martedì 24 aprile 2018

Ritorno al Kerygma!


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Lo Spirito del Signore fu su Gesù di Nazareth soprattutto perchè predicasse il lieto annunzio che il Regno di Dio era arrivato. Oggi lo Spirito Santo è sulla Chiesa ( e su coloro che la Chiesa manda ad evangelizzare), per lo stesso scopo: perchè proclami il lieto annunzio che Gesù, crocifisso e risorto, è il Signore. E' questa la vera "spada dello Spirito", e questa spada ci serve ancora, anzi oggi più che mai: essa soltanto infatti può trapassare la spessa coltre di incredulità che è scesa sul mondo e sul cuore stesso di molti cristiani. Attenzione però: se uno usa la spada o il coltello o qualsiasi altra lama, di piatto anzichè di taglio o di punta, essa non ferisce nessuno; così è della predicazione della Chiesa: se diciamo mille cose, tra cui anche "Gesù è il Signore", quest'ultima cosa non "trafigge il cuore", come si legge che avvenne  quando Pietro proclamò, dopo la Pentecoste: "Voi avete ucciso Gesù di Nazareth; Dio lo ha risuscitato. Pentitevi!" (At. 2, 37).

E' stato scritto: "All'inizio era il Kerygma" (Dibelius): questa frase vuol dire che la Chiesa è nata dal Kerygma. Se è vero che la nostra situazione odierna è tornata ad essere più vicina a quella della Chiesa delle origini (quando il cristianesimo agiva in un mondo pagano ad esso estraneo e ostile), che non alla situazione post-costantiniana, l'appello che ci viene dall'esperienza della Chiesa primitiva è di tornare a ripristinare il Kerygma apostolico che servì ad annunciare la fede al mondo pagano e intorno a cui si formò la prima comunità, distinguendolo da ogni altra cosa, perfino dalla catechesi. Bisogna che questo annuncio fondamentale sia proposto nitidamente NON solo ai catecumeni, ma a tutti, dal momento che la maggioranza dei credenti di oggi non è passata attraverso il catecumenato. La proclamazione di Gesù come Signore dovrebbe trovare il suo posto d'onore in tutti i momenti forti della vita cristiana: nel battesimo degli adulti, nel culto eucaristico, nel rinnovamento delle promesse battesimali, nelle conversioni individuali, all'inizio di scuole di catechesi, di gruppi biblici e di preghiera, in occasione di esercizi spirituali o di missioni al popolo, nella celebrazione dei funerali... Sembra che Dio stia suscitando di nuovo fame e sete di questo annuncio, che costituisce la più radicale alternativa ai falsi idoli e alla falsa sapienza del mondo. In ogni città Cristo dice agli annunciatori del Vangelo ciò che disse a Paolo quando giunse a Corinto: Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere... perchè io ho un popolo numeroso in questa città (At. 18, 9s): un popolo numeroso, ma ancora nascosto che aspetta anch'esso di uscire dal grande utero dell'ignoranza e trasalire alla luce della Verità!

La domanda più seria però è questa: quanti sono pronti a proclamare questo annuncio "!nello Spirito Santo", cioè da veri credenti, correndo il rischio, se occorre, dell'inferiorità culturale di fronte ai difensori della pura ragione e di fronte a coloro che hanno come obiettivo principale quello di rispondere alle attese del mondo; quanti cioè sono pronti a ripetere con Paolo: "La mia parola e il mio messaggio non si basano su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello dello Spirito e della sua potenza" (1Cor. 2, 4). Nessuno può dire: Gesù è il Signore!, se non sotto l'azione dello Spirito Santo, cioè se non è lui stesso in stato di confessione. Se lo dice non "sotto l'azione dello Spirito Santo", ma anzi nel peccato o nella miscredenza o nell' abitudine, resta un dire umano che non contagia nessuno; il contagio avviene in presenza di uno che ha la malattia, non di uno che parla della malattia! Ho toccato io stesso con mano la forza per così dire autogena che si sprigiona dall' annuncio del Kerygma: ho visto accendersi sguardi, drizzarsi orecchi e come un brivido correre tra chi ascoltava, segno di una potenza misteriosa racchiusa in quella Parola  e resa operante dallo Spirito Santo.

Come all'inizio della Chiesa, anche oggi, ciò che può scuotere il mondo dal torpore dell'incredulità e convertirlo al Vangelo non sono le apologie, i trattati teologici o le discussioni interminabili; è l'annuncio semplice, ma forte della fortezza stessa di Dio, che "Gesù è il Signore!". 

V. Valente