martedì 20 agosto 2013

La lezione del Cairo



La tensione resta altissima in tutto l’Egitto dopo l’arresto del leader dei Fratelli musulmani, Mohamed Badie. Il muro contro muro tra i sostenitori di Mursi e il Governo si fa sempre più aspro. Il legale dell’ex presidente Mubarak ha affermato, dopo una decisione dell’autorità giudiziaria, che il suo assistito dovrebbe essere scarcerato entro quarantott’ore. Continuano intanto le operazioni contro la Fratellanza. E nelle piazze non si ferma la protesta: ieri quattro cortei pro-Mursi hanno sfidato il coprifuoco imposto dall’autorità in seguito alle violenze scoppiate la scorsa settimana che hanno causato più di ottocento morti.
Mohamed Badie, la guida dei Fratelli musulmani, che sostiene il presidente deposto Mursi, è stato arrestato al Cairo nella notte tra lunedì e martedì insieme ad altri due dirigenti del movimento. Badie non ha opposto resistenza. Il leader, che ha settant’anni, era ricercato da tempo ed è stato catturato a Nasr City, uno dei distretti del Cairo. Stando a quanto riporta la stampa, sarebbe stato portato nel carcere Torah, dove si trova anche Hosni Mubarak. Insieme a Badie è stato arrestato anche il portavoce dell’Alleanza delle formazioni pro-Mursi, Youssef Talaat, accusato di incitamento alla violenza. Ora il posto di Badie nella Fratellanza sarà preso da Mahmud Ezzat.
Ieri l’Alleanza ha nuovamente sfidato il coprifuoco in vigore dalle 19 alle sei del mattino, organizzando in quattro città marce di protesta per la morte di 37 Fratelli musulmani avvenuta domenica durante il loro trasferimento in prigione. La Fratellanza ha reclamato un’inchiesta sull’episodio. Il ministero dell’Interno egiziano, dopo una serie di notizie contrastanti, ha riferito domenica sera che i 37 sono morti asfissiati dai lacrimogeni lanciati per impedire un tentativo di fuga. Intanto, la procura ha disposto 15 giorni di detenzione preventiva per oltre 360 membri della Fratellanza, con l’accusa di aver incitato e partecipato alle violenze di venerdì e sabato scorso al Cairo a piazza Ramses e all’assedio della moschea Al Fatah al Cairo.
Sul piano internazionale, c’è attesa per il vertice straordinario dei ministri degli Esteri Ue, in programma per domani a Bruxelles. Ieri dalla riunione preparativa degli ambasciatori è giunto un nuovo appello al dialogo e alla fine delle violenze.
Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno annunciato che per il momento non ci saranno interruzioni nell’invio di aiuti al Cairo. Il dipartimento di Stato ha inoltre definito «una pessima idea» l’ipotesi di mettere al bando i Fratelli musulmani.
Il ministro degli Esteri saudita, il principe Saud Al Faisal, ha accusato l’Occidente di aver implicitamente incoraggiato le violenze al Cairo, sottolineando che, se ci saranno tagli agli aiuti, saranno loro a colmare il deficit. Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kuwait hanno finora stanziato 12 miliardi di dollari di aiuti al nuovo Governo egiziano dopo la destituzione di Mursi lo scorso 3 luglio. Una cifra che supera di gran lunga gli aiuti statunitensi (1,5 miliardi di dollari) e quelli europei (500 milioni di euro).
L'Osservatore Romano

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Vescovo di Andropoli: Cristiani e musulmani in Egitto uniti per salvare il Paese dagli islamisti



Il Cairo (AsiaNews) - "Cristiani e musulmani egiziani sono uniti per cambiare il Paese, i Fratelli musulmani invece sono un movimento internazionale a cui non interessa il bene dell'Egitto. Dopo la sua elezione Mohammed Morsi ha promesso di risolvere la questione palestinese, cedendo il 40% della penisola del Sinai e creare insieme ad Hamas un nuovo Stato per la popolazione di Gaza e la Cisgiordania. Tutto a scapito degli egiziani". È quanto afferma ad AsiaNews mons. Yohanna Golta, vescovo di Andropoli e ausiliare della diocesi di Alessandria per la Chiesa copta-cattolica. Il prelato descrive il drammatico clima di violenza in cui è piombato l'Egitto e punta il dito contro tutti quei Paesi che nascondono la verità dei fatti, ignorando l'opinione di milioni di egiziani e riducendo lo scontro politico a quello fra militari e Fratelli Musulmani.
"L'organizzazione dei Fratelli Musulmani ha un piano per costruire un califfato islamico - racconta mons. Golta - tale programma è internazionale e comprende Turchia, Qatar, Egitto e altri Stati musulmani". Per il prelato l'occidente è più interessato a risolvere la questione israeliana che ai desideri di democrazia degli egiziani. "La popolazione egiziana, soprattutto i giovani - continua - rifiuta questo piano. La rivoluzione del 30 giugno è avvenuta proprio per evitare distruggere il nostro Paese e l'esercito e la polizia per la prima volta si sono schierati con la gente.  Tutti, donne, uomini, anziani, bambini, imam e sacerdoti cristiani hanno marciato insieme senza scontri. Io ero fra i manifestanti e ho sperimento questo clima di amicizia e unità". Il vescovo sottolinea che nel resto del mondo nessuno sta dando peso a questo evento epocale, preferendo scontrarsi sui cavilli della legittimità del governo di Mohammed Morsi. "La pace in Israele e Palestina - continua - fa comodo all'occidente, per questa ragione gli Usa rifiutano la nostra politica e vogliono realizzare il loro obiettivo: far tornare gli islamisti al potere".
Mons. Golta sostiene che l'attacco contro le Chiese cristiane era stato preparato da tempo ed è parte di un programma premeditato. "In queste settimane - racconta - gli estremisti hanno distrutto chiese, abitazioni, musei e ingaggiato scontri con la polizia. E questo per mostrare al mondo che il Paese è nel caos e spingere i Paesi occidentali ad entrare in Egitto e obbligare la popolazione ad accettare il governo di Mohammed Morsi". 
Tuttavia, secondo il vescovo chi ha vissuto sulla sua pelle i fatti delle ultime settimane conosce la verità, che non corrisponde alle notizie riportate dai media. "Il prezzo di questo caos oltre alle centinaia di morti negli scontri fra islamisti ed esercito - spiega - sono le oltre 40 chiese bruciate e  le 500 abitazioni cristiane distrutte in modo deliberato". Mons. Golta critica chi continua a parlare di scontro confessionale: "I musulmani stanno difendendo i copti, organizzando cordoni di sicurezza intorno alle chiese (v. foto), alle case, ai negozi. Chi desidera lo scontro è solo una piccola minoranza, che non rappresenta l'Egitto. Stati Uniti e Unione Europea non vogliono vedere la realtà, ma solo ciò che a loro interessa, dicendo falsità e calpestando i desideri della popolazione egiziana". (S.C.)

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“Siamo tutti chiusi in casa e le scorte alimentari stanno finendo” dice il Vescovo di Luxor
Il Cairo (Agenzia Fides)- “Sto piangendo per tutta questa umanità semplice, musulmani e cristiani, che risiede nei villaggi della zona che non ha niente perché le scorte alimentari stanno finendo e la gente ha paura di uscire di casa. Anche chi è benestante non può comprare il cibo perché tutti gli esercizi commerciali sono chiusi. Vorrei recarmi da loro per aiutarli ma non posso perché anch’io sono segregato in casa” dice all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Youhannes Zakaria, Vescovo copto cattolico di Luxor, che venerdì 16 agosto (il giorno delle manifestazioni indette dai Fratelli Musulmani per protestare per la destituzione del Presidente Morsi) ha subito un tentativo di aggressione. 
“I manifestanti pro Morsi dopo essere stati cacciati via dal centro di Luxor, sono arrivati sotto il Vescovado gridando “morte ai cristiani”. Per fortuna la polizia è arrivata in tempo a salvarci. Ora polizia ed esercito stanno presidiando la casa con due mezzi blindati” racconta il Vescovo.
“A Luxor la situazione è critica anche se non come nel Basso Egitto (Minya, Assiut) o al Cairo. Comunque anche qua ci sono stati disordini nel corso dei quali diverse case di cristiani sono state bruciate. Dieci giorni fa, inoltre, in un villaggio qui vicino sono stati uccisi 5 cristiani e un musulmano” dice Mons. Zakaria. “Per motivi di sicurezza abbiamo cancellato le celebrazioni dell’Assunta, che qui si festeggia il 22 agosto e non il 15. Ognuno è chiusa nella propria casa. Io sono rinchiuso nel Vescovado da circa 20 giorni. Le forze di sicurezza mi hanno consigliato di non uscire” aggiunge Mons. Zakaria.
Secondo il Vescovo la campagna contro i cristiani inscenata dai sostenitori della Fratellanza Musulmana nasce dal fatto che “loro pensano che i cristiani siano la causa della caduta di Morsi”. “È vero- aggiunge- che i cristiani hanno partecipato alle dimostrazioni contro Morsi, ma erano 30 milioni gli egiziani, la maggior parte dei quali musulmani, scesi in piazza contro il deposto Presidente. Attaccando i cristiani vogliono gettare l’Egitto nel caos”. 
Mons. Zakaria aggiorna le cifre sulle distruzioni subite dalle diverse confessioni cristiane negli ultimi giorni. “Sono state bruciate più di 80 chiese e diverse scuole cristiane. Ricordo che in Egitto la Chiesa cattolica gestisce da Alessandria fino ad Assuan più di 200 scuole dove alunni cristiani e musulmani siedono gli uni accanto agli altri”.
“Faccio mio l’appello di Papa Francesco perché si preghi per la pace in Egitto. Solo con il dialogo e con il rispetto reciproco si potrà uscire da questa drammatica situazione” conclude il Vescovo. (L.M.) (Agenzia Fides 20/8/2013)

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Al Cairo torna attuale la lezione di Ratisbona   
Chiesa - L'Espresso
 

(Sandro Magister) Mai nessun papa è stato così chiaro e coraggioso nello svelare le radici della violenza nell'islam, prima di Benedetto XVI. E nemmeno dopo. Due riletture d'obbligo, per decifrare la crisi egiziana (...) 

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Non più religione separata dalla politica . La svolta di John Kerry, Segretario di Stato Usa
Vatican Insider
 
(Fabrizio Mastrofini) E alla fine il Segretario di stato americano, John Kerry, ha deciso. Da qualche giorno prima di Ferragosto nel Dipartimento di stato è stato creato  un Ufficio per il Rapporti con le Comunità religiose. La diplomazia Usa, ha spiegato Kerry, troppo a lungo (...)