect for the dignity and rights of every person, especially in those regions where they once lived for centuries in peaceful coexistence and now tragically suffer together the horrors of war. Moreover, as Christian leaders, we call on all religious leaders to pursue and to strengthen interreligious dialogue and to make every effort to build a culture of peace and solidarity between persons and between peoples. We also remember all the people who experience the sufferings of war. In particular, we pray for peace in Ukraine, a country of ancient Christian tradition, while we call upon all parties involved to pursue the path of dialogue and of respect for international law in order to bring an end to the conflict and allow all Ukrainians to live in harmony.
Our thoughts turn to all the faithful of our Churches throughout the world, whom we greet, entrusting them to Christ our Saviour, that they may be untiring witnesses to the love of God. We raise our fervent prayer that the Lord may grant the gift of peace in love and unity to the entire human family.
“May the Lord of peace himself give you peace at all times and in every way. The Lord be with all of you” (2 Thess 3:16).
From the Phanar, 30 November 2014

SPAGNOLO
Nosotros, el Papa Francisco y el Patriarca Ecuménico Bartolomé I, expresamos nuestra profunda gratitud a Dios por el don de este nuevo encuentro que, en presencia de los miembros del Santo Sínodo, del clero y de los fieles del Patriarcado Ecuménico, nos permite celebrar juntos la fiesta de san Andrés, el primer llamado y hermano del Apóstol Pedro. Nuestro recuerdo de los Apóstoles, que proclamaron la buena nueva del Evangelio al mundo mediante su predicación y el testimonio del martirio, refuerza en nosotros el deseo de seguir caminando juntos, con el fin de superar, en el amor y en la verdad, los obstáculos que nos dividen.
Durante nuestro encuentro en Jerusalén del mayo pasado, en el que recordamos el histórico abrazo de nuestros venerados predecesores, el Papa Pablo VI y el Patriarca Ecuménico Atenágoras, firmamos una declaración conjunta. Hoy, en la feliz ocasión de este nuevo encuentro fraterno, deseamos reafirmar juntos nuestras comunes intenciones y preocupaciones.
Expresamos nuestra resolución sincera y firme, en obediencia a la voluntad de nuestro Señor Jesucristo, de intensificar nuestros esfuerzos para promover la plena unidad de todos los cristianos, y sobre todo entre católicos y ortodoxos. Además, queremos apoyar el diálogo teológico promovido por la Comisión Mixta Internacional que, instituida hace exactamente treinta y cinco años por el Patriarca Ecuménico Dimitrios y el Papa Juan Pablo II aquí, en el Fanar, está actualmente tratando las cuestiones más difíciles que han marcado la historia de nuestra división, y que requieren un estudio cuidadoso y detallado. Para ello, aseguramos nuestra ferviente oración como Pastores de la Iglesia, pidiendo a nuestros fieles que se unan a nosotros en la común invocación de que «todos sean uno,... para que el mundo crea» (Jn 17,21).
Expresamos nuestra preocupación común por la situación actual en Irak, Siria y todo el Medio Oriente. Estamos unidos en el deseo de paz y estabilidad, y en la voluntad de promover la resolución de los conflictos mediante el diálogo y la reconciliación. Si bien reconocemos los esfuerzos realizados para ofrecer ayuda a la región, hacemos al mismo tiempo un llamamiento a todos los que tienen responsabilidad en el destino de los pueblos para que intensifiquen su compromiso con las comunidades que sufren, y puedan, incluidas las cristianas, permanecer en su tierra nativa. No podemos resignarnos a un Medio Oriente sin cristianos, que han profesado allí el nombre de Jesús durante dos mil años. Muchos de nuestros hermanos y hermanas están siendo perseguidos y se han visto forzados con violencia a dejar sus hogares. Parece que se haya perdido hasta el valor de la vida humana, y que la persona humana ya no tenga importancia y pueda ser sacrificada a otros intereses. Y, por desgracia, todo esto acaece por la indiferencia de muchos. Como nos recuerda san Pablo: «Si un miembro sufre, todos sufren con él; si un miembro es honrado, todos se alegran con él» (1 Co 12,26). Esta es la ley de la vida cristiana, y en este sentido podemos decir que también hay un ecumenismo del sufrimiento. Así como la sangre de los mártires ha sido siempre la semilla de la fuerza y la fecundidad de la Iglesia, así también el compartir los sufrimientos cotidianos puede ser un instrumento eficaz para la unidad. La terrible situación de los cristianos y de todos los que están sufriendo en el Medio Oriente, no sólo requiere nuestra oración constante, sino también una respuesta adecuada por parte de la comunidad internacional.
Los retos que afronta el mundo en la situación actual, necesitan la solidaridad de todas las personas de buena voluntad, por lo que también reconocemos la importancia de promover un diálogo constructivo con el Islam, basado en el respeto mutuo y la amistad. Inspirado por valores comunes y fortalecido por auténticos sentimientos fraternos, musulmanes y cristianos están llamados a trabajar juntos por el amor a la justicia, la paz y el respeto de la dignidad y los derechos de todas las personas, especialmente en aquellas regiones en las que un tiempo vivieron durante siglos en convivencia pacífica, y ahora sufren juntos trágicamente por los horrores de la guerra. Además, como líderes cristianos, exhortamos a todos los líderes religiosos a proseguir y reforzar el diálogo interreligioso y de hacer todo lo posible para construir una cultura de paz y la solidaridad entre las personas y entre los pueblos. También recordamos a todas las personas que experimentan el sufrimiento de la guerra. En particular, oramos por la paz en Ucrania, un país con una antigua tradición cristiana, y hacemos un llamamiento a todas las partes implicadas a que continúen el camino del diálogo y del respeto al derecho internacional, con el fin de poner fin al conflicto y permitir a todos los ucranianos vivir en armonía.
Tenemos presentes a todos los fieles de nuestras Iglesias en el todo el mundo, a los que saludamos, encomendándoles a Cristo, nuestro Salvador, para que sean testigos incansables del amor de Dios. Elevamos nuestra ferviente oración para que el Señor conceda el don de la paz en el amor y la unidad a toda la familia humana.
PORTOGHESE
Nós, Papa Francisco e Patriarca Ecuménico Bartolomeu I, expressamos a nossa profunda gratidão a Deus pelo dom deste novo encontro, que nos permite celebrar juntos a Festa de São André, o primeiro-chamado e irmão do apóstolo Pedro, na presença dos membros do Santo Sínodo, do clero e dos fiéis do Patriarcado Ecuménico. A nossa recordação dos Apóstolos, que proclamaram ao mundo a feliz notícia do Evangelho através da sua pregação e do testemunho do martírio, revigora em nós o desejo de continuar a caminhar juntos a fim de superarmos, com amor e confiança, os obstáculos que nos dividem.
Por ocasião do encontro de Maio passado em Jerusalém, no qual recordámos o abraço histórico entre os nossos venerados predecessores Paulo VI e Patriarca Ecuménico Atenágoras, assinámos uma declaração conjunta. Hoje, na feliz ocasião dum novo encontro fraterno, queremos reafirmar, juntos, as nossas intenções e preocupações comuns. Expressamos a nossa intenção sincera e firme de, em obediência à vontade de nosso Senhor Jesus Cristo, intensificar os nossos esforços pela promoção da unidade plena entre todos os cristãos, e sobretudo entre católicos e ortodoxos. Além disso, queremos apoiar o diálogo teológico promovido pela Comissão Mista Internacional – instituída, exactamente há trinta e cinco anos, pelo Patriarca Ecuménico Dimitrios e o Papa João Paulo II aqui, no Fanar –, a qual se encontra actualmente a tratar das questões mais difíceis que marcaram a história da nossa divisão e que requerem um estudo cuidadoso e profundo. Por esta finalidade, asseguramos a nossa oração fervorosa como Pastores da Igreja, pedindo aos fiéis que se unam a nós na imploração comum por que «todos sejam um só (...) para que o mundo creia» (Jo 17, 21). Expressamos a nossa preocupação comum pela situação no Iraque, na Síria e em todo o Médio Oriente. Estamos unidos no desejo de paz e estabilidade e na vontade de promover a resolução dos conflitos através do diálogo e da reconciliação.
Ao mesmo tempo que reconhecemos os esforços que já estão a ser feitos para dar assistência à região, apelamos a quantos têm a responsabilidade dos destinos dos povos que intensifiquem o seu empenho a favor das comunidades que sofrem, consentindo a todas, incluindo as cristãs, de permanecerem na sua terra natal. Não podemos resignar-nos com um Médio Oriente sem os cristãos, que ali professaram o nome de Jesus durante dois mil anos. Muitos dos nossos irmãos e irmãs são perseguidos e, com a violência, foram forçados a deixar as suas casas. Até parece que se perdeu o valor da vida humana e que a pessoa humana já não tem importância alguma, podendo ser sacrificada a outros interesses. E, tragicamente, tudo isto se passa perante a indiferença de muitos. Ora, como nos lembra São Paulo, «se um membro sofre, com ele sofrem todos os membros; se um membro é honrado, todos os membros participam da sua alegria» (1 Cor 12, 26). Esta é a lei da vida cristã e, neste sentido, podemos dizer que há também um ecumenismo do sofrimento. Tal como o sangue dos mártires foi semente de fortaleza e fecundidade para a Igreja, assim também a partilha dos sofrimentos diários pode ser um instrumento eficaz de unidade. A dramática situação dos cristãos e de todos aqueles que sofrem no Médio Oriente exige não só uma oração constante, mas também uma resposta apropriada por parte da comunidade internacional.
Os grandes desafios, que o mundo enfrenta na situação actual, exigem a solidariedade de todas as pessoas de boa vontade. Por isso, reconhecemos a importância também da promoção dum diálogo construtivo com o Islã, assente no respeito mútuo e na amizade. Inspirados por valores comuns e animados por um genuíno sentimento fraterno, muçulmanos e cristãos são chamados a trabalhar, juntos, por amor da justiça, da paz e do respeito pela dignidade e os direitos de cada pessoa, especialmente nas regiões onde durante séculos viveram em coexistência pacífica e agora, tragicamente, sofrem juntos os horrores da guerra. Além disso, como líderes cristãos, exortamos todos os líderes religiosos a continuarem com maior intensidade o diálogo inter-religioso e fazerem todo o esforço possível para se construir uma cultura de paz e solidariedade entre as pessoas e entre os povos.
Recordamos também todos os povos que sofrem por causa da guerra. Em particular, rezamos pela paz na Ucrânia, país com uma antiga tradição cristã, e apelamos às partes envolvidas no conflito para que procurem o caminho do diálogo e do respeito pelo direito internacional para pôr fim ao conflito e permitir que todos os ucranianos vivam em harmonia.
Os nossos pensamentos voltam-se para todos os fiéis das nossas Igrejas no mundo, que saudamos, confiando-os a Cristo, nosso Salvador, para que possam ser incansáveis testemunhas do amor de Deus. Erguemos a nossa fervorosa oração a Deus, pedindo-Lhe que conceda o dom da paz, no amor e na unidade, a toda a família humana.
«O Senhor da paz, Ele próprio, vos dê a paz, sempre e em todos os lugares. O Senhor esteja com todos vós» (2 Ts 3,16).
Fanar, 30 de Novembro de 2014