mercoledì 3 aprile 2013
Per prendersi cura di ognuno
Più dialogo e meno attriti per rafforzare l’amicizia sociale e costruire un Paese più giusto, fraterno e solidale, che sia “casa per tutti” e non solo per pochi. Questo, in sintesi, il messaggio di Pasqua che i vescovi argentini hanno rivolto a tutto il Paese, invitando a optare per i poveri, come richiesto da Papa Francesco fin dall’inizio del suo ministero petrino: una Chiesa povera e per i poveri.«Noi argentini — ha detto monsignor José María Arancedo, arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz — dobbiamo compiere gesti di grandezza e di incontro, che ci permettono di superare le offese e il discredito per rafforzare i legami di appartenenza e di affetto civili. Che la Pasqua sia un invito alla fratellanza e alla speranza, per amare tutti, senza escludere nessuno, dando priorità ai più poveri e perdonando coloro che ci offendono, rifiutando l’odio e costruendo la pace».
Anche l’arcivescovo di Corrientes, monsignor Andrés Stanovnik, ha auspicato un cambiamento, con l’aiuto di Dio, nelle relazioni con i simili e nel prendersi cura degli altri. «Preoccupiamoci per tutti, per ognuno, con amore, soprattutto per i bambini e gli anziani, i quali sono più fragili e spesso rimangono nella periferia del nostro cuore. Preoccupiamoci l’uno dell’altro in famiglia — ha proseguito — i coniugi si curino reciprocamente, si preoccupino dei figli e col tempo anche i bambini diventeranno custodi dei loro genitori e vivranno con sincerità le amicizie, che sono un reciproco proteggersi nella fiducia, nel rispetto e nel bene. Prendiamoci anche cura della fede del nostro popolo e dei valori che la sostengono. Per costruire una società che prosperi in modo pacifico è necessario privilegiare in modo concreto i più svantaggiati, lavorando sulle vere cause che generano povertà e insicurezza, mettendo a rischio tutta la società».
Un appello alla comunione fraterna è stato lanciato anche da monsignor Sergio Osvaldo Buenanueva, vescovo ausiliare di Mendoza. «Tutti — ha detto — siamo chiamati a vivere da fratelli e dobbiamo avere cura l’uno dell’altro, anche della casa comune in cui abitiamo».
Di maggiore impegno e attenzione verso la famiglia parlano i vescovi della Patagonia: «È nella famiglia — spiegano — che si generano i valori comunitari più forti e si impara ad amare e a essere amato. Il dialogo fraterno e rispettoso ci permette di raggiungere l’obiettivo principale di costruire una società più giusta e più fraterna».
Secondo monsignor Jorge Rubén Lugones, vescovo di Lomas de Zamora «bisogna camminare insieme verso una Chiesa diocesana: aperta, solidale e missionaria. Con una opzione di missione speciale verso gli adolescenti e i giovani che non appartengono alle nostre comunità. La felicità e la gioia che Gesù Risorto porta e condivide non sono per noi, ma dobbiamo trasmetterle a un mondo che è spinto da ciò che è immediato e materiale, dal prestigio. Quello in cui viviamo ogni giorno non è un mondo ostile, ma è un mondo in cambiamento dove dobbiamo rendere testimonianza della fede. La fede — ha aggiunto — come atto attraverso il quale la salvezza che ci ha portato Gesù raggiunge gli individui e le comunità trasformandoli. Una fede che mobilita, una fede che conta, una fede che attraverso l’amore di Gesù Cristo è in grado di aprirsi nella sua dimensione sociale a tutti. Una dimensione — ha concluso — che non è esclusiva né escludente, ma per tutti coloro che condividono uno stesso mondo comune umano a partire dalla convivenza pacifica, utile e pieno di speranza che ci consente l’incontro, il dialogo e la vicinanza: una missione vincolante». L'Osservatore Romano, 4 aprile 2013.