mercoledì 11 dicembre 2013

«Ingiustizia legale», una vera emergenza




Pubblicato il V Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo. L'arcivescovo di Trieste lo commenta

GIUSEPPE TIRES

Esce oggi nelle librerie, per le edizioni Cantagalli, il V Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân. Al Presidente dell’Osservatorio, Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste, abbiamo posto alcune domande.


Di cosa si occupa quest’anno il Rapporto?
«Come ogni anno il Rapporto fa un’ampia rassegna di avvenimenti e tendenze circa l’utilizzo della Dottrina sociale della Chiesa nel mondo nei cinque continenti, quindi si occupa di molti fatti, dalle primavere arabe alla crisi economica greca, dal braccio di ferro tra Chiesa e governo nelle Filippine a quello tra vescovi cattolici e amministrazione Obama, dai conflitti sociali in Argentina a quelli in Perù. Tuttavia, il Rapporto cerca di cogliere sinteticamente anche la tendenza dell’anno, la dinamica che ha caratterizzato l’anno in esame».

E quale sarebbe?
«A questo quinto Rapporto abbiamo dato questo titolo: “La crisi giuridica ovvero l’ingiustizia legale”. È questa, secondo noi, la tendenza più preoccupante. Documentiamo molti aspetti della crisi della legge in molti Paesi – corruzione, crisi dello Stato di diritto, anomia diffusa, violenza tribale -, ma  documentiamo soprattutto il conflitto tra Corti costituzionali di giustizia, giudici ordinari, Carte costituzionali. E con riguardo a temi di fondamentale importanza, come la vita, la famiglia e l’identità umana».


Il Rapporto dell’anno scorso, dal titolo “La colonizzazione della natura umana”, era incentrato sulle pressioni sui Paesi emergenti perché adottassero una legislazione ispirata all’ideologia gender. Quest’anno procedete quindi sulla stessa strada?
«Ne ampliamo la prospettiva. La crisi giuridica ha senz’altro un aspetto legislativo: per esempio il Rapporto documenta l’estensione delle legislazioni su aborto, eutanasia, fecondazione artificiale. Però fa anche un passo in avanti. Esamina le ingerenze delle Corti internazionali di Giustizia sugli Stati, il conflitto di queste pressioni internazionali con le Costituzioni di quello Stato, l’azione dei giudici ordinari che si sostituiscono sempre di più ai Parlamenti e, di fatto, legiferano. La crisi della legge è molto più vasta del solo aspetto legislativo».


Il Rapporto è relativo all’anno 2012. Può fare un esempio di quanto ci ha appena detto?
«Di esempi il lettore potrà trovarne tanti. Mi piace ricordare la vicenda del piccolo stato del Costa Rica, condannato dalla Corte interamericana per i diritti umani perché non aveva ancora una legislazione che permettesse la fecondazione artificiale. Nel Rapporto lo abbiamo onorariamente proclamato Stato dell’Anno per la difesa della vita, data la sua resistenza davanti all’attacco della “metafisica delle sentenze”, perché quella Corte pretendeva di definire cosa fosse persona, procreazione, vita, con una “arroganza giuridica” senza precedenti».


Il Rapporto presenta anche l’attività diplomatica della Santa Sede. Quali le novità?
«È interessante come siano proprio i nunzi e la Segreteria di Stato a portare avanti, nei consessi internazionali, una vera e propria “pedagogia giuridica” incentra sullo Sato di diritto giustamente inteso. Monsignor Dominique Mambertì, in un intervento all’Onu di cui si dà conto nel Rapporto, ha detto che il diritto sbiadisce nella legge e, inevitabilmente, la legge sbiadisce a sua volta nelle regole. Abbiamo così solo una “società delle regole” (rules) e non più uno Stato di diritto ove governa la legge (rule of law). In una società delle regole, le regole sono senza fondamento. Questa è la crisi giuridica che dà luogo all’ingiustizia legale».

Lei, in particolare, è autore diretto del capitolo riguardante il magistero del Santo Padre. Cosa ha da dirci in proposito? 

«Parte integrante del Rapporto sono il magistero sociale del Papa e l’insegnamento dell’anno, ossia il suo discorso ritenuto più importante. In relazione alla crisi giuridica, abbiamo segnalato come discorso dell’anno quanto detto da Benedetto XVI ai vescovi degli Stati Uniti il 19 gennaio 2012: un insegnamento di grande valore e attualità sulla legge naturale. Gli insegnamenti del Papa che mettiamo in evidenza riguardano soprattutto le ragioni della presenza pubblica della fede cattolica, che si fondano sull’ordine del creato e sull’organicità del sapere».


Nei vostri Rapporti sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo, solitamente parlate sia di questioni sociali ed economiche, sia di questioni bioetiche: come mai?
«È vero, è la principale caratteristica del nostro Rapporto. La bioetica, o meglio la biopolitica, è ormai la principale questione sociale, la Chiesa lo ha capito almeno fin dalla Evangelium vitae di Giovanni Paolo II e i fatti successivi e attuali lo hanno ampiamente dimostrato. La Caritas in veritate dice chiaramente che i due aspetti non si possono separare. Ecco, allora, che nel Rapporto si trova lo studio di Gianluca Guerzoni sulla crisi giuridica ma si parla anche dei conflitti territoriali in Asia orientale o del riarmo di molti Paesi asiatici. C’è un capitolo dal titolo “Il delirio tecnocratico. Le sfide bioetiche più rilevanti del 2012”, e ce n’è un altro che suona così: “Avvenimenti in campo economico lungo il 2012”».

La crisi giuridica, mi sembra di capire, riguarda entrambi…
«Certamente, perché anche la crisi economica o finanziaria o occupazionale è conseguenza dell’incertezza giuridica. Si tenta di porre nuove norme, ma in un quadro di povertà sui fondamenti della legge, e di conseguenza quelle norme poi non vengono applicate o rispettate. Devo dire però che la crisi giuridica nell’ambito della vita e della famiglia precede quella in campo economico o finanziario. Se non si rispetta in quel punto l’ordine delle cose è difficile rispettarlo altrove. La legge crea ordine, se crea disordine non è più legge».


Questo avviene quando le ideologie si impossessano della legge.
«Così dice il nostro Rapporto. Purtroppo le Corti internazionali di giustizia, i singoli giudici ordinari o i legislatori sono spesso vittima di ideologie correnti e di gruppi di pressione».

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LA CRISI GIURIDICA. IL V RAPPORTO DELL’OSSERVATORIO SULLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA NEL MONDO INCENTRATO SULL’”INGIUSTIZIA LEGALE”

di Stefano Fontana
Si parla tanto – e giustamente – di crisi economica, ma secondo il V Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân – oggi in libreria per le edizioni Cantagalli – c’è una crisi nascosta, sottile ma molto invasiva e destabilizzante: la crisi giuridica ovvero, come dice il Rapporto, l’”ingiustizia legale”. Se le Corti internazionali di giustizia entrano a gamba tesa a definire chi è persona, se i giudici ordinari demoliscono con le loro sentenze le leggi e si sostituiscono ai Parlamenti; se le Carte costituzionali sono ormai il terreno di aspre contese anziché di un riconoscimento comune in alcuni valori naturali, allora siamo davanti ad una profonda crisi giuridica, che poi si estende alla totalità dei rapporti sociali ed economici, spiegando ampiamente la crisi in atto: secondo il Rapporto si moltiplicano le norme, ma viene meno la legge e sempre più di frequente il vero Stato di diritto è in crisi, anche nelle democrazia occidentali.
Come affermato da Mons. Mamberti in un intervento all’Onu di cui si dà conto nel Rapporto, il diritto sbiadisce nella legge e, inevitabilmente, la legge sbiadisce a sua volta nelle regole. Abbiamo così solo una “società delle regole” (rules) e non più uno Stato di diritto ove governa la legge (rule of law). In una società delle regole, le regole sono senza fondamento. Questa è la crisi giuridica che dà luogo all’ingiustizia legale. Gianluca Guerzoni, nello studio centrale del Rapporto dedicato proprio alla crisi giuridica, afferma “per crisi giuridica intendiamo la debolezza del diritto davanti a queste sfide, come conseguenza di una divaricazione del diritto da un’etica condivisa ed effetto di un pluralismo etico incapace di individuare cifre comuni”.
La crisi giuridica che il Rapporto documenta è legislativa e giurisprudenziale nello stesso tempo. Crisi legislativa, in quanto nel corso dell’anno di riferimento del Rapporto, il 2012, molti Parlamenti hanno legiferato contro il diritto naturale nei campi della vita e della famiglia, dall’Argentina, all’Uruguay, dall’Irlanda alla Francia. Crisi giurisprudenziale, sia perché le Corti internazionali di giustizia entrano in terreni non propri, sia perché i  giudici ordinari si stanno sostituendo con le loro sentenze ai Parlamenti.
Il Rapporto riporta i fatti, come la sentenza del 28 novembre 2012 della Corte Interamericana per i diritti umani, che ha condannato il Costa Rica per non avere ancora una legge che permettesse la fecondazione in vitro; oppure la sentenza del Supremo Tribunale Federale del Brasile, che nel marzo 2012 ha autorizzato la cosiddetta “anticipazione terapeutica del parto” – ossia l’aborto. In ambedue i casi, le Corti si sono sentite autorizzate a definire concetti non di propria competenza: la prima sostenendo che il concepimento «ha luogo da quando l’embrione viene impiantato nell’utero» e il secondo affermando che «l’acefalo non diventerà mai una persona». Questa “metafisica delle sentenze” che, come oracoli divini, decretano cosa significhi essere uomo e chi debba godere di questo riconoscimento, escludendo i non idonei, mette in crisi di affidabilità il sistema delle Corti internazionali di giustizia che hanno però la forza per condizionare la politica degli Stati.  
Quanto alle sentenze dei giudici ordinari, il Rapporto mostra che ove c’è vuoto legislativo legiferano di fatto i giudici con le loro sentenze, ove non c’è vuoto legislativo essi demoliscono la legge a suon di sentenze. Si nota in molti Paesi una forte tensione tra il potere legislativo dei Parlamenti nazionali, quello della magistratura ordinaria in quegli stessi Paesi e quello della giustizia internazionale. Questo squilibrio lacera il tessuto delle nazioni ponendo in crisi il collante delle Carte costituzionali. E’ probabile che si giunga a far sì che i cittadini siano indotti a fare obiezione di coscienza rispetto alla stessa Costituzione del loro Paese, il che minerebbe alla base la stabilità non solo giuridica ma anche morale e sociale degli Stati.
Il Rapporto analizza, tra gli altri, i casi degli Stati Uniti, delle Filippine e dell’Argentina. Nel 2012 in Argentina è continuata l’attività legislativa di distruzione dei principi della vita e della famiglia. Le strutture sanitarie statali sono obbligate a praticare l’aborto, è ammessa l’eutanasia; viene assunta l’ideologia del gender, è possibile registrare come figlio di due donne il bambino avuto da una donna unita con un’altra donna prima dell’entrata in vigore della legge sul matrimonio civile; la “ley de sangre” è stata modificata per impedire di chiedere ai donatori di sangue informazioni sul loro orientamento sessuale, la riproduzione medicalmente assistita e fornita integralmente dalla struttura pubblica con esclusione dell’obiezione di cosienza; possono essere distrutti gli embrioni umani prodotti in vitro e non trasferiti in utero. Su tutte queste leggi pende il dubbio, che in molti casi è una certezza, di incostituzionalità. Si prevedono quindi ricorsi e contenziosi sia giuridici che politici. Su tutte questi leggi si nota la pressione degli organismi internazionali.
I dati del Rapporto dell’Osservatorio Van Thuân testimoniano una diffusione dell’anomia sociale nel mondo, la sospensione della legge in molte aree, la crisi delle istituzioni, la corruzione più o meno consentita, l’oligopolio dell’uso della forza, le pratiche illegali impunite, le limitazioni del diritto all’obiezione di coscienza. In America Latina e in Africa soprattutto questo quadro è desolante, non viene risparmiato però nemmeno il mondo cosiddetto avanzato. Questo ci dice che non sono privi di influenza sulla organizzazione della vita quotidiana nelle nostre società i fenomeni di crisi della giustizia che il Rapporto documenta a livello delle Corti internazionali, del comportamento dei giudici e con riferimento alle Carte costituzionali.
Il Rapporto riferisce anche su come l’attività internazionale della Santa Sede abbia condotto una “pedagogia giuridica”. Di grande valore il magistero sociale del Papa, documentato dall’arcivescovo Giampaolo Crepaldi che, insieme a Stefano Fontana, ha curato questa nuova edizione del Rapporto.

Osservatorio internazionale Cardinale Van Thuân, V Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo, a cura di G. Crepaldi e S. Fontana, Cantagalli, Siena 2013, pp. 220, € 14,00.