giovedì 26 giugno 2014

Incontriamo Gesù.




Presentati gli orientamenti pastorali della catechesi in Italia. Slancio comune nell’annuncio del Vangelo

Non è un nuovo Documento di base per l’iniziazione cristiana, che andrebbe a sostituire quello del 1970, e neppure una sua rivisitazione; piuttosto si propone di aiutare le Chiese locali ad avere «uno slancio comune nell’annuncio del Vangelo». Così si presentano gli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, dal titolo Incontriamo Gesù, presentati ieri, martedì, a Bari durante il convegno dei direttori degli Uffici catechistici diocesani. Gli Orientamenti, strutturati in quattro capitoli, descrivono l’azione evangelizzatrice della comunità cristiana e il primato della formazione cristiana di adulti e giovani, si soffermano sul primo annuncio, si concentrano sull’iniziazione cristiana e, infine, evidenziano il servizio e la formazione di evangelizzatori e catechisti, nonché degli uffici catechistici diocesani. 
Alla fine di ogni capitolo vengono offerte delle «proposte pastorali» affidate alla realizzazione di diocesi e parrocchie. Conclude il tutto un’appendice con un glossario, «vademecum dei concetti espressi negli Orientamenti anche ad uso delle iniziative di formazione». 
Il documento — ha spiegato monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano e presidente della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi — è frutto di un «ampio lavoro sinodale», la cui stesura «ha visto una consultazione amplissima, a livello di Conferenze episcopali regionali, ma non solo»: oltre duecentocinquanta i contributi scritti, mentre hanno partecipato ai vari momenti di riflessione circa settecento persone, segno di «interesse verso la catechesi e l’evangelizzazione». 
Il testo, approvato nel corso dell’ultima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, rimanda a doppio filo al cosiddetto Documento di base (Il rinnovamento della catechesi del 1970) e al cammino decennale della Chiesa italiana su Educare alla vita buona del Vangelo. Senza dimenticare, puntualizza monsignor Semeraro, gli spunti presentati dall’esortazione Evangelii gaudium di Papa Francesco, che «ci ha offerto un quadro di sintesi su molte questioni». Incontriamo Gesù, puntualizza il presule, «si concentra specificamente sull’annuncio e la catechesi, ovviamente anche nei loro rapporti con l’insieme delle azioni pastorali». E, in questo, «il titolo è espressione efficace dell’obiettivo: l’incontro di grazia con Gesù. Il verbo posto alla prima persona plurale sottolinea la dimensione ecclesiale di questo incontro, intendendo mostrare sia la dimensione del discepolato sia la dinamica della testimonianza». Il percorso, aggiunge, è tracciato dall’Ecclesia mater, immagine di Chiesa che guida il testo e che è tanto cara a Papa Francesco.
Padre Bentoglio alla fondazione Migrantes
Cittadini del mondo
Quanti operano nella pastorale delle migrazioni sono sempre più interpellati a «coniugare l’impegno dell’evangelizzazione con i doveri della promozione umana». Così lo scalabriniano Gabriele Bentoglio, sottosegretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, si è rivolto mercoledì 25 giugno ai partecipanti al corso di formazione sul tema «Linee di pastorale migratoria», promosso dalla fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana, che si svolge a Roma fino al 27 giugno.
Il religioso ha riletto l’esortazione Evangelii gaudium di Papa Francesco, in particolare soffermandosi sui temi della nuova evangelizzazione, delle migrazioni e della mobilità umana. «Il fenomeno migratorio a cui spesso le istituzioni stanno assistendo con indifferenza e incapacità di gestione — ha affermato — continua a denunciare lo squilibrio fra le diverse aree del mondo, dove la disparità di accesso alle risorse rende i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri». Padre Bentoglio ha poi sottolineato come il «diritto di emigrare, che dovrebbe essere garantito a tutti, corrisponde al diritto a restare, per costruire in patria un futuro migliore per i singoli e per le collettività». Entrambi questi diritti, ha sottolineato, «devono essere subordinati a un concetto più ampio di cittadinanza, dove non vi siano confini per un mondo che tutti devono sentire come patria universale, come luogo di passaggio e anticipazione della patria definitiva ed eterna». 
Il sottosegretario ha anche ricordato l’imponente dimensione del fenomeno della mobilità umana, sia forzata, sia volontaria. I dati ufficiali parlano di 16 milioni di rifugiati, 28,8 milioni di sfollati interni a causa di conflitto, 15 milioni di profughi a motivo di pericoli e disastri ambientali, e 15 milioni di profughi a causa di progetti di sviluppo, senza contare circa 12 milioni di apolidi. Nel mondo vi sono anche un milione e duecentomila marittimi, che trasportano via mare il 90 per cento delle merci, mentre nella pesca lavorano più di 30 milioni di persone. Gli zingari sono circa 36 milioni, dei quali 18 milioni vivono in India. Il numero degli studenti internazionali ha superato i tre milioni, mentre 980 milioni sono stati i turisti nel 2011. 
Accanto al fenomeno della mobilità umana, ha spiegato padre Bentoglio, vi sono i flussi dei lavoratori migranti: nel 2013 erano circa 232 milioni le persone costrette per lavorare a vivere fuori del loro Paese di nascita, pari al 3,2 per cento della popolazione mondiale. La metà di questi migranti sono concentrati in dieci Paesi. Per quanto riguarda la migrazione irregolare, ha riferito il sottosegretario, le stime parlano di almeno il 15 per cento della popolazione migrante totale.
L'Osservatore Romano