martedì 12 febbraio 2019

Esercizi spirituali sui quattro Vangeli




Mettersi alla sequela di Gesù con l’esperienza della lectio divina: è la proposta dell’arcivescovo di Chieti-Vasto contenuta nel volume Esercizi spirituali sui quattro Vangeli (Cinisello Balsamo, San Paolo, 2018, pagine 255, euro 9,90) di cui pubblichiamo l’introduzione.
(Bruno Forte) È l’incontro con Gesù di Nazaret, nel suo cammino verso la Croce e poi nella sua condizione di Risorto, a dare inizio al movimento cristiano nella storia: di quell’incontro sono voce e testimonianza i quattro Vangeli. Essi narrano l’esperienza di Dio in Gesù Cristo, fatta da quanti in seguito a essa non avrebbero esitato a confessare che «era Dio che riconciliava a sé il mondo in Cristo» (2 Corinzi, 5, 19).
È questo il “vangelo” originario, la buona novella compendiata nell’annuncio “Gesù è il Cristo, Gesù è il Signore”. Quest’annuncio (chiamato kérygma col termine greco) narra la storia del Profeta galileo, che Dio mediante la risurrezione ha appunto costituito “Signore” e “Cristo”. Se il termine Gesù fa riferimento alla vicenda terrena del Nazareno («i giorni della sua carne», secondo Ebrei, 5, 7), gli altri due termini sono carichi di significato teologico. “Signore” (in greco Kyrios) traduce l’ebraico adonai, usato al posto dell’ineffabile nome del Santo e Benedetto, e indica la condizione divina di Colui cui è attribuito. “Cristo” (in greco Christós) significa “Unto” e rende l’ebraico “Messia”, richiamando l’attesa messianica e il suo compimento nel tempo ultimo e definitivo della salvezza che viene da Dio. Proclamare che Gesù è il Signore e il Cristo vuol dire, allora, congiungere due storie all’apparenza inconciliabili: quella di Gesù, il Crocifisso, e quella del Risuscitato da Dio, manifestato da Lui come il Messia venuto, di condizione divina e redentore dell’umanità. Mediante questa coniugazione si confessa Gesù come il Vivente, nel quale è giunta la pienezza dei tempi ed è offerta agli uomini la salvezza nel compimento delle promesse fatte ai Padri. È la coniugazione che sta alla base dei quattro Vangeli, narrazioni illuminate dagli eventi pasquali del cammino prepasquale di Gesù e degli eventi seguiti alla Pasqua, che hanno portato i discepoli a confessare la sua risurrezione e il dono della vita nuova effusa dal Risorto.
Ogni autentica sequela di Gesù come Figlio di Dio e Signore si basa, allora, sulla conoscenza dei Vangeli, fonte e riferimento normativo di qualsiasi impegno volto a conformare la propria vita al Padre celeste, discernendo la sua volontà e attuandola con Cristo nella forza dello Spirito, per rendergli gloria in ogni cosa. Poiché questo è il fine degli esercizi spirituali — «vincere se stessi e ordinare la pro’'Ignazio di Loyola — muovere dai Vangeli, meditando e pregando su quanto in essi ci viene proposto, è la via regale per fare un cammino di esercizi dello spirito che siano fecondi per la vita.
Attraverso lo sviluppo dei quattro Vangeli si viene condotti quasi per mano a confessare Gesù come Signore, redentore della nostra esistenza e della storia. Tutti gli aspetti del disegno divino finalizzato alla nostra salvezza e i diversi, possibili approcci a esso, vengono dischiusi dalla meditazione orante dei Vangeli.
Così, Matteo è il “Vangelo del catechista”, che presenta un insieme di discorsi, prescrizioni ed esortazioni per la vita nuova in Cristo, raccolti in una qualche analogia con la Torah di Mosé.
Marco è il “Vangelo del catecumeno”, che delinea in forma breve ed essenziale la figura di Gesù, colto nei tratti della sua umanità, piena e autorevole, e confessato nella sua identità di Messia e Figlio di Dio, operatore di segni e prodigi.
Luca è il “Vangelo delle genti”, che approfondisce il mistero salvifico nella visuale dell’intera storia della salvezza e della destinazione universale della buona novella, secondo una geografia teologica che va verso Gerusalemme e di lì s’irradia al mondo intero. Giovanni, infine, è il “Vangelo del contemplativo”, che al cristiano maturo offre una visione unitaria dei vari aspetti della nostra redenzione a partire dalle sue profondità eterne.
In forza della pienezza dell’auto-comunicazione divina realizzatasi in Lui, il Crocifisso risorto annunciato dai Vangeli si offre, pertanto, come il criterio vivo e la luce in cui rileggere il passato, il presente e l’avvenire della storia, il compimento dell’attesa e la promessa di un nuovo e definitivo compimento. Perciò, l’incontro con il Cristo dei Vangeli non lascia nessuno come l’ha trovato, purché nella libertà e nell’audacia dell’assenso si apra all’identità nella contraddizione, sperimentata e annunciata fra il Crocifisso e il Risorto.
I quattro Vangeli, insomma, non sono narrazioni neutrali o nude cronache di fatti, ma racconti salvifici, in cui il dono di vita nuova sperimentata da chi narra tende a coinvolgere chi ascolta in una circolarità coinvolgente fra mistero proclamato, mistero celebrato e mistero vissuto. Così, la storia prima di Cristo è letta quale preparazione e attesa, in particolare nelle vicende del popolo eletto Israele, il passato di chi si accosta al Vangelo riceve nuova luce dall’incontro col Dio venuto fra noi, e il futuro si lascia interpretare nel segno della promessa dischiusa nel Risorto e della speranza che ne consegue per la vita dei suoi discepoli. In tal senso, si comprende come l’appello al cambiamento di mentalità con cui si apre la predicazione del Nazareno non sia rivolto solo ai destinatari descritti nel racconto, ma tocchi direttamente quanti si trovano davanti al testo dei Vangeli in ogni ora del tempo e luogo della storia.
In tal modo, la vita di chi è raggiunto dall’annuncio e si apre alla fede in Gesù Cristo entra nella preparazione e nell’attesa del ritorno di lui, sostenuta dalla fiducia in lui quale vincitore del peccato e della morte: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Matteo, 28, 20). La luce pasquale trasmessa dalla testimonianza evangelica viene pertanto ad abbracciare in un orizzonte unitario l’inizio e il compimento del mondo, accogliendo l’intera esistenza del discepolo per farne un’esistenza ricevuta in dono, continuamente chiamata a donarsi a Colui da cui tutto viene e verso cui tutto va.
È anche per questo che bisogna accostarsi ai Vangeli nell’integralità dell’approccio che la grande tradizione spirituale ha consegnato al lettore credente col metodo della lectio divina: secondo una precisa “scala” dei sensi, occorre passare dalla semplice lectio, volta a rispondere alla domanda «che cosa dice il testo in sé?», allameditatio, dove l’interrogativo diventa «che cosa dice il testo a me?», per pervenire all’oratio, in cui il credente risponde alla questione «che cosa dico io al Signore che mi parla nel testo?», e sfociare nel cambiamento del cuore e dell’agire, che la stessa tradizione designa con i terminicontemplatio e actio. Il Vangelo è, insomma, la carne di Gesù, che ci innesta nella tradizione vivente della Chiesa degli apostoli e ci unisce da una parte ai profeti dell’attesa, dall’altra al popolo della speranza nel compimento pieno e definitivo in Dio: ritornando sempre di nuovo a questa fonte della fede, il discepolo diviene pronto a rendere la sua testimonianza e a convertirsi in Vangelo vivente, proclamato con l’eloquenza silenziosa del dono di sé fino alla fine, per la gloria di Dio e la salvezza di ogni creatura.

L'Osservatore Romano