sabato 4 giugno 2011

Dimmi come ami e ti dirò chi sei.



Per la notte, in preparazione alla festa di domani, propongo un testo tratto dai "Trattati sulla Prima lettera di Giovanni" di sant'Agostino vescovo      (5,11-13)

Noi conosciamo il suo amore a questo segno. Qui vuole intendere la perfezione dell'amore, quella perfezione che vi abbiamo raccomandato. Noi conosciamo il suo amore a questo segno, che cioè egli ha dato la sua vita per noi: anche noi dobbiamo dar la vita per i nostri fratelli (1 Gv 3, 16). Ecco da dove veniva quella domanda: Pietro, mi ami? pasci le mie pecore (Gv 21, 15). Perché sappiate che egli voleva che Pietro pascesse le sue pecore fino a dare per esse la vita, subito gli disse: Quando eri giovane, ti cingevi e andavi dove volevi; quando invece sarai vecchio, un altro ti cingerà e ti porterà dove non vorrai. Questo disse - aggiunge l'evangelista - per indicare la morte con cui avrebbe glorificato il Signore Dio (Gv 21, 18-19); così egli insegnava a dare la vita per le pecore a colui al quale aveva detto: Pasci le mie pecore.
[Soccorrere il fratello è l'inizio della carità.]
 Come inizia la carità, o fratelli? Prestate un poco di attenzione: voi avete sentito come si raggiunge la sua perfezione; il Signore nel Vangelo ci ha presentato il suo fine ed i suoi modi: Nessuno ha una carità maggiore di colui che dà la vita per i suoi amici (Gv 15, 13). Egli dunque mostrò nel Vangelo la sua perfezione ed anche qui ci viene richiamata la sua perfezione; ma interrogate voi stessi e ditevi: Quando possiamo avere questa carità? Non voler disperare troppo presto di te stesso: la carità in te forse è appena nata, non ancora perfezionata; nutrila, perché non abbia a venir meno. Forse potrai dirmi: da dove traggo la conoscenza di ciò? Abbiamo sentito con quali mezzi essa giunge alla perfezione; sentiamo da dove trae inizio. Giovanni prosegue e dice: Chi avrà beni di questo mondo e vedesse suo fratello affamato e gli negasse la sua compassione, come l'amore di Dio potrebbe essere in lui? (1 Gv 3, 17). Ecco da dove prende avvio la carità. Se ancora non sei disposto a morire per il fratello, [sii disposto] a dare al fratello un poco dei tuoi beni. La carità scuota il tuo cuore così che tu non rechi il soccorso con iattanza d'animo ma con interiore abbondanza di misericordia; allora la tua attenzione si volgerà sopra chi si trova nel bisogno. Se non riesci infatti a dare il superfluo al fratello, come potrai dare per lui la tua vita? Hai addosso del denaro che i ladri ti possono sottrarre e, se non te lo toglieranno i ladri, lo lascerai alla tua morte, quand'anche non sia lui ad abbandonarti, quando sei ancora in vita. Che ne farai poi? Tuo fratello ha fame, vive nel bisogno, forse attende con ansietà, forse è assalito da un creditore; lui non ha nulla, tu hai: è tuo fratello, insieme redenti, unico il prezzo del vostro riscatto, ambedue redenti dal sangue di Cristo: vedi dunque di aver misericordia di lui, se possiedi beni di questo mondo. Ma forse dirai: che me ne importa? Dovrei io dare il mio denaro perché quello non soffra molestie? Se la tua coscienza ti suggerisce queste domande, l'amore del Padre non abita in te. Ma se non abita in te l'amore del Padre, tu non sei nato da Dio. Come potrai gloriarti di essere cristiano? Ne porti il nome, ma non ne possiedi i fatti. Se invece le opere avranno fatto seguito al nome, ti chiamino pure pagano: da parte tua dimostra di essere cristiano coi fatti. Se non ti mostri cristiano coi fatti, ti chiamino pure tutti cristiano; che giovamento ti reca un nome, quando ad esso non corrisponde nulla? Chi pertanto possiede beni di questo mondo, e vede suo fratello nell'indigenza ma chiude il cuore alla compassione, come manterrà in sé l'amore di Dio? E segue: Figlioli, non amiamo con le parole soltanto e con la lingua, ma con le opere e la verità (1 Gv 3, 18).
 Credo che sia stato manifestato a voi, o miei fratelli, un grande e indispensabile e misterioso sacramento. Ogni passo della Scrittura insegna quanto vale la carità; ma non so se vi è al riguardo un insegnamento più ampio di quello che ci dà qui l'Epistola. Vi preghiamo e vi scongiuriamo nel Signore, affinché conserviate nella memoria le cose che avete udito; vi preghiamo di ritornare con volontà attenta per udire ciò che ancora resta da dire a commento di tutta l'Epistola. Aprite il vostro cuore alla buona semente: estirpate le spine, affinché quanto viene seminato non abbia ad essere soffocato, ma cresca piuttosto in messe buona; ne goda l'agricoltore e vi prepari il granaio, come si fa per il frumento, non il fuoco come si fa per la paglia.