mercoledì 18 dicembre 2013

Bella senz'anima



Per il cardinale Poupard la crisi si combatte soprattutto educando ai valori e con la cultura. L’Europa deve ritrovare un’anima

Per “ricostruire” l’Europa non bisogna cominciare dal tetto ma dalle fondamenta, non servono tanto nuove istituzioni quanto educare i giovani a essere europei. «Non servirà a niente, alle nazioni come ai gruppi sociali, rivendicare dei diritti se nessuno è stato educato, nel significato vero del termine, a onorare i doveri. Dobbiamo educare allo sforzo, alla prova e alla sofferenza, senza la qual cosa prepareremo inconsciamente terribili meccanismi di esclusione. In sintesi, noi manchiamo di un ideale alto e della volontà di realizzarlo. “Il nostro mondo allargato ha bisogno di un supplemento d’anima”». Ha citato il filosofo francese Henri Bergson il cardinale Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio consiglio della cultura, intervenuto venerdì scorso a Parigi — come si legge sul blog del quotidiano La Croix — a una conferenza internazionale organizzata dall’Institut Robert Schuman pour l’Europe per il cinquantesimo anniversario della morte dello statista, “padre dell’Europa”, di cui porta il nome.
Il dibattito aveva per tema «L’Europa è fuori strada?» e da questa domanda è partito il porporato per cercare delle risposte e proporre soluzioni alla crisi, anche spirituale e di valori, che da tempo ha investito il vecchio continente: «Questione inevitabile per chi percorre l’Europa all’ascolto del rumore sordo che sale dalle profondità dei popoli in preda a una crisi che tocca direttamente le persone nel loro lavoro, nei loro redditi, nelle loro prospettive future, e più ancora quelle dei propri figli». Un passaggio cruciale è stato forse quello dalla Comunità europea all’Unione europea: «Abbiamo di fatto abbandonato una comunità solidale, per limitarci a un’unione economica. Per riprendere una celebre frase di Robert Schuman del 9 maggio 1950, “l’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”». La ricerca di un bene comune europeo per tutti i popoli — dice Poupard — è stata via via surrettiziamente sostituita dall’inseguimento egoista e solitario di interessi individuali. La conseguenza è «l’emergere crescente di un sentimento profondo di frustrazione, determinato dalla convergenza di motivi di malcontento suscitati dalla crisi economica e sociale, come la chiusura di molte imprese, la crescita esponenziale della disoccupazione, l’incapacità della società di dare ai giovani, spesso diplomati, un lavoro corrispondente alla loro qualifica, l’esasperazione di fronte a ciò che è percepito come oppressione fiscale senza legittima contropartita, l’impotenza dei politici». Si tratta di «una spirale senza fine che, non potendosela prendere con precisi responsabili, giudicati incompetenti o insignificanti, che elezioni democratiche potrebbero sostituire con altri, suscita una sfiducia profonda verso una lontana struttura chiamata “Europa”, considerata tecnocratica e ritenuta la fonte incontrollabile di tutti i mali».
L’Europa, secondo il presidente emerito del Pontificio consiglio della cultura, ha bisogno di ritrovare un’identità, di darsi un volto e finalità chiaramente identificabili e desiderabili dall’insieme dei cittadini. «Non avendo saputo, potuto, voluto dominare l’economia, la politica è oggi percepita come impotente davanti a una finanza senza volto e senz’anima, apparentemente onnipresente e onnipotente. Il mito della governance globale è svanito. L’Organizzazione delle Nazioni Unite mostra le sue divisioni — ha affermato il cardinale — e, all’interno dell’Unione europea, che sembra diventata una circonferenza in perpetua estensione priva di un centro preciso», vengono fatte scelte politiche «a detrimento dell’idea stessa di un bene comune che doveva sostenere la storica decisione di una moneta unica».
L’istruzione deve tornare a essere un compito prioritario, perché «studenti insufficientemente formati sono facilmente vittime della disoccupazione all’uscita dalla scuola». «L’Europa — osserva Poupard — è una realtà culturale e spirituale oggi in crisi. Questo mutamento può portarla alla decadenza ma anche, se noi lo vogliamo, divenire il trampolino della rinascita di un desiderio di vivere comune».
L'Osservatore Romano