venerdì 12 febbraio 2016

Le ragioni di una conversione




Perché Francesco guarda Pechino e Pechino guarda Francesco. Il sociologo Rodney Stark calcola che nel 2040 in Cina ci saranno 580 milioni di cristiani. Le ragioni di una conversione
Il Foglio
(Maria Antonietta Calabrò) Abbiamo visto la sua stella sorgere in oriente”. Quando giunsero a Gerusalemme per adorare il Bambino, stando al Vangelo secondo Matteo, i tre Re magi dissero così a Erode. Ma quei re sapienti non avrebbero potuto immaginare che, dopo due millenni cristiani, quella stella avrebbe ancora brillato in oriente, sopra la Cina. Un paese che ben prima della metà di questo secolo (probabilmente nel 2030) sarà quello con più cattolici al mondo. “A star in the East. The Rise of Christianity in China”, edito da Templeton, ancora senza traduzione italiana, è un libro straordinario. Descrive quanto è accaduto negli ultimi sessant’anni in quella grande nazione. 
L’autore è Rodney Stark, massimo sociologo delle religioni, ora professore di Scienze sociali alla Baylor Univesity del Texas dopo esserlo stato per due decenni a Washington. Condirettore dell’Istituto per gli studi sulle religioni è anche professore onorario di Sociologia all’Università di Pechino. Come sono i cattolici cinesi? La Cina sarà cristiana? Come e perché sono sopravvissuti alle persecuzioni i cattolici e gli altri cristiani? Si parte dai numeri: prendendo come base il 1980, anno in cui ufficialmente è terminata la persecuzione contro i cristiani e valutando in circa dieci milioni i cristiani allora presenti in Cina, questa cifra si è sestuplicata in meno di trent’anni, facendo sì che nel 2007 ce ne fossero tanti quanti sono gli iscritti al Partito comunista, cioè sessanta milioni. Proiettando un simile tasso di crescita (del 7 per cento circa) sui prossimi quindici anni anni, Stark sostiene che con ogni probabilità a Pechino ci saranno 294,6 milioni di cristiani nel 2030. Le stime per il 2040, poi, arrivano a 579,5 milioni. 
Ma come mai i cinesi si convertono al Cristianesimo proprio quando lo sviluppo economico e il benessere si sono diffusi in tutto il paese? Secondo l’autore, questa è la prova che la religione – contrariamente a quanto sostenevano i fondatori del marxismo scientifico – non è l’oppio dei popoli, cioè la consolazione dei poveri, degli abbietti, di coloro che non hanno nulla, ma essa trova un naturale terreno di accoglienza nel momento in cui la popolazione soffre semmai di una “deprivazione culturale” tipica di uno sviluppo economico che ha tagliato i ponti con la cultura del passato (incapace, cioè, di “rispondere” alle nuove esigenze). Paradossalmente, da questo punto di vista, si potrebbe trarre la conseguenza che lo stato e il Partito comunista avrebbero interesse a comprendere che il paese non può sostenere i tassi di incremento economico finora raggiunti senza permettere che il popolo alimenti le sue radici ideali. La controprova sta nel fatto che il cristianesimo è in crescita esponenziale in tutta l’Asia, non solo e non tanto per motivi di espansione demografica. A sostegno di questa interpretazione vi è anche un altro indicatore sottolineato da Stark, e cioè che la percentuale dei cristiani è maggiore nelle fasce di popolazione con maggior grado di istruzione, perché il cristianesimo viene percepito come “una chiave” per entrare nella modernità a motivo della valorizzazione della ragione, cioè dell’elemento razionale di comprensione dell’uomo, del mondo e della storia.
Ma di che tipo di cristianesimo si tratta? I cristiani, sia cattolici che protestanti, sostiene il sociologo della Baylor Univesity, sono molto conservatori. I cattolici sono molto identitari, qualcuno potrebbe dire “fondamentalisti”. Hanno poco a che fare, cioè, scrive Stark, con il Concilio vaticano II. Decenni di repressione brutale hanno fatto sì che soltanto coloro che erano fortemente convinti sono rimasti cristiani e sono stati capaci, quindi, di espandere la fede, non con i discorsi, ma attraverso i loro legami sociali e comunitari: la loro rete familiare e di amicizie. Questo ha fatto sì che anche in assenza di vescovi e preti la fede sia sopravvissuta, propagandosi. Papa Francesco ha rivolto i suoi auguri al popolo cinese e al suo presidente, Xi Jinping, per il Capodanno cinese che ricorre l’8 febbraio, in una recente intervista pubblicata da Asia Times. Per una singolare coincidenza della storia, il Pontefice e Xi Jinping hanno iniziato il loro mandato a poche ore l’uno dall’altro, nel marzo del 2013. Se Bergoglio riuscirà a coronare il sogno di un viaggio in Cina, la luce di quella stella che è sorta in oriente stupirà anche lui, perché potrebbe accadere che la Cina, in un determinato futuro, giochi per il cristianesimo il ruolo che ebbe Roma agli albori della cristianità.