venerdì 5 aprile 2013

Responsabilità collettiva per la dignità umana.


Agire sulle cause profonde della povertà, assicurando che le risorse a favore dei Paesi in via di sviluppo non vadano perdute mediante pratiche scorrette: è questa una delle indicazioni contenute in una lettera pubblicata oggi sul quotidiano britannico «Financial Times», sottoscritta da un gruppo di rappresentanti cristiani e di altre comunità religiose; tra essi figurano il presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, Vincent Gerard Nichols, arcivescovo di Westminster, e il primate della Comunione anglicana, Justin Welby, arcivescovo di Canterbury.La lettera-appello è rivolta ai membri del G8, il forum dei governi delle otto principali potenze industriali (Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Canada e Russia), al fine in particolare di promuovere l’impegno a spendere lo 0,7 per cento dei propri bilanci nazionali in materia di aiuti internazionali.
L’iniziativa cade in un momento temporale significativo: il 5 aprile, si sottolinea, marca l’inizio del conto alla rovescia dei mille giorni al raggiungimento dei traguardi fissati nel programma «Obiettivi di sviluppo del millennio» (Millennium Development Goals), avviato nel 2000. Si tratta di otto obiettivi tesi a contrastare la povertà e l’emarginazione e a favorire la sostenibilità ambientale che tutti i centonovantuno Stati membri dell’Onu si sono impegnati a raggiungere per l’anno 2015.
Nella lettera si osserva che «l’impegno per lo sviluppo sta proseguendo, ma le sfide rimangono: attualmente il numero di persone che vivono in estrema povertà si è dimezzato e muoiono 14.000 bambini in meno al giorno rispetto al 1990. Tuttavia, ancora una persona su otto nel mondo va a letto affamata ogni sera e oltre 2.000.000 muoiono per malnutrizione ogni anno». I rappresentanti religiosi ribadiscono pertanto che «non bisogna allentare gli sforzi verso la realizzazione degli obiettivi esistenti. Raggiungere i traguardi rimanenti è una sfida possibile, ma solo se i governi continuano a rispettare gli impegni morali e politici assunti un decennio fa. Tredici anni dopo l’inizio del millennio i valori e i principi che guidano questi obiettivi restano un imperativo come sempre».
La crisi finanziaria ed economica che colpisce molte nazioni, è aggiunto, «non può essere una scusa per esitazioni o rinvii». Gli obiettivi stabiliti dal programma dell’Onu, si legge ancora, «ci ricordano che abbiamo la responsabilità collettiva di sostenere la dignità umana e il bene comune a livello globale. Ogni persona ha un valore che non può essere perduto e che non deve essere ignorato».
Con la presidenza del G8, che attualmente spetta al Governo britannico, si conclude nel documento, «sussistono le potenzialità per far avanzare l’agenda degli obiettivi in modo da colpire le cause profonde della povertà, assicurando in particolare che le risorse a favore dei Paesi in via di sviluppo non vadano perdute mediante pratiche scorrette, la mancanza di trasparenza o il fallimento nell’assicurare i benefici del commercio».
In vista della riunione del G8 a giugno, in Irlanda del Nord, si suggeriscono a tale riguardo alcune misure che i membri del forum dovrebbero adottare: spendere lo 0,7 per cento del reddito nazionale di ciascun Paese in materia di aiuti internazionali; promuovere una convenzione sulla trasparenza fiscale al fine di prevenire l’occultamento delle ricchezze. E ancora, premere per una maggiore trasparenza finanziaria da parte dei governi dei Paesi in via di sviluppo in modo che i cittadini possano chiedere ai loro esecutivi di rendere conto dei soldi che spendono. L'Osservatore Romano, 6 aprile 2013.