mercoledì 29 marzo 2017

Un Corano per il Papa



Una copia del corano e un mantello tradizionale: in questi due doni per Papa Francesco c’è tutta la volontà di dialogo dei musulmani iracheni, venuti a Roma per rilanciare le iniziative comuni con il dicastero interreligioso presieduto dal cardinale Jean-Louis Tauran. «Siamo tutti fratelli e dove c’è fratellanza c’è pace» ha detto il Pontefice prima dell’udienza generale, ricevendo nell’auletta dell’aula Paolo vi i quaranta partecipanti alla seconda riunione, iniziata lunedì 27 per concludersi oggi, del comitato permanente per il dialogo tra il il Pontificio consiglio e le tre sovraintendenze — sciita, sunnita e quella per cristiani, yazidi, sabei/mandei — del ministero per gli Affari religiosi della Repubblica dell’Iraq.

Il Pontefice ha voluto salutare uno per uno i componenti delle delegazioni. E ha ascoltato, commosso, racconti di violenze e di distruzioni. Rispondendo con parole di incoraggiamento a quanti gli hanno presentato situazioni drammatiche, come quella delle popolazioni civili intrappolate nei quartieri occidentali di Mosul. Tra i molti doni, non è mancato anche un riconoscimento per l’opera di assistenza che la Chiesa cattolica porta avanti tra i più poveri e gli sfollati, senza guardare all’appartenenza religiosa. 
Del resto, nel presentare al Papa il lavoro del comitato, il cardinale Tauran ha ricordato che «verità, giustizia, amore e libertà sono i pilastri della pace nella prospettiva dei cristiani e dei musulmani» e che la carità è un linguaggio concreto, a tutti comune e comprensibile. Era presente all’incontro anche lo staff del dicastero, con il vescovo segretario Miguel Ángel Ayuso Guixot e monsignor Khaled Akasheh, capo ufficio per l’islam, oltre ad alcuni protagonisti del dialogo interreligioso in Iraq. Prima di entrare in piazza San Pietro, Francesco ha salutato anche Raffaele Coresi che va in pensione dopo venticinque anni di servizio nella Floreria.
Le iniziative di carità promosse dalla The Walt Disney company sono state presentate al Papa da Robert Allen Iger, presidente del consiglio di amministrazione e direttore esecutivo, che non ha nascosto la sua stima per l’impegno del Pontefice in favore delle persone più povere. Ed è proprio l’accoglienza degli immigrati in Polonia, «con speciale riguardo per donne e bambini», a caratterizzare il servizio della fondazione Volto Santo «che vede protagonisti sacerdoti, laici, giuristi, medici e studenti» spiega il responsabile Krzyztof Paręba. Inoltre «i progetti per le famiglie povere con bambini disabili in America latina, specialmente in Perú», sono stati illustrati al Pontefice dall’associazione Provida Italia, in collaborazione con la federazione autonoma dei sindacati dei trasporti, che garantisce il sostegno per le spedizioni degli aiuti.
Con il consueto affetto Francesco ha accolto stamane, all’udienza, le persone con disabilità: a cominciare dai giovanissimi giocatori di basket in carrozzella venuti da Gaeta. Un saluto del tutto particolare lo ha riservato a Maria Calandriello per i suoi 105 anni e a Giulia Bottacin, la ragazza trevigiana finita in coma nel 2014 in Florida a causa di un incidente stradale. I genitori erano già stati dal Papa per chiedere una benedizione per la loro figlia che successivamente si è svegliata dal coma.
E il Pontefice ha persino superato le transenne del sagrato per salutare una persona non vedente. Mentre con un abbraccio ha incoraggiato Francisco Santiago che, con altri due amici, è venuto a Roma in bicicletta da Barcellona per far conoscere il dramma della sindrome di Rett, una grave malattia neurologica che ha colpito anche sua figlia Martina. Sempre dalla città catalana è giunto un gruppo di tredici esperti, sostenuti dall’arcivescovo Juan José Omella Omella, che stanno cercando di diffondere le indicazioni concrete dell’esortazione apostolica Amoris laetitia.
Di grande significato la benedizione impartita da Francesco alla statua di sant’Antonio, simbolo della parrocchia di Cassino, rimasta integra sotto il terrificante bombardamento del 15 marzo 1944. «L’intera zona venne rasa al suolo» ricorda il parroco don Benedetto Minchella, così la chiesa è stata subito considerata quasi «come una reliquia che, per oltre vent’anni, è stato anche l’unico luogo celebrativo nella Cassino che stava risorgendo dalle macerie».
Infine sono venuti in otto da Rennes, «in avanscoperta», per preparare il grande meeting con oltre tremila ragazzi a maggio: si tratta dell’équipe della pastorale giovanile che torna a casa con un breve video con il saluto che Francesco ha voluto inviare in preparazione all’incontro. L’appuntamento — spiega padre Louis-Emmanuel de la Foye — ha «l’obiettivo dichiarato di aiutare a comprendere la missione della Chiesa oggi».

L'Osservatore Romano