SABATO 28 settembre
H 9.30 - Nella tenda
LODI – Presiede d. Rino
- Saluto del Presidente
- Monizione all’inno
Kiko
Cantiamo l’inno alla croce gloriosa del Signore risorto, albero della mia
salvezza. È un segreto impressionante per tutta l’Europa: in quanto manca la fede,
manca la luce sulla croce, e non si sopporta più la croce né nel matrimonio, né nei
figli, né nel lavoro, né in nessuna parte, in nessun senso. Noi cantiamo che la croce è
gloriosa; in essa mi nutro, in essa mi diletto.
Cantiamo l’inno delle nostre Lodi, “La croce gloriosa del Signore risorto è
l’albero della mia salvezza”. Questo testo è preso da un inno antico che dice: “Alla
sua ombra ho posto la mia tenda”. È la croce di Cristo che dà senso a tutta la nostra
realtà e che ci fa cristiani. Sapete che perdere il senso della croce significa essere
come il sale che ha perso la sua capacità di salare e non serve a nulla se non ad essere
buttato fuori e calpestato dagli uomini. Il cristiano così non ha più la capacità di
soffrire, non vede più nella sua realtà storica della sua vita il senso della croce e si
ribella ad essa e si fa nemico della croce di Cristo, è come il sale che perde la sua
capacità di salare. Cristo con la sua croce ha illuminato la nostra croce, l’ha resa
gloriosa e ci invita a non aver paura, ma confidare. Anche quando il Signore permette
quello è per il nostro bene e lui saprà trarre da quello la salvezza sia per noi che per
tutti gli altri.
Così che la croce di Cristo diventa costantemente per noi salvezza, brezza
soave che ci feconda, ombra in mezzo all’arsura, alimento nella fame. Strada stretta
perché a volte sembra umanamente che uno non ce la fa, ma è lì che noi troviamo
veramente l’escatologia, la vita eterna, perché facciamo una rinunzia reale a quello
che il mondo ti offre e alla carne con le sue concupiscenze e con i suoi piaceri. Nel
timore la croce è la nostra difesa perché sappiamo che Cristo è stato aiutato dal Padre
sulla croce, quando siamo pieni di paura. Anche se abbiamo un inciampo, un peccato,
sappiamo che Cristo è morto per quello in modo che ci rialza la croce di Cristo. È
l’albero della vita eterna, il pilastro dell’universo, è l’ossatura della terra perché con
la sua cima tocca il cielo e nelle sue braccia aperte rifulge l’amore di Dio per noi.
Cantiamo questo inno alla croce gloriosa.
- Canto: “La croce gloriosa”
- I Salmo proclamato
- Ammonizione al canto “Benedirò il Signore in ogni tempo”
Kiko
Cantiamo il salmo 34, come abbiamo fatto tante volte: “Benedirò il Signore in
ogni tempo”. I salmi, la Parola di Dio ha il potere di esorcizzare poco a poco i nostri
demoni e buttare olio sulle nostre ferite. Tutti siamo peccatori. È una grazia
grandissima che io parli in nome del Signore per voi: sto facendo un ministero, un
servizio. Sono un laico, non sono un religioso, non guadagno niente e sto qui facendo
un servizio per voi ancora per poco tempo. “Sulla mia bocca sempre la sua lode.
Cantate con me il Signore, cantiamo insieme il suo nome, perché ho gridato al Signore
e mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato. Questo povero grida e il Signore lo
ascolta, lo libera da tutte le sue angosce”. L’angoscia è una sofferenza dell’anima,
molto vicina all’anima, allo spirito, e sembra che Dio compatisca la nostra angoscia.
E quando il giusto grida al Signore, pieno di angoscia - angustia per la malattia, per
la prigione, per il timore all’inferno -, quando grida al Signore pieno di angustia, il
Signore immediatamente lo soccorre. Allora il salmo, che è Parola di Dio, dice: “Ho
gridato al Signore nella mia angoscia e il Signore mi ha liberato. Per questo gustate e
vedete quanto è buono il Signore. Beato l’uomo che si rifugia in lui”. Cosa significa
rifugiarsi nel Signore? Lo dice S. Pietro nella sua lettera: “Mettete nel Signore ogni
vostra angustia, ogni vostra preoccupazione”, gridate al Signore. I profeti hanno
dovuto gridare cose terribili contro Israele e contro i re che mettevano la loro fiducia
non nel Signore, ma in cose umane. Non confidavano nel Signore avevano una
perversione religiosa: sì sì, la religione va bene per consolare l’anima; ma nell’ora
della verità, dei fatti, quello che conta sono i soldi, quello che conta è il mondo! Con
questo minacciavano la fede, mettendo le basi per dubitare, per dire che forse esiste
un altro dio, trasformandosi in apostoli dell’ateismo. Perché tutto quello che c’è in
gioco è questo: l’ateismo. Dio c’è o non c’è? O c'è o non c'è. Tutto il punto è qui:
salviamo l’universo o no? Su che cosa si salva il mondo? Sulla fede. Senza la fede
non c'è salvezza. O siamo agenti di iniquità, che predichiamo che Dio non c'è, o siamo
agenti del Signore. Purtroppo, ci è toccato vivere in un'epoca di combattimento, in
una cultura che ci attornia che è atea e ci sta costantemente predicando che Dio non
c'è. Noi dovremo dire che Dio c'è, perché l'abbiamo visto agire nella nostra vita, non
perché ce lo siamo inventato. Noi non abbiamo bisogno di consolazioni pietistiche,
di inventarci un'altra vita, come dicono quelli che vogliono attaccare la religione. No!
È stato Dio che ha preso l'iniziativa e ha mandato suo Figlio. E nella mia vita ha
mandato dei catechisti: non sono stato io che mi sono inventato il cristianesimo, è
stato Lui. Per questo l'evangelizzazione è così: Dio prende l'iniziativa, Dio viene a
cercare me. Per questo andiamo per le case, andiamo a vivere con i poveri, andiamo
alle parrocchie. È Dio che prende l'iniziativa, non l'ho inventato io per consolarmi,
non ho bisogno di nessuna consolazione. Queste sono menzogne, dall'Illuminismo in
poi c'è una lotta grande in questo senso. Noi siamo stati chiamati dal Signore ad
aiutarlo in questa missione di annunziare al mondo il suo amore.
Cantiamo questo salmo che dice: "Gustate e vedete quanto è buono il Signore.
Beato l'uomo che si rifugia in lui". Beato! "Molte sono le prove che attendono il
giusto, ma da tutte lo libera il Signore": noi dobbiamo mostrare al mondo che Dio c'è
e raccontiamo le nostre prove, raccontiamo fatti, siamo gli uomini della storia, uomini
della praxis, veramente. Abbiamo visto che molte sono le prove e ogni volta che ci
troviamo di fronte una prova siamo messi nella tentazione, perché c’è l'angustia,
l'inquietudine, il terrore. Io dico: "Signore, aiutami" e il Signore mi dice: "Dimmi in
quale convivenza non ti ho aiutato, dimmi! Quando non ti ho aiutato? E ti ricordi
quell'altra convivenza, quel problema che hai avuto? E cosa è successo?" Così per
voi: Ti ricordi quando hai fatto il settimo parto cesareo? Ti ricordi quando tuo marito
è andato in crisi e sembrava che il matrimonio fosse distrutto, e hai gridato a me? Ti
ricordi quel problema? Ti ho aiutato o no? Ti ho aiutato o no? "Molte sono le prove
che attendono il giusto": noi dobbiamo essere testimoni del suo amore verso di noi in
mezzo a un mondo che ci attornia e non sa che fare, perché gli dicono che Dio non
c'è. Ma tu dici che Dio c'è. E allora, chi ha ragione? Dice la gente: "Ho un compagno
sul lavoro che deve essere di quelle comunità neocatecumenali, non so che cosa
rarissima, un tipo stranissimo: figurati che ha 7 figli". "7 figli? Ma quello è un
pazzo!". "No, guarda, è interessante quel tipo, dice che crede in Dio. Certo, per avere
7 figli oggi bisogna credere in Dio, altrimenti... Beh, stiamo tutti a guardare quello
che fa. Lui dice che c'è Dio".
Allora cantiamo al Signore questo salmo, fratelli: "Molte sono le prove del
giusto... Il Signore li salva da tutte le loro angosce". Sempre vi sono le angosce. La
preghiera appare nei salmi come un grido di angustia. Evidentemente se non abbiamo
problemi, non gridiamo a Dio: le prove ci sono perché possiamo gridare a Dio e
scoprire che c'è. Il Signore dice al suo popolo in Egitto: "Non ti ho fatto un regalo, né
due, né tre: dieci regali, dieci volte il faraone ti ha oppresso ed io l'ho permesso. Sono
stato io che ho indurito il cuore del faraone per farti 10 regali". Così dice la Scrittura:
Dio ha indurito il cuore del faraone e il faraone ha attaccato il popolo con cose orribili.
Tanto è così che soffrivano, e hanno gridato a Me: "Signore, salvaci", ed Io sono
apparso. E hanno visto tutti, tutto l'Egitto che era la potenza più impressionante della
terra: ci sono ancora le colonne di Luxor e sono una cosa impressionante. È come
vedere i grattacieli di New York in America, colossi immensi, una cosa che si resta
ammirati! Ma Dio è apparso agendo in favore di quei poveracci e ha sconfitto il
faraone: non una volta, né due, né tre! Dieci volte Dio ha agito in favore del suo
popolo.
Cantiamo, fratelli: siamo tutti vecchi, alcuni non cantano più, sono qua pieni
di malattie. No, cantiamo! I salmi costantemente dicono: "Cantate, cantate con me il
Signore". Noi abbiamo una nuova estetica. C'è un'estetica pietistica, con il silenzio,
la spiritualità: quella è un'estetica, anche bella. Ma noi abbiamo un'altra estetica:
cantiamo; la Scrittura dice: "Cantate al Signore". Noi partecipiamo alla liturgia
cantando.
- Canto: “Benedirò il Signore in ogni tempo”
- II Salmo proclamato
- Monizione al salmo 116 cantato “Lodate il Signore tutti i popoli della terra”
Ecco, fratelli, vedete che tutti i salmi sono carichi di entusiasmo, di questa
esperienza che hanno avuto di Dio: "Lodatelo, beneditelo, acclamatelo con arpe, con
cetre, ecc.". Il Signore si compiace nell'assemblea festosa. Dobbiamo abituarci a
lodarlo, a benedirlo, a dire al Signore: Tu sei Santo, grandioso! Allora lodiamolo,
perché grande è il suo amore per noi, forte è il suo amore per noi. È chiaro che noi
abbiamo questa missione di mostrare l’amore. La gente è cieca nonostante che
l’amore di Dio la circondi, non lo vede assolutamente. Il Signore ha avuto misericordia con noi e ci ha fatto vedere, ci ha fatto cadere queste squame, ci ha fatto vedere l’amore di Dio che prima non vedevamo. Per vedere questo amore - avete visto nel Cammino Neocatecumenale - Cristo si è dovuto avvicinare, toccarti con la sua saliva. La saliva del Signore è la sua Parola, non si può parlare senza l'acqua della saliva, se la bocca è secca non esce la parola. La Parola stessa è un alito, una ruah, uno spirito umido, umido. Allora questa saliva di Cristo bagna la terra della nostra realtà, di gente povera, di creature, la impasta e ne fa un fango, come un nuovo Adamo, come una nuova creazione, fa un fango e lo mette sugli occhi del cieco, della nostra cecità. Questo fango è la profezia che fa sui nostri peccati, che si fa alla luce della Croce di Cristo, se no la gente non ha peccati, nessun peccato. Anzi tutti si firmano un certificato di buona condotta, come diciamo nelle catechesi. Vai a dire a una che è avara, egoista! E non lo potrà riconoscere mai. O che è avaro, un sensuale, un egoista, un comodo, non puoi dirglielo perché questo lo distruggerebbe. La gente non conosce questo amore gratuito, anzi conosce l’amore della giustizia intesa come "tanto vali, tanto ti dò", "chi la fa la paga”. Allora questo fango che il Signore ha messo sui vostri occhi, poco a poco nella Chiesa - al principio era difficile vedere i nostri peccati -, ci ha fatto sentire dopo: "Vai e lavati" e ci siamo lavati nel Battesimo. E abbiamo visto! Vedo, vedo! Che vedi? Vedo la misericordia, l’amore, Dio che ha lavato me quando ero così sporco. Tutti i giorni ricoprivo la mia sporcizia con vestiti, con maschere, perché pensavo che se mostravo la mia sporcizia mi avrebbero rifiutato, non mi avrebbero amato. Ma il Signore l’ha messa a nudo e ho visto che mi ha amato, anzi ha preso la mia sporcizia su di sé. Ho visto il suo amore: Quale amore è più grande che dare la vita per me? Non soltanto una cosa spicciola, perché ti dà salute, o è buono con te, ma il sapere che la pace che io ho adesso è costata l’inquietudine a Cristo. Quello che dice il canto del Servo: io ho la pace oggi perché lui mi ha salvato dall’angoscia della morte, mi ha strappato dagli inferi, lui ha vissuto per amore di me il castigo, ha ricevuto il mio castigo. Per questo possiamo lodare il Signore.
- - - Kiko III salmo cantato: “Lodate il Signore tutti i popoli della terra”
Lettura breve: 2 Pt 1, 10-11
Ammonizione al canto: "Vergine della meraviglia"
Oggi è sabato, il giorno che la tradizione della Chiesa dedica alla Santa Vergine Maria. Spero sarà una giornata meravigliosa in cui scruteremo tutti la Scrittura. Adesso faremo il canto di Maria, figlia del tuo Figlio. Questo canto, queste parole "figlia del tuo Figlio" è un’immagine poetica che impiega Dante. "Vergine Madre, figlia del tuo Figlio", è una forma di chiamare poeticamente la Madonna Teothokos, o Madre di Dio, figlia di Dio, e Dio diventa figlio di Maria: "figlia del tuo Figlio". È una forma poetica molto densa di dire che Madonna è stata Madre di Dio, è un’espressione di Dante. La frase completa è "Vergine Madre, umile ed alta più che creatura, termine fisso d’eterno consiglio". È un inno accettato dalla Chiesa, sta nel Breviario. È di Dante, questo inno.
Ho intitolato il canto "Vergine della meraviglia", intendendo per meraviglia il fatto unico della redenzione, cioè il Mistero Pasquale. Ma siccome noi siamo abituati a vedere delle meraviglie nelle donne, negli uomini, nelle famiglie, e abbiamo visto che lì dove noi non arriviamo arriva Dio, facendo miracoli, meraviglie, 'mirabilia Dei', noi utilizziamo molto la parola "miracolo" quando la Chiesa utilizza invece 'mirabilia Dei' cioè le meraviglie che Dio fa in mezzo a noi. E qual è la meraviglia? Cominciamo con una meraviglia: 'figlia del tuo Figlio!' Ecco una cosa sorprendente: come una donna può essere figlia di suo Figlio? E così dopo continuo. Un’altra meraviglia: 'tu la creatura hai dato alla luce il Creatore'. 'Tu la serva hai concepito il Signore'. Ecco: serva-Signore, creatura-Creatore. Normalmente i signori nascono nelle culle dei signori, non dei servi! E questo già è un fatto meraviglioso, che il Signore Dio nasca da una serva. 'Tu fatta di terra' - la Madonna è una creatura come noi - 'tu sei la gloriosa immagine del cielo'. Tu, 'essendo la più piccola', una donna di un villaggio qualunque, 'tu sei la donna più grande'. E dopo dico questa cosa grande: 'essendo figlia di Dio, tu sei la sua Madre, Vergine della meraviglia'. Oggi noi possiamo entrare nella volontà di Dio, nel suo Regno, se crediamo che Dio ci ama e non opponiamo resistenza a nulla perché vediamo che ogni cosa viene da Lui ed è per il nostro bene ed il bene degli altri. Questo che, soprattutto, la Vergine Maria ha fatto senza una mormorazione, per un dono meraviglioso. Lei, la prima redenta. Noi ora possiamo cantare "figlia del tuo Figlio", con le parole di Dante, madre di Gesù e madre nostra, altra meraviglia, essendo la Madre del Signore sei anche la madre nostra, che siamo il corpo del Messia. Vergine della meraviglia. Questo canto preannunzia la verginità nella Chiesa. Speriamo che in queste convivenze d’inizio corso si alzino molte ragazze: vergini per seguire Gesù Cristo, che fanno presente il cielo in questa generazione. Il carisma della verginità nella Chiesa ha un valore impressionante e meraviglioso, come il matrimonio è grandissimo. Maria, la creatura, ha dato alla luce il creatore, lei la più piccola è la donna più grande, oggi contempliamo gloriosa la nostra immagine celeste. Ecco, cantiamo questo inno, semplice e piccolo, alla Santa Vergine Maria. -
- Canto: " Vergine della meraviglia "
Monizione al Vangelo
Ascensión: Volevo innanzitutto chiarire che ieri, nel video della Domus, non so se avete capito una cosa che diceva P. Mario, quando parlava della differenza tra tanti gruppi che oggi ci sono nella Chiesa. In questo secolo ne sono nati tanti e sono molto buoni e attirano anche tanti giovani. P. Mario ha voluto dare una parola per i presbiteri, ma è buono che la ascoltino anche i catechisti. Diceva P. Mario: “Tutti questi gruppi sono buonissimi, ma il Cammino è qualcosa di diverso: noi, come nella Chiesa primitiva, facciamo un catecumenato serio, in cui c’è una verifica della fede, con gli scrutini”. Non so se avete capito in che senso diceva queste parole, ma è molto importante per i catechisti e per i presbiteri; noi lasciamo liberi tutti, certo, ma durante una crisi è molto facile che un giovane dica: “Vado a fare un ritiro con questo gruppo” e torna entusiasta. Va bene, ma dobbiamo aiutarlo a tornare al Cammino, a non accontentarsi di guarigione momentanea. Il Cammino è una cosa seria, di anni, il Signore permette cadute, crisi, tutto, noi sempre lo aspettiamo e lo incoraggiamo. Il pericolo serio è uno solo: che uno faccia sempre la propria volontà e se si esce dalla volontà di Dio, si rischia di mettere in pericolo la propria salvezza. Quando c’è un fratello in crisi non si tratta di dirgli: “Va’ a questo gruppetto e forse ti aiuta”, questo lo dico soprattutto per i presbiteri, che possono pensare di risolvere così il problema. Vedete, questi gruppi adesso hanno molto successo, in Italia forse non tanto, ma in Spagna molto di più e anche nelle nazioni di lingua spagnola; anche negli Stati Uniti ci sono. Come catechisti, è molto importante conoscere la differenza che il Cammino ha nei confronti di questi gruppi, per avere discernimento e saper aiutare davvero i ragazzi. Avete visto come ieri abbiamo parlato con tanta serietà su tutto questo: abbiamo parlato della sessualità, di come vivere una sessualità sana. Questo è perché tanta gente si scandalizza dei peccati della gioventù e va via dalla Chiesa. Proprio per questo è importante l’educazione, che i genitori siano coscienti che noi non ci troviamo in una società come quella in cui sono vissuto loro, o i nonni. Noi abbiamo vissuto in una società in cui c’erano i valori della castità, della fedeltà, ma questo oggi non esiste nella nostra società e lo dobbiamo trasmettere noi. Non possiamo dare per scontato che i ragazzi credano in questi valori: la castità è una parola che di cui non si sente mai parlare nella società di oggi. Insegnare a vivere questo ai ragazzi! Per questo abbiamo anche detto tante volte, per esempio, che la risposta non è – come ci dicono alcuni -: “Dovete dire che il telefono non si usa”. Ma non possiamo dire noi questo, devono essere i genitori intelligenti e sapere che questo fa male ai loro figli. Nei pellegrinaggi di quest’estate i catechisti ci hanno raccontato: “La lotta più forte è stata con i genitori: non volevano che i figli non avessero il telefonino con loro nel pellegrinaggio”, perché avevano paura. Allora questi nostri figli del secolo XXI sono anche figli di genitori che hanno un desiderio, un’ansia di controllo, che hanno questa paura, e che non si fidano, non si fidano del Signore e neanche dei catechisti. Se il Signore invita il loro figlio a un pellegrinaggio, noi invitiamo i genitori a fidarsi dei catechisti, perché questa paura, questa sorveglianza sui figli non li fa mai crescere, li lascia bambini, dipendenti. Questo super controllo sui bambini non è un aiuto. Dalle esperienze raccolte e raccontate, si è visto, per es., che quelli che sono andati a due a due, e magari hanno dormito una notte per strada, erano tutti contentissimi, hanno visto la Provvidenza del Signore; avevano bisogno di sperimentare questo, perché la loro fede potesse crescere. Dobbiamo avere pazienza con i ragazzi, anche voi responsabili: voi catechisti, se vedete che nella celebrazione, in una comunità, i ragazzi stanno con il telefonino, dovete dire loro che è inutile che stiano là, perché non ascoltano niente. Allora si può dire: “Lasciamo il telefonino, abbiamo la celebrazione”, e questo lo facciamo per aiutarli, non come una legge, lo ripeto, ma se in qualche comunità il responsabile o il presbitero vede che nessuno ascolta, cominci a pensare qualcosa per aiutarli. Se vanno in comunità e guardano il telefonino, il responsabile o il presbitero può dire: “Cominciamo la celebrazione, lasciate qui il telefonino”. In questo modo diamo l’opportunità al Signore di arrivare all’orecchio, che possa parlare loro. Dico questo per casi eccezionali, quando si vede chiaramente che una comunità non fa l’eco, che non ascolta, che stanno tutti giocando: questo può succedere, abbiamo ragazzi giovani. Il meglio sarebbe non dare telefonini ai minorenni.
Ci sono tanti giovani, ma dobbiamo avere pazienza con loro e il Signore un giorno li incontrerà seriamente. A questo proposito forse aiuta raccontare di un fratello dell’Ucraina, che non andava molto in Cammino, un medico giovane; poi l’hanno chiamato in guerra – in Ucraina c’è la guerra e tutti i giovani sono chiamati a combattere – e stando in guerra si è reso conto di tutto il bene che gli aveva fatto il Cammino, la comunità nella sua vita, ha capito il bene del Cammino. Ed ora, quando ha un permesso, va correndo alla sua comunità per ascoltare una parola di vita. Ha scritto una lettera molto bella, volevo leggervene un pezzetto. Questa lettera l’ha scritta quest’estate, e due settimane fa ho saputo che è stato ferito gravemente durante un attacco, adesso sta meglio. Ma è molto bello quello che scrive, per questo lo leggo; è un medico e dice quanto soffre di essere lontano dalla famiglia, dalla casa, dalla comunità.
"Nelle ultime settimane mi hanno inviato con un’altra truppa come dottore. Attualmente mi trovo nel Donbass: vedere la guerra da questo posto mi ferisce molto. La guerra è il posto in cui si radunano le sofferenze umane più grandi e terribili, e questo mi ferisce. Mi ferisce vedere quanto il diavolo odi l’uomo, tanto da spingere gli uomini a fare la guerra. Mi toccano anche le sofferenze che passo qui, essere con un nuovo gruppo di persone: in questa nuova truppa le persone sono molto diverse tra loro, ma attraverso di loro e attraverso i terrori della guerra vedo come il diavolo mi vuole avvolgere nel terrore della morte. La morte come un fatto: la paura che non avrò un futuro, che non tornerò presto a casa. Per qualche giorno sono stato immerso in questa paura, ma poi c’è stato un momento di luce: il Signore non vuole la mia morte, la morte non è la fine, ci sarà la resurrezione e tutte le paure vengono dal fatto che voglio fare la mia volontà e non cercare la sua volontà nella mia vita. Questo momento mi ha dato calma, che anche se ci sarà la morte sarà solo per volontà di Dio. Ringrazio il Signore per il dono della vita, per il dono di svegliarmi la mattina, avere dove vivere, qualcosa mangiare, per la possibilità di pregare, per il Cammino Neocatecumenale".
(applauso)
Pensavo che tanti ragazzi forse non danno valore al dono del Cammino, all’essere nel Cammino, un po’ come questo fratello che fino a che non si è trovato in una situazione difficile non ha dato valore al Cammino. Mi dà pena pensare a tantissimi giovani russi, ucraini, che sono morti in questa guerra: un campo di battaglia degli interessi mondiali, dove muoiono i giovani, russi e ucraini. E pensavo: Ma questi giovani erano come i nostri, andavano con il telefonino, facevano sport, tanti alienati come gli europei, e dal giorno alla notte, si sono trovati al fronte, morendo o restando invalidi, vedendo morire il vicino e tantissimi feriti. Per questo c’è una parola per i giovani, di vivere con serietà la vita e dare valore a questo dono grande, che il Signore li ha eletti per essere nel Cammino e dar loro la fede. Il lavoro del giorno di oggi è in preparazione alla catechesi che farà P. Mario sul Giubileo e abbiamo scelto una Parola che parla del perdono, che è il cuore del Giubileo. È un capitolo del Vangelo per metterci sin da ora di fronte a questa catechesi che sarà molto bella e aiuterà tutti, soprattutto i giovani che non conoscono che cosa sia il Giubileo. Il Vangelo è così chiaro che non c’è bisogno di monizione. Ascoltiamo.
- Lettura del Vangelo: Mt 18, 1-35 -
Kiko
Catechesi
Questo capitolo 18 di S. Matteo, è un capitolo veramente meraviglioso, una Parola oggi per noi. Stiamo preparandoci per una enorme missione. Dice il Siracide: “Figlio mio, se ti appresti a servire il Signore, preparati alla tentazione, preparati alla prova. Perché come l’oro si prova nel crogiuolo così l’uomo deve essere provato, la fede deve essere provata e aiutata e raffinata”. Vuoi servire il Signore? Preparati alla tentazione. Il demonio è preparato per noi perché per quelli che sono nel mondo, basta il mondo, non hanno bisogno del demonio, bramano i soldi, pensano come il mondo, non hanno bisogno della tentazione. Papa Francesco, parlando nella Udienza Generale di questo mercoledì 25 ha sottolineato: “la più grande astuzia del demonio è far credere che non esiste”. Diceva Israele: “Perché il Signore non ci permette di vincere tutti i nostri nemici, ma sempre ci lascia una spina nel fianco? “. E il Signore dice loro: “È per il vostro bene; perché se tu vinci tutti i nemici, come insegnerai ai tuoi figli a combattere?”. Avendo nemici sei sempre in allenamento ed anche insegni ai tuoi figli a combattere contro i nemici e tuo figlio impara da te come deve combattere. Vuoi che i tuoi figli siano gente che non ha amore per nessuno, degli egoisti, preda dei demoni? No, vero? Il Signore, per il nostro bene ci mette alla prova. Tu devi essere tentato con il denaro, la terza tentazione: “Tutto questo ti darò, se mi adorerai”. Nel mondo tutto è in funzione del denaro. L’importante è fare soldi come sia: con la droga, con il contrabbando di persone… Ma tu devi adorare solo Dio. Devi essere tentato con la scomodità - la prima tentazione del pane – perché si veda che tu, la croce non la vuoi come un letto di amore, perché non ami Dio. Perché si veda che cosa hai dentro al cuore, perché quando uno è scomodo mormora contro Dio nel cuore, come Israele mormorava nel deserto contro Dio perché non mangiavano; e noi diciamo: “Non abbiamo abbastanza soldi, la casa è piccola...” Devi essere tentato nell’umiliazione, perché se non sei umiliato, se non passi per il giogo di Cristo che è l’umiliazione, il tuo orgoglio non sarà spezzato e se il tuo orgoglio non è spezzato, tu sei figlio del demonio, della superbia. Non sopporti che nessuno ti alzi la voce. Il Signore deve in qualche modo metterti nella seconda tentazione, quella della croce, tentare Dio. Non vogliamo mai il fallimento, l’umiliazione. Sono prove necessarie preparate per te dal Signore, perché ti ama. Noi cristiani sappiamo che tutto quello che ci capita è per il nostro bene. Siamo chiamati ad ereditare la benedizione, una cosa immensa; siamo nel mondo sacerdoti per benedire il Signore. E guarda con amore la gente che ti attornia, che è stata creata da Dio per divenire figli di Dio, e non lo sa, e non conosce la croce di Cristo! E noi possiamo vivere tranquilli? Sai che cosa significa vivere senza conoscere l’amore? Tu sei qua seduto, ma immagina nazioni, paesi come la Cina o l’India, dove milioni di persone non lo conoscono. Nel mondo non c’è perdono. Ma anche il mondo in cui tu vivi, la gente non sa cosa sia la Croce. Tu puoi presentare una croce al tuo compagno di lavoro, vedi che ti dice. Non si capisce. Perché l’unico dio del mondo è Il denaro. Ma Dio ha strappato noi da questo mondo, ci ha fatto cittadini celesti. Dio ci chiama ad una grande missione. Abbiamo ascoltato il capitolo 18 di S. Matteo che parla della pecora perduta. Io spero che Dio vi dia un pochino del suo cuore, del suo Spirito e possiamo avere un amore enorme per Tutti. Con questa Parola il Signore ci chiama questa mattina di nuovo a perdonare il nostro fratello: se c’è qualcuno forse qui che non ha perdonato ancora il suo fratello, sappia che se lui non perdona, tutti i peccati che ha fatto, non è che non sono stati perdonati, è che lui non ha ricevuto il perdono perché non crede, non c’è in lui la conversione: perché si perdonino i peccati deve darsi la conversione. Questo fratello non crede al perdono che gli è stato dato perché lui non perdona. Una cosa molto importante di questa parabola, che cos’è? Una cosa che succede nelle comunità: che gli altri fratelli, gli altri servì vanno a denunciarlo. Così succede nelle comunità: quando arriviamo negli scrutini, il responsabile deve dire: “Quella sorella non si parla con quello”. Abbiamo l’obbligo di dirlo perché siamo un corpo. Già dice la Didaché, un documento del I secolo della Chiesa, un catechismo per gli apostoli itineranti, che se due fratelli non si perdonano, hanno il broncio, hanno qualche problema vero, non gli si permette di entrare nell’Eucaristia; si riconcilino prima, e dopo entrano. Sarebbe una beffa, perché l’Eucaristia predica Cristo, la luce. Che cos’è la luce? Amare il malvagio! Se tu non parli a uno è perché è stato malvagio con te, vero? Ti ha fatto qualcosa di cattivo. E tu dici che sei nella luce e non ami il malvagio? È vero, hai ragione tu, certo, è un orgoglioso, un superbo, si crede qualcuno, non ti parla, ti ha fatto un oltraggio, quello che ti pare. Ma qual è la luce che viene sulle tenebre? Per questo dice: “Chi dice di stare nella luce e detesta un fratello è un bugiardo, è un assassino, è nelle tenebre, non conosce questa luce”, perché questa è l’unica luce vera che c’è sulla terra: questa croce, l’amore in questa dimensione. Questa è la luce. Per questo dice il Signore: “Un cieco non può guidare un altro cieco”. Come puoi dire che sei guida se stai tutto il tempo a giudicare il fratello dalla pagliuzza? Non sai ancora cosa sia la luce degli occhi? L’amore al fratello, anche se il fratello è malvagio. Anzi, questa è la cosa più importante: l’amore al nemico. Umanamente è impossibile. Coraggio, fratelli, abbiamo una missione importantissima. Voi siete il sale della terra, siete la luce del mondo. Non è questione di moltitudini, è questione di qualità del cristianesimo. Papa San Giovanni Paolo II ce lo disse quando venne ai Martiri Canadesi: “Oggi abbiamo bisogno di una fede radicale”. Il Signore ci chiama di nuovo oggi: “Oggi convertiti”. La Chiesa ti dice che c’è nel nostro cuore un’acqua che scorre. Coraggio! Che significa per me convertirmi oggi? Già ti credi cristiano, non hai bisogno di Cristo? Oggi! Sì, fratelli, abbiamo bisogno del Signore anche oggi, in una forma stupenda. Possiamo entrare nel suo amore, recuperare la pace. La pace la recupera l’uomo che crede nell’amore, che Dio lo ama e che Dio lo proteggerà, come un bambino nelle braccia di sua madre. Dice il salmo 131: abbandonato come un bambino, dopo che ha poppato nelle braccia di sua madre, sazio, abbandonato completamente, fiducioso. Questa è la spiritualità cristiana: porta l’uomo alla fiducia totale, lo spirito di infanzia. “In verità, in verità vi dico: se non vi fate come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli”. “In verità”, significa che è certo. Che cosa ci fa bambini? L’umiltà ci fa bambini. Bambini nel senso di obbedire. Il Vangelo dice che la pecora perduta che ritorna a Cristo, torna nell’obbedienza nella Chiesa. Attenzione a non scandalizzarla! Chi sono questi piccoli? Guarda che qui Matteo chiama piccoli i gentili che stanno entrando nella Chiesa. Tutto il contesto lo dice, perché parla della pecora perduta, “chi ha 99 pecore e ne ha perso una...”, così non disprezzate nessuno di questi piccoli. San Paolo parla dei giudaizzanti, di quei cristiani che venivano dalla legge, che avevano passato tutta la vita nella sinagoga, e risulta che adesso questi ebrei che si sono convertiti e sono diventati cristiani vedono con terrore che entrano tutti questi tranquillamente, e neanche si circoncidono, neanche stanno nella legge. La loro fede era piccola e pensavano che questi non si potessero convertire. Gesù ha un cuore misericordioso con la gente che vive nel peccato, non c’è quel giudizio legalista che ha il fratello maggiore, che sta nella casa e giudica l’altro che sta con le prostitute... risulta che dopo, quando lui se l’è spassata bene con le donne, il Padre gli dà il premio di un banchetto, non lo castiga. Come se nelle comunità vedete entrare gente rara, e voi soltanto al vederli in comunità pensate che mai potranno cambiare. I bambini pensano che tutto sia possibile. Per questo nel Cammino insegniamo a voi a chiamare Dio “Abbà”, “Babbo, Papà”. Che significa dire a Dio “Papà”? Presuppone una fiducia totale... Questa fiducia, questa semplicità interna, dobbiamo desiderarla. Siate contenti di essere bambini nel lavoro, nella famiglia, gli ultimi, considerando gli altri come superiori a te, avendo i sentimenti di Gesù. È possibile questo? È possibile a Dio. Anzi, senza che tu ti faccia bambino è impossibile entrare nel Regno dei Cieli, non puoi entrare nella Chiesa perché la porta è piccola e soltanto i bambini entrano, i superbi non entrano. “Superbo sarai tu, io no!” Va bene. “Signore - dice l’angelo custode - guarda che scemo quello che mi hai dato: dice che non è superbo! Mandagli Azazel, un demone con altri 1527, mandaglielo, che quello è un disgraziato, non impara, mai! E io vorrei risparmiargli tante tentazioni, tante sofferenze, e niente! Dice che non è un superbo”. Allora manda un demone, il demone provoca la moglie - diciamo così - e la moglie gli fa un’ingiustizia, gli fa un processo alle intenzioni così tranquillo, di quelli sottili sottili, che lo fanno incavolare, diventa una belva in casa, rompe un mobile, se ne va via due giorni. E aveva detto una settimana fa che lui non era superbo né orgoglioso: ma allora perché te la sei presa tanto se sei umile, buonissimo? Hai capito? Impara un po’! “A me non deve succedere questo!”. E no, invece ti è successo, è necessario, il tuo angelo custode... che vuoi che ti dica, fratello mio? ”Dove vai?”, dice l’angelo custode, “non fare così il cretino, per favore”, perché nel suo orgoglio è già disposto a fare una catastrofe. E non l’ha fatta perché il suo angelo custode ha detto: “Calma, eh? Calma! Non esageriamo. Accetta, accettalo, ti sta bene, accetta questo. Voglio dirvi una cosa: siete catechisti, chiamati da Dio a portare l’annuncio di salvezza, e il Signore ti dice: “Attenzione, tu potresti scandalizzare”. Lo dice anche a me, il demonio tenta in ogni modo di cacciarmi via di qui, e anche a voi. Il demonio ci ha provato già molte volte e tenterà ancora. Il Signore tiene preparate delle prove, senza dubbio. Ma confidiamo con la fede che il Signore ci aiuterà, come ci ha aiutato fino ad oggi. Un cristiano aspetta la croce come premio e come corona. Perché chi vuole seguire Cristo... Noi non possiamo essere più importante di Gesù Cristo. Siamo poveri peccatori e Cristo è il Signore. Ma la croce per Cristo è stata la sua gloria. Anche per noi è la nostra gloria e la nostra salvezza. Allora, attenzione a tutti voi catechisti, attenzione i preti. Guardate voi stessi. Il Signore ti dice che se per caso hai un occhio che ti porta a peccare, a scandalizzare, cavatelo! Fatti violenza. È più importante per te entrare in cielo senza una mano. Che significa tagliarsi una mano? Significa togliersi una cosa che è lecita: la mano è buona, l’occhio è buono, ma siccome per te è occasione di inciampo, di scandalo, di rovina eterna, per te e per gli altri, meglio per te tagliarti questo, anche se è una cosa buona. Tu dici: “Io non posso fare questo, perché sono così debole”, e è vero, no, non puoi, assolutamente: “Devo tagliarmi, negarmi quello”. Per esempio, se il telefonino ti porta a peccare, lascia il telefonino. “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli”: questo sia il vostro vanto. Stiamo portando un cammino di ritorno per la pecora smarrita…, Qual’ è il nostro vanto? La pecora perduta sulle nostre spalle! Anche tu stesso sei portato, ti portiamo noi nel nostro grembo. Io mi sono impegnato con voi durante anni. È difficile oggi trovare la perseveranza. Noi siamo con voi, anno dopo anno, impegnati sul serio, un impegno che viene dal Signore e non da noi umanamente, dall’amore che il Signore ha per voi. Vi porta sulle sue spalle, si è crocifisso per ciascuno di voi e vi insegna a camminare, vi nutre, vi dà la vita, vi guarisce, benda le ferite, ecc. Cose immense e che voi dopo avete fatto anche con altri. Un’altra cosa importante dice sul perdono: se vedi un fratello della comunità che pecca, fa’ come facciamo anche noi negli scrutini, andiamo a parlare con lui: “Fratello, che hai fatto? Ma non ti rendi conto, sei catechista! Tu sei sposato, quella ragazza...”. Se non ti ascolta, allora chiama altri fratelli, due o tre, e vai a parlare di nuovo con lui. E se non ti ascolta dillo alla comunità: noi lo abbiamo fatto anche davanti a tutti in comunità, e se lui non obbedisce deve lasciare la comunità. Devi pregare per lui, piangere per lui. Noi siamo in un corpo, siamo una missione per il mondo, ci sono comunità dietro di voi! Siamo uniti! Non si scherza. Si può rovinare tutto, le comunità più giovani ci guardano e dobbiamo dare testimonianza. Dobbiamo sostenere molti combattimenti per amore dei fratelli e il Signore ci aiuterà. Ci darà la pace in mezzo alle prove, in mezzo alla tentazione, combattendo. Calzàti i piedi con l’annunzio del Vangelo, con lo scudo della fede che Dio ti ama veramente, ha dato la sua vita per te quando eri malvagio e peccatore. E il demonio ti manda una freccia: Dio non ti ama, non vedi? Come permette questo per te? Ti sta distruggendo Dio; non ti ama! No, tu con lo scudo della fede, zac!, lo fermi: Dio mi ama, ha dato la vita per me quando ero peccatore. Nella Chiesa ci sono molti carismi, ma il Signore vuole mettere sulle nostre spalle, la pecora perduta. Guarda che cosa stupenda! A ciascuno da una missione dentro il corpo della Chiesa. Che voglia mettere sulle nostre spalle la pecora perduta mi sembra meraviglioso, perché non c’è santo nella Chiesa che non abbia avuto un amore enorme per i peccatori. C’è più gioia in cielo per un peccatore che si converte che per 99 giusti, che non hanno bisogno di penitenza. Questa é una cosa enorme, tu hai una missione profetica, tu sai che tua cugina non è felice, una vita insulsa, sempre preoccupata del suo fisico, incapace di fare niente per gli altri… Non sarà possibile aiutarla? Non potrà anche lei vivere per gli altri? non potrà trasformare il suo spirito nell’unione con la Trinità, che sia uno con Cristo, e Cristo uno con il Padre e insieme uno con tutti noi? Non é possibile per lei? È possibile, perché anche lei è una figlia di Dio. Questo Vangelo di S. Matteo, è così importante per voi per capire il senso del cammino neocatecumenale, a cosa ci chiama il Signore. Un cammino di ritorno per i lontani da Dio. Tanti divorzi, tanta gente sola, in situazione di sofferenza, sembra tutto va bene ma con un vuoto interiore, e aumentano i suicidi. Allora noi siamo chiamati ad agire. Dio ha voluto salvare l’uomo attraverso la stoltezza della predicazione. Come ha salvato Dio l’umanità? Mandando il suo Figlio, poveraccio, come un disgraziato, e la gente non gli credeva. Così questa azione si continua a ripetere nella Chiesa, che è piena di debolezza. E la Chiesa chi è? Tu sei la Chiesa. Sei tu la Chiesa nel tuo lavoro come un sale, come un sacerdozio eterno, come una luce. Suppongo che nel tuo lavoro tu darai testimonianza, no? Questo è serio perché altrimenti abbiamo corso invano, stiamo a perdere tempo, suppongo che nel tuo lavoro, quel lavoro che nessuno vuole, tu lo prendi. Se no qui facciamo una beffa. Suppongo che quando tu nel tuo lavoro vedi un uomo distrutto perché nessuno lo ha amato, ecco la pecora che devi portare sulle spalle. Come lo convincerai che Dio lo ama? Amandoli gratuitamente. E un giorno ti verrà a dire: “Spiegami, ma perché mi devi fare i favori, chi te l’ha chiesto!”. Ma noi abbiamo una missione nel mondo, portare la pecora perduta, annunziare Cristo che ci ha amato gratuitamente. Perché Dio ha destinato che la grazia del suo amore passa attraverso di te per tante persone. Allora fratelli, andiamo a pregare. Che dobbiamo pregare? Dobbiamo stamattina dire al Signore: “Conta con me”. In questa convivenza il Signore ti sta donando se stesso, ti vuole dire: “Conto con te per salvare questa generazione, per far scoprire al mondo l’amore”. Prepariamoci. Allora devi stare fermo con il corpo, ripetendo “Signore Gesù, abbi pietà di me. Io credo che mi ami”. Parla con lui, digli che ti parli, che ti garantisca dentro di te che lui ti ama, che ti fortifichi interiormente. Tu digli: “Signore, aiutami”. Stamattina abbiamo visto una catechesi, la pecora perduta, e adesso bisogna pregare. È molto importante pregare con il corpo e gridare al Signore: “Signore Gesù. aiutami”. Dialoga, chiamalo! Conversione nella Bibbia significa “cercare il volto di Dio”. È sparito il volto di Dio? Non vedi più Dio? È sparito, io non lo vedo da nessuna parte! Cercalo, cercalo, convocalo, chiamalo, digli che appaia, e non mollare fino a che appaia il suo volto. La preghiera deve essere insistente. La fede piccola come la senape dirà a questa montagna: “Muoviti”, e ti obbedirà. - - - - - - - -
Preghiera del Presidente che introduce i 15 minuti di preghiera silenziosa
Preghiera silenziosa 15 minuti
Benedictus
Preghiere spontanee
Padre Nostro
Pace
Benedizione
Canto: “Esultate giusti nel Signore”
Riposo: 15 minuti
QUESTIONARIO
Kiko:
- Preghiera Ti benediciamo Signore, Padre nostro, Dio di immensa gloria, Ti rendiamo grazie per questa convivenza. Aiutaci Tu, Padre, abbi pietà di noi, vieni Tu a darci forza, coraggio, amore a Te, amore alla Chiesa. Per Cristo nostro Signore. Amen
***
QUESTIONARIO – Inizio corso 2024-2025
Questo inizio di corso 2024-2025 ci pone davanti due eventi molto importanti per la vita
della Chiesa: il Sinodo e soprattutto il Giubileo.
Il Cardinal San John Henry Newman (Londra1801-1890), convertito dall’anglicanesimo al
cattolicesimo, in una conferenza sulla missione profetica della Chiesa, intitolata: “La
passione di Cristo continua nella sua Chiesa” (1), spiega:
“In verità, quando analizziamo tutta la storia del cristianesimo fin dalle origini,
scopriamo che essa non è altro che una serie di problemi e di disordini.
Ogni secolo è uguale agli altri, ma, a chi lo abita, sembra peggiore di tutti i tempi
precedenti. La Chiesa è sempre malata e permanentemente debole, portando sempre
nel suo corpo la morte di Gesù, perché la vita di Gesù si manifesti anche nel suo
corpo...
I profeti hanno ragione ad esclamare: "Quando finiranno queste cose meravigliose,
Signore? "Quanto durerà questo mistero? Solo Dio conosce il giorno e l'ora in cui si
compirà ciò che deve accadere... Nel frattempo, ci conforta contemplando ciò che è
accaduto in passato, in modo da non disperare o scoraggiarci o angosciarci per i
problemi che ci circondano. Ci sono sempre stati problemi e ci saranno sempre
problemi; sono la nostra eredità”.
Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo 2025, lo presenta come il Giubileo
della speranza, “Spes non confundit” (Rm 5,5):
San Paolo scrive: “Ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione
produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza» (Rm 5,3-4).
Per l’Apostolo, la tribolazione e la sofferenza sono le condizioni tipiche di quanti
annunciano il Vangelo in contesti di incomprensione e di persecuzione (cfr. 2Cor 6,3-10).
Ma in tali situazioni, attraverso il buio si scorge una luce: si scopre come a sorreggere
l’evangelizzazione sia la forza che scaturisce dalla croce e dalla risurrezione di Cristo. E
ciò porta a sviluppare una virtù strettamente imparentata con la speranza: la pazienza...
Da questo intreccio di speranza e pazienza appare chiaro come la vita cristiana sia un
cammino, che ha bisogno anche di momenti forti per nutrire e irrobustire la speranza,
insostituibile compagna che fa intravedere la meta: l’incontro con il Signore Gesù” (nn. 4-
5).
“Nel segno della speranza, l’apostolo Paolo infonde coraggio alla comunità cristiana di
Roma. La speranza è anche il messaggio centrale del prossimo Giubileo. Penso a tutti i
pellegrini di speranza che giungeranno a Roma per vivere l’Anno Santo e a quanti, non
potendo raggiungere la città degli apostoli Pietro e Paolo, lo celebreranno nelle Chiese
particolari. Per tutti, possa essere un momento di incontro vivo e personale con il Signore
Gesù, «porta» di salvezza (cf. Gv 10,7.9); con Lui, che la Chiesa ha la missione di
annunciare sempre, ovunque e a tutti quale «nostra speranza» (1Tm 1,1)” (n. 1).
DOMANDE
1. Il prossimo Giubileo è una nuova chiamata alla santità di vita. Come vivi tu questa
chiamata alla santità personalmente, nella tua famiglia, nel Cammino
Neocatecumenale? Quale difficoltà incontri? Trovi aiuto nella partecipazione alla tua
comunità?
2. Nel mese di ottobre si celebra il Sinodo voluto da Papa Francesco. Secondo te, qual
è la missione che il Signore affida al Cammino davanti alle sfide che interrogano la
Chiesa nel mondo di oggi?