Anche oggi, come il 7 agosto di ogni anno e nonostante il maltempo annunciato, centinaia di migliaia di argentini sono accorsi a intasare il quartiere periferico di Buenos Aires dove sorge il santuario di San Cayetano, il luogo di preghiera più caro alla classe trabajadora fin dai tempi d’oro del sindacalismo peronista. Al nobile vicentino Gaetano di Thiene, campione della carità nei tempi della Controriforma, gli argentini ricorrono da sempre per chiedere pan y trabajo, pane e lavoro. Nel giorno della sua memoria liturgica, sopportano file di decine di ore per passare davanti alla statuetta del santo, baciare il vetro della piccola nicchia che la contiene e farsi il segno della croce.
Sono sempre stati tanti quelli che portavano al santuario le loro pene per porle davanti al santo amico delle prostitute e dei disgraziati messi in croce dagli strozzini. Da quando, a partire dalla fine seconda metà degli anni Novanta, il liberismo menemista ha fatto deragliare l’economia argentina, al santo si sono rivolti in misura crescente anche gli operai licenziati, i dirigenti di piccole imprese in crisi, gli industriali finiti sul lastrico.
Negli anni correnti del kirchnerismo, i dati macroeconomici del bilancio nazionale appaiono in costante ripresa. Ma sul piano della vita reale continua l’erosione della classe media e la marginalizzazione di fasce crescenti della popolazione. Anche nell’opulenta Buenos Aires tornano a gonfiarsi le Villas Miserias, le bidonvilles argentine, piene di immigrati provenienti dalle province povere settentrionali e dai Paesi confinanti.
Il cardinale Jorge Mario Bergoglio è sempre stato ipersensibile alle attese e agli affanni concreti della vita reale della sua gente. Più di dieci anni fa l’arcivescovo di Buenos Aires già usava toni da profeta biblico per difendere la dignità umiliata delle classi lavoratrici e raccontare come «l’economia speculativa insegue l’idolo del denaro che si produce da se stesso. Per questo non si hanno remore a trasformare in disoccupati milioni di lavoratori».
Alla festa di San Cayetano, Bergoglio ogni volta percorre in senso inverso per più di un’ora la fila dei fedeli che si snoda per le vie del quartiere. Li abbraccia e li bacia a uno a uno, scambia battute sul calcio (lui tiene per il San Lorenzo), ascolta le loro storie e li conforta, benedice i bambini e i pancioni delle donne incinte, invitandole a far battezzare presto i nascituri.
Anche quest’anno, la sua omelia pronunciata durante la messa ha offerto spunti di luce e di conforto evangelico per le vite reali di tutti. Commentando l’episodio evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci, il cardinale gesuita ha invocato l’intercessione di san Cayetano per chiedere la benedizione del pane e del lavoro per tutti, «così necessaria per una vita degna». Che il Padre conceda il pane quotidiano e il lavoro di ogni giorno è un benedizione: e fa parte di questa benedizione – ha riconosciuto Bergoglio - anche l’indignazione e la giusta lotta per impedire che tali doni di Dio vengano sequestrati e sottratti al popolo a cui sono destinati. «Indignarci contro la ingiustizia che il pane e il lavoro non siano accessibili a tutti» così ha detto l’arcivescovo di Buenos Aires «è una parte della benedizione», perché «questo desiderio e questa lotta fanno bene al cuore, lo rallegrano, lo allargano, lo fanno palpitare con felicità. Gesù lo diceva così: “Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati”».
Il cardinale argentino ha toccato le corde più intime del sentimento dei suoi connazionali, quando ha riconosciuto che «Il nostro popolo custodisce nel suo cuore questa benedizione del “tutto”», che «si vede anche nella umiltà per mantenere il “tutto” pur soltanto per un piccolo resto, come quando diciamo “se non ce n’è per tutti, almeno che ce ne sia per i bambini” e collaboriamo nelle mense per l’infanzia… Dire “tutti i bambini” è dire tutto il futuro. Dire “tutti i pensionati” è dire tutta la nostra storia». Invece è disprezzabile chi accumula solo per il suo oggi, chi «tiene un cuore piccolo di egoismo e pensa solo a maneggiare la sua parte, che non si porterà via quando muore. Perché nessuno si porta via niente. Non ho mai visto un camion da trasloco dietro un corteo funebre. Mia nonna diceva: il sudario non tiene tasche».
La sollecitudine del pane e del lavoro come una benedizione da richiedere para todos, per tutti, riposa secondo Bergoglio nella destinazione universale delle stesse promesse evangeliche di Gesù, che ha offerto la salvezza e la liberazione a tutti e per tutti. «Nella vita» ha ammesso il cardinale «ci sono tanti che tirano le cose ognuno da una parte, e non per il bene comune, come se potessero ottenere una benedizione solo per loro stessi o per un gruppo. Questo non è una benedizione ma una maledizione». Invece Gesù «fu il primo a desiderare il bene per tutti», senza esclusione di nessuno». E su questa strada ha aggregato a sé, lungo la storia, «i nostri santi, come San Cayetano, come il nostro Cura Brochero». Persone che non fecero ombra alla benedizione e alla promessa di Cristo, rivolta a tutti. (G. Valente)
Fonte: Vatican Insider.