Presentazione
del primo numero della nuova versione cartacea e digitale de La Civiltà
Cattolica. Interventi di mons. Antoine Camilleri, Sotto-Segretario per i
Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato e Padre Antonio
Spadaro, S.I., Direttore de La Civiltà Cattolica
INTERVENTO DI MONS. ANTOINE CAMILLERI. Oggi siamo qui per presentare il
rinnovamento grafico della Civiltà Cattolica, che approda anche
nell’ambiente digitale grazie alle applicazioni per tablet e la presenza
nei social networks, ma anche per dare l’avvio ufficiale a una serie di
innovazioni importanti che rafforzano e rendono ancora più attuale
questa storica rivista, la più antica d’Italia che mai ha interrotto le
pubblicazioni. Tra queste, la possibilità per chiunque, comodamente da
casa, di consultare liberamente l’archivio di 158 anni. L’editoriale
del primo numero rinnovato ha per titolo una frase che Benedetto XVI
rivolse agli Scrittori del Collegio durante l’udienza del 17 febbraio
2006: «La Civiltà Cattolica, per essere fedele alla sua natura e al suo
compito, non mancherà di rinnovarsi continuamente». E noi siamo qui per
celebrare un rinnovamento. Non è solamente esteriore, come potrebbe
apparire superficialmente, ma è un aggiornamento che colloca La Civiltà
Cattolica in maniera adeguata nel panorama contemporaneo del giornalismo
culturale di alto profilo. In questo senso i gesuiti del 2013 sono
eredi dei primi gesuiti della rivista che furono innovatori, immaginando
l’uso della stampa che era il mezzo stesso di cui si servivano i
rivoluzionari, i liberali e gli anarchici, e la diffusione ampia sul
territorio italiano che allora non era ancora unito. Paolo VI definì la
fondazione della rivista un «gesto d’audacia» in un contesto «privo di
cultura proporzionata ai bisogni e alle aspirazioni delle nuove
generazioni» (Discorso ai Responsabili della Rivista «La Civiltà
Cattolica», 14 giugno 1975). E definì la rivista stessa «giovanile e
pugnace». Oggi occorre quella stessa audacia, e sono qui, non solo per
testimoniare il consolidato legame tra la Segreteria di Stato e La
Civiltà Cattolica, ma anche per augurarvi la stessa audacia dei vostri
predecessori. La rivista è nata il 6 aprile 1850 ed è stata voluta da
Pio IX, il quale con il Breve Gravissimum supremi del 12 febbraio 1866
ha dato ad essa uno statuto e l’ha posta alle dirette dipendenze del
Superiore generale della Compagnia di Gesù. Da allora La Civiltà
Cattolica ha sempre avuto un vincolo particolare col Papa e con la Santa
Sede: «un vincolo di amore e di fedeltà» che i vari Pontefici fino a
Benedetto XVI hanno riconosciuto come «carattere essenziale di questa
rivista». Giovanni Paolo II, parlando di questo vincolo nel suo Discorso
agli Scrittori della Civiltà Cattolica ha affermato: «È mio vivo
desiderio che questo vincolo non solo si mantenga, ma si rafforzi. Ciò
impone a voi tutti uno sforzo costante di fedeltà alla Santa Sede e alle
sue direttive, anche se questo può costare talvolta sacrifici e
rinunzie a giudizio e punti di vista personali. Siate sicuri che questi
sacrifici e queste rinunzie, compiuti nello spirito del voto di speciale
obbedienza al Papa che è proprio della Compagnia di Gesù, non
mancheranno di produrre frutti spirituali per il bene della Chiesa e per
la vostra vita religiosa» (Discorso agli Scrittori de «La Civiltà
Cattolica», 19 gennaio 1990). Nella stessa occasione il Pontefice
esortava: «siate certi che esso è benedetto da Dio e ricco di frutti
abbondanti: adempie infatti a un servizio che la Santa Sede apprezza
molto e sul quale è sicura di poter contare in ogni circostanza»
(ibid.). La Civiltà Cattolica non è una rivista specializzata, ma è una
rivista di cultura. Il suo taglio è specificamente «cattolico», nel
senso che intende aiutare il lettore a pensare «cristianamente» la
realtà odierna. Inizialmente l’atteggiamento e lo stile della rivista
furono combattivi e spesso anche aspramente polemici, in sintonia con il
clima generale di tensione, quando non addirittura di lotta frontale,
allora imperante. Oggi la situazione è molto cambiata. Col Concilio
Vaticano II, la Chiesa desidera stabilire con tutti gli uomini «un
dialogo che sia ispirato dal solo amore della verità», e un confronto e
un dibattito con coloro che non condividono la fede cristiana, ma «hanno
il culto di alti valori umani», e perfino «con coloro che si oppongono
alla Chiesa e la perseguitano in varie maniere» (Gaudium et spes, n.
92). In questa situazione una rivista come La Civiltà Cattolica deve
necessariamente aprirsi ai grandi problemi del mondo di oggi: sociali,
politici, economici, morali, scientifici, artistici e religiosi. Ecco,
allora, dove si colloca la missione di una rivista di cultura come La
Civiltà Cattolica: partecipare attivamente al dibattito culturale
contemporaneo. Paolo VI vi aveva chiesto di prendere «viva parte al
travaglio del secolo, interpretandone le correnti, indicandone i
traviamenti, sceverandone gli elementi positivi, costituendo una sicura
pietra di paragone». La fedeltà alla Chiesa richiede oggi l’intelligenza
e la volontà della ricerca, lo sforzo di indagare, di accostare il
pensiero degli altri, la fatica della conquista personale. Il «disegno
costituzionale» della Rivista rimane quello delineato in termini moderni
da Paolo VI: 1. l’osservazione informativa, ampia, eclettica, obiettiva
e tempestiva; 2. il giudizio sereno, sincero e forte, circa gli
avvenimenti alla luce del Vangelo; 3. lo sguardo profetico e dinamico
verso l’avvenire per scoprire, indovinare se occorre, le vie aperte
all’avvenire della società e della Chiesa. Leone XIII nel Breve Sapienti
consilio dell’8 luglio 1890 ha insistito esplicitamente sull’importanza
di attenersi a quella collegialità che fin dall’inizio caratterizzò la
redazione della Rivista. «Gli Scrittori – si legge nel Breve –
continuino ad applicarsi con impegno collegialmente (collatis inter se
consiliis) in quella varietà di materie, alle quali fin dal principio si
dedicarono». In fondo, è proprio quello che il nostro tempo ha bisogno
di scorgere in ogni manifestazione della vita della Chiesa: l’esempio
vissuto di un’autentica comunione, nel rispetto e nell’armonia delle
voci, del pensiero e delle esperienze, il cui legittimo pluralismo sia
motivo di arricchimento. Come in un coro affiatato, ciascuno deve avere
la sua voce e porla in armonia con quella degli altri; ciascuno deve
contribuire, con il suo pensiero e con la sua esperienza,
all’orientamento appunto collegiale della Rivista a vantaggio della sua
capacità d’incidere nel dibattito culturale. Vi auguro dunque di vivere
la vocazione del giornalista così come l’ha presentata di recente Papa
Francesco dicendo agli operatori dei media: «voi avete la capacità di
raccogliere ed esprimere le attese e le esigenze del nostro tempo, di
offrire gli elementi per una lettura della realtà. Il vostro lavoro
necessita di studio, di sensibilità, di esperienza, come tante altre
professioni, ma comporta una particolare attenzione nei confronti della
verità, della bontà e della bellezza». Nel mutare degli uomini, degli
eventi e delle situazioni storiche, La Civiltà Cattolica si è mantenuta
fedele, meritando una fitta trama di gesti concreti e amabili da parte
dei Pontefici, oltre che la stima e l’affetto dei lettori cattolici e il
rispetto e l’attenzione di quelli non cattolici. Auguro anch’io alla
rivista, a nome della Segreteria di Stato, che questa stima e questo
rispetto – anche grazie al rinnovamento che avete attuato – si
mantengano e anzi si accrescano nel tempo. E, usando le parole di
Giovanni XXIII al direttore dell’epoca, il p. Tucci, oggi cardinale,
rinnovo l’augurio, che la «rivista sia sempre più giovane a misura del
suo invecchiare »! (9 febbraio 1963).
INTERVENTO DI PADRE ANTONIO SPADARO, S.I. La Civiltà Cattolica, è la
rivista più antica d’Italia tra quelle che non hanno mai interrotto le
pubblicazioni. Esce da 163 anni ogni quindici giorni con fascicoli di
oltre 100 pagine. È una rivista di cultura che ospita articoli scritti
solamente da gesuiti. I suoi redattori sono specialisti ma usano un
linguaggio per non «addetti ai lavori». Inoltre è una rivista che
potremmo dire «certificata» da una sintonia speciale con la Santa Sede e
che addirittura arriva con la valigia diplomatica a tutti i Nunzi del
mondo. Nata nel 1850, La Civiltà Cattolica intende condividere
un’esperienza intellettuale illuminata dalla fede e profondamente
innestata nella vita culturale, sociale, economica, politica, artistica e
scientifica dei nostri giorni. Non vuole condividere le proprie
riflessioni solamente all’interno del mondo cattolico, ma con chiunque
intenda avere fonti di formazione affidabili, capaci di far pensare e di
far maturare il giudizio personale. Pochi giorni fa un nostro lettore
che aveva deciso di non rinnovare l’abbonamento dopo alcuni mesi ci ha
ripensato per «la sensazione di aver acquisito, attraverso La Civiltà
Cattolica, una forma mentale più introspettiva e, probabilmente, più
umile che – continuava – spero di trasmettere a mio figlio». Il nostro
vero tesoro come rivista della Compagnia di Gesù è questa forma mentis
che ha la sua radice nella spiritualità di Ignazio di Loyola: una
spiritualità umanistica, curiosa e attenta alla ricerca della presenza
di Dio nel mondo, che nei secoli ha forgiato santi, intellettuali,
scienziati e formatori… e anche un Papa. Principio ispiratore di questa
spiritualità è un criterio molto semplice: «cercare e trovare Dio in
tutte le cose», come scrive sant’Ignazio. Appena nominato direttore
lessi con cura il primo editoriale della rivista e rimasi molto colpito
dal modo in cui sin dall’inizio la nostra rivista ha interpretato la
propria «cattolicità»: «Una Civiltà cattolica non sarebbe cattolica,
cioè universale, se non potesse comporsi con qualunque forma di cosa
pubblica». La Civiltà Cattolica per tradizione e natura esprime una
forma «alta» di giornalismo culturale collocandosi in un difficile
territorio di confine. Vogliamo continuare a rispondere all’appello dei
Pontefici rivolto alla Compagnia di Gesù nel suo complesso, e in
particolare a quello di Paolo VI, ripreso poi da Benedetto XVI: «Ovunque
nella Chiesa, anche nei campi più difficili e di punta, nei crocevia
delle ideologie, nelle trincee sociali, vi è stato e vi è il confronto
tra le esigenze brucianti dell’uomo e il perenne messaggio del Vangelo,
là vi sono stati e vi sono i Gesuiti». Non intendiamo semplicemente
«seguire» e commentare eventi culturali o riflessioni già formulate. Per
quanto ci è possibile vogliamo intuire ciò che sarà, anticipare le
tendenze e i fenomeni, prevederne l’impatto, tenere desta l’attenzione
dei nostri lettori, dunque. Paolo VI ci aveva chiesto di avere uno
«sguardo profetico e dinamico verso l’avvenire […] per scoprire,
indovinare se occorre, i segni dei tempi, cioè i doveri, i bisogni, le
vie aperte all’avvenire della società e specialmente della Chiesa
pellegrinante verso il domani». Dal 1850 al 1933 la rivista non firmava
gli articoli per significare che essi sono espressione non di un singolo
ma di una comunità, il cosiddetto «collegio degli scrittori», composto
attualmente da 7 gesuiti. Oggi più che mai però la cultura è
diversificata. Aumenterà dunque, rispetto al passato, la presenza di
firme internazionali di padri gesuiti e la varietà degli argomenti
trattati, anche se la rivista sarà sempre «cucinata» in casa all’interno
di una redazione stabile. *** In cosa consistono le principali
innovazioni? La Civiltà Cattolica non cambiava veste grafica dal 1970.
Adesso è la prima volta, in 163 anni di vita della rivista, che questa
veste viene sottoposta a un vera e propria progettazione coordinata, che
va dal restyling della testata, alla creazione di un marchio,
dall’impaginazione della copertina, alle gabbie interne, fino alla
declinazione per tablet. Il vero filo conduttore grafico della rivista
dalla fondazione a oggi è il font Bodoni, che è stato preservato e
valorizzato, passando dal Bodoni Poster al Bodoni Normal, leggermente
ridisegnato, per avere un’identità sobria, ravvivata dalla presenza del
colore bordeaux. Anche tutti i titoli interni sono rimasti in Bodoni. È
cambiato, invece, il carattere interno, mutando dal Simoncini Garamond
al Cardo, font più «tondo» e chiaro, che facilita una lettura più
riposante. Le gabbie interne sono state riprogettate secondo tre
varianti, a secondo della sezione della rivista, a uno o due colonne. A
livello di struttura scompaiono le «cronache» in un mondo in cui la
cronaca è affidata ai quotidiani, e oggi anche ai blog e ai tweets in
tempo reale. Insisteremo invece sui «ponti», cioè sulle riflessioni, le
valutazioni critiche, i ragionamenti, anche sulla contemporaneità più
attuale, grazie alla rubrica «Focus» con articoli legati all’attualità
di carattere politico, economico, internazionale, di società, di
diritto. La riflessione sulla Chiesa avrà un posto fisso al cuore, cioè
al centro, della rivista. Appariranno nuove rubriche mobili quali il
«Profilo» e l’«Intervista». I nostri predecessori chiesero al tipografo
di acquistare in Inghilterra una «macchina celere» in sostituzione di
quella per la stampa a mano. E questo per fedeltà alla richiesta di Pio
IX riguardo ai loro scritti di «spargerli e diffonderli ampiamente in
tutti i Paesi», come si legge nella Gravissimum supremi. Nel 1854 la
tiratura salì a 13.000 copie. Oggi per noi questo ha significato
l’approdo sui supporti digitali per rendere la rivista maggiormente
fruibile da parte di un numero maggiore di persone. La rivista così oggi
diventa disponibile su tutti i tablet con applicazioni su iPad, iPhone,
Android, Kindle Fire e Windows 8. È possibile sin da questo momento
scaricare gli ultimi due numeri della rivista: l’ultimo della vecchia
versione e il primo della nuova. La Civiltà Cattolica, nata nel 1850, ha
solcato decenni nei quali sono cambiati non solamente le modalità della
comunicazione, ma i suoi stessi significati. Il nostro tempo è segnato
profondamente dalle reti sociali e dai nuovi media digitali. Oggi
comunicare significa sempre meno «trasmettere» notizie e sempre più
essere testimoni e «condividere» con altri visioni e idee. Per questo il
contenuto della rivista nella forma essenziale dell’abstract è reso
«aperto» alle reti sociali per la fruizione, la condivisione, il
commento, il dibattito, nelle forme che saranno possibili nell’ambito
proprio: non il nostro sito ma i networks sociali come Facebook e
Twitter. Inoltre, grazie alla collaborazione di Google, è stato avviato
un progetto per cui saranno resi fruibili su web tutti i fascicoli
pubblicati dal 1850 al 2008. Google aveva infatti digitalizzato i volumi
nel contesto del suo progetto Google Libri, attraverso accordi con
diverse biblioteche in Europa e negli Stati Uniti. I volumi ancora
tutelati da copyright verranno ora resi disponibili su nostra
autorizzazione. Noi gesuiti che oggi componiamo la redazione della
Civiltà Cattolica siamo convinti che – come ci disse Benedetto XVI nel
2006 – «La Civiltà Cattolica, per essere fedele alla sua natura e al suo
compito, non mancherà di rinnovarsi continuamente». E il rinnovamento
che oggi presentiamo è una tappa di questo cammino.
Di seguito il sommario dei testi online.
Editoriale. «"LA CIVILTÀ CATTOLICA" NON MANCHERÀ DI RINNOVARSI CONTINUAMENTE?»
Articolo. IL CINQUANTESIMO ANNIVERARIO DELLA «PACEM IN TERRIS»
Articolo. LA CULTURA TERAPEUTICA NELLE SOCIETÀ OCCIDENTALI
Articolo. ISTANZE RELIGIOSE NELL'OPERA DI BOCCACCIO
Focus. IL DIBATTITO SULL'IMPIEGO DEI DRONI ARMATI
Focus. LA CRISI DELLA DEMOCRAZIA?
Vita della Chiesa. I PRIMI ATTI DI PAPA FRANCESCO. Una lettura teologica
Rubrica dello Spettacolo. «THE MASTER» UN FILM DI PAUL THOMAS ANDERSON
Rassegna bibliografica. RECENSIONI -