sabato 31 gennaio 2015

Due questioni poco popolari

7303503
di Innocenza Laguri
Ci sono due  questioni che mi impegnano molto, avendo 68 anni , interconnesse e molto censurate: la vecchiaia e la morte.
Pochi anni fa è uscito un libro di un giovane, acuto, scrittore e filosofo francese, convertitosi dopo un sofferto e impegnato itinerario, il libro si intitola  Farcela con la morte ( Il titolo francese è ancora più penetrante: Réussir la mort) L’autore si chiama Fabrice Hadjadj  Confesso che, siccome mi annoio facilmente nelle attese e porto spesso con me  un libro,  durante il tempo di lettura  ho deciso di ricoprirlo perché in metrò chi vedeva il titolo faceva qualche ironia. Non parliamo di quando ho voluto regalarlo, per esempio a Natale. Mio fratello, malato di cancro al pancreas coraggiosamente non si è offeso, mi ha detto: aspetto a leggerlo negli ultimi giorni, ma poi il male l’ha travolto e non l’ha più letto.
Cosa voglio dire con questo ? Che una grande censura riguarda le due questioni. Se ci pensate senza tirare in ballo grandi pensatori, troverete mille esempi di questo nella vita quotidiana, ne dico io qualcuno: se rivedo un amico dopo un bel po’ e gli dico:”ci siamo ancora !” si tocca le balle minimo. Sono stata da un  Primario Prof.Dott (gran figlio di putt… direbbe il Fantozzi dei tempi migliori) per il mio ricorrente  mal di testa. Lui  ha la mia età e mi chiede se sono un tipo ansioso, gli rispondo di no anche se certo mi impegna assai l’idea che non mi resta molto da vivere. Sgrana gli occhi mi pensa depressa e per cura antiemicrania  mi dà appunto degli antidepressivi. Poi ci sono gli amici nella fede ,dunque più vicini, una di loro mi dice che non c’è da parlarne, basta vivere santamente la vita e siamo a posto.
Io sempre mi stupisco : anche da non più giovani  siamo capaci di approfondire tantissime questioni e riteniamo non  ci sia niente da  cercare sulla questione del  cosa ci succede, in modo certo, tra non molto!
“Ma stiamo al giorno per giorno”, dice qualcuno,non mi convince per niente. Ho contatti con centri culturali, cattolici, ho fatto qualche proposta su queste tematiche, ma  non paga una serata sulla vecchiaia o, peggio, sulla  morte.
A me sembra che  molti, non più giovani (perché se sono giovani la morte non li riguarda, in ogni caso è sempre la morte degli altri) se  stanno bene, se agiscono,  se  magari lavorano ancora, stanno al di qua di un  muro che occulta vecchiaia e morte. Quando il muro cade è perché  si passa rapidamente alla malattia mortale o a quella che rimbambisce. In entrambi questi casi mi sembra che venga a mancare una fase importante della vita cioè appunto quella della vecchiaia consapevole. La vecchiaia è insomma invasa e  cancellata dalle precedenti fasi della vita: qualcuno dice che domina il modello giovanile, altri quello dell’uomo maturo produttore. In ogni caso, come dice un filosofo, nessun tempo  della vita umana può essere elevato a paradigma degli altri. Invece la vecchiaia, intesa come fondamentale fase della vita con un suo senso  è scomparsa . E’ un paradosso: la vecchiaia dura di più, i vecchi sono tanti ma manca il suo significato.
Mi domando: ha senso invece cogliere ,ancora nel pieno  della facoltà mentale (anche se gli acciacchi non mancano quasi a nessuno) il significato della fase della vecchiaia? Accettarla, capire cosa significhi, trovare punti di riferimento per una cultura cristiana della vecchiaia e della buona morte?
La fase dopo i sessant’anni, non ha punti di riferimento autorevoli, a meno che non vogliamo accontentarci  della letteratura sul come preservare il fisico, oppure della letteratura ad opera di chi non è vecchio e propone i modi di  trattare i vecchi.
La storicità del Cristianesimo, il fatto che la Rivelazione in certo modo continua dentro le contingenze storiche, credo valga anche quando parliamo delle età della vita che caratterizzano la storia di ciascuno. C’è un essere vecchi nella fede  insomma, che forse è l’acme della fede.
In questo blog vorrei, con umiltà, quando ci riesco, proporre  piccoli contributi che vengono da letture  o testimonianze sagge e di fede sulla vecchiaia e ovviamente sulla morte.
Un aiuto per far diventare esperienza quello che chiede allo Spirito Santo di Alessandro Manzoni quando, nella Pentecoste, parla dei vecchi:”adorna la canizie di liete voglie sante, brilla nel guardo errante di chi sperando muor”.