sabato 9 luglio 2011

Una vita soddisfatta del visibile



A proposito della unione tra vita e preghiera...

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Non pregare è lasciare Dio fuori dell'esistenza

La vita e la preghiera sono inseparabili. Una vita senza preghiera è una vita che ignora una dimensione essenziale dell'esistenza, è una vita soddisfatta del visibile, soddisfatta del prossimo, ma del prossimo fisico, del prossimo in cui non scopriamo l'immensità e l'eternità del suo destino. Il valore della preghiera consiste nello scoprire, affermare e vivere il fatto che tutto ha, per così dire, una dimensione di eternità.
Il mondo in cui viviamo non è un mondo profano. E' un mondo che noi riuusciamo molto bene a profanare, ma esso è uscito dalle mani di Dio, è amato da Dio. Il valore che Dio gli attribuisce è la vita e la morte del suo unico Figlio. La preghiera manifesta la nostra conoscenza di questo avvenimento e la scoperta del fatto che tutto agli occhi di Dio ha un valore sacro e diventa prezioso, e quindi è amato. Non pregare è lasciare Dio fuori dell'esistenza, e non soltanto Dio, ma tutto ciò che egli significa nel mondo creato da lui e nel quale noi viviamo.
Ci sembra talvolta che sia difficile coordinare la vita e la preghiera. E' un errore, un errore assoluto che deriva dall'idea falsa che ci facciamo e della vita e della preghiera. Crediamo che vivere significhi agitarsi e che la preghiera consista nel ritirarsi in un luogo appartato e dimenticare tutto del nostro prossimo e della nostra situazione umana. E' falso; così si calunnia la vita e si calunnia la stessa preghiera.
Se vogliamo imparare a pregare, dobbiamo anzitutto farci solidali della realtà totale dell'uomo, del suo destino e del mondo intero: assumerlo totalmente. E' questo l'atto essenziale che Dio compì nell'Incarnazione, l'aspetto totale di ciò che noi chiamiamo l'intercessione. Di solito pensiamo che l'intercessione consista nel ricordare cortesemente a Dio quello che ha dimenticato di fare. In realtà l'intercessione consiste nel fare un passo che ci porta al centro di una situazione tragica, un passo che ha la stessa qualità del passo di Cristo divenuto uomo una volta per sempre.
Dobbiamo fare un passo che ci porti nel cuore di una situazione dalla quale non vorremmomai più uscire. Una solidarietà cristiana, cristica, simultaneamente orientata verso due poli opposti. (...)
Ebbene, la preghiera nasce da due sorgenti: dalla meraviglia che proviamo di fronte a Dio e alle cose di Dio (il nostro prossimo o il mondo che ci circonda, nonostante le sue ombre), oppure dal senso del tragico, il nostro tragico e soprattutto quello degli altri. Ebbene, qui comincia la preghiera, in questa sensibilizzazione alla meraviglia e alla tragedia. Allora la vita e la preghiera diventano una cosa sola. Non ho il tempo di dire molto,ma vorrei semplicemnte dire questo: alzatevi al mattino,mettetevi di fronte a Dio e dite: "Signore, benedici questo giorno che comincia". Poi considerate tutta la giornata come un dono di Dio e consideratevi come inviati da Dio nell'ignoto della nuova giornata.
ANTHONY BLOOM, "L'unione tra vita e preghiera", in Monastica 9 (1971), pp. 25-26