sabato 3 dicembre 2011

II DOMENICA DI AVVENTO - Anno B: Testi e Commenti

Oggi 4 dicembre celebriamo la
II DOMENICA DI AVVENTO
Anno B


Dal «Commento sul profeta Isaia» di Eusebio, vescovo di Cesarea.
(Cap. 40, vv. 3. 9; PG 24, 366-367)
Voce di uno che grida nel deserto: «Preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio» (Is 40, 3). Dichiara apertamente che le cose riferite nel vaticinio, e cioè l'avvento della gloria del Signore e la manifestazione a tutta l'umanità della salvezza di Dio, avverranno non in Gerusalemme, ma nel deserto. E questo si è realizzato storicamente e letteralmente quando Giovanni Battista predicò il salutare avvento di Dio nel deserto del Giordano, dove appunto si manifestò la salvezza di Dio. Infatti Cristo e la sua gloria apparvero chiaramente a tutti quando, dopo il suo battesimo, si aprirono i cieli e lo Spirito Santo, scendendo in forma di colomba, si posò su di lui e risuonò la voce del Padre che rendeva testimonianza al Figlio: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo» (Mt 17, 5). Ma tutto ciò va inteso anche in un senso allegorico. Dio stava per venire in quel deserto, da sempre impervio e inaccessibile, che era l'umanità. Questa infatti era un deserto completamente chiuso alla conoscenza di Dio e sbarrato a ogni giusto e profeta. Quella voce, però, impone di aprire una strada verso di esso al Verbo di Dio; comanda di appianare il terreno accidentato e scosceso che ad esso conduce, perché venendo possa entrarvi: Preparate la via del Signore (cfr. Ml 3, 1). Preparazione è l'evangelizzazione del mondo, è la grazia confortatrice. Esse comunicano all'umanità al conoscenza della salvezza di Dio. «Sali su un alto monte, tu che rechi liete notizie in Sion; alza la voce con forza, tu che rechi liete notizie in Gerusalemme» (Is 40, 9). Prima si era parlato della voce risuonante nel deserto, ora, con queste espressioni, si fa allusione, in maniera piuttosto pittoresca, agli annunziatori più immediati della venuta di Dio e alla sua venuta stessa. Infatti prima si parla della profezia di Giovanni Battista e poi degli evangelizzatori. Ma qual è la Sion a cui si riferiscono quelle parole? Certo quella che prima si chiamava Gerusalemme. Anch'essa infatti era un monte, come afferma la Scrittura quando dice: «Il monte Sion, dove hai preso dimora» (Sal 73, 2); e l'Apostolo: «Vi siete accostati al monte di Sion» (Eb 12, 22). Ma in un senso superiore la Sion, che rende nota le venuta di Cristo, è il coro degli apostoli, scelto di mezzo al popolo della circoncisione. Si, questa, infatti, è la Sion e la Gerusalemme che accolse la salvezza di Dio e che è posta sopra il monte di Dio, è fondata, cioè, sull'unigenito Verbo del Padre. A lei comanda di salire prima su un monte sublime, e di annunziare, poi, la salvezza di Dio. Di chi è figura, infatti, colui che reca liete notizie se non della schiera degli evangelizzatori? E che cosa significa evangelizzare se non portare a tutti gli uomini, e anzitutto alle città di Giuda, il buon annunzio della venuta di Cristo in terra?


* * *


Antifona d'Ingresso Cf Is 30,19.30
Popolo di Sion, il Signore verrà a salvare i popoli
e farà sentire la sua voce potente
per la gioia del vostro cuore.



Colletta

Dio grande e misericordioso, fa' che il nostro impegno nel mondo non ci ostacoli nel cammino verso il tuo Figlio, ma la sapienza che viene dal cielo ci guidi alla comunione con Cristo, nostro Salvatore. Egli è Dio...



Oppure:
O Dio, Padre di ogni consolazione, che agli uomini pellegrini nel tempo hai promesso terra e cieli nuovi, parla oggi al cuore del tuo popolo, perché in purezza di fede e santità di vita possa camminare verso il giorno in cui manifesterai pienamente la gloria del tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Is 40, 1-5.9-11
Preparate la via al Signore.

Dal libro del profeta Isaia
«Consolate, consolate il mio popolo
– dice il vostro Dio –.
Parlate al cuore di Gerusalemme
e gridatele che la sua tribolazione è compiuta,
la sua colpa è scontata,
perché ha ricevuto dalla mano del Signore
il doppio per tutti i suoi peccati».
Una voce grida:
«Nel deserto preparate la via al Signore,
spianate nella steppa la strada per il nostro Dio.
Ogni valle sia innalzata,
ogni monte e ogni colle siano abbassati;
il terreno accidentato si trasformi in piano
e quello scosceso in vallata.
Allora si rivelerà la gloria del Signore
e tutti gli uomini insieme la vedranno,
perché la bocca del Signore ha parlato».
Sali su un alto monte,
tu che annunci liete notizie a Sion!
Alza la tua voce con forza,
tu che annunci liete notizie a Gerusalemme.
Alza la voce, non temere;
annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio!
Ecco, il Signore Dio viene con potenza,
il suo braccio esercita il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede.
Come un pastore egli fa pascolare il gregge
e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul petto
e conduce dolcemente le pecore madri».


Salmo Responsoriale Dal Salmo 84
Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.


Seconda Lettura 2 Pt 3, 8-14
Aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova.

Dalla seconda lettera di san Pietro apostolo
Una cosa non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno. Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.
Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in un grande boato, gli elementi, consumati dal calore, si dissolveranno e la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta.
Dato che tutte queste cose dovranno finire in questo modo, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno! Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia.
Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia.


Canto al Vangelo Lc 3,4.6
Alleluia, alleluia.
Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

Alleluia..


Vangelo
Mc 1, 1-8
Raddrizzate le vie del Signore.

Dal vangelo secondo Marco

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri»,
vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Parola del Signore.


* * *


COMMENTI


1. Congregazione per il Clero

«Una voce grida: nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio» (Is. 40,1).

Questo è il centro attorno al quale “ruota” l’intera liturgia di questa seconda domenica del tempo d’Avvento. A tutti il Signore chiede un’autentica apertura del cuore, per accogliere la sua venuta. Il cuore, che non di rado percorre “strade sviate” (cfr. Is. 40, 4-5), è ridestato da due fattori fondamentali: l’impatto con la realtà e l’incontro con una Presenza. Entrambi, in definitiva, stanno anche alla radice di quella vigilanza che deve caratterizzare l’uomo e che dall’Avvento viene particolarmente richiamata.

Il modello supremo e l’esempio compiuto di discepolato a Cristo, da imitare sempre, in sintonia con i Padri della Chiesa, è certamente la Madre di Dio; Maria, la più sublime e alta creatura, che ha saputo “appianare” e “abbassare” la sua intera esistenza, davanti al Signore, incamminandosi sulla via che Lui le indicava: quella dell’umiltà. Guardando alla Beata Vergine Maria, ciascuno è chiamato a rivestirsi di umiltà: la vera strada che “rivelerà la gloria del Signore”, dando possibilità a tutti di gridare, nell’esultanza dell’animo e nella fedeltà della vita: “Ecco il Signore Dio viene!”.

La Chiesa, di cui Maria Santissima è compiuta immagine, offre ai propri figli e a ciascun uomo, questo tempo di grazia, affinché “tutti abbiano modo di pentirsi”, di riconoscere i bisogni fondamentali del proprio cuore e, così, “aprirlo” all’unica reale possibilità di piena risposa: Cristo Signore che viene. Certamente “tutti abbiano modo di pentirsi” indica anche il forte richiamo alla conversione, a quel taglio, sanguinante ma necessario e fecondo, con il peccato, ma nell’ottica della risposta ad un dono più grande, del sì ad un incontro, che rivela un nuovo modo di vivere: più vero, più giusto, più umano e che rende più felici.

L’Apostolo Pietro invita, in tal senso, a ricercare una nuova ed autentica condotta di vita, che possa condurre alla santità piena, per essere trovati “senza macchia e irreprensibili davanti a Dio” (Cfr. 2Pt. 3, 8-14).

La venuta di Gesù, come ricorda il Vangelo odierno, richiede, anche storicamente, un tempo di preparazione, annunciato da Giovanni il Battista, attraverso “un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”, in attesa del definitivo avvento del Signore che sempre si rinnova nel battesimo “con lo Spirito Santo”.

Il modo più autentico, più semplice, più immediato e, in fondo, più umano per “preparare la via del Signore” è iniziare a percorrerla; mettersi in cammino per andare, anche solo con qualche timido ed insicuro passo, verso Colui che con tutto il Suo Essere, misericordioso ed amante, gratuitamente viene incontro all’uomo. E avendo sempre, come insuperato modello, il “passo affrettato” della Beata Vergine Maria, verso la cugina Elisabetta.

Afferma Ugo da San Vittore: «O grandezza dell’amore, per mezzo del quale noi amiamo Dio, lo scegliamo, ci dirigiamo verso di lui, lo raggiungiamo, lo possediamo! […] Mi rendo conto che sei la via maestra, la quale accoglie, dirige e conduce alla mèta, sei la via dell’uomo verso Dio e la via di Dio verso l’umanità. O fortunata strada! […] Tu hai condotto Dio verso gli uomini, tu dirigi gli uomini verso Dio!». (Ugo di San Vittore, In lode del divino amore, p. 280).

2. Luciano Manicardi

Il tema che unisce le tre letture è quello dellapreparazione della venuta del Signore. Occorre preparare la via per il nuovo esodo che il Signore guiderà (Isaia); occorre convertirsi, prima della venuta gloriosa del Signore, nel tempo di vita che il Signore concede a ciascuno (2Pt); il vangelo presenta Giovanni che nel deserto prepara la strada al Messia con la sua stessa vita, con la sua predicazione e il suo ministero.

Il vangelo interpella il credente su come accogliere nella propria esistenza il Signore che viene. Anzitutto con l’ascolto della parola di Dio contenuta nella Scrittura. L’inizio del vangelo è nell’Antico Testamento (cf. Mc 1,1-3; cf. Es 23,20; Ml 3,1; Is 40,3) e Giovanni è anzitutto colui che compie nella sua carne e nella sua vita la parola profetica. La Scrittura ci conduce a Cristo. Ma la parola di Dio conduce anche a riconoscere i propri peccati (cf. Mc 1,5). Di fronte al Signore che viene noi riconosciamo che le nostre vie non sono le sue (cf. Is 55,9) e siamo spinti a conversione, a cambiare strada, a mutare direzione di vita per ritornare al Signore.
Si tratta inoltre di ritrovare l’essenziale. Giovanni è figura di essenzialità e semplificazione: di lui si dice la sobrietà del cibo e la povertà del vestire. L’essenzialità del suo messaggio spirituale è connessa all’essenzialità del suo vivere, del suo essere corpo, voce, attesa. Egli può chiedere di convertirsi e di preparare la strada al Signore perché vive in prima persona tali realtà. Giovanni non si limita a preparare una strada al Signore, ma la diviene nel suo corpo, nella sua persona. La traiettoria della sua vita diviene la parabola che Gesù stesso seguirà. Giovanni è il “precursore” non solo nel senso che viene prima di Gesù, ma anche nel senso che il percorso esistenziale che egli vive sarà anche quello, con tutte le grandi differenze legate alle due persone, che Gesù conoscerà. Infine Giovanni è presentato nell’umiltà, ulteriore realtà che consente l’incontro con il Signore. Il ministero del Battista è riferito a colui a cui egli apre la strada, è tutto teso a lui: egli è il messaggero di fronte al Veniente, la voce di fronte alla Parola, il servo di fronte al Signore, colui che battezza con acqua di fronte a colui che battezzerà con lo Spirito santo.

Quest’ultimo aspetto suggerisce un’ulteriore spunto: Giovanni, figura essenziale per Gesù secondo la comune testimonianza dei quattro vangeli, rinvia anche alla necessaria mediazione di un uomo per poter preparare la strada al Signore. Giovanni, che precede Gesù e nella cui scia Gesù si porrà, è figura di accompagnamento spirituale. Così questa pagina, che presenta gli inizi del vangelo, diviene anche memoria degli inizi della fede del cristiano: memoria del battesimo, dell’azione dello Spirito, dell’ascolto della Parola, della mediazione di paternità spirituale di un uomo.

Il vangelo secondo Marco inizia nel deserto. È nel deserto che Giovanni grida e annuncia. Nel luogo marginale e decentrato, di solitudine e di silenzio, di ascesi e di ritiro. Tanto che verrebbe da chiedersi: a chi grida Giovanni? E perché? A che scopo? Non è folle tutto ciò? Eppure la sua voce trova nel deserto lo spazio per farsi sentire e proprio nel deserto manifesta la sua forza profetica: lontano dai centri del potere (politico e religioso) la parola ritrova la sua limpidezza e la sua genuinità, la sua forza e la sua autorevolezza, la sua capacità di aprire strade e orizzonti, di dare senso e speranza, ovvero, di essere profetica. Nel deserto la parola può purificarsi, liberarsi dalle mistificazioni e smascherare con chiarezza gli idoli, può decongestionarsi dai luoghi comuni e dalle frasi fatte, dai conformismi e dagli accomodamenti. Essa appare piena di senso e attrae la gente, non induce ad averne paura anche se è esigente; spinge le persone a un esodo, a un cammino nel deserto per incontrare il Signore, a un cammino verso Giovanni, o meglio, verso Colui che sta per venire e di cui Giovanni e la sua parola sono segno. E quel cammino fa già parte della preparazione della strada del Signore.


3. Enzo Bianchi

Anche in questa domenica la Parola proclamata nella liturgia ci invita a prepararci alla Venuta del Signore. Ma se nella I domenica di Avvento si chiedeva la vigilanza, oggi è richiesta ai cristiani la conversione, il ritorno a Dio, un cambiamento di mentalità e di vita capace di mostrare la differenza del cristiano rispetto a quanti non hanno il dono della fede. Occorre preparare una strada per il nuovo esodo che il Signore stesso aprirà (cf. Is 40,1-5); occorre convertirsi nei giorni di vita che il Signore concede a ciascuno di noi, così da sperare in cieli nuovi e terra nuova; occorre mettersi in ascolto della predicazione di Giovanni il Battezzatore che, da autentico profeta, proclama una parola da parte di Dio e ferisce il cuore di chi lo ascolta, aprendolo al grande dono della conversione che libera (cf. Mc 1,4).

Nel tempo dell’Avvento due figure, con la loro vita e la loro vicenda, appaiono ai nostri occhi come i testimoni che tutto predispongono per la venuta del Signore: Giovanni, chiamato «il precursore», colui che cammina davanti al Messia, e Maria, la madre del Messia, colei che l’ha portato nel suo grembo. Giovanni si manifesta come inviato da Dio secondo la profezia di Isaia (cf. Is 40,3): nel deserto non organizza adunate di folle attorno a sé, anzi scoraggia e ammonisce chi lo cerca solo per sfuggire ancora una volta alle esigenze poste dall’incontro con il Signore: “chi vi ha suggerito di sottrarvi all’ira imminente? Fate dunque frutti degni di conversione!” (Mt 3,7-8). Fattosi “voce”, egli grida e chiede con risolutezza l’impegno personale di fronte al Signore, annuncia il Veniente, il Signore che immergerà i credenti non in acqua soltanto – come egli fa –, ma nello Spirito santo (cf. Mt 1,8). Per il vangelo secondo Marco, Giovanni che appare nel deserto segna sì l’inizio della buona notizia riguardante Gesù Cristo, ma è anche la figura riassuntiva di tutto l’Antico Testamento. Giovanni appare e inizia la sua predicazione per compiere tutta la profezia: egli è vestito, vive e predica come un profeta, è il nuovo Elia (cf. Mc 1,6)! Quella profezia che da cinque secoli taceva in Israele, riemerge nuovamente in Giovanni, ritrova in lui la sua voce. Ed ecco la grande consolazione per il popolo del Signore: la salvezza, l’esodo, l’uscita dall’oppressione è annunciata e sta per essere compiuta dal Signore Veniente.

Anche dopo la venuta del Signore nella carne in Gesù di Nazaret, i cristiani devono restare in attesa di quella Venuta che avverrà nella gloria, non nel segreto della fede, e che sarà manifesta all’intera creazione. Perciò, qui e oggi, ogni cristiano è chiamato a preparare una strada nelle sabbie del proprio cuore per raddrizzare il cammino e ritornare sulla via che conduce al Signore: si tratta di colmare i vuoti del proprio comportamento, di abbassare le colline dell’orgoglio e dell’arrogante autosufficienza (cf. Lc 3,5; Is 40,4). È un agire concreto, che deve trovare visibilità nella vita del cristiano: solo così la strada percorsa dal Signore e da noi in vista dell’incontro sarà senza ostacoli!

La voce di Giovanni, ieri come oggi, è la voce dei profeti, uomini e donne che Dio non lascia mai mancare alla sua chiesa. Sovente ci lamentiamo per l’assenza di profeti attorno a noi, ma dovremmo chiederci se non dipende dalla nostra incapacità ad ascoltare la loro voce che chiede conversione. È molto più facile prestare orecchio alle voci seducenti di chi dice: «Tutto bene nella chiesa! Tutto bene nella società!», che non ascoltare chi ci disturba, ci convince di peccato e ci chiama a conversione. Sì, Giovanni indirizza il suo messaggio anche a noi, oggi, perché Cristo è ancora il Veniente; Giovanni è l’Elia che precede il ritorno del Signore alla fine dei tempi: e noi siamo alla fine dei tempi.


4. p. Raniero Cantalamessa ofmcapp



La seconda domenica di Avvento è tutta dominata dalla figura di Giovanni Battista. Nel Vangelo spicca questa definizione che egli da di se stesso: “Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore”. Deserto, è una parola inquietante ai nostri giorni. Quasi il 33% della superficie terrestre è occupata dal deserto. E la proporzione è in pauroso aumento, a causa del fenomeno della desertificazione. Ogni anno centinaia di migliaia di ettari di terreno coltivabile si trasformano in deserto. Circa 135 milioni di persone sono state allontanate dalla loro sede naturale, negli ultimi anni, dal deserto che avanza.

Ma esiste un altro deserto: non fuori ma dentro di noi; non ai margini delle nostre città, ma dentro di esse. È l’inaridimento dei rapporti umani, la solitudine, l’indifferenza, l’anonimato. Il deserto è il luogo dove, se gridi, nessuno ti ascolta, se giaci a terra sfinito, nessuno ti si fa accanto, se una bestia feroce ti assale, nessuno ti difende, se provi una grande gioia o una grande pena, non hai nessuno con cui condividerla. E non è questo ciò che succede a molti nelle nostre città? Il nostro agitarci e gridare non è anch’esso spesso un gridare nel deserto?

Ma deserto ancora più pericoloso è quello che ognuno di noi si porta dentro. Proprio il cuore può diventare un deserto: arido, spento, senza affetti, senza speranza, ripieno di sabbia. “Ossi di seppia”, direbbe il poeta. Perché molti non riescono a staccarsi dal lavoro, a spegnere il telefonino, la radio, il compact disc...? Hanno paura di ritrovarsi nel deserto. La natura, si dice, ha orrore del vuoto (horror vacui), ma anche l’uomo rifugge dal vuoto.

Se ci esaminassimo onestamente, vedremmo quante cose ognuno di noi fa per non ritrovarsi solo, a faccia a faccia con se stesso e con la realtà. Più aumentano i mezzi di comunicazione, più diminuisce la vera comunicazione. Si accusa la televisione di aver spento il dialogo nella famiglia e a volte questo è certamente vero. Ma dobbiamo ammettere che la televisione viene spesso a riempire un vuoto che è già lì.

Il Vangelo, abbiamo sentito, parla di una voce che un giorno risuonò nel deserto. Proclamava una grande notizia: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio del sandalo”.

Giovanni Battista annuncia la venuta in terra del Messia con parole semplici, si direbbe da contadino (i legacci dei sandali, l’aia, il ventilabro, il grano, la pula), ma quanto efficaci! Egli ha ricevuto l’immenso compito di scuotere il mondo dal torpore, di svegliarlo dal grande sonno. Quando un’attesa si prolunga, nasce la stanchezza, si va avanti per forza di inerzia. L’idea che qualcosa possa cambiare e l’atteso venire davvero, appare via via sempre più impossibile (chi lo ha visto, ripensi al bellissimo “Aspettando Godot” di Samuel Beckett).

Di questa attesa si era parlato, per secoli, in termini vaghi e remoti: “In quei giorni...; negli ultimi giorni...”. Ed ecco che ora si fa avanti un uomo e con sicurezza proclama: “Quel giorno è questo giorno. L’ora decisiva è giunta”. Egli punta l’indice risoluto verso una persona ed esclama: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che battezzerà il mondo in Spirito Santo!” (cf. Gv 1,29.33). Che brivido dovette correre per il corpo degli ascoltatori!

Il modo con cui Gesù farà fiorire il deserto è proprio quello di “battezzarlo con lo Spirito Santo”. Lo Spirito Santo è l’amore personificato e l’amore è l’unica “pioggia” che può arrestare la progressiva “desertificazione” spirituale del nostro pianeta. Dobbiamo registrare anche un fatto incoraggiante. Se la nostra società somiglia tanto spesso a un deserto, è vero però che in questo deserto lo Spirito sta facendo fiorire tante iniziative come altrettante oasi.

Si sono sviluppate, in questi anni, decine e decine di associazioni che hanno lo scopo di rompere l’isolamento, di raccogliere le tante voci che “gridano nel deserto” delle nostre città. Hanno nomi diversi: “telefono della speranza”, “voce amica”, “mano tesa”, “telefono amico”, “telefono verde”, “telefono azzurro”. Milioni e milioni di telefonate all’anno. Sono voci di persone sole, disperate, in preda a problemi più grandi di loro.

Non cercano denaro (esso non passa attraverso il filo del telefono), ma qualcos’altro: una voce amica, una ragione di speranza, qualcuno con cui comunicare. Dall’altro capo del filo, sono migliaia di volontari che ascoltano, cercano di dare un po’ di calore umano e, se sono credenti, di aiutare le persone a pregare, a rimettersi in contatto con Dio, che è spesso la cosa che aiuta di più.

Anche se non apparteniamo ad alcuna di queste associazioni, tutti noi possiamo fare, nel nostro piccolo, qualcosa di quello che fanno loro. Il telefono, tanto per cominciare, ce lo abbiamo ormai tutti. Non aspettiamo sempre di sentirlo squillare, per accorgerci che c’è qualcuno che ha bisogno di noi, forse non lontano da noi. Specie all’avvicinarsi del Natale.

* * *

Dalle "Omelie su Luca" di Origene, sacerdote

(22, 1-4)

Raddrizzate i sentieri del Signore

Esaminiamo quanto è annunciato a proposito dell'avvento di Cristo. Dapprima sta scritto di Giovanni: "Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri" (Lc 3,4). Quanto segue si riferisce espressamente al Signore e Salvatore. Non è infatti Giovanni che "ha riempito ogni burrone", ma il nostro Signore e Salvatore. Osservi ciascuno ciò che era prima di avere la fede: si accorgerà che era un burrone profondo, un burrone in pendio che sprofondava negli abissi. Ma quando è venuto il Signore Gesù e ha inviato quale suo vicario lo Spirito Santo, "ogni burrone è stato colmato". E' stato riempito con le buone opere e i frutti dello Spirito Santo. La carità non lascia che in te resti un burrone, perché, se possiedi la pace, la pazienza e la bontà, non soltanto cesserai di essere un burrone, ma comincerai a divenire "montagna" di Dio.

Se invece dirai che le montagne e le colline abbattute sono le potenze nemiche, che si ergevano contro gli uomini, non sbaglierai. Infatti, perché siano colmati i burroni di cui parliamo, dovranno essere abbattuti monti e colline, le potenze nemiche.

Ma vediamo se si compiuta la profezia seguente che concerne l'avvento di Cristo. Dice infatti: "E i passi tortuosi siano diritti". Ognuno di noi era tortuoso - se lo era soltanto allora senza essere rimasto tale - e, per la venuta di Cristo nella nostra anima, tutto ciò che era tortuoso è diventato diritto. A che ti serve infatti che Cristo sia venuto un tempo nella carne, se non è venuto anche nella tua anima? Preghiamo dunque perché ogni giorno il suo avvento si compia in noi, onde possiamo dire: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Gal 2,20).

E' venuto il mio Signore Gesù e ha spianato le tue asperità, ha mutato in strade dritte tutto il tuo disordine, per formare in te una strada senza inciampi, dove Dio padre potesse venire a te per un cammino dolce e purissimo, e Cristo signore potesse fissare in te la sua dimora dicendo: "Il Padre mio e io verremo e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14,23).


PER APPROFONDIMENTI

vedi il testo bellissimo di Jean Danielou:

"Giovanni Battista, Testimone dell'Agnello",

cliccando:


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