domenica 3 luglio 2011

Il carico di Cristo è la Carità



E' quello che sostiene Agostino, commentando il Vangelo di oggi 3 luglio, XIV domenica del Tempo Ordinario.

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"Ascolta dunque il Signore che "confessa": Confesso a te, Padre, Signore del cielo e della terra. Che cosa "confesso"? Per che cosa ti lodo? Quest'azione di "confessare" ha - come ho detto - il significato di lode. Perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai fatte conoscere ai piccoli. Che vuol dire ciò, fratelli? Dovete intenderlo nel senso contrario: Hai nascosto queste cose - dice - ai sapienti e agli intelligenti; ma non dice: "Le hai fatte conoscere agli stolti e agli stupidi", ma dice: Le hai nascoste, bensì, ai sapienti e agli intelligenti e le hai fatte conoscere ai piccoli. Ai superbi e agli intelligenti degni d'essere derisi, agli arroganti falsamente grandi, ma in verità gonfi di sé, oppose non gli stolti né gli stupidi, ma i piccoli. Chi sono i "piccoli"? Gli umili. Ebbene: Hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti. Egli stesso spiegò che sotto il nome di "sapienti e intelligenti" s'intendono i superbi, quando dice: E le hai fatte conoscere ai piccoli. Dunque: "Le hai nascoste a coloro che non sono piccoli". Che significa "ai non piccoli"? Significa: "ai non umili". E che significa "ai non umili" se non "ai superbi"? O via del Signore! O non c'era o era nascosta perché fosse fatta conoscere a noi! Perché il Signore esultò? Perché essa è stata rivelata ai piccoli. Dobbiamo essere piccoli, poiché se vorremo essere grandi, ritenendoci sapienti e intelligenti, non ci sarà rivelata. Chi sono i grandi? I sapienti e gli intelligenti. Affermando d'esser sapienti, son diventati stolti. Hai un rimedio nel contrario. Se, affermando d'essere sapiente, diventi stolto, chiamati stolto e sarai sapiente. Ma dillo sul serio, dillo nel tuo intimo, poiché è come tu dirai. Se lo dici, non dirlo davanti alla gente e non tacerlo davanti a Dio. Per quanto riguarda te stesso e le tue facoltà, sei del tutto pieno di tenebre. Che cos'altro infatti è essere stolto, se non essere tenebroso nel cuore? Così in effetti di essi la Scrittura afferma: Dicendo d'essere sapienti son divenuti stolti. E prima di fare quest'affermazione, che cosa dice d'altro? E il loro cuore stolto si ottenebrò. Tu devi dire che non sei luce a te stesso. Al massimo sei un occhio, non sei luce. A che giova un occhio aperto e sano, se manca la luce? Di' dunque che la luce non proviene da te e grida ciò che dice la Scrittura: Tu, o Signore, darai luce alla mia lampada; con la tua luce, Signore, illuminerai le mie tenebre. Io non sono altro che tenebre, tu invece sei la luce che fuga le tenebre e che m'illumina; luce per me che non si sprigiona da me, bensì luce ch'è parte di quella che proviene da te".
(Dal Discorso 67, 5)


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"Desideri essere felice? Va' da Colui che proclama: Io vi farò riposare. Soltanto è necessario che tu impari ciò che dice: Imparate da me che sono mite ed umile di cuore. Tu guardi il tuo vicino ricco, proprietario, orgoglioso: osservandolo ed emulandolo tu sarai superbo; sarai umile solo se darai ascolto a Colui che per te è diventato umile. Impara da Cristo ciò che non impari dall'uomo: in lui risiede la regola dell'umiltà. Chi si avvicina a lui prima viene formato mediante l'umiltà perché sia onorato nell'esaltazione. Qual era il suo aspetto? Egli, pur essendo Dio per natura, non stimò una usurpazione il suo essere uguale a Dio, ma annichilò se stesso prendendo la natura di servo divenendo simile agli uomini e per la sua condizione fu riconosciuto quale uomo; umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte su una croce. La Scrittura fa affermazioni tanto solenni ma non avrebbe determinato la misura dell'umiltà, se non avesse aggiunto: e alla morte su una croce. Questo genere di morte comportava tra i giudei un grande oltraggio. Cristo si sottopose al supplizio che conteneva un gran disonore, per dare il premio a coloro che non si sarebbero vergognati della stessa umiliazione. Fin dove è arrivato per amputare il tuo orgoglio? Fino al disonore della croce!.
 
 Ma forse è piccolo solo apparentemente? Egli ch'era Dio per natura. Ma rifletti: quando mai tu hai auto la natura divina? Eppure ti vergogni di abbassarti, tu, per il quale si è abbassata la natura di Dio? Imparate - dice - da me. Forse voi non avete appreso da chi dovevate imparare il fondamento così importante della vostra alta dignità: Da me - dice - imparate che sono mite ed umile di cuore, e troverete riposo per le vostre anime. Voi con i vostri desideri cercate senza dubbio il riposo; in effetti, mentre voi cercate, siete senza pace per essere una buona volta in pace appena trovate ciò che cercate. Ma voi pensando così siete in errore; trovando ciò che cercate contro il vostro bene, sarete ancora più agitati. Imparate da me che sono mite ed umile di cuore, e troverete riposo per le vostre anime, poiché il mio giogo è leggero. Avevi paura d'essere legato? Il mio giogo è delicato, è dolce; se temevi d'esser legato, desidera d'essere allietato. Non vedete che anche nei corpi di coloro i quali vanno in cerca di beni umani e che desiderano piaceri temporali, ci sono dei legami di cui gli uomini si compiacciono? Quanto è difficile che costoro permettano d'esserne sciolti! Chi ha una collana, si compiace della collana distorta dalla cupidigia. Ma tu pensi forse che il giogo di Cristo ti strangolerà? Non aver paura, prendilo: è delicato; esso frena la sciagurata libertà, non produce alcuna angustia. E il mio carico è leggero. Non credere ch'io non t'imporrò alcun peso; se tu sarai un mio giumento - così ti dice il tuo Signore - anch'io ti porrò sulle spalle il mio carico, ma non aver paura: esso e leggero, non ti opprimerà ma ti solleverà, non sarà per te un onere ma un onore. Non è però così leggero, sebbene non sia molto pesante; è come i piccoli pesi che quando sono portati, fanno dire a chi li porta: "È un carico leggero"; tuttavia anche un carico leggero ha un certo peso, anche se non grave. Il carico di Cristo invece è tanto leggero che solleva; non sarai schiacciato con esso o da esso, ma senza di esso non ti solleverai. Devi considerare che questo carico è per te come per gli uccelli è il peso delle ali; se gli uccelli avranno il peso delle ali, si alzeranno a volo, ma se saranno loro tolte le ali, rimarranno a terra. In realtà che c'è di pesante per chi ama? Non vediamo forse - per tralasciare innumerevoli casi da cui è travagliato e oppresso il genere umano - quanto si affatichi chi ha la passione della caccia? Quante fatiche deve sopportare, quale calura l'estate, quale freddo l'inverno, quali fitte boscaglie, quali difficoltà nei sentieri, quali difficoltà attraverso i monti? L'amore tuttavia rende non solo tollerabili tutte queste fatiche, ma perfino dolci: tanto dolci che, se a quello si vietasse d'andare a caccia, allora si angustierebbe, soffrirebbe un orribile dolore dell'animo; non sopporterebbe il riposo. Si sopportano tante fatiche per raggiungere un cinghiale, ma difficilmente si soffre per giungere a Dio!


 Ciò dunque disse Cristo. Ogni volta che sentite: Il mio carico è leggero, non dovete pensare alle sofferenze patite dai martiri e dire tra voi stessi: "In qual modo è leggero il carico di Cristo?". Hanno confessato la loro fede in Cristo degli uomini e hanno sopportato tanti patimenti; han confessato la loro fede in Cristo ragazzi e ragazze, il sesso forte e il sesso debole, i maggiorenni e i minorenni, tutti meritarono di confessare la loro fede ed essere premiati. Immagino che non soffrirono. Perché non soffrirono? Perché sopportarono tutte le torture mediante la carità. È essa il carico di Cristo ch'egli si degna di imporci: esso si chiama carità, si dice carità, si chiama amore. Animato da essa ti sarà facile tutto ciò che prima era assai faticoso; sorretto da essa ti sarà leggero tutto ciò che giudicavi pesante. Prendi questo carico; non ti opprimerà, ti solleverà, sarà per te come le ali; prima di averle grida verso Colui che ti chiama: Chi mi darà ali come quelle della colomba? - non come quelle d'un corvo, ma d'una colomba - e io volerò. E come se tu chiedessi: "Perché?". E io riposerò. Grazie dunque a quel carico troverete riposo per le anime vostre. Accogliete questo carico, queste ali, e se avete cominciato ad averle, fatele crescere. Queste ali raggiungano tanta capacità per cui possiate volare. Un'ala è: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente. Ma non rimanere attaccato a un'ala sola, poiché se credi di averne una, non hai neppure quella. Amerai il prossimo come te stesso. Poiché se non ami tuo fratello che vedi, come potrai amare Dio che non vedi? Aggiungi anche un'altra ala; in tal modo potrai volare, così estirperai la cupidigia delle cose terrene e potrai porre stabilmente la carità nei beni celesti. In quanto ti appoggerai a queste due ali, frattanto avrai il tuo cuore in alto, affinché il cuore, tenuto in alto, a suo tempo trascini in alto anche il tuo corpo".
(Dal Discorso 68, 11-13)