mercoledì 25 giugno 2014

Beati i poveri in spirito

Croce dipinta, frammento XIII sec.


Quest'oggi 25 giugno, con la preghiera di mezzodì la comunità di Bose ha fatto memoria, nella comunione dei santi del cielo e della terra, di fr. Edoardo a un anno dal suo ritorno al Padre. Pubblichiamo una sua meditazione sul Vangelo delle Beatitudini, continuando a chiedere a fr. Edoardo di intercedere incessantemente per tutti noi presso Dio: 

Mt 5,1-12
Rileggiamo la pagina delle beatitudini.
“Beati i poveri in spirito”. Chi sono i poveri in spirito? Sono coloro che non pretendono niente da Dio, quelli che non esigono nulla, quelli che non reclamano nessun possesso da Dio. Sono il contrario degli orgogliosi. Il povero è colui che davanti a Dio non approfitta di nulla perché sa che viene dalla terra (lo humus) e dunque è umile.
Persone così sono nel pianto. Che cosa piangono? Non la loro disperazione, ma i propri peccati. I poveri in spirito conoscono Dio e proprio per questo motivo apprezzano la differenza fra i loro pensieri e quelli di Dio, fra i loro comportamenti e quelli di Dio. Costoro conoscono quanto è grande la loro distanza da Dio e per questo piangono i propri peccati.
Chi sa il proprio peccato è mite, cioè umile. Ha percepito la santità di Dio, la sua grandezza. Comprende che la strada per arrivare a Dio è ancora molto lunga; si sa in cammino ma si sente pure distante. Anzi, più cammina e più vede avvicinarsi la cima della santità divina, più capisce di essere ben lungi da quel culmine.
Un uomo così è affamato di giustizia, cioè affamato e assetato della giustizia che viene da Dio. In altre parole, un uomo così desidera essere salvato, anela con tutto il cuore alla salvezza che solo Dio può manifestare perché intuisce che proprio di quella ha bisogno. Ma al contempo ha un immenso desiderio che vi sia giustizia in questo mondo. Infatti le regole che reggono questo mondo non sono improntate alla giustizia di Dio ma ai giochi più o meno loschi degli uomini.

Chi è così ha due caratteristiche: la misericordia e il cuore puro. La misericordia (cioè donare il cuore al misero) viene proprio dall’esperienza di sentirsi peccatore perdonato da Dio, persona fragile e umile. Proprio perché quest’uomo povero in spirito sa quanto è grande la propria fragilità non si scandalizza degli errori altrui ma è colmo di pietà, di comprensione, di misericordia, di perdono nei confronti degli altri. Nel peccato del fratello vede come in uno specchio la propria debolezza e sa quanto questa debolezza sia umiliante e abbisogni solo di perdono divino e pure umano.
Insieme quest’uomo ha il cuore puro. Desidera cioè compiere la volontà di Dio. Il cuore puro permette di vedere la bellezza nascosta che alberga nel cuore di un fratello. Quest’uomo accetta la differenza, apprezza l’alterità. Non è un ingenuo, non vive sopra le righe. Sa quanto il male fa male, ne soffre ma custodisce un cuore incontaminato, capace di misericordia, di perdono; è capace, cioè, di dare un’altra possibilità all’altro.
Proprio per questa ragione chi è così è un operatore di pace. È l’unico atteggiamento esteriore di tutte le beatitudini. La pace, infatti, ha un prezzo e tale prezzo è la giustizia.
Una persona simile, con una passione interiore così intensa e determinata, è perseguitata. La sua ostinata caparbietà nel bene, la sua volontà di non piegarsi alla mentalità comune e al pensiero dominante infastidiscono molti.
Ecco le beatitudini. Si tratta di un itinerario interiore che assomiglia ad una catena. Ogni beatitudine è un anello di quella catena, di un’unica preziosa catena. Non è un caso che la prima beatitudine contenga la stessa promessa dell’ultima: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”; e: “Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli”. In altre parole: le beatitudini sono una sola beatitudine.
Ma chiediamoci: chi è il beato? È Gesù: è lui il povero, lui ha pianto su Gerusalemme, è lui il mite, è lui assetato di giustizia, lui è il misericordioso, lui è il puro, lui ha operato la pace fra il cielo e la terra, lui è stato perseguitato sino alla morte di croce. Colui che ha proclamato le beatitudini le ha vissute in prima persona.
fr. EDOARDO ARBORIO MELLA

IV domenica del tempo ordinarioGerusalemme, sabato 2 febbraio 2002