lunedì 19 ottobre 2015

Il vero fine delle unioni civili



di Giancarlo Cerrelli
È sempre più evidente constatare che la posizione dei sostenitori del disegno di legge sulle unioni civili omosessuali sia sfacciatamente una posizione ideologica.
La fretta del governo a incardinare le unioni civili per appena 7000 coppie gay
La fretta, infatti, di voler incardinare urgentemente tale provvedimento al Senato, senza che sia terminato il relativo esame in commissione giustizia, violando, di fatto, il dettato costituzionale, è oltremodo paradossale; appare, tuttavia, in modo chiaro, che una tale accelerazione sia priva, di fatto, di un concreto e giustificato fondamento.
Se, invero, si analizzano i dati circa la platea dei beneficiari di un’eventuale legge sulle unioni gay, emerge una curiosa sorpresa, che evidenzia da una parte l’assenza di quell’urgenza paventata dai promotori del provvedimento, dall’altra il chiaro intento ideologico e simbolico di chi sostiene tale disegno di legge .
Esaminando, infatti, il resoconto dell’ultimo Censimento, quello del 2011, emerge la presenza in Italia di 14 milioni di coppie, di cui 1,2 milioni non coniugate. Nell’ambito di queste ultime, quelle che si sono dichiarate dello stesso sesso sono, in tutto il Paese, appena 7.513. In particolare, sono 6.984 le coppie di persone dello stesso sesso senza figli e 529 quelle con figli di uno dei due partner.
Tali dati evidenziano quali siano le vere priorità del governo Renzi e come il governo e i promotori di tale disegno di legge stiano raggirando il popolo italiano facendo apparire come urgente un disegno di legge che non lo è; e ciò, soltanto, per il perseguimento di un puro fine ideologico e simbolico di pochi.
Si preferisce, infatti, istituzionalizzare i meri desideri di 7000 coppie dello stesso sesso – la cui unione non ha alcun interesse pubblico e alcuna funzione sociale, ma che semmai apre all’abominio dell’utero in affitto e dell’adozione di minori – a discapito, invece, di quei 13 milioni di famiglie – che sono il vero motore della storia e della società – e per cui, invece, non si intravede alcun vero aiuto da parte del governo.
Vi è, invero, un costante pressing da parte di forze culturali e politiche, che non fanno altro che evidenziare, ad nauseam, il presunto ritardo dell’Italia, rispetto ad altri Paesi europei, circa un riconoscimento dei diritti civili alle coppie dello stesso sesso, celando, però, ad arte, il loro vero intento.
Non è, difatti, mai sufficientemente evidenziato lo scopo reale dei promotori delle unioni civili, che non è quello di voler riconoscere dei diritti ai conviventi, anche omosessuali – che sono, peraltro, in gran parte già previsti dal nostro ordinamento giuridico – ma quello di “ridefinire” la famiglia.
Appaiono, a tal proposito, significative le affermazioni di un giornalista americano, importante attivista gay, che qualche anno fa, lumeggiava la vera ragione del pressing a favore delle nozze gay in America. Questi, infatti, incoraggiava le persone coinvolte in relazioni omosessuali a «reclamare il diritto a sposarsi non come un modo di aderire ai codici morali della società, ma piuttosto per sfatare un mito e alterare radicalmente un’istituzione arcaica». Essi – scriveva – dovrebbero «lottare per il matrimonio omosessuale e i suoi benefici e poi, una volta garantito, ridefinire l’istituzione del matrimonio completamente, perché l’azione più sovversiva che lesbiche e gay possono intraprendere […] è trasformare interamente la nozione di famiglia».
Nel nostro Paese, in tale prospettiva, è in corso da qualche tempo un’aggressione scientifica e sistematica all’aspetto istituzionale della famiglia e agli status familiari, che hanno un rilievo pubblico; questi stanno cedendo terreno a una soggettivizzazione della famiglia e del matrimonio che sono considerati sempre di più come un affare privato.
Come avviene il trasbordo ideologico inavvertito della società: “la finestra di Overton”
È, tuttavia, da considerare che tutto ciò non è per nulla casuale. È in corso da tempo un trasbordo ideologico inavvertito della società. Anche il Card. Angelo Bagnasco recentemente lo ha evidenziato citando quel metodo di persuasione delle masse che è la cosiddetta. “finestra di Overton”: «Una finestra mentale che si allarga sempre di più attraverso sei fasi precise – si riesce a far accettare l’introduzione e la successiva legalizzazione di qualsiasi idea o fatto sociale, fosse anche la pratica che, al momento, l’opinione pubblica ritiene maggiormente inaccettabile».
Tale metodo prevede l’evoluzione sociale di ogni idea, anche la più disgustosa, attraverso sei diversi stadi (1. Inaccettabile: impensabile, vietata; 2. Radicale: ancora vietata ma con delle eccezioni; 3. Accettabile: cioè non in dissonanza cognitiva totale con il pensiero del soggetto; 4. Sensata: razionale dotata di spiegazioni; 5. Popolare: diffusa, cioè accettata da larga parte della società e rinforzata dai media; 6. Legalizzata: cioè l’idea è divenuta parte concreta della politica statale) che portano il corpo sociale – ormai soggiogato dalla dittatura del pensiero unico – dal disgusto per un’idea, o per un comportamento, alla loro piena accettazione e financo alla loro legalizzazione che un tempo appariva impensabile.
Secondo tale metodo ogni tabù sociale può essere infranto e accolto come comportamento accettabile dalla società grazie alla tecnica di un graduale cambiamento.
È nota, a tal proposito, la vecchia tecnica della rana bollita: se alzi la temperatura di colpo salta fuori dalla pentola, se aumenti di un grado alla volta resta immobile sino a farsi lessare.
È un ingenuo, dunque, chi pensasse che il cambiamento di mentalità sia provocato dallo scorrere del tempo, così, aderendo a quella visione illuministica della storia intesa in modo lineare, che presenta la verità figlia del tempo.
È, invece, necessario considerare – al netto di improprie e infondate tesi complottiste – che sono al lavoro lobby culturali, politiche e finanziarie che mirano a costruire un nuovo assetto della società, non rispettoso, tuttavia, della legge naturale e dell’ordine che Dio ha previsto per l’uomo e per il suo vivere sociale.
È necessario contrastare le unioni civili per scongiurare la ridefinizione della famiglia
In questa congiuntura storica, pertanto, diventa doveroso saper distinguere, evitando sterili sensi di colpa, la necessaria e opportuna vicinanza a quelle periferie esistenziali che incontriamo giornalmente sul nostro cammino, dal necessario contrasto a quei disegni di legge, come quello sulle unioni civili che, con la parvenza di tutelare posizioni deboli, sono propiziati da quelle «colonizzazioni ideologiche che cercano di distruggere la famiglia» (Papa Francesco – Incontro con le famiglie a Manila 16 gennaio 2015).
Tempi

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«Se una società vuole essere aperta, inclusiva, tollerante e creativa deve proteggere la famiglia»


di Leone Grotti

«A me piace mantenere le promesse, noi siamo qui perché nella famiglia ci crediamo davvero». Lo rivendica con soddisfazione Roberto Maroni. Il 17 gennaio, al convegno organizzato a Palazzo Lombardia con Tempi, il governatore della Regione aveva detto: «Organizziamo un altro incontro anche durante Expo». E così, nove mesi dopo, «tempo di gestazione non casuale» quando si tratta di famiglia, sottolinea l’assessore Cristina Cappellini, ecco l’incontro sponsorizzato dall’Expo “Nutrire la famiglia per nutrire il futuro”.
«CONOSCENZA, NON PROPAGANDA». Al Pirellone, i 300 posti dell’Auditorium Gaber sono stati riempiti dal pubblico e alcuni si sono seduti per terra per seguire un dibattito durato oltre due ore. Un tempo non breve ma necessario, perché, come sottolineato dal direttore di Tempi Luigi Amicone, che ha fatto gli onori di casa, «questa non è l’ora della propaganda», delle contrapposte ideologie, «ma della conoscenza. E la conoscenza costa sempre un po’ di fatica».
UNA FORZA TRANQUILLA. L’evento è stato costruito «senza opporsi a nessuno», ricorda ancora Maroni, ma valorizzando quella «forza tranquilla» citata dal presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo, «che chiede il rispetto della Costituzione italiana, che ha assegnato alla famiglia un articolo apposito (29), prevedendo agevolazioni economiche. Ma quante ne abbiamo viste di agevolazioni? Questo noi vogliamo rivendicare e non ci faremo certo spaventare dagli intolleranti che imbrattano i muri».


CRISI DEMOGRAFICA. La riflessione sulla famiglia è partita da un desolante dato di fatto, illustrato da Gian Carlo Blangiardo, ordinario di demografia e statistica dei flussi migratori alla Statale di Milano: oggi in Lombardia, più della metà della popolazione maschile arriva ai 35 anni che ancora non si è sposata, cresce l’instabilità del matrimonio e diminuiscono i figli, tanto che «non viene più garantito il ricambio generazionale. Solo nel primo quadrimestre del 2015, il saldo naturale è negativo di ben 10 mila unità: un tracollo rispetto agli anni scorsi». La famiglia costituzionale, quella società naturale fondata sul matrimonio, è oggi «abbandonata e lasciata sola, nonostante svolga un lavoro che interessa a tutti», crescendo i figli e curando gli anziani. Senza, ricordano i responsabili politici lombardi, «il Welfare sarebbe assolutamente insostenibile».
IL LAVORO DELLA REGIONE. Ma la famiglia non va valorizzata solo per la sua funzione di «ammortizzatore sociale» perché è a tutti gli effetti un «soggetto sociale con diritti e funzioni propri». È inutile generalizzare, afferma Giovanna Rossi, ordinario di sociologia della famiglia e direttore del Centro studi e ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica, c’è qualcuno che per la famiglia fa più degli altri. E questo qualcuno è Regione Lombardia, a partire dall’apposita legge del 1999. «Con il fondo di sostegno, il fondo Nasko, il fondo Cresco e le misure per la conciliazione famiglia-lavoro, la Regione ha dimostrato di prendersi cura della famiglia e di porla come fondamento del suo welfare». È con i fatti, e non con le parole insomma, «che si riconosce il suo valore sociale».
«FAMIGLIA EDUCA ALL’ALTERITÀ». Ma c’è un altro motivo per cui, al di là di tutto, una società dovrebbe difendere la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna: «Solo nella cellula fondamentale della società si educa davvero alla diversità», fa notare in un passaggio del suo ricco intervento Claudio Risé, docente universitario, giornalista e scrittore. Ribaltando lo stereotipo della famiglia che opprime e chiude, lo psicoterapeuta rilancia: «La famiglia educa all’alterità» non per meriti dei singoli genitori, ma perché «il suo nucleo è l’incontro tra i diversi: maschio e femmina, adulti, vecchi e bambini. Se una società vuole essere aperta, inclusiva, tollerante e creativa deve proteggere la famiglia».
LE MANIFESTAZIONI. Purtroppo questo spesso non avviene e leggi come aborto e divorzio, insieme alla nuova diffusione capillare della teoria del gender, «che si sconfigge solo con la conoscenza», ricorda bene il capogruppo della Lega Nord in Consiglio regionale Massimiliano Romeo, cercano di minare la famiglia nelle sue fondamenta. Ecco perché è importante impegnarsi sotto ogni aspetto, come testimoniato da Massimo Gandolfini, presidente del comitato Difendiamo i nostri figli, e Ludovine de la Rochère, presidente e co-fondatrice della Manif pour tous francese. «La manifestazione a Roma del 20 giugno è stata un evento storico», ricorda il primo, «perché è nata dal basso e ha mobilitato un milione di persone, che hanno fatto sacrifici per essere lì. E anche se è una lotta che ricorda quella di Davide contro Golia, senza la manifestazione il ddl Cirinnà sulle unioni civili sarebbe già stato approvato da tempo, mentre vediamo che continuano a rimandare e vacillare».
«SOLO 12 ANNI». Dopo aver annunciato una «nuova manifestazione in primavera», ha ceduto la parola alla collega francese, che ha ricordato come «non si può legalizzare il matrimonio gay senza, come obbligatoria conseguenza, riconoscere l’utero in affitto». Ed è per opporsi a queste pratiche, e per «ricostruire il vero senso della famiglia», che i francesi «continueranno a resistere». Anche perché, conclude Amicone ricordando un esempio di Risé, «il corso della storia non è ineluttabile. Nel 1789, la rivoluzione giacobina ha approvato una serie di leggi per distruggere la famiglia. Nel 1801 queste leggi sono state abrogate e sono state ripristinate quelle a difesa del nucleo fondamentale della società. Quanto sono durati? Solo 12 anni. Anche oggi può andare così, se ognuno fa la sua parte».
Tempi