lunedì 8 aprile 2013

Papa Francesco, Tiziano e la Maddalena




Durante l’udienza generale del 3 aprile, papa Francesco ha sottolineato l’importanza della testimonianza delle donne: «Qui possiamo cogliere un elemento a favore della storicità della Risurrezione: se fosse un fatto inventato, nel contesto di quel tempo non sarebbe stato legato alla testimonianza delle donne. Gli evangelisti invece narrano semplicemente ciò che è avvenuto: sono le donne le prime testimoni. Questo dice che Dio non sceglie secondo i criteri umani: i primi testimoni della nascita di Gesù sono i pastori, gente semplice e umile; le prime testimoni della Risurrezione sono le donne».
Proprio alla testimonianza di una donna è dedicata una delle opere pittoriche di Tiziano che emerge per profondità di riflessione e bellezza compositiva: la tela dal titolo Noli me tangere, conservata oggi alla National Gallery di Londra, eseguita probabilmente tra il 1508 e il 1511.
Questa tela nella tradizione storiografica viene inserita in un gruppo di opere dipinte da Tiziano e da Giorgione, che ha come elemento comune il paesaggio che fa da sfondo alla scena in primo piano, quali i Tre filosofi di Giorgione e la Sacra Famiglia con pastori sicuramente di Tiziano.
In tale tipologia di dipinti, questi artisti sviluppano una composizione in cui il paesaggio ha una profonda relazione con il tema trattato, al punto da rafforzarne la drammaticità. Ma tra tutti, il Noli me tangere di Tiziano raggiunge le più alte vette del dramma che si svolge sotto gli occhi dello spettatore.
Su una superficie di cm 100 x 90 c., Tiziano concepisce una scena che è totalmente innovativa. Egli non solo inventa letteralmente un soggetto pittorico che nella tradizione artistica veneta non era mai stato affrontato, quale appunto la Maddalena che riconosce Cristo risorto nelle vesti del giardiniere, ma lo risolve anche con una composizione che influirà in maniera decisiva sulla cultura artistica delle generazioni successive. A partire da questa opera, dipinta da Tiziano probabilmente per propria personale iniziativa e cioè senza alcuna richiesta o committenza, nascerà un filone che produrrà per secoli capolavori in tante botteghe di artisti in tutta Europa.
Il paesaggio viene inserito in tale composizione per raccontare in modo più efficace uno dei momenti più belli dei Vangeli, il momento in cui l’annuncio della Risurrezione di Cristo è testimoniato proprio da una donna.
«Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”. Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi, ma non sapeva che era Gesù.  Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Essa, pensando che fosse il custode del giardino gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse: “Maria!”. Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbunì!”, che significa: Maestro! Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: “Ho visto il Signore” e anche ciò che le aveva detto» (Gv 20, 11-18).
Nel quadro di Tiziano, Maria Maddalena ha ancora nella mano l’unguento con il quale avrebbe voluto cospargere il corpo morto di Gesù, ella è in ginocchio, come sorpresa mentre cercava disperatamente il suo maestro, quasi pronta a svolgere il suo compito funebre, ma soprattutto è in ginocchio perché «Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre» (Fil 2, 9-11).
Ella ha piegato le ginocchia, con le lacrime agli occhi, passando dalla disperazione per la morte e per la sparizione del corpo di Cristo –Colui che aveva operato in lei la profonda conversione– alla gioia e alla meraviglia. Tiziano, per sottolineare la desolazione di Maddalena nel pianto, la colloca su un terreno arido e sassoso, privo di vita, mentre poco più in là, dove sta quell’uomo che ella riconosce come Gesù il Suo Maestro solo dopo che Lui l’ha chiamata per nome, Colui che l’ha salvata con l’amorevole gesto del perdono,  lì la terra è un tripudio di vegetazione rigogliosa e viva. Ecco allora che in quel momento, tutta la Creazione appare acquistare senso, e dalla morte del peccato originale in cui l’uomo è caduto, tutto si manifesta nuovamente vivo.
L’albero posto alle spalle di Cristo e della Maddalena è alto verso il cielo e svetta in controluce ai primi bagliori dell’alba, e dal candore in alto sulla collina di destra, il pastore corre verso il gregge che, sperduto nella boscaglia, senza alcuna protezione ha trascorso la notte al buio e al freddo, esposto alle belve feroci e alla morte.
Gesù con grazia ed eleganza, senza voler turbare la Maddalena, sposta il proprio mantello, candido e luminoso, dipinto con il colore del cielo fresco di rugiada alle prime luci del sole.
Egli si scosta con il bacino, ma si protende verso il volto di Maria e, guardandola negli occhi, le affida il compito di annunciare ai discepoli la sua Resurrezione.
Proprio a Maria di Magdala, proprio a lei Gesù affida l’annuncio, ad una donna, a colei che nel peccato seppe capire il mistero della conversione del cuore e seppe seguirLo fin sotto la croce insieme a Maria, la mamma di Gesù.
Tiziano ha una mano felice e dipinge tutto l’amore di Gesù per questa peccatrice redenta e l’amore di Maddalena per il Salvatore, con tale grazia che se i nostri occhi si soffermano a contemplare questa scena non possono non bagnarsi di lacrime di gioia.
Gesù ha il capo reclinato, con i capelli che gli scendono sulla spalla sinistra che porta il braccio verso la vanga, attrezzo presente per dire l’equivoco di Maddalena, ma anche per alludere proprio in quel momento al giardino terrestre, luogo nel quale l’uomo è al cospetto di Dio, nella pienezza della Creazione, in una armonia con tutto il paesaggio, così come Tiziano riesce a mostrarlo, in quell’intimità del cuore che fa esultare gli uomini nel giorno della Resurrezione, dove la morte è vinta per sempre e lo sguardo tra l’uomo e Dio è di nuovo possibile, nella gioia che esplode dopo la lunga attesa nella tenebra del sepolcro.(R. Papa)
Rodolfo Papa, Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, docente di Storia delle teorie estetiche, Pontificia Università Urbaniana, Artista, Accademico Ordinario Pontificio. Website: www.rodolfopapa.it  Blog: http://rodolfopapa.blogspot.com  e.mail:  rodolfo_papa@infinito.it